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ORGANIZZARE IL PROPRIO TEMPO, STRATEGIE X IL TIME MANAGEMENT
Il tempo è un capitale non rinnovabile. I sintomi tipici di una cattiva gestione
del tempo sono:
Fare tutto in fretta e con precipitazione
- Incapacità a scegliere tra alternative spiacevoli
- Affaticamento e svogliatezza con molte ore spese in attività improduttive
- Persistente incapacità di rispettare le scadenze
- Tempo insufficiente x il riposo o x le relazioni personali
- Sensazione di essere sopraffatti da richieste di cose da fare non
- desiderate x buona parte del tempo.
Idee irrazionali sulla gestione del tempo:
Sapere organizzare il proprio tempo è un tratto personale: il tempo viene
- gestito in base alle abitudini e si possono apprendere strategie x
organizzarlo in modi più efficaci.
Organizzare il proprio tempo è un’attività noiosa: certamente richiede un
- po’ di tempo, disciplina ed impegno costante, che verranno poi però
ricompensati della sensazione di essere meglio in grado di controllare la
propria vita.
Molti pensano che il lavoro e le richieste di colleghi, familiari e amici non
- consentono di organizzare liberamente il proprio tempo: richieste e
interruzioni esterne certamente possono interferire con le attività
programmate nella nostra agenda, ma è possibile tenerle sotto controllo.
RESISTENZA AL CAMBIAMENTO DI UNA CATTIVA GESTIONE DEL TEMPO:
Vi possono essere dei benefici secondari che finiscono x risultare dei
- formidabili rinforzi: es. essere continuamente travolti da impegni, può
giustificare un atteggiamento vittimistico, guadagna la comprensione
degli altri e riduce la responsabilità personale x il mancato
raggiungimento di obiettivi.
Vi è una generale resistenza al cambiamento che ostacola ogni tentativo
- di adottare qualsivoglia nuovo stile di vita, x quanto adeguato possa
essere.
I METODI DI GESTIONE DEL TEMPO, includono:
Analisi e valutazione del modo in cui si utilizza il proprio tempo.
- Individuazione delle priorità, ossia degli obiettivi principali da perseguire,
- decidendo che cosa è più importante e cosa lo è meno.
Programmazione delle attività da svolgere, a breve e medio termine,
- eliminando i compiti di bassa priorità.
Come utilizzare il tempo: analisi funzionale
Registrare cosa si fa durante la giornata tipo in 3 parti: dal risveglio al pranzo,
dal pranzo alla cena e dalla cena fino a quando si va a dormire. Nella scheda 1
vanno registrate tutte le attività, anche quelle meno importanti (incluse le
attività ricreative o di distrazione), x stabilire poi se quello che si fa è adeguato
x raggiungere i risultati prefissati. Bisogna poi indicare quanto è importante
ciascuna attività x il raggiungimento dei nostri obiettivi (1: non importante, 5:
molto importante) e con quanta efficacia ritenete di impiegare il vostro tempo
durante lo svolgimento di ciascuna attività.
Bisogna prendere nota anche delle eventuali interruzioni che si presentano
durante ciascuna attività. Queste registrazioni devono essere fatte x almeno 3
giorni x poi elaborare i dati raccolti, raggruppandoli nelle categorie di attività
della scheda 2.
VALUTAZIONE: COME UTILIZZO IL MIO TEMPO
Verificare se le attività in cui si è impegnati negli scorsi giorni e la quantità di
tempo che avete dedicato a ciascuna di esse vi abbiano aiutati a raggiungere i
vostri obiettivi. Valutazione dell’efficacia del tempo impiegato:
Quali sono i vostri momenti più efficaci?
1) Vi è qualche elemento costante nei momenti della giornata o nei luoghi
2) che pensate facilitino il raggiungimento dei vostri obiettivi?
Prestare molta attenzione alle INTERRUZIONI. Bisogna fare qualche
generalizzazione tra le interruzioni che si è in grado di governare e quelle che
sono invece difficile da controllare. Vi sono interruzioni che vi impediscono di
iniziare o completare un lavoro che avere stabilito di svolgere a casa? L’analisi
del modo in cui si impiega il tempo, ci permetterà di capire se ci si sta
impegnando o meno in attività finalizzate al raggiungimento di obiettivi di
maggiore priorità. Infine, bisognerà acquisire maggiore consapevolezza delle
interruzioni che di fatto fanno sprecare tempo perché ritardano o impediscono
l’espletamento di compiti più importanti.
STABILIRE LE PRIORITA’
Poiché è impossibile trovare il tempo x eseguire tutto in maniera adeguata
entro i tempi previsti, è importante, soprattutto nei periodi di massimo carico di
lavoro, ma anche in qualsiasi altro periodo dell’anno, iniziare a valutare le
diverse PRIORITA’ delle attività che bisognerà scegliere e svolgere. Le priorità
possono essere definite sulla base di quanto una data attività sia essenziale x il
raggiungimento di un obiettivo. Ci possono essere diversi modi x stabilire le
priorità (scheda 3), ci sono 3 tipi di priorità: 1) tempo 2) importanza 3) tempo e
importanza.
Alcune attività non sono in sé molto importanti, ma talvolta diventano
- urgenti se bisogna rispettare una scadenza.
Altre sono molto più importanti, ma possono essere svolte in un periodo
- di tempo più lungo.
Altre, infine, sono contemporaneamente urgenti e importanti. Queste
- ultime sono, naturalmente, delle priorità assolute.
