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Terreno

Il tipo di terreno, oltre a influenzare la scelta del portinnesto, influisce anche sulla qualità del vino prodotto:
  • Terreni calcarei: si ottengono vini con buon grado zuccherino, ma scarsa acidità.
  • Terreni argillosi: la resa è minore ma migliore qualità di uve. L'argilla se è associata al calcare può conferire corpo, colore e alcolicità al vino.
  • Terreni sabbiosi: in assenza di siccità consentono un buon sviluppo della vite e produzioni pregiate, in quanto la sabbia conferisce leggerezza e profumo al vino.
  • Terreni umiferi: forniscono vini grossolani e di scarsa serbevolezza (l'attitudine del vino a mantenere per un tempo più o meno lungo il suo stato di conservazione).
I portinnesti più utilizzati nei terreni siciliani sono V. berlandieri x V. rupestris: 140 RUGGERI, 1103 PAULSEN, 779 PAULSEN, 225 RUGGERI. Altri aspetti importanti riguardano la giacitura, l'esposizione e...

L'altitudine del terreno:

  • Giacitura: la vite trova in collina l'habitat ideale (già Virgilio scriveva "apertos Bacchus amat colles").
  • Esposizione: l'esposizione migliore è a sud perché la luce è presente sul vigneto dall'alba al tramonto.
  • Altitudine: la vite non cresce oltre una certa altitudine, per esempio sull'Etna il limite è 1.300 m. Questo perché aumentando l'altitudine diminuisce la temperatura e si ritarda la maturazione dell'uva.

6. IMPIANTO DEL VIGNETO

L'impianto del vigneto va fatto nelle "zone vocate". Oltre all'ambiente pedoclimatico, il concetto di "zona vocata" fa riferimento anche a quell'insieme di strutture e favorevoli prospettive di mercato che rendono remunerativa la viticoltura.

LAVORI PER L'ESECUZIONE DELL'IMPIANTO

Le operazioni che deve mettere in pratica il viticoltore, una volta individuati i vitigni,

Le operazioni da mettere in pratica per la coltivazione della vite sono le seguenti:

  • Analisi chimico-fisica del terreno: la prima operazione che deve mettere in pratica il viticoltore è l'analisi chimico-fisica del terreno, indispensabile al fine di verificare la naturale disponibilità di elementi chimici della fertilità, informazioni necessarie per il calcolo del piano di concimazione di fondo personalizzato, e per individuare eventuali anomalie del pH e/o della tessitura e la conseguente attivazione di piani correttivi tramite, rispettivamente, i fertilizzanti correttivi e i fertilizzanti ammendanti. L'analisi chimico-fisica del terreno consente inoltre di rilevare eventuali eccessi di calcare e di salinità, altri due fattori che, insieme a quelli prima menzionati, orientano la scelta del portinnesto.
  • Livellamento del terreno: qualora il terreno presenti irregolarità di dimensioni tali da ostacolare il transito delle macchine e da creare condizioni favorevoli al ristagno idrico nelle zone

Per rendere le superfici del terreno più uniformi, è necessario eseguire un lavoro preliminare di livellamento. Questo lavoro viene svolto utilizzando macchine speciali come le ruspe e i bulldozer.

  • Scasso (aumenta lo strato attivo del terreno): lo scasso è un'operazione di approfondimento dello strato attivo del terreno. La profondità dello scasso deve essere leggermente superiore rispetto a quella che raggiungeranno le radici quando la pianta sarà adulta. Per effettuare lo scasso si utilizzano strumenti rimescolatori, nello specifico aratro da scasso.
  • Concimazione d'impianto (di fondo): in biologico solo organica e in quantità stabilite in funzione della naturale dotazione del terreno (determinata dalla precedente analisi del terreno). Consiste nel concimare prima della lavorazione principale (es. lavorazione a due strati), in modo tale da interrare i nutrienti uniformemente nella sezione di suolo interessata dall'apparato radicale della coltura.
18• Affossatura: consiste nel creare un'efficiente rete scolante che consenta il rapido deflusso delle acque nel periodo piovoso, onde evitare dannosi ristagni idrici. • Affinamento del terreno: attraverso la lavorazione principale + lavorazione complementare. Si può fare la "lavorazione a due strati", che consiste nel fare una ripuntatura profonda (es. circa 50 centimetri) prima, e successivamente fare un'aratura superficiale dopo (ad esempio circa 30 centimetri). La lavorazione a due strati ha lo scopo di compensare vantaggi e svantaggi dell'aratura e della ripuntatura, perché evita la formazione della "suola di lavorazione" che avremmo con la sola aratura e permette un adeguato interramento della concimazione di fondo, impossibile con la sola ripuntatura (la ripuntatura si fa con i ripuntatori, che non sono altro che "grandi braccia a forma di uncino"). Dopo la lavorazione a due strati, si può eseguire l'erpicatura.

Allo scopo di ridurre la zollosità in superficie rendendo regolare la superficie del terreno. La lavorazione a due strati è la "lavorazione principale", l'erpicatura è la "lavorazione complementare".

  • Squadratura e picchettamento: la squadratura consiste nel tracciare le linee corrispondenti ai filari di posizionare lungo queste i paletti di legno nei punti esatti dove verranno poste a dimora le barbatelle innestate.
  • Piantamento e cura alle piantine. L'impianto del vigneto deve essere coniugato ai fattori limitanti: tipo di terreno, pendenza, rischio di ristagno idrico, siccità, escursione termica, gelate, ritorno di freddo, intensità luminosa, esposizione. È necessario quindi capire dove si trova il terreno in cui si è deciso di effettuare l'impianto.

