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La professione del tipografo: 9 Gennaio 1969
All'incirca 200 anni orsono, Giovanni Battista Agnelli, fondatore con i fratelli della prima tipografia delle nostre terre, affermava che nel borgo passavano mesi senza che si vendesse un solo libro. Il giornale che poi stampava era, sì, largamente contrabbandato in Italia, dove i governi assoluti controllavano con estrema severità tutto quanto si pubblicava. Ma qui da noi era letto da ben poche persone. In tutto il cantone, una sola tipografia. Un solo giornale, scarsissimi lettori. Questo ieri; oggi parecchie stamperie, molte librerie e chioschi ad ogni angolo di strada, da noi come dappertutto. Ecco qualche dato che concerne le sole pubblicazioni per ragazzi: 100 milioni di giornalini al mese negli Stati Uniti, 40 milioni in Inghilterra, 12 milioni in Italia, tutti per lettori tra i 5 ed i 19 anni. Le cifre che riguardano i quotidiani, le riviste, i libri, sono addirittura astronomiche. Le macchine rotative sfornano migliaia,
milioni di copie in un battere d'occhio; intere foreste sono abbattute ogni giorno per fornire la carta di cui il nostro tempo è un divoratore insaziabile. Se ne è fatta, dunque, di strada da quando l'uomo affidava il suo pensiero alla roccia, alla lapide, oppure all'argilla. Da quando il leggere e lo scrivere erano un privilegio della casta sacerdotale, da quando i libri copiati a mano con pazienza infinita dai monaci erano il privilegio di pochi. Un primo progresso lo si ebbe sul finire del secolo XIV, quando s'incominciò a scolpire nel legno una pagina intera, che poi, coperta di nerofumo, si pressava sulla pergamena. La data di nascita della stampa vera e propria si aggira intorno al 1440, quando Johannes Gutenberg di Magonza inventò i caratteri mobili, ossia quelle lettere isolate con le quali si può comporre e scomporre finché si vuole sia parole, sia righe, sia pagine intere. Grazie, dunque, a Gutenberg, proprio nelMomento storico in cui rinasceva il concetto della libertà del pensiero, all'uomo era offerto un mezzo davvero prodigioso per la diffusione delle sue idee. Ben si può affermare che la libertà e la stampa sono sorelle, inconcepibili l'una senza l'altra, tanto è vero che in ogni tempo ed in ogni luogo i despoti soffocheranno la libertà soffocando la stampa.
Con Gutenberg nasce così la nobilissima arte tipografica, centrata sul lavoro del tipografo compositore e del tipografo impressore, un lavoro che analizzeremo seguendo il nascere del giornaletto che illustra ai giovani le lezioni radio e tele scolastiche. E vediamo il primo momento, l'incontro cioè tra autore ed editore. Sulla pagina di ogni libro c'è qualcosa che non cambia mai: il rigo di stampa in alto con il nome dell'autore, il rigo di stampa in basso con il nome dell'editore, tra le due righe il titolo. La storia di ogni stampato comincia sempre così.
con l'incontro tra l'autore che ha un'idea da comunicare agli altri, e l'editore che stampa le idee in centinaia, migliaia, milioni di copie per mandarle poi in giro per il mondo. L'uomo che nella tipografia sceglie i caratteri di stampa, le illustrazioni, la carta, la forma della pubblicazione, si chiama "proto", parola che significa "il primo", cioè colui che organizza e pianifica tutto il lavoro della tipografia. E da questo momento ha inizio la seconda parte: la composizione del testo per mezzo della macchina. La composizione tipografica può avvenire in due modi: a mano, o a macchina, ossia mettendo assieme ad una ad una le matrici delle lettere come faceva Gutenberg, o battendole a macchina come fa una qualunque dattilografa. La composizione a mano è molto pregiata ma lenta, ed è superata, e non può certo entrare in linea di conto per la stampa dei giornali, delle riviste, e dei libri in genere. Oggi si ricorreinvece alla macchina, perlopiù