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Martina Sgorlon VR389520

Tesina di

Filosofia Politica e Giornalismo

Martina Sgorlon 1

Martina Sgorlon VR389520

Introduzione

Attraverso l’elaborato che segue ho cercato di risalire alle cause principali della

scomparsa dell’autorità nelle moderne società democratiche.

Dopo la lettura dei volumi previsti dal programma del corso, ho analizzato il pensiero

dei tre filosofi (Benjamin Constant, Alexis De Tocqueville, Hannah Arendt) e, cercando

di non lasciarmi influenzare troppo dall’analisi che Arendt compie nel volume Tra

passato e futuro, ho provato ad elaborare una mia personale tesi riguardo l’argomento.

Un insieme intricato di cause e conseguenze mi ha portata alla conclusione che alla

base della scomparsa dell’autorità nelle società democratiche ci possa essere la

degenerazione dei principi fondamentali della democrazia stessa. Nell’elaborato provo a

procedere per gradi, analizzando separatamente tali principi e le loro conseguenze

degenerate fino ad arrivare ad una conclusione unitaria. 2

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La scomparsa dell’autorità nelle società

democratiche

Se la parola democrazia è il risultato dell’unione dei termini démos e cràtos ne deriva

automaticamente che questa forma di governo sia basata sulla sovranità del popolo, dei

cittadini. Come afferma Alexis De Tocqueville nella sua analisi della neonata Unione

americana, presso le nazioni in cui regna il dogma della sovranità popolare «tutti gli

individui rappresentano eguali porzioni di sovranità e partecipano in modo eguale al

governo dello stato. Ogni individuo è dunque considerato eguale per cultura, virtù e

1

forza a qualunque altro suo simile».

Alla luce di questa definizione risulta facile notare due requisiti fondamentali: il primo

riguarda la partecipazione della popolazione alla vita politica, il secondo l’eguaglianza

delle condizioni dei cittadini. Benché entrambi appaiano non solo come concetti positivi

ma anche come solide fondamenta per la costruzione di una società basata sulla libertà e

su quella che può essere definita felicità pubblica, in realtà il loro sviluppo nelle società

democratiche moderne pare aver condotto queste forme di governo verso una

progressiva degenerazione. Il risultato della loro deformazione e, credo non sia

è la scomparsa dell’autorità,

esagerato affermare, anche del loro fallimento intendendo

2

nella quale gli uomini rimangono liberi»

per autorità «un’obbedienza .

Uno dei primi sviluppi negativi delle società democratiche moderne è quella che

Tocqueville definisce tirannide della maggioranza. Essa nasce dalla sovranità popolare,

entro la quale la maggioranza di un popolo ha il diritto di fare e pensare tutto. Tale

maggioranza ha il compito di rappresentare la società nella sua interezza, ma la sua

crescita sembra portare ad una sorta di onnipotenza, dove la conseguenza più negativa è

la scomparsa di una garanzia contro la tirannide che essa stessa esercita sui cittadini.

La tirannide della maggioranza abbandona la tortura corporale per “elevarsi” a quella

psicologica, tracciando un limite intorno al pensiero e condannando all’irrilevanza e alla

morte sociale tutti coloro che sono considerati la minoranza. Come afferma Tocqueville,

«Un tempo la tirannide faceva uso di strumenti grossolani, come le catene e il boia; oggi

1 A T , La democrazia in America, BUR, Milano, 2015, p. 73.

LEXIS DE OCQUEVILLE

2 Che cos’è l’autorità?,

H A , in: Tra passato e futuro, Garzanti, Milano, 1999, p. 147.

ANNAH RENDT 3

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la civiltà ha perfezionato anche il dispotismo, che pure sembrava non avesse nulla da

3

imparare» .

Già dopo questo primo passo all’interno delle società democratiche moderne, si può

notare come il concetto che abbiamo identificato con il termine autorità venga a

mancare. La libertà degli uomini è limitata dalla paura esercitata dal potere della

maggioranza e l’autorità scompare in quanto l’obbedienza non è volontaria, ma

conseguenza di una costrizione.

Avvalendosi ancora una volta dell’analisi che il filosofo e storico francese fa

pare che l’unica tutela nei confronti della tirannide della

dell’America anglosassone,

maggioranza possa essere la libertà di associazione. La nascita di associazioni e

istituzioni libere sostituisce la potenza individuale che prima del livellamento delle

e si pone come freno all’onnipotenza della

condizioni apparteneva ai nobili

maggioranza che si sviluppa dalla sovranità popolare. Esse prevedono una

partecipazione dei cittadini alla vita politica e formano la base dei nuovi sistemi

rappresentativi tipici delle società democratiche moderne. Tali sistemi trasformano la

democrazia da diretta, dove il potere era esercitato in maniera totale dal popolo, ad

indiretta, dove lo stesso potere è invece nelle mani di alcuni rappresentanti eletti dal

popolo stesso.

In un panorama come quello appena esposto, il sistema rappresentativo appare dunque

come una soluzione al problema della tirannide esercitata dalla maggioranza, esso però

non ristabilisce una vera autorità, ma tutela solo i cittadini da quella che è invece

un’autorità deformata, disprezzata e temuta dal popolo e che dunque non può essere

considerata tale.

