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Il giovane siciliano e le sue avventure amorose
Paolo Corbera è un giovane siciliano laureato in legge che si trova a lavorare a Torino. Siamo nell'autunno del '38, in piena epoca fascista ma pochi e rari sono i riferimenti al mondo fascista nel corso del racconto. Si tratta del tipico Don Giovanni Siciliano, uno sciupafemmine che frequenta all'epoca del racconto due ragazze contemporaneamente Tota n.1 e la Tota n.2, che egli chiama la A.
Un certo punto, però, queste due ragazze scoprono che Paolo fa il doppiogioco e quindi lo lasciano contemporaneamente. Così inizia il racconto: P.121 si scoprono gli altarini e il seduttore viene piantato da entrambe le ragazze. Tonino il fratellino di una di queste ragazze. Il giovane viene ferito nel suo amore proprio sicilianissimo e decide di abbandonare la vita mondana, le avventure erotiche e di ritirarsi a riflettere. Ecco che allora abbiamo l'introduzione al racconto vero e proprio: la frequentazione del giovane del.
Caffè di via Po, un locale che inizia a frequentare per distrarsi e dimenticare la brutta delusione subita: P.122. Sarà proprio qui che incontra l'anziano professore, più che 70enne, Rosario La Ciura, ex senatore ed ex professore di letteratura greca, grecista insigne. In questa prima parte ci viene incontro una secca e decisa toponomastica, cioè i nomi delle strade, delle piazze, dei locali della Torino di quegli anni in contrapposizione al paesaggio lirico della seconda. C'è un linguaggio metaforico nella descrizione del caffè di via Po che rimanda al mito e alla mitologia; si parla di Ade infatti, a proposito del caffè e delle sue sale e quindi di spettri e larve in relazione ai frequentatori di questo locale: P.122 si parla di vane apparenze e di adattissimo Limbo. È chiara l'intenzione di trasferire su un piano mitologico il luogo reale del caffè.
I due protagonisti, Corbera e La Ciura si incontrano proprio in questo caffè. Descrizione di LaCuria P.123 legge sempre riviste straniere (uomo intellettuale), fuma sigari toscani esputa spesso. Sfogliando quelle riviste straniere a un certo punto si imbatte in una fotografia di un'arcaica statua greca e lo sorprende a vederlo accarezzare con i suoi deformi polpastrelli quell'immagine di estrema delicatezza. Quest'immagine fa capire il spessore culturale di Rosario La Ciura ma soprattutto l'orientamento della sua cultura, orientamento classico. Ma ad avvicinare i due personaggi è la comune appartenenza alla La Ciura è nato nella provincia di Catania, ad Aci Sicilia e il "Giornale di Sicilia". Castello, Paolo Corbera è un Palermitano. Mentre Entrambi sono emigrati a Torino. Il Giornale di Sicilia li accomuna, fa riscoprire loro la comune appartenenza e le comuni radici: P.123 La Ciura chiede al Corbera se potesse leggere il suo.Giornale di Sicilia - al Minculpop, occasione del primo incontro. Riferimento Ministero della cultura popolare che gestiva la censura sui giornali ai tempi del Fascismo. È proprio il Giornale di Sicilia a dare la stura alla conversazione che verte sulla Sicilia. La Ciura afferma: "Se la Sicilia è immagine ancora come i tempi miei, non succede nulla di buono come da 3000 anni" - di immobilismo che si ritrova anche nel Gattopardo (a Lampedusa piaceva molto questo racconto, ne era affezionato). Attraverso la consultazione di un "Coccodrillo" nella redazione della Stampa, il giornale dove Corbera lavora, si viene a sapere della biografia di questo anziano signore che il giovane si è trovato alla sua destra nel Caffè torinese. Si tratta di un uomo che nasce nell'ambito della piccola borghesia, nella povera l'uno è giovane, famiglia della piccola borghesia. I due interlocutori sono molto diversi, l'altro è vecchio;
Per disponibilità economica (sarà il senatore a offrire lama si distinguono perconsumazione una delle volte in cui si incontrano al caffè), cultura e per condizione sociale perché di origini piccolo borghesi è il senatore La Ciura, appartenente a una famiglia aristocratica è il giovane Corbera, discendente dai Corbera Salina.
P.124 Rosario La Ciura è uno studioso di Letteratura greca grazie al suo talento e ad una portentosa produzione scientifica ha ottenuto a 27 anni la cattedra di Letteratura Greca all'Università di Pavia, poi si è trasferito a Torino. È celibe perché disprezza il sesso femminile perché ha conosciuto la Sirena, avendola conosciuta considera le donne come qualcosa di degradante e degradato.