Un altro modo di stabilire le priorità è quello di prendere in considerazione i
destinatari delle nostre azioni (professori, colleghi). Attraverso la scheda 4
(piano settimanale delle attività) e la scheda 5 (piano giornaliero delle attività),
è possibile programmare il perseguimento delle priorità precedentemente
definite.
La PROGRAMMAZIONE DEL PROPRIO TEMPO, può ridurre l’insicurezza sul
futuro, aiutare ad affrontarlo, diminuisce l’esposizione agli imprevisti, aumenta
la produttività, efficienza e senso di realizzazione personale. È probabile che in
certi periodi la persona sia più o meno in grado di gestire il proprio tempo in
maniera efficace ma nello stesso periodo potrebbe essere più efficace se
utilizzerà una buona programmazione giornaliera e settimanale.
Naturalmente, la programmazione del proprio tempo sarà flessibile e in grado
di prevedere gli imprevisti: uno degli aspetti più prevedibili del time
management consiste proprio nella sua imprevedibilità. Bisogna quindi essere
preparati a discostarsi in misura anche cospicua dalla programmazione
settimanale o giornaliera, ma anche in questi casi bisognerebbe saper
tralasciare le attività con minore priorità.
IL MODELLO CALO-RE (MICHIE ER AL 1998)
Il modello classifica sistematicamente delle tecniche specifiche mirate a
promuovere il cambiamento di un comportamento non salutare. Si applica
particolarmente bene ai programmi x l’incremento dell’attività fisica, x
l’assunzione di comportamenti alimentari sani e ai programmi x smettere di
fumare.
Si articola in 40 azioni, all’incirca in sequenza temporale, detti PASSI (a 40
steps program); lo si può utilizzare come check list x valutare cosa avremo
fatto come trainer o faremo come trainer
FORNIRE INFORMAZIONI SULLE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IN
1) GENERALE: promuovere le conoscenze generali sulle possibili
conseguenze del comportamento, in generale, basate sulle evidenze
epidemiologiche e non personalizzate.
FORNIRE INFORMAZIONI SULLE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO
2) INDIVIDUALIZZATE: promuovere la consapevolezza sui vantaggi e gli
svantaggi dell’impegnarsi o non in un programma di health behaviours.
Si possono considerare diversi tipi di costi/benefici, non solo quelli relativi
alla salute ma ad esempio, quelli relativi ad emozioni e sentimenti
positivi e negativi.
FORNIRE INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE DA PARTE DI ALTRI:
3) aumentare la consapevolezza su ciò che gli altri pensano della persona
che mette in pratica i comportamenti salutistici. Si mira a chiarire come
gli altri possono approvare o disapprovare quello che la persona sta
facendo o farà.
DARE INFORMAZIONI NORMATIVE SUI COMPORTAMENTI ALTRUI: è
4) importante aumentare la consapevolezza su come si comportano gli altri,
su come un comportamento o una sequenza di comportamenti è comune
o no alla popolazione a cui appartiene il soggetto. Le evidenze sul caso
singolo o su pochi casi non bastano.
GOAL SETTING (COMPORTAMENTO): l’utente è incoraggiato a definire
5) concretamente il comportamento target (fare + esercizio fisico). Questa
tecnica mira ad incoraggiare l’utente a decidere di mettere in pratica un
HB o a mantenere i cambiamenti nel comportamento non salutare.
GOAL SETTING (OUTCOME): l’utente è incoraggiato a definire i risultati
6) generali che possono essere ottenuti attraverso i cambiamenti nel
comportamento, ma non in termini di comportamento ma di esito (x
perdere peso). L’outcome è la conseguenza attesa di uno o più
comportamenti, e non un comportamento di x sé. Questo passo può
avvenire contemporaneamente al passo 5, definendo sia gli obiettivi
relativi al cambiamento del comportamento, sia gli esiti.
PIANIFICAZIONE DELL’AZIONE: si considera in dettaglio ciò che la persona
7) farà, bisogna ricordare le 4W: quando/dove/come/con chi. Il “quando”
riguarda sia la frequenza (quante volte alla settimana) sia la durata (x
quanto tempo) del HB.
IDENTIFICAZIONE DEGLI OSTACOLI E PROBLEM SOLVING
8) (COMPORTAMENTI PROBLEMATICI E PIANI ALTERNATIVI): una volta
superata la fase di goal setting e di pianificazione dell’azione, l’utente è
incoraggiato a pensare ai possibili ostacoli e a individuare modi x
superarli. Gli ostacoli possono includere, in situazioni specifiche, obiettivi
concorrenti e possono essere di natura cognitiva, comportamentale,
emotiva, ambientale, sociale e/o fisica. Il “problem solving” consiste
nell’individuazione di piani alternativi.
PORSI OBIETTIVI GRADUALI: suddividere il comportamento bersaglio in
9) compiti più piccoli e più facili da realizzare. In questo modo si aiuta
l’utente a ottenere vari piccoli successi nel raggiungimento del
comportamento bersaglio. Questo equivale a rinforzare e a incrementare
gli HB.
REVISIONARE L’OBIETTIVO COMPORTAMENTALE: riguarda l’analisi
10)
della misura in cui gli obiettivi posti sono stati raggiunti. Nel caso in cui ci
si renda conto che l’obiettivo settimanale, x esempio, non è stato
raggiunto si potrà agire rimodulandolo o riaggiustandolo x renderne più
realistico e semplice il raggiungimento.
REVISIONARE GLI ESITI DI OBIETTIVO: riguarda l&