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BRIGANTAGGIO.
contadina: il
Fu un periodo di rivolte che durarono circa 4 anni (18611865) alimentata dai
Borbone, ai quali si aggregarono esponenti di
una condizione sociale variegata. Fu
ferocemente e violentemente repressa
dall’esercito italiano (120000 uomini venero
mandati per sedare il brigantaggio): lo stato
italiano si presentò con la forza ai
meridionali che percepirono l’annessione al
nuovo stato come il passare da un signore
all’altro, percezione di estraneità al progetto
di modernizzazione risorgimentale di unità.
Il divario economico fra nord e sud non è una specificità italiano (l’Inghilterra ha un
divario fra est e ovest …) però la differenza con gli altri Stati è che nord e sud non
sono mai stati complementari (i commerci erano più con l’estero che fra gli stati
italiani preunitari) un po’ più di complementarietà strutturale si avrà negli anni del
miracolo economico italiano, 1950 ca, con la migrazione dal sud al nord.
La differenza fra nord e sud determinò poi anche la grande ondata di migrazioni verso
l’America di manodopera. La grande migrazione meridionale iniziò negli anni 80
dell’Ottocento (la prima ondata migratori era stata di inglesi, irlandesi, tedeschi), con
anche migranti dell’Europa dell’est (Europa zarista) e dalla Spagna, con i nuovi
piroscafi a vapore.
La Mafia, secondo molti storici, nacque anche per la scelta di preservare alcuni assetti
economici/politici dopo l’unità, situazione che si ripeterà con la repubblica dopo le
grandi guerre. La mafia è una fora di assetto culturale che si rifinisce con il procedere
della modernizzazione e convive con le strutture dello stato.
SINISTRA STORICA (18761887)
Avviata la prima fase di costruzione della nazione sotto la destra storica, la sinistra
fase di riforme.
avviò una La sinistra salì al potere in virtù di un “ribaltone
parlamentare”: il governo di destra propose la
nazionalizzazione delle ferrovie nel 1876 (prima erano
private) ma la destra toscana votò contro (ribaltone) il
governo venne messo in minoranza e cadde. Il re
incaricò Agostino Depretis di formare un nuovo
governo che ottiene l’appoggio della destra toscana; ci
fu però una crisi parlamentare in seguito alla quale il re
decise di sciogliere il parlamento e indire nuove
elezioni in cui vinse la sinistra (ottennero la
maggioranza i deputati che avevano idee più
progressiste). (1882)
Il nuovo governo guidato da Depretis inaugurò la
TRASFORMISMO
pratica del (che viene visto negativamente), ovvero la ricerca di
maggioranze parlamentari variabili su determinate istanze governative, c’è la ricerca
di una grande centro e contemporaneamente l’esclusione della parti più estremiste,
l’allargamento del consenso parlamentare all’interno dello stesso sistema (modello
molto perseguito dalla Francia della Terza Repubblica). Si cerca di ottenere grandi
maggioranze piuttosto che avere una dialettica governoopposizione. (nella lingua
italiana divenne sinonimo di immobilismo, di paura di gestire uno stato in cui i
meccanismi del consenso sono più difficili, clientelismo, debolezza).
La pratica del trasformismo però riuscì a dare una larga base parlamentare per
realizzare alcune grandi riforme fra cui:
La legge elettorale del’1882 che abbassò il reddito a 19 lire annue 25% dei
o maschi adulti potè votare;
Prime 2 classi delle elementari obbligatorie (processo iniziato dalla destra
o storica) legge Coppino;
Una prima legislazione sul lavoro, riconoscimento della società di mutuo
o soccorso, legato anche all’emergere di un movimento socialista.
ITALIA FINE SECOLO – FASE CRISPINA 1887
1896
In questo periodo nacquero le organizzazioni socialiste di raccolta del
consenso partiti socialisti, che offrono il modello moderno di partito
moderno.
Partito operaio italiano 1882;
o Partito dei lavoratori italiani 1892;
o Partito socialista italiano 1895.
o
Si fecero portatori di determinate istante, innanzitutto la questione
sociale.
L’Età Crispina fu l’ultima fase di un Italia governata da una classe dirigente
risorgimentale, dai giovani del 48; Crispi subentrò a Depretis, alla sua morte,
avviando una fase di originale mix tra riformismo e
autoritarismo: questi anni vengono identificati con la fase di
riforma dello stato con una serie di norme amministrative,
riordinò il genio civile, la riforma del codice penale (Codice
Zanardelli 1890, in vigore fino al codice Rocco fascista, che
aboliva la pena di morte, introduceva il diritto di sciopero) un
servizio di statistica per gestire lo stato 1870, riorganizzò le
poste 1889, la normativa di polizia con l’istituzione di un
casellario politico centrale 1889, venne esteso il voto
amministrativo, vennero istituiti i sindaci elettivi nei comuni superiori ai 15000
abitanti, vennero ridotti i poter del prefetto allentamento della posizione centrale
dello stato.
