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II sperava proprio nel rientro di Filìsto per contrastare Diòne. Filisto avrebbe svolto nella prima parte
del regno di Dionìsio II il ruolo rivestito da Lèptine, fratello di Dionìsio I (Lèptine fu allontanato da
Dionìsio I insieme a Filìsto).
Politica estera e interna. Dionìsio II non aveva la stessa energia del padre. In politica estera si ispirò
(fu l’unico dei dinasti siracusani
in tutto all'esempio paterno, eccetto che la lotta contro i Cartaginesi
importanti a non alzare le armi contro Cartagine) coi quali stipulò subito una pace. In politica interna
si vide la debolezza del nuovo tiranno: anziché intervenire subito contro l'opposizione come avrebbe
fatto suo padre, lasciò che le fazioni opposte di Diòne e di Filìsto si scontrassero per un po'; Diòne
propugnava il ritorno alla piena democrazia (ma in realtà avrebbe dimostrato in futuro mire ben più
personalistiche che il dare il potere alla discendenza siracusana di Dionìsio I), mentre Filìsto
naturalmente favoriva pienamente la tirannide. Da questa lotta ne uscì vincitrice la fazione di Filìsto,
mentre Diòne fu allontanato.
L'allontanamento e la spedizione di Diòne contro Siracusa: la fine della tirannide dionisiana. Nel 366
a.C. Dionìsio II allontanò Diòne (e anche Platone, già allontanato dal padre del tiranno, richiamato
una seconda volta da Dionìsio II e da questo riallontanato un'ultima volta; Platone sperava in una
conciliazione tra Diòne e Dionìsio II) ma non gli confiscò le sue sostanze: questo permise a Diòne di
e l’Accademia
prendere contatti con Platone e di organizzarsi per una spedizione contro Siracusa.
Intanto Filìsto era praticamente diventato un vice-tiranno; in quegli anni Filìsto divenne navarco di
Dionìsio II. Al 361 a.C. risale il terzo arrivo di Platone a Siracusa: la Sicilia salutò questa arrivo in
modo positivo; ma, poiché Dionìsio II temeva che dietro di lui e dietro la rivolta dei mercenari che
ci fu nello stesso anno ci fossero i piani ribelli di Diòne, allontanò Platone e rese l'allontanamento di
Diòne un vero e proprio esilio.
Nel 357 a.C. Diòne allestì una piccola flotta e un piccolo manipolo di soldati, con cui partì alla volta
di Siracusa. Con l'alleanza di Cartaginesi e Sicelioti, stanchi della tirannia dionisiana, Diòne riuscì a
entrare a Siracusa col favore del popolo e ad assediare Dionìsio II, rinchiusosi nella fortezza
dell'Ortigia. Intanto la flotta di Eraclide, vecchio capo della guardia del corpo di Dionìsio II cacciato
dopo la rivolta mercenaria del 361 a.C., inseguiva e batteva la flotta di Filìsto, che trovò la morte in
questa occasione.
La morte di filisto decretava la fine dell'esperimento tirannico dionisiano, infatti Filìsto era stato il
maggior teorico della tirannide dionisiana, aveva svolto un compito importante durante il regno di
Dionìsio I e un ruolo di grande rilievo durante quello di Dionìsio II. Il tiranno, dopo la morte di Filìsto,
infatti fuggì a Locri (dove c'era la sua famiglia) cedendo il potere a Diòne.
L'instabilità di Siracusa. Il regno di Diòne fu molto breve, egli morì nel 354 a.C., dopo appena tre
anni dall'insediamento. Nello stesso anno morirono prima Eraclide, con cui Diòne aveva finito per
scontrarsi varie volte (Eraclide era di idee democratiche mentre Diòne aveva dimostrato infine di
aspirare alla tirannide), e poi lo stesso Diòne in seguito a una congiura ordita dall'accademico
Callìppo, deluso dai falsi principi di Diòne.
La morte di Filìsto aveva causato una frattura insanabile: dopo la deposizione di Dionìsio II Siracusa
non era più in grado di reggersi in autonomia.
Il potere in seguito passò finalmente alla discendenza siracusana di Dionìsio I (i figli di Aristòmache),
ma nel 347-345 a.C. passò nuovamente a Dionìsio II, finché Ìceta, il tiranno di Leontìni, non glielo
strappò di nuovo. Timoleonte (344-337 a.C.)
Siracusa chiede l'aiuto della madrepatria (Corinto). Ìceta nel 345 a.C. non riuscì a contrastare il
cartaginese Annone sbarcato in Sicilia e attirato dal vuoto di potere creatosi nell'isola in seguito alla
fine dei Dionisiani.
Siracusa dunque inviò una richiesta d'aiuto alla madrepatria corinzia che, nel 344 a.C. mandò una
spedizione con a capo Timoleonte. Intanto Taranto, che si era arricchita alle spalle della decadenza
siracusana, diventando capo della Lega italiota (che aveva come capitale federale Eraclèa), cercò di
contrastare i Lucani e gli Iapìgi, ma senza risultati. Conto gli Italici, Taranto chiese aiuto a Sparta,
che mandò un contingente per fronteggiare i nemici di Taranto (ma lo spartano Archidàmo morì nel
342 a.C. lasciando aperta la conquista di Eraclèa ai Lucani).
Timoleonte libera Siracusa. La tradizione descrive Timoleonte come un valido generale di alta
probità, democratico moderato e convinto anti-cartaginese; ma la sua figura vede anche delle ombre.