P.125 Rosario La Ciura vive lontano dall'opulenza ma decorosamente. Non si può definire ricco, c'è una differenza notevole dal punto di vista economico tra i due.
interlocutori ma non si può dire neppure che il nostro professore in pensione è ricchissimo, tuttavia è lui ad offrire al Corbera la consumazione, al nobile squattrinato. C'è una frequentazione tra i due assidua, si interrompe a volte ma poi riprende a distanza di tempo, si svolge nelle rispettive abitazioni ma anche all'aperto per le vie di Torino. A un certo punto Corbera regala al professore dei ricci di mare P.128 il commento che fa il professore tocca appena il tema della mortalità e dell'immortalità, il mare è pericoloso, dà la morte insieme all'immortalità. Emergono metafore oscene legati alla presentazione dei ricci di mare: "rizzi" spinosi spezzati a metà, "Eppure sono le cose migliori che avete laggiù, quelle cartilagini sanguigne, quei simulacri di organi femminili". riferimento al fatto che il senatore a proposito di ricci di mare evoca
gli organigenitali femminili, paragone che alle orecchie del Corbera appare osceno. Man mano che i due si conoscono, il tono si fa più confidenziale e Paolo Corbera ha il coraggio anche di porre al senatore delle domande un po' indiscrete come ad esempio quella riguardante l'abitudine del La Ciura di sputare in continuazione (P.129). Corbera ritiene che lo sputare sia dovuto al catarro. La Ciura risponde dicendo che il suo sputare non è per il catarro ma per snobberia, perché disprezza la mediocrità che lo circonda, disprezza le sciocchezze che va leggendo. Emerge una caratteristica tipica del personaggio: il suo sentirsi superiore agli altri, il suo ergersi su un piedistallo da cui guarda la mediocrità della restante umanità. C'è poi l'insofferenza verso il genere femminile a proposito delle amanti del giovane che chiama con espressioni assai insultanti e dispregiative dice a (P.131) le chiama "Ammalate".Corbera cerca di giustificare ma essi parlano su duelunghezze d'onda differenti. Il loro essere ammalate va interpretate in relazione al loroessere mortali, al fatto che dovranno un giorno morire e quindi è un qualcosadella mortalità econnaturato nel loro essere umani, destinate a morire (temaimmortalità). Viene sottolineato con forza il tema della caducità umana: Corbera haipotizzato la possibilità di andare a letto con Altezze Serenissime, con persone altolocateo meglio ha detto che non è possibile andare sempre a letto con persone di questo generee La Ciura ribatte che esse sono soggette a morte come le altre, il vezzo di cadavere si fasentire fra le lenzuola anche quando si intraprendono avventure anche con ragazza nelleNell'appartamento del senatore sito in Viacui vene scorre sangue blu, sangue reale.Bertola n.18 (esattezza toponomastica) il giovane Corbera vede i libri del senatoresparsi un po' dovunque nella casa, haUna biblioteca ricchissima e soprattutto le fotografie di statue greche arcaiche che tappezzano le pareti, il gusto ellenico di grecista è ovviamente testimoniato da queste fotografie ma anche da oggetti disposti nelle varie stanze che vengono passate in rassegna dal visitatore. Abbiamo il racconto che ci riporta al passato giovanile del senatore P.137. Prima di questo racconto è opportuno ricordare come il senatore sia in procinto di partire per il Portogallo. È stato invitato in un Convegno di letteratura greca a Lisbona, siamo ancora nel presente del racconto n.1 e quindi l'indomani si imbarcherà a Rex, in questa nave a Genova per raggiungere Lisbona e viaggerà insieme agli altri congressisti (francesi, svizzeri, tedeschi, etc.) e il senatore dice: "Mi turerò le orecchie come Odisseo per non sentire le fandonie di questi minorati" riferimento episodio sirene nell'Odissea, emerge qui l'atteggiamento.
aristocratico, schifiltoso del senatore che guarda tutti dall'alto al basso. È lui il rappresentante della vera cultura, gli altri vendono fumo, non sono alla sua altezza.P.137: il suo aspetto era come una fotografia che adorna la casa di La Ciura insieme a molte altre e che aveva colpito il nostro Corbera. È una fotografia che ritrae il senatore da giovane, a 24 anni appunto, con i ricci capelli scomposti, un'espressione baldanzosa sui lineamenti di rara bellezza. È una fotografia in cui il senatore ci si mostra in un aspetto regale, divino riferimento a una giovinezza mitica nella quale Rosario era stato un Dio.
Questo racconto mitico fantastico ci permette di chiarire molti punti del racconto n.1, getta luce sul significato di molte battute di Rosario La Ciura che non si capiscono pienamente se ci si ferma alle soglie del racconto n.2. Le battute del senatore lasciano interdetto lo stesso Corbera che non ha ancora le chiavi di
Lettura giusta che solo il racconto n.2 gli fornirà (ad es. l'insistenza sulla caducità umana e in particolare del genere femminile che non può che emanare un odore insopportabile, un acre odore di morte). Dunque, il racconto viene catapultato nel passato, La Ciura si è laureato in lettere antiche, ha pubblicato già alcuni fascicoletti sui dialetti ionici e aspira a fare carriera accademica e partecipa al concorso di letteratura greca. A quel tempo non aveva mai avvicinato una donna, mai avvicinate né prima né dopo quell'anno. Non si tratta di una banale, semplice misoginia perché l'esperienza della sirena l'ha reso immune dalle tentazioni muliebri perché le donne dopo quell'esperienza le sono rilevate in tutta la loro caducità e meschinità, nessuna ha retto il confronto con la sirena. Quell'estate è stata dedicata allo studio in vista del concorso,
un’estate di un caldo asfissiante che rendeva lo studio pesante P.138 l’amico gli lancia una zattera di salvezza in questo ca