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IL VERISMO ITALIANO
L’immagine di Zola si diffuse rapidamente in Italia come un romanziere scienziato, “realista”, “sociale”, a
favore del progresso e dell’umanità.
A Milano furono per primi gli ambienti socialisti a sposarne e diffonderne le tesi, ma non riuscirono a
realizzare una teoria artistica.
Cosa che invece riuscì a due intellettuali non socialisti, ma conservatori: LUIGI CAPUANA E GIOVANNI
VERGA.
Il Capuana, dalle righe del Corriere della Sera, diffuse l’opera di Zola anche se si allontana dalla teoria
zoliana che la letteratura fosse assimilabile alla scienza.
Per Capuana il Naturalismo non rappresenta la scienza ma un modo di fare letteratura (una tecnica). Cioè
la scientificità non deve trasformare la narrazione in “esperimento” scientifico, ma la scientificità è una
tecnica che lo scrittore utilizza per spiegare un fatto. Tutto questo si traduce nel principio della
“impersonalità” dell’opera d’arte (che avviene con l’eclissi dell’autore) cioè la scomparsa del narratore
tradizionale che interviene, commenta, giudica. L “impersonalità” è il motivo centrale della poetica del
Capuana e di Verga, invece dello “sperimentalismo” scientifico del Naturalismo francese e di Zola.
L’ASSENZA DI UNA SCUOLA VERISTA
Oltre a queste posizione teoriche, il “verismo” è una etichetta generica che indica opere artistiche molto
differenti tra loro.
Infatti il “verismo” non ha avuto una scuola o un movimento organizzato come il Romanticismo.
Il panorama del periodo verista comprende tante esperienze tra loro molto diverse.
Sicuramente il verismo italiano è lontano dal naturalismo francese da cui si tende a farlo derivare. Gli
scrittori dell’epoca non hanno niente in comune se non un generico riferimento alla “realtà” ed un
interesse per le figure e gli ambienti popolari e le loro miserie.
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GIOVANNI VERGA (1840-1922)
Nasce a Catania da famiglia agiata con ascendenze nobiliari.
Studi irregolari e non conclusi e interesse per i romanzi di carattere sentimentale e di intrigo (I tre
moschettieri, La signora delle Camelie) , anziché i classici italiani e latini.
Si sposta per la prima volta a Firenze nel 1865 per tornarvi una seconda volta nel 1869, col pensiero di
soggiornare in un ambiente culturalmente più aperto e vivace della sua Sicilia.
Ma è a Milano, dove approda nel 1872, che avviene la svolta. Entra in contatto con gli ambienti della
Scapigliatura e comincia a pubblicare i primi tre romanzi (EROS- TIGRE REALE – EVA) Ma è nel 1878 che
avviene la svolta verso il VERISMO, con il romanzo ROSSO MALPELO, e poi con le novelle VITA DEI CAMPI-
Nel 1881, esce il primo romanzo del CICLO DEI VINTI
I MALAVOGLIA , poi MASTRO DON GESUALDO, il terzo non riesce a completarlo LA DUCHESSA DI LEYRA.
Dopo Milano, nel 1983, torna definitivamente a Catania e dopo il 1903 si chiude in un silenzio totale
dedicandosi alle sue proprietà terriere. Le suo posizioni politiche sono sempre conservatrici. Allo scoppio
della I^ guerra mondiale si schiera per l’intervento ed anche dopo la guerra è un fervente nazionalista.
Muore nel 1922, prima della salta al potere del fascismo.
I ROMANZI PRE-VERISTI
Prima della svolta verista , Verga, scrive , prima a Firenze e poi a Milano, alcuni romanzi che riscuotono
notevole successo
EVA – EROS – TIGRE REALE – STORIA DI UNA CAPINERA-
Sono romanzi che si inquadrano nel clima tardo-romantico, rappresentano ambienti aristocratici e passioni
complicate e violente. Il linguaggio è enfatico ed emotivo, ben lontano dal naturalismo francese e dal
successivo verismo italiano. LA SVOLTA VERISTA
Dopo un silenzio di tre anni, nel 1878, esce un romanzo che si discosta dalla narrativa anteriore (gli
ambienti mondani, le passioni, il melodramma), nasce ROSSO MALPELO, la storia di un giovane minatore
che vive in un ambiente duro e disumano e utilizza un linguaggio crudo, popolaresco. Nasce la prima opera
“verista”, ispirata alla “impersonalità”.
Molti parlano di una “conversione” del Verga ma non è così perché già nei romanzi EVA-EROS-TIGRE REALE
– Verga voleva raccontare il “vero”, solo che non aveva ancora acquisito concetti e stili più maturi e cioè la
concezione naturalistica della realtà e l’impersonalità.
Non solo, la svolta verista del Verga, non presuppone l’abbandono degli ambienti aristocratici che
frequentava anzi si propone di studiarli con questi nuovi strumenti che ha acquisito.
POETICA DELL’IMPERSONALITA’
Abbiamo detto che il principio a cui fa riferimento il Verga per questo nuovo modo di narrare è l’
IMPERSONALITA’.
Questo principio, il Verga, lo descrive in una lettera al Capuana.
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Secondo l Verga, il racconto non deve solo parlare di cose che esistono realmente ma il modo di raccontare
deve porre il lettore “faccia a faccia col fatto nudo e schietto”, non deve cioè passare dal filtro, dalla lente
del narratore. Per questa ragione lo scrittore deve “eclissarsi”, non deve comparire con riflessioni, con
spiegazioni, con descrizioni, con giudizi, ma entrare nel personaggio e parlare con i loro pensieri, con i loro
occhi, “colle loro parole”. Il lettore deve avere l’impressione non di sentire un racconto, ma di assistere
direttamente a fatti che si svolgono sotto i propri occhi. Per questo il lettore viene introdotto nel racconto
senza spiegazioni, senza antefatti, senza conoscere il profilo del personaggio, né la loro storia (si pensi al
Manzoni che descrive la Monaca di Monza).
