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L
funzione di produzione in cui viene calcolata.
Produttività marginale: rappresenta l’incremento di output che si ottiene variando di un’unità la
quantità utilizzata dell’input: PMG = Δq(L)/ΔL se consideriamo variazioni infinitesime, la
L
produttività marginale diventa: PMG = dq(L)/dΔL ed è misurata dalla pendenza della tangente nel
L
punto della funzione di produzione in cui viene calcolata.
Nel breve periodo la produzione è soggetta alla legge della produttività marginale decrescente: se si
combinano quantità crescenti di un fattore variabile con quantità date di un fattore fisso, a un certo punto
ogni unità aggiuntiva del fattore variabile produrrà un minore output aggiuntivo dell’unità precedente
(quando quantità crescenti di un fattore variabile sono combinate a quantità date di un fattore fisso, a un
certo punto ogni unità addizionale del fattore variabile produrrà un minore output addizionale dell’unità
precedente).
Nel lungo periodo tutti gli input (nel nostro caso L e K) sono variabili ed abbiamo: q = q(L, K). A partire da
questa funzione è possibile fissare un livello di output, ad esempio q , e ottenere tutte le coppie possibili dei
0
due input che permettono di produrre tale quantità q = q(L, K) è possibile rappresentare la funzione di
0
produzione nel piano (L, K) attraverso curve di livello dette isoquanti. Un isoquanto raffigura tutte le
combinazioni dei due input che permettono di produrre la stessa quantità di output. La mappa degli isoquanti
di produzione ha le seguenti caratteristiche: A curve più lontane
dall’origine corrispondono livelli
di produzione maggiori (q >q >q )
2 1 3
Gli isoquanti sono curve
decrescenti: per mantenere lo
stesso livello di output, a una
diminuzione di L deve
corrispondere un aumento di K e
viceversa
Gli isoquanti non si
intersecano tra loro
Gli isoquanti sono curve
convesse: per la legge della
produttività marginale
decrescente, se riduco L a partire
da una dotazione abbondante,
dovrò aggiungere una quantità
piccola di K, viceversa se la
dotazione iniziale di L è piccola.
Il saggio tecnico (marginale) di sostituzione (STS) ci dice di quanto deve aumentare la quantità utilizzata di
un input nel caso di una riduzione unitaria della quantità utilizzata dell’altro input se si vuole mantenere
costante il livello di produzione. Esso è pari, in valore assoluto, al rapporto tra le produttività marginali dei
due input: | = −( ).
I rendimenti di scala. Nel lungo periodo, tutti i fattori di produzione sono variabili. Se un’impresa
raddoppiasse tutti gli input (ovvero se variasse nella stessa produzione tutti gli input) potremmo distinguere
tre possibili situazioni:
Rendimenti costanti di scala: un aumento percentuale degli input produce lo stesso incremento
percentuale di output.
Rendimenti crescenti di scala: un aumento percentuale degli input produce un incremento più che
proporzionale dell’output.
Rendimenti decrescenti di scala: un aumento percentuale degli input produce un aumento meno che
proporzionale dell’output
I costi di produzione.
I costi di produzione di un’impresa dipendono ovviamente dalla quantità di input utilizzati. Più precisamente
essi dipendono:
Dalla produttività dei fattori: quanto maggiore è la produttività, tanto minore è la quantità di input
necessaria per produrre un dato livello di output e quindi tanto minori sono i costi di produzione;
Dal prezzo dei fattori: quanto maggiore è il loro prezzo, tanto maggiori saranno i costi di produzione.
Se i mercati dei fattori sono in concorrenza perfetta e se, data la funzione di produzione, scegliamo la quantità
utilizzata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costi di produzione per ogni data quantità di
prodotto, allora il costo di produzione dipenderà solo dalla quantità di output. Possiamo dunque scrivere:
CT = CT(q)
Nel breve periodo, i costi sostenuti per acquisire fattori fissi non variano con l’output prodotto. Nel breve
periodo l’impresa utilizza solo un input variabile (L), mentre l’altro input è fisso (K ). Il costo totale è pari a:
0
CT(q) = wL(q) + rK 0
Nel lungo periodo il costo totale nel caso di due input variabili (L e K) è pari a:
CT = wL + rK
dove w è il costo unitario del fattore lavoro, il salario, e L è la quantità
di lavoro utilizzata, mentre r è il costo unitario del capitale, il tasso di
interesse, e K è la quantità di capitale impiegata nella produzione. Se
fissiamo il livello di costo CT è possibile rappresentare il costo totale
0
nel piano (L, K); infatti in tal caso la funzione di costo non è altro che
l’equazione di una retta i cui punti rappresentano tutte le
combinazioni di L e K che, se impiegati, implicano lo stesso costo per
l’impresa. Tale curva è denominata retta di isocosto: è una retta i cui
punti rappresentano le combinazioni dei due input che comportano
lo stesso livello di costo totale di produzione per l’impresa. Ad ogni 1Retta di isocosto
livello di costo dato corrisponde una diversa linea di isocosto. È quindi
possibile disegnarne una mappa nel piano (L, K) e si osserva che
quanto maggiore è il costo totale sostenuto dall’impresa, tanto più lontana dall’origine sarà la corrispondente
retta di isocosto.
La combinazione ottima degli input
Dato il livello di produzione fissato, q*, l’impresa sceglie la combinazione dei fattori in modo da minimizzare
il costo di produzione la combinazione ottimale di L e K è rappresentata dal punto di tangenza tra questo
isoquanto e una delle rette di isocosto: infatti, in corrispondenza di ogni altro punto dello stesso isoquanto
la quantità prodotta è uguale, ma il costo è maggiore. Nel punto di tangenza le pendenze dell’isoquanto e
dell’isocosto sono uguali: =− =−