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TERZA GUERRA MADEDONE
Durata: dal 171 al 178. In Macedonia l'erede di Filippo V, Perseo, viene sconfitto definitivamente nellabattaglia di Pidna nel 168. I romani decidono di sopprimere il re di Macedonia, questa diventa una repubblica divisa in quattro regioni. Andrisco organizzò un'insurrezione contro i romani, che intervenendo con la forza riescono a sopprimere questa rivolta, nel 146. I romani intervengono con la forza anche contro le altre comunità greche, come la lega Achea e la città di Corinto (che viene completamente distrutta) e decidono di istituire una nuova provincia unendo i territori greci conquistati. Negli stessi anni in Africa i romani guidano l'ultima guerra contro Cartagine, con a capo dell'esercito Scipione Emiliano. Cartagine viene distrutta e si forma la provincia d'Africa. imperialismo offensivo Quindi si può parlare di per l'atteggiamento sempre più aggressivo da parte dei romani. L'acquisizione di.nuovi territori però porta anche nuovi problemi (schiavi, terre e denaro da spartire). Il fatto che tanti schiavi giungessero in Italia portava una crisi per i contadini; gli schiavi erano manodopera a basso costo (bisognava solo mantenerli). I grandi proprietari terrieri quindi prediligono gli schiavi. Di conseguenza i contadini abbandonano le loro terre e si spostano in massa a Roma dove aumentano il numero di nullatenenti e di proletari creando però problemi di sovrappopolazione e peggioramento delle condizioni sanitarie della città. In Spagna devono sconfiggere le popolazioni locali che si ribellavano. Alla morte del re di pergamo, Attalo III, i romani si ritrovano il controllo del regno (per volere del re il regno doveva finire nelle mani dei romani). Essi fondano la nuova provincia d'Asia, sull'ex regno di Pergamo, ma impiegano anni per gestirlo pacificamente. Dopo il 146 non ci sono potenze in grado di resistere ai romani e in loro venne meno la "paura".del nemico". Nasce una nuova classe sociale: i cavalieri, coloro che avevano fatto fortuna grazie alle attività imprenditoriali, e ora avevano il compito di riscuotere le tasse per conto dei romani (attività particolarmente redditizia). I territori conquistati diventavano terre pubbliche, usate come latifondi coltivati dagli schiavi, che venivano comprate da senatori (ciò evidenziava la disparità con i piccoli proprietari terrieri). Ci fu un altro dibattito tra due orientamenti contrapposti, da un lato c'erano i popolari e dall'altro gli ottimati. I primi si preoccupano delle richieste del popolo, perché ritengono che il popolo debba decidere gli affari politici della città durante le assemblee popolari; gli altri invece ritengono che l'attività politica debba continuare ad essere gestita dai Senatori. Questa lotta inizia già nel 133 a.C. quando viene eletto tribuno della plebe Tiberio Gracco, appartenente alla fazione deipopolari anche se proveniva da una delle famiglie più illustri e benestanti della città. Egli riesce a far approvare dai comizi un provvedimento che mira a risolvere i problemi dei piccoli proprietari terrieri, mediante la distribuzione delle terre conquistate. I provvedimenti sono: La legge agraria, che stabilisce che una famiglia romana non può possedere più di 500 iugeri di terra pubblica; la terra in eccesso avrebbe dovuto essere spartita e affidata ad altri cittadini romani. La riforma dell'esercito, perché era composto solo da cittadini in grado di pagarsi l'attrezzatura per combattere, quindi i più abbienti. Ma questa riforma incontra l'opposizione degli ottimati, guidati da Cornelio Scipione, che porta all'uccisione di Tiberio. (Obiettivo di Tiberio, spartire i terreni anche per il popolo e riformare l'esercito) Dopo 10 anni il fratello di Tiberio, Gaio Gracco, riesce a farsi eleggere tribuno della plebe (123) e cerca diRiprendere i tentativi di riforma iniziati dal fratello. Oltre alla legge agraria propone:
- Legge frumentaria che prevedeva la distribuzione di grano a prezzi bassi per i più bisognosi.
- Legge giudiziaria in cui suggerisce di aggiungere alla giuria i cavalieri.
Gaio riesce a farsi eleggere ancora tribuno della plebe nel 122. Ma i suoi oppositori decidono di far approvare al Senato un provvedimento che permetteva nello stato di emergenza di usare la forza per fermare la crisi, uccidendo Gaio (nel 121).
Ma le richieste del popolo continuano per tutti i decenni successivi. Crisi dell'ordinamento politico repubblicano si fa più profonda e si aggrava a seguito di quattro episodi militari interni, che avvengono tra fine II e inizio I secolo.
- 1° guerra Giugurtina (111-105), contro il regno di Numidia (re Giugurta), territorio indipendente da Roma. Si arriva alla guerra perché il re Giugurta viene accusato di aver avuto una condotta scorretta con i mercanti romani.
checommerciavano con il suo regno. Roma decide di risolvere con la guerra,durata più del previsto a causa dell’incapacità di alcuni generali romani. Ilconflitto finisce quando viene eletto console nel 107 Gaio Mario, un homonovus. Riesce a ribaltare le sorti della guerra a vantaggio dei romani. Graziead una riforma voluta dal console che andava a migliorare la strutturadell’esercito, formato da cittadini che potevano permettersi l’armatura.Riforma di Gaio stabilisce che nell’esercito romano possono arruolarsi tutti ivolontari, senza considerare il reddito. Dovrebbe essere un esercito diprofessionisti stipendiati dallo stato, ma si popola sempre di più di cittadinicon un basso reddito (i nullatenenti).Le vittorie in guerra sono garantite dall’abilità dei generali, i soldati si leganosempre più forte alla guida del loro generale e si creano situazioni per cuiquesti soldati sono più attenti a seguire le direttive dei
generali che delle indicazioni delle assemblee. Ma i Romani conquistano il regno di Numidia.