LA TECNICA NARRATIVA
Con questa svolta verista, il Verga, inaugura una nuova tecnica narrativa profondamente innovativa ed
originale, lontana dalla tradizione.
Nelle sue opere, lo scrittore si “eclissa” e si cala nel personaggio e vede le cose con i suoi occhi e si esprime
con le sue parole. Scompare il narratore onnisciente (Manzoni, Balzac) Il punto di vista dello scrittore
scompare e tutto si colloca nel mondo raccontato, allo stesso livello dei personaggi (ambienti popolari,
rurali, personaggi incolti, con linguaggio spoglio, povero, con uso di proverbi e modi di dire, imprecazioni,
con struttura scorretta e dialettale). VITA DEI CAMPI
Le motivazioni della svolta di Verga non sono note. Si può ipotizzare che l’influenza dello scrittore francese
Zola fu determinante. In particolare con il romanzo ASSOMOIR, dove il Zola inserisce la tecnica della
“regressione” (cioè il punto di vista dello scrittore scompare e lo stesso entra nella mentalità e nel modo di
esprimersi del personaggio).
Questo romanzo di Zola fornì a Verga uno spunto che però lui sviluppò in maniera anche diversa dall’autore
francese.
Questa nuova impostazione verista, partendo da Rosso Malpelo, porta Verga a pubblicare altri racconti
altre novelle, raccolti nel volume VITA DEI CAMPI (1880) e precisamente (CAVALLERIA RUSTICANA, LA
LUPA, JELI IL PASTORE, FANTASTICHERIA, L’AMANTE DI GRAMIGNA, GUERRA DEI SANTI, PENTOLACCIA)
Anche in questi romanzi si parla della vita di gente umile, minatori,m contadini, pescatori,ecc. con la tecnica
narrativa dell’”impersonalità”, che consiste nell’”eclissi” dell’autore e nella “regressione” della voce
narrante dentro al punto di vista dei suoi personaggi.
IL CICLO DEI VINTI
Contemporaneamente ai racconti brevi, alle novelle, Verga concepisce un ciclo di romanzi con i quali
intende descrivere tutte le classi sociali dell’Italia, dai ceti popolari, alla borghesia, all’aristocrazia.
Filo conduttore dei romanzi è la “sopravvivenza”. Verga riprende il concetto di evoluzione della specie di
Darwin e la applica all’uomo. In ogni società il più forte, domina e trionfa sul debole.
Verga non parla dei vincitori ma dei VINTI. Vinti dall’avversità della vita, vinti perché più deboli, vinti perché
più poveri.
Anche lo stile ed il linguaggio si modifica man mano che sale nella scala sociale.
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I MALAVOGLIA
Il primo romanzo del Ciclo dei Vinti, è I MALAVOGLIA, storia di una famiglia di pescatori siciliani che avendo
la casa ed una barca, lavorano e vivono abbastanza felicemente. Il patriarca Ntoni, governa una famiglia
ampia e dinamica.
Però succedono una serie di avvenimenti contrari:
-la partenza al militare del giovane nipote Ntoni che sottrae forza lavoro alla famiglia,
-la crisi della pesca,
-una nuova attività commerciale che va a male (commercianti di lupini),
-il naufragio e la perdita della barca.
Queste contrarietà, fanno iniziare un dramma familiare ed economico che travolge la famiglia e la disgrega.
Perdono la casa e la barca. Muoiono alcuni personaggi, altri vanno via dal paese.
Solo l’ultimo figlio, Alessi, riesce a ricostruire un nucleo familiare riscattando la casa e riprendendo l’attività
di pescatore.
Infine il giovane Ntoni (da cui tutto parte), uscito dal carcere si rende conto di non poter più restare in casa
e si allontana dal paese per sempre.
L’IRRUZIONE DELLA STORIA.
I Malavoglia che rappresentano la vita umile di una famiglia di un paesino della Sicilia, sembra siano postoi
al di là del contesto storico della nuova Italia.
Ma non è così. La grande storia investe il lontano paesino siciliano con il suo corso.
La coscrizione militare resa obbligatoria dal nuovo Stato italiano, costringe il giovane Ntoni a partire dal
paese sottraendo forza lavoro.
Le tasse del nuovo Stato incidono nella crisi della lontana famiglia siciliana.
Il tentativo di modernizzarsi, che consiste nel tentativo di cambiare mestiere e diventando commercianti di
lupini, fallisce.
Inoltre lo scontro tra modernità e tradizione disgrega definitivamente la famiglia. Infatti il giovane Ntoni
che ha conosciuto attraverso il servizio di leva altre realtà moderne e dinamiche, si scontra contro la
tradizione, la rassegnazione ed il ritmo lento ed immobile del paese, rappresentato dal patriarca Ntoni.
Proprio questo scontro tra innovazione e tradizione, disgrega la famiglia.
E’ vero che alla fine l’ultimo figlio Alessi ricompone parzialmente la famiglia, ma il cerchio non si ricompone
uguale. Molti personaggi sono morti oppure sono andati via, fino all’ultimo addio al paese da parte del
giovane Ntoni, consapevole di non poter restare nella sua famiglia per andare verso il progresso
Anche nei MALAVOGLIA, il narratore si “eclissa” ( non interviene con giudizi, né con antefatti) e inoltre si
immedesima nel livello culturale dei personaggi (regressioni).
Il linguaggio è pieno di modi di dire, proverbi, imprecazioni, anche se il lessico