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LA POPOLAZIONE, LA CRESCITA ECONOMICA E I VINCOLI DELLE RISORSE
Le tendenze demografiche nella storia
Il primo economista ad aver sviluppato una teoria coerente della scarsità di risorse come limite
vincolante per la crescita economica nel lungo periodo fu Thomas Malthus.
Secondo l’economista, poiché la terra è una risorsa limitata, l’offerta di alimenti avrebbe avrebbe finito
per porre dei vincoli al reddito e di conseguenza alla crescita della popolazione.
In una cultura basata sulla caccia e sulla raccolta, il progresso tecnologico non si sarebbe tradotto in un
miglioramento sugli alimenti ne sulla popolazione, ma genera semplicemente maggiore tempo libero.
Sulle società agricole e industriali, invece, determina un risparmio non solo del tempo libero ma anche
di altre risorse. L’allevamento del bestiame consentì di incrementare il numero dei capi di bestiame
presenti in un determinato territorio, diminuendo quindi la terra disponibile per le colture. Di
conseguenza, la comparsa delle civiltà agricole si accompagnò a una crescita permanente della
popolazione mondiale.
Grafico Il grafico mostra l’andamento della
popolazione europea nel corso degli ultimi
2400 anni e mostra le principali caratteristiche
della stessa in epoca preindustriale.
Nel grafico si registrano due interruzioni della
crescita:
• La prima è associata alla caduta dell’Impero
romano
• La seconda è dovuta allo shock esogeno
causato dalla Peste Nera nel 1347
Oltre agli shock demografici di più ampia portata, si verificarono anche degli shock di breve periodo
causati principalmente dall’andamento dei raccolti, causato a sua volta da eventi climatici imprevisti o
malattie delle piante.
Se fino al XIX secolo la crescita della popolazione fu lenta, successivamente si avviò una “transizione
demografica” che in primis determinò una crescita tra il 1700 e il 1800, nel 1900 si verificò, invece, un
rallentamento.
Ciò dimostra che Malthus si era sbagliato sulla sua epoca e sul futuro ma ciò non significa che la sua
teoria non fosse valida per il passato.
La teoria malthusiana
Secondo Malthus, la crescita della popolazione è correlata positivamente al reddito pro capite ma,
poiché finisce per ridurre il reddito, inevitabilmente ad un certo punto si arresta. Egli sosteneva infatti
che non ci fossero possibilità per una crescita sostenuta nel lungo periodo.
Malthus riteneva che la vi fossero dei limiti fisici alla quantità di terra disponibile, poiché all’aumentare
della popolazione la quantità di terra coltivabile diminuisce (rendimenti decrescenti del lavoro). Il
reddito pro capite di conseguenza cala e finisce per arrivare ad un livello di sussistenza, associato ad
una stagnazione della popolazione. In tutto ciò, Malthus non considerò mai il progresso tecnologico.
Oltre alla quantità di terra, i malthusiani ritennero importante la qualità della stessa.
Secondo la legge ipotizzata da Malthus della rendita marginale della terra, secondo cui la rendita
dell’ultima terra messa a coltura sarebbe stata pari a zero, determina un rendimento decrescente.
Riguardo alla crescita della popolazione Malthus non considerò mai nemmeno i freni preventivi.
A tal proposito è utile precisare alcuni concetti.
I tassi demografici con cui si misura l’andamento della popolazione sono:
• Tasso generico di natalità (CBR = crude birth rate)
• Tasso generico di mortalità (CDR = crude death rate)
La crescita della popolazione è quindi pari a CBR - CDR.
Una diminuzione del reddito avrebbe influito negativamente sui regimi nutrizionali, specie dei
bambini, aumentando il tasso di mortalità. Si parla in questo senso di freni repressivi, dovuti quindi a
cause naturali involontarie. Dati storici, tuttavia, suggeriscono che crisi di mortalità hanno effetti solo
transitori sul livello demografico poiché in seguito la popolazione crescerà ad un ritmo più elevato
rispetto al trend normale (inversione di tendenza).
I freni preventivi sono, invece, legati a controlli intenzionali della fecondità (ritardare l’età del
matrimonio, aborto, coito interrotto, ecc.).
Grafico Se il reddito pro capite è superiore al livello di
sussistenza, la crescita della popolazione sarà
positiva.
Tuttavia, i rendimenti decrescenti del lavoro
faranno diminuire il reddito e l’economia finirà
per raggiungere l’equilibrio malthusiano, cioè
popolazione costante e crescita pari a zero.
Questo pensiero prevede tuttavia solo shock
tecnologici isolati con conseguente crescita
transitori del reddito che dopo pochi anni
tornerebbe al livello di sussistenza.
Se si tenesse in considerazione il progresso
tecnologico continuo si noterebbe che esso
potrebbe neutralizzare i rendimenti decrescenti
provocando un aumento della popolazione
(linea verticale tratteggiata).
Il modello di Malthus presenta tre carenze fondamentali che ne motivano le previsioni errate:
• Ignora o sottovaluta il progresso tecnologico
• Considera un’economia chiusa, trascurando i benefici della specializzazione e degli scambi
commerciali
• Non comprende i freni preventivi e le scelte delle famiglie riguardo la fecondità: ad oggi come allora
le famiglie preferivano avere un numero ridotto di figli ma garantire loro l’istruzione e la formazione
prestando quindi attenzione anche alla qualità di essi.
Il progresso agricolo
Nella storia dell’agricoltura, il cosiddetto “indice di raccolto”, cioè il numero di raccolti annuali per
unità di terra, è aumentato di circa quaranta volte nel lunghissimo periodo. Anche il rendimento della
terra è aumentato.
Il progresso tecnologico si basa sull’accumulazione di conoscenze utili. Nel settore agricolo,
l’apprendimento si concentrava sulla gestione della fertilità dei terreni, principalmente attraverso la
conservazione e il rilascio di azoto. L’azoto assorbito dal grano veniva riciclato mediante il letame o
veniva rilasciato attraverso la coltivazione di alcune piante particolarmente efficienti per fissare e
aumentare l’azoto nel terreno, come il trifoglio e le piante leguminose.
Nelle aree densamente popolate gli escrementi umani delle città circostanti venivano impiegati in
sostituzione al letame. La vicinanza offriva inoltre una serie di potenzialità per l’incremento della
produttività agricola. La domanda diversificata consentiva agli agricoltori di dedicarsi al altre attività
come l’allevamento, l’orticoltura e alla coltivazione di lino e piante non alimentari. Le agricolture
quindi erano molto più sviluppate in prossimità dei centri urbani, diversamente da quanto accadeva in
aree remote caratterizzate da accesso limitato ai mercati e scarse opportunità di diversificazione delle
colture.
Le scelte di fecondità nel tempo
È dimostrato che nonostante le società del tempo non disponessero di moderni metodi di controllo
della fecondità, erano comune un noti alcuni mezzi di controllo anche se meno efficienti. Tra questi
troviamo la procrastinazione del matrimonio, il coito interrotto e l’aborto. Inoltre, la parte della
popolazione malnutrita era meno fertile o andava incontro ad aborti spontanei.
Solo dopo il 1900 le famiglie decisero di concentrare le risorse sull’educazione e la formazione e
rispondevano ai maggiori costi opportunità della procreazione.
Dato che il numero e la qualità dei figli comportano dei costi, dato il vincolo del reddito, le famiglie
non possono avere sia una prole numerosa sia figli di migliore qualità. Con il passare del tempo le
famiglie sviluppano una preferenza per la qualità dei figli a discapito della quantità.