Un altro sviluppo negativo delle società democratiche moderne nasce invece dal

secondo concetto fondante di tali forme di governo: l’eguaglianza delle condizioni. Essa

influenza sia la vita politica, plasmando leggi e governo, che la società civile, creando

opinioni, sentimenti e modificando la vita stessa dei cittadini. Il secondo ideale fondante

delle società democratiche prevede dunque che nessuno sia differente dai suoi simili e

che, proprio per questo motivo, gli uomini siano completamente liberi.

l’avvento della democrazia «i ceti si confondono, le barriere elevate fra gli uomini

Con 4

si abbassano» , e questo non solo in America. Tocqueville fa notare come anche in

3 A T , La democrazia in America, cit., 2015, p. 261.

LEXIS DE OCQUEVILLE 4

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Francia questo processo di livellamento della società sia in atto ormai da molti secoli:

«Se voi esaminate, a cominciare dal secolo XI, gli avvenimenti della storia di Francia di

cinquanta in cinquanta anni, vi accorgerete che, dopo ognuno di questi periodi, si è

operata una doppia rivoluzione nella società. Il nobile sarà disceso nella scala sociale

mentre il plebeo sarà elevato: l’uno discende e l’altro sale. Ogni mezzo secolo li

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avvicina, presto saranno allo stesso livello» .

All’interno di un sistema dinamico e complesso come quello di una società, non è

un concetto senza perdersi all’interno di un intricato

semplice analizzare lo sviluppo di

insieme di cause e conseguenze. Se poniamo alla base di questa seconda parte di analisi

l’eguaglianza delle condizioni, essa ci condurrà necessariamente verso due strade

completamente diverse che però hanno come punto di arrivo comune lo stesso raggiunto

con la prima analisi, cioè la scomparsa dell’autorità.

La prima strada entra nel campo dell’istruzione. Questo ambito prevede uno schema

gerarchico preciso, dove l’insegnante è al di sopra dei suoi allievi per conoscenze

(messe oggi in pericolo dalla pedagogia moderna che punta ad una preparazione

generale più che ad una specifica) ed età, ma nelle democrazie questo schema non

sempre è messo in pratica. Arendt afferma come l’eguaglianza

Prendendo ad esempio gli Stati Uniti, Hannah

delle condizioni abbia invaso un ambito non necessario, tendendo a ridurre anche

all’interno dell’educazione ogni disparità: «tra giovani e vecchi, più dotati e meno

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dotati, fino a quelle tra bambini e adulti, in specie tra scolari e maestri» . Ovvia

di tale approccio è la perdita dell’autorità del maestro o del professore e,

conseguenza

poiché la scuola è il primo luogo nel quale un bambino viene a contatto con la società,

questa sfiducia e scomparsa dell’autorità non può che ripresentarsi una volta diventato

adulto, in riferimento però all’apparato politico ed istituzionale di un Paese.

Inoltre, in mancanza di una vera e propria autorità al di sopra di quella che possiamo

considerare una società di bambini, ritorna al potere la stessa tirannide della

maggioranza che minaccia le società democratiche vere e proprie. Usando ancora una

volta le parole di Arendt: «Quanto al bambino stesso che fa parte del gruppo, la sua

situazione è naturalmente anche peggiore di quanto non fosse l’altra, che si è voluto

4 A T , La democrazia in America, cit., 2015, p. 24.

LEXIS DE OCQUEVILLE

5 Ibid, p. 21.

6 La crisi dell’istruzione,

H A , in: Tra passato e futuro, cit., 1999, p. 236.

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Infatti, l’autorità di un gruppo, sia pure d’un gruppo infantile, è sempre molto

abolire.

più forte e tirannica di quanto non possa essere anche la più rigida autorità di una sola

persona. Se ci mettiamo nei panni del bambino singolo, vedremo che per lui le

occasioni di ribellarsi, o far qualcosa di testa propria, sono in pratica zero. Egli non si

trova più a contendere, in conflitto impari, con una persona di certo superiore a lui in

assoluto, ma contro la quale può contare sulla solidarietà degli altri bambini, ossia dei

suoi pari; si trova invece nella posizione, quanto mai disperata, di una minoranza

formata da un solo membro, contrapposta alla maggioranza assoluta di cui fanno parte

7

tutti gli altri» .

Analizzando un po’ più a fondo questa crisi dell’educazione e dell’autorità all’interno

del campo dell’istruzione, si può notare come essa sia strettamente legata anche alla

crisi della tradizione intesa come rispetto del passato.

Per risalire alla nascita di questo concetto bisogna tornare nell’antica Roma, quando i

cittadini romani attribuivano alla tradizione il compito di formare la società. Però,

soprattutto dopo il Romanticismo, questa deferenza nei confronti degli avi e del passato

è scomparsa e con lei l’attenzione verso la cultura in generale. Se in epoca romana la

tradizione era il fondamento della società, nelle democrazie moderne i cittadini sono

concentrati su ben altri ambiti, come vedremo in s

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
9 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MartyEss di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Guaraldo Olivia.