2° Scontro con popoli del nord Europa, come Cimbri e Teutoni; che avevano percorso un tragitto verso sud per trovare fortuna finché si erano scontrati con la potenza romana. Queste popolazioni riescono a penetrare nelle Alpi e arrivano nella Pianura Padana. I romani riescono a difendersi e sconfiggere queste popolazioni ad Acquae Sexstie (FR) 102 e a Vercellae (IT) 101.
3° I cittadini romani avevano notato quanto fosse stato vantaggioso fare parte dell'esercito, mentre le comunità alleate di Roma che erano chiamate a contribuire alla guerra avevano notato quanto fosse svantaggioso perché non partecipavano alla spartizione dei benefici, non avevano la cittadinanza romana. Quindi viene rivalutato il valore della cittadinanza ma i Romani negano la possibilità di darla a tutti.
Il tribuno della plebe Marco Livio Druso nel 91 propone di estendere la cittadinanza a tutti gli italici,
Che però l'avevano intesa come un affronto e guerra sociale scoppia così la cosiddetta, combattuta all'interno dell'Italia. In particolare, la ribellione si concentra nella città di Corfinio. I romani decidono di intraprendere un percorso militare e uno diplomatico, con due generali: Pompeo Strabone e Silla. La ribellione è particolarmente aggressiva quindi solo con la diplomazia si può raggiungere la pace. Si fa approvare una legge: lex Iulia de civitate, con cui si estende il diritto di cittadinanza a tutti gli abitanti delle comunità italiche che avessero abbandonato le armi. Viene raggiunta così la pace e nell'88 si conclude la guerra sociale.
4° scoppio della prima guerra mitridatica, Romani contro Mitridate, re del Ponto, una piccola monarchia ellenistica che si trovava sul territorio dell'attuale Turchia. Verso la fine del II secolo erano diventati sempre più agguerriti soprattutto dopo la presa di potere del re Mitridate.
Sovrano che vuole estendere i confini del suo regno anche ai territori romani. Nell'88 Mitridate penetra nel territorio della provincia romana d'Asia e compie un massacro di mercanti in una delle città, i romani mettono in campo una spedizione militare dando vita alla prima guerra mitridatica. Il comando dell'operazione viene affidato a Silla. Ma il meccanismo su cui si era fondata l'attività politica va in crisi. Mentre Silla era già partito i seguaci di Mario riescono a togliere il comando della spedizione a Silla e fanno in modo che venga assegnato a Gaio Mario. Silla decide di rimanere alla testa del suo esercito, marciare su Roma e riprendersi il potere, i soldati seguono il loro generale. Scoppia così una guerra civile tra i sostenitori di Silla e quelli di Mario. I Sillani riescono a imporsi e vincere. Silla parte verso oriente per combattere la guerra mitridatica, che si conclude con l'accordo di pace di Dardano, vince Silla. Ma nelfrattempo i Mariani avevano approfittato della sua assenza perriprendere il potere con a capo Cornelio Cinna. Le due fazioni si scontrano, Silla ottiene l'appoggio di Pompeo (detto Magno) e di Marco Licino Crasso, uomo ricco che può sostenere economicamente lo scontro. Sconfiggono definitivamente i Mariani alla Porta Collina nel 82. Silla è una figura con un potere politico superiore rispetto agli altri. Si fa affidare una magistratura straordinaria, diventa dittatore, quindi aveva il compito di scrivere le leggi e di ridare un nuovo assetto alla repubblica. Non viene stabilito un limite temporale. Propone anche delle riforme per ridare pace ed equilibrio a Roma: - Rafforza il numero dei Senatori e ribadisce che il Senato deve essere il contro del meccanismo decisionale della repubblica. (Silla era un optimato) - Limita il potere dei tribuni della plebe, e stabilisce una regola fondamentale per cui il romano che avesse ricoperto la carica di tribuno non avrebbe più potutocontinuare con la carriera politica, per fare del tribunato della plebe una magistratura meno interessante e svuotarla di peso politico. Decide di abbandonare la dittatura e di ritirarsi completamente a vita privata. Silla muore intorno al 78. Forse spera di mantenere ordine ed equilibrio, ma un susseguirsi di crisi rendono la situazione romana ancora più difficile. Fattori che portano ad un nuovo squilibrio: nelle province della Spagna, Sertorio, uomo politico di orientamento mariano, organizza una resistenza alle riforme varate da Silla. L'incarico di sedare la rivolta di Sertorio viene affidato a Pompeo Magno, un Sillano, che impiega cinque anni per riuscirci. In Italia, nel 74, si ribellano gli schiavi, guidati da Spartaco. A Crasso viene affidato l'incarico di reprimere questa rivolta, ma riesce solo