Di fatto Timoleonte fu un grande ed energico mediatore che risolse il problema della tirannide e riuscì
a contenere l'espansione cartaginese. A riprova del suo impegno disinteressato alla fine depose lui
stesso la strategia. Infine l'azione di Timoleonte è circoscritta in un periodo molto breve, pari al tempo
sufficiente per la restaurazione della pace e delle sorti di Siracusa. Inoltre il positivo intervento di
Timoleonte non fu limitato a Siracusa ma si estese a tutta l'isola.
Inizialmente Timoleonte scacciò Ìceta, frattanto alleatosi con Cartagine, distrusse l'Ortigia (simbolo
del potere tirannico dionisiano) e permise a Dionìsio II di ritirarsi a Corinto, dove visse nell'ombra.
Timoleonte prese il controllo di Siracusa.
Timoleonte democratico. Timoleonte, chiamato per venire in soccorso di Siracusa, continuò la
politica anti-cartaginese e la lotta contro le tirannie sorte nell'isola in seguito al voto di potere. Però
Timoleonte, dopo essere stato nominato stratego autòcrate, instaurò la democrazia, ridistribuì le terre,
promosse un ripopolamento della città (a cui risposero ben 60000 persone provenienti da ogni dove).
Infine organizzò una symmachìa a base egemonica (come le consuete Leghe greche) di città greche
(e non) di Sicilia in funzione anti-cartaginese. Lo Stato territoriale dionisiano veniva così sostituito
da una confederazione di matrice greca continentale.
Timoleonte conduce la guerra contro Cartagine e contro i tiranni. Timoleonte ebbe contro i
Cartaginesi una grande vittoria che venne celebrata al pari di quella di Imèra del 480 a.C. La figura
di Timoleonte ne usciva enormemente rafforzata, tanto che i Sicelioti (Ìceta di Leontìni, Mamerco di
Catania, Ippone di Messana) non la presero bene: questi si coalizzarono tra di loro e con Cartagine.
Ma Timoleonte uccise Ìceta e nel 339 a.C. stipulò una pace coi Cartaginesi, ai quali riconosceva
ancora i confini occidentali sino all'Àlico; infine uccise Ippone e Mamerco, concludendo la guerra
contro gli ultimi tiranni. A dispetto di quest'ultimo punto positivo, Timoleonte fu costretto dalla
sedizione dei tiranni a riconoscere nuovamente ai Cartaginesi quel pezzo di Sicilia che avrebbe voluto
strappare loro per sempre.
La grande colonizzazione promossa di Timoleonte. Nel 338 a.C. Timoleonte diede inizio a un altro
grande, estremo ripopolamento, ma stavolta non solo di Siracusa, bensì della Sicilia intera, affinché
un forte impulso panellenico (con nuovi colòni dalla Grecia, dalla Ionia e da altre zone della Magna
Grecia) arricchisse di nuovo l'isola. I dati archeologici ci dicono che questa colonizzazione avvenne
veramente.
Infine a Siracusa lo stratego autòcrate istituì un oligarchia moderata, depose la strategia autocratica e
si ritirò dalle scene pubbliche con chiara intenzione di mediazione tra le parti. Alla sua morte la città
gli dedico una degna sepoltura nell'agorà è un culto degno di un ecìsta. Prima di morire, Timoleonte,
contemplando che la lotta per la successione avrebbe potuto essere accanita, depose i suoi poteri
formalmente davanti all’assemblea popolare.
Dopo Timoleonte. Dopo il suo salvifico intervento, tuttavia la Sicilia conobbe ancora un periodo di
instabilità: a Siracusa ci furono attriti fra democratici e oligarchici, nuovi cittadini e quelli vecchi;
Timoleonte aveva creato una symmachìa a base siracusana, ma Siracusa non era più in grado di
svolgere un ruolo egemone, così l'intera Sicilia continuò a soffrire di forti tensioni politiche. Uno dei
nuovi cittadini venuti in seguito alla grande colonizzazione di Timoleonte si fece responsabile della
nuova metamorfosi cui Siracusa avrebbe subito. Quel cittadino era Agàtocle e trasformò Siracusa in
un grande Stato ellenistico. Agàtocle (317-289 a.C.)
Agàtocle. Dopo la deposizione di Timoleonte nel 337 a.C., Siracusa conobbe delle tensioni che si
irradiarono a tutta l'isola.
La breve parentesi di Alessandro il Molosso. Al 334 a.C. arrivò, chiamato da Taranto contro gli italici,
Alessandro il Molosso (fratello di Olimpìade, madre di Alessandro Magno), forse in ottemperanza ai
–
progetti alessandrini di conquista in Occidente. Il Molosso riuscì a liberare Eraclèa dagli Italici essa
divenne nuovamente la capitale della Lega italiota. Il Molosso batté anche i Sanniti (alleati dei
Lucani): ormai aveva il controllo dell'Italia meridionale. In funzione anti-sannitica si alleò con Roma.
Dopo un po' Taranto, infastidita dall'alleanza dei Romani, visti né più né meno come barbari, si
congedò dal Molosso, il quale combattendo nel 330 a.C. contro gli Italici del Sud morì.
Agàtocle al potere. Intanto Agàtocle era stato esiliato da Siracusa, ma nel 317 a.C., in testa a un
esercito mercenario, riuscì a sgominare il regime oligarchico, facendo persino uccidere 4000
individui; 6000 oligarchici si rifugiarono ad Agrigento. L'assemblea lo elesse stratego autòcrate.
Agàtocle tenne una politica di stampo dionisiano.
La guerra contro Cartagine. Anzitutto egli fece riemergere Siracusa, cosa malvista dalle città siceliote.
Ma subito dopo riuscì a formare una confederazione siceliota a base egemonica siracusana (e ciò
significava la ripresa della guerra contro Cartagine). –
Dal 311 sino al 306 a.C. Agàtocle fece la guerra ai Cartaginesi dopo sconfitte, vittorie, assedi e
addirittura