IMPIANTO IN ZONE COLLINARI

In collina è più difficile la meccanizzazione, l'escursione termica è maggiore di quella

La collina presenta diversi rischi per la viticoltura. La pendenza del terreno può causare problemi di drenaggio, mentre le frane e l'erosione sono fenomeni comuni. Per evitare questi problemi, il viticoltore deve ridurre al minimo le lavorazioni del terreno, ottimizzare il regime idrico e utilizzare l'inerbimento, soprattutto nei primi anni di impianto quando il terreno è più esposto e i rischi di erosione e dissesto sono maggiori.

Inoltre, i livellamenti del terreno, eseguiti in modo massiccio con l'asportazione dello strato superficiale, possono essere dannosi. In questi punti, la vite può avere difficoltà a crescere per diversi anni a causa della compattezza e della scarsa presenza di sostanza organica nel sottosuolo.

Per sistemare il terreno in collina, ci sono due approcci possibili:

  • A rittochino: con filari e scoline orientati secondo la pendenza. Questa sistemazione favorisce la meccanizzazione, ma è necessario prestare attenzione al deflusso delle acque, che potrebbe essere troppo rapido.
  • A terrazze: con la creazione di terrazze per ridurre la pendenza del terreno. Questo metodo richiede più lavoro manuale, ma permette di controllare meglio il deflusso delle acque.

può anche dar corso a fenomeni erosivi.

  • Per traverso: con pendenze fino al 35% sistemazioni a cavalcapoggio;
  • con pendenze > 35% conviene il terrazzamento, però di assai oneroso realizzo.

19VIGNETO IN ZONE DI PIANURA

In pianura c'è possibilità di meccanizzare gran parte delle operazioni e quindi si può optare per sesti d'impianto più stretti, l'escursione termica è minore di quella della collina ma c'è maggior rischio di ristagno idrico. In pianura diventa quindi fondamentale creare un'efficiente rete scolante tramite l'affossatura, che consenta il rapido deflusso delle acque nel periodo piovoso, onde evitare dannosi ristagni idrici.

Sono preferibili appezzamenti più lunghi che larghi in modo da ridurre i tempi morti del passaggio delle macchine. La larghezza degli appezzamenti, da fosso a fosso, è in funzione della natura del terreno, onde le acque meteoriche defluiscano.

rapidamente.

VIGNETO IN FONDOVALLE

Il fondovalle può essere soggetto a gelate tardive in primavera. Un modo per evitare danni da gelate tardive, ad esempio, gestire il vigneto con forme di allevamento alte.

EPOCA DI IMPIANTO E PIANTAMENTO

I periodi per effettuare l'impianto del vigneto sono da ottobre a maggio in relazione al fattore limitante (rischio di ristagno idrico, escursione termica, gelate, ritorno di freddo, siccità, intensità luminosa):

  • Impianto a ottobre (al Sud Italia): l'impianto si deve eseguire in autunno per dare il tempo alle radici di svilupparsi durante il periodo invernale, così che all'inizio della primavera la pianta riprende immediatamente a vegetare. Si dice comunemente che, se si effettua l'impianto in autunno, si "guadagna" un anno. Pertanto, in assenza di fattori limitanti, è preferibile mettere a dimora le barbatelle il prima possibile dal momento in cui arrivano in azienda, onde
evitare la disidratazione opeggio, l'essiccamento: le piante, infatti, impiegano alcuni giorni per formare le prime radiciavventizie. Per esempio al Sud Italia, nelle zone esenti da rischio di gelate invernali, le barbatellevengono impiantate ad ottobre, così da permettere un ottimale assestamento del terreno attornoalle radici, un più precoce inizio dell'attività di sviluppo radicale ed una migliore creazione di riservaidrica dovuta alle piogge invernali, tutti fattori che aumentano la capacità di attecchimento.All'impianto può seguire anche la stesura di un film pacciamante, che permette di riscaldare ilterreno, di contenere la traspirazione eccessiva dello stesso e di evitare la presenza di malerbe nellazona prossima alle piante.• Impianto primaverile (al Nord Italia): l'impianto in primavera viene fatto al Nord Italia, perchéimpiantando prima si ha rischio di gelate. La scelta del mese esatto è

Particolarmente legata all'andamento stagionale che deve essere sufficientemente piovoso.

SCELTE CHE SI POTREBBERO FARE AL MOMENTO DELL'IMPIANTO IN CONDIZIONI DI CARENZA IDRICA

Qui tra i 3 fattori della produzione (genotipo, ambiente, tecniche colturali) si deve prendere in considerazione il genotipo e lavorare su quello. Una scelta coerente con questa condizione ambientale è quella di utilizzare una combinazione nesto-portinnesto formata da un portinnesto resistente alla siccità (V. berlandieri x V. rupestris selezioni Paulsen, 140RUGGERI) e un nesto rappresentato da varietà extra-precoci poiché la stagione vegetativa per arrivare alla produzione è più ridotta e quindi serve meno acqua.

REIMPIANTO

Il reimpianto, ossia impiantare un nuovo vigneto subito dopo l'estirpazione di quello vecchio, è sconsigliato in quanto possono manifestarsi fenomeni di stanchezza del terreno causati da:

  • Parassiti fungini: genere Armillaria,
  • che provocano marciumi radicali.
    • Nematodi: infestazione di nematodi del genere Xiphinema.
    • Sostanze tossiche emesse dalle radici.
    • Carenze di macroelementi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
40 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/03 Arboricoltura generale e coltivazioni arboree

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher c.ofria di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Viticoltura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Di Lorenzo Rosario.