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La protezione del
patrimonio storico e
artistico durante i confitti
Cultura e società
Quando scoppia una guerra, oltre alla vite umane, vengono
distrutte anche opere d’arte,monumenti, beni di valore storico e
artistico a volte inestimabile. In passato, di fronte alle catastrofi
umanitarie provocate dai conflitti armati, le perdite delle opere
d’arte passavano in secondo piano, o venivano considerate come
una questione nazionale, che riguardava solo il paese che aveva
subito il danno. Oggi, grazie ai progressi della legislazione
internazionale nella tutela dei beni culturali espressi dalla
Convenzione dell’Aia in caso di conflitti armati del 1954, emerge
il concetto di «patrimonio secondo cui «i
culturale universale»,
danni recati ai beni culturali, qualunque sia il popolo cui
appartengano, pregiudicano il patrimonio culturale dell’umanità
intera, poiché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale».
La stessa Convenzione prevedeva che l’applicazione della
normativa e la tutela dei beni culturali in caso di conflitto
fossero istituzionalmente svolte dall’UNESCO e dalle
organizzazioni collegate a essa. Il volto della guerra è oggi
cambiato: non si assiste più a grandi conflitti che coinvolgono
intere nazioni, ma a guerre civili che rendono difficile il controllo
e la protezione dei beni di valore storico e artistico. Diversi sono
i casi di recente memoria: dalla distruzione del vecchio ponte di
Mostar, in durante la guerra nella ex
Bosnia ed Erzegovina,
Iugoslavia nel 1993, al saccheggio dell’aprile del 2003 del Museo
archeologico di Baghdad, in il più grande e ricco del Medio
Iraq,
Oriente, a cui seguì la devastazione della Biblioteca Nazionale
nella stessa città. La situazione più grave, attualmente, è quella
che riguarda la e il suo patrimonio culturale. Dopo lo
Siria
scoppio della guerra civile nel 2012, sei siti sono stati dichiarati
dall’UNESCO «in pericolo», tra cui le città vecchie di Aleppo e di
Damasco e l’antico insediamento romano di Palmira. Tutti e sei i
siti sono stati teatro di scontri durante la guerra civile in corso
nel paese. Alla spoliazione di scavi e musei da parte di milizie
armate – che operano queste razzie con l’intento di rivendere i
reperti recuperati – si deve aggiungere una serie di pratiche
altrettanto distruttive per la conservazione del patrimonio
culturale siriano. I siti archeologici e i monumenti storici sono
sempre più frequentemente utilizzati come scudi: al loro interno
le fazioni in lotta installano centri di addestramento o basi