In questa fase di riorganizzazione delle burocrazie tecniche iniziò il decollo
industriale, fu un periodo di forti tensioni sociali e una grossa difficoltà dello stato
liberale a fare fronte al cambiamento della società italiana; Crispi mostrava ancora il
volto di una vecchia classe dirigente che non era più in grado di gestire una società di
della
massa. I governi crispini vennero travolti da un grande scandalo, Scandalo
Banca Romana: c’erano varie banche che potevano emettere moneta (non c’era
ancora la banca d’Italia), e quella romana aveva emesso una doppia serie di biglietti,
ovvero senza una copertura economica effettiva; era stata una forma di truffa che
aveva coinvolto deputati e giornalisti tanto che un giovane Ministro del Tesoro,
Giovanni Giolitti, fece una serie di riforme per uscire dal primo scandalo economico
nascita della Banca d’Italia nel 1893
finanziario che portò alla che avrà sede in Via
Nazionale a Roma (ancora oggi); non era l’unico istituto di emissione, dal 1926 però
si.
In questo quadro di difficoltà politica interna c’era una vicenda paradigmatica che
vide coinvolto il governo: una serie di proteste delle organizzazioni dei lavoratori
siciliani, i Fasci Siciliani, (non quelli di Mussolini), che portarono avanti una serie di
rivendicazioni economiche; di fronte a questa rivolta la risposta fu fortemente
repressiva, venne mandato l’esercito con l’istituzione dello stato d’assedio. Ancora
una volta lo stato unitario si presentava al Meridione con il volto della repressione e
della forza.
Per quanto riguarda la politica estera, questa è la fase d’avvio della colonizzazione
italiana, si scelse di entrare nella corsa dell’imperialismo europeo per avere maggiore
prestigio politico da fare valere sui tavoli della diplomazia internazionale.
Questo comportò una trasformazione delle grandi alleanze italiane:
fino a quel momento la grande sostenitrice era stata la Francia che
aveva sostenuto il Risorgimento più che altro per sovrastare la
potenza AustroUngarica; la colonizzazione italiana mirava a
conquistare dei territori sul Mediterraneo, controllato da Francia
(Algeria, Tunisi), Inghilterra (Egitto) e Impero Ottomano. Questo
portò alla formazione di una nuova alleanza con la Germania
Guglielmina e, paradossalmente, con l’Austria (che fino a quel momento era stata la
sua grande nemica), due grandi potenze che aspirano/riaspirano a un ruolo nel
Triplice Alleanza/Patto dei Tre Imperatori, 1882,
Mediterraneo rinnovata nel
1887 e nel 1891, che resterà in vigore fino al 1914 (nel 1915 lascia la Triplice
Alleanza). Fu un patto difensivo molto legato all’espansione della Francia nel
mediterraneo (Tunisi nell’81, il patto nell’82 …).
Il colonialismo italiano iniziò con la conquista del Corno d’Africa e l’Eritrea (era un
regno cristiano di tipo feudale, confidava con il Sudan (protettorato angloegiziano)),
poi la Libia (in età Giolittiana in seguito alla guerra italo turca nel 1911, con
l’ottenimento delle isole del Dodecanneso, la Tripolitania e Cirenaica), l’Etiopia (con
Mussolini). Da parte dei cattolici e dei socialisti (tendenzialmente anticoloniali) ci fu
un’opposizione. Nel corno d’Africa ci furono tutta una serie di esplorazioni con
Orazio Antinori e acquisto una forte importanza dopo l’apertura
del canale di Suez nel 1869, ci fu una penetrazione culturale
italiana.
1882
Nel il governo italiano (una compagnia di navigazione
genovese, Rubattino) comprò la Baia di Assab sul Mar Rosso
inizio del colonialismo italiano.
Venne occupata militarmente Massaua 1885, grazie anche
all’aiuto degli inglesi che volevano approfittare delle tensioni in Africa e preferivano
l’espansione italiana a quella francese o russa, collaborando, negoziando e sfruttando
le rivalità tra i vari Ras di questi territori (Menelik).
Questa penetrazione fu difficile, c’erano eserciti locali, nel 1887 ci fu il Massacro di
Dogali (Alula guidò un attaccò che massacrò l’esercito italiano), si riuscì però a
Trattati di Uccialli
firmare il con Menelik in cui l’Eritrea venne dichiarata colonia
italiana e istituisce un protettorato sull’Etiopia (di questo punto era contrario
Negus/Menelik questione diplomatica); la capitale fu Asmara.
Nel frattempo l’Italia proseguì con l’annessione della Somalia,
completata senza combattere contro una forte resistenza militare
(i somali erano tribù). In Eritrea ci furono rivolte: due grandi
sconfitte militari italiani ad Amba Alagi e poi Adua nel 1896 (fu
una notizia di grande portata mediatica, 5000 morti, ci fu una
sollevazione popolare con la caduta del governo Crispi).
Nel 1903 venne istituito il Ministero delle Colonie .
La sconfitta di Adua determinò delle tensioni sociali di fine
secolo iniziate con i Fasci Siciiani, continuate con le Proteste a
Milano nel maggio del 1898 (governo di
Rudinì), represse violentemente
dall’esercito, con il generale Bava Beccaris
che sparava sulla folla. Questo portò a una
crisi politica e sociale gravissima legata
anche a un crisi di immagine dell’Italia nel
mondo (a causa della sconfitta di Adua) che
culminò con l’uccisione del re Umberto I a
Monza durante una visita ufficiale, da parte
di un anarchico.
La crisi di fine secolo dimostrò
l’inadeguatezza di una classe dirigente che
non poteva tener fronte al cambiamento, aveva risposto violentemente alle rivolte.