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Il completamento del processo risorgimentale: la questione veneta
Fatta l'Italia, rimanevano da fare gli italiani, aveva affermato Massimo d'Azeglio. Ma nel 1861 l'Italia era stata fatta solo in parte: rimanevano almeno due questioni territoriali aperte: il Veneto e Roma.
La questione del Veneto venne risolta rapidamente anche se non molto gloriosamente con la guerra austro-prussiana del 1866 a cui l'Italia partecipò a fianco della Prussia. Nonostante le due sconfitte, in terra a Custoza e in mare a Lissa, grazie alla potenza dell'esercito prussiano ottenne dall'Austria il Veneto (ma non il Trentino, la Venezia Giulia e l'Istria).
Per il complessivo quadro geo-politico europeo la guerra del 1866 ha importanza soprattutto in quanto segna il prepotente ingresso sulla scena europea di una nuova potenza, la Prussia, guidata con vigore autoritario dal cancelliere Bismarck e al contempo perché avvia la fase risolutiva di un altro processo di.
Unificazione nazionale, quello della Germania, che si compirà di là a poco (nel 1871) in seguito alla guerra franco-prussiana del 1870. La guerra del 1866 consentì l'annessione del Veneto, ma mise anche in luce il profondo divario fra le ambizioni del nuovo stato unitario italiano, che aspirava ad assolvere un ruolo di primo piano nel quadro europeo, e la realtà della sua forza militare, delle sue risorse organizzative, economiche e politiche ancora assai lontane dalle ambizioni. Il confronto con la Prussia, a questa data, risulta per l'Italia quasi umiliante.