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Visto il legame con la sfera divina, l’insegnamento delle rune sembra costituire il
«retaggio di un antico tema mitologico legato alla conquista della saggezza esoterica in
un altro mondo o presso esseri sovrumani» (Del Zotto, 2003: 74). Il carattere iniziatico
e rituale dell’episodio è sottolineato dall’offerta della bevanda della memoria, in nordico
20 Indispensabili per esercitare l’arte medica. In particolare, si tratta di rune destinate ad essere incise
sulla corteccia di alberi i cui rami siano rivolti a est (Clark, 2012: 82).
21 Si tratta nuovamente di rune connesse all’arte della medicina.
22 Kenning per ‘Odino’.
23 Il verso si riferisce alla pratica di colorare di rosso le rune una volta che queste erano incise su un
dato supporto.
24 Antroponimo che può riferirsi al padre di Sigurd. 18
Brunilde e ‘Sigrdrífa’: la figura della valchiria dalle fonti norrene alle
rivisitazioni di J.R.R. Tolkien
miöðr, una mistura di acqua e miele ampiamente nota nel mondo germanico che
conferisce la sapienza e soprattutto il dominio dell’arte poetica (Meli, 1992: 45-46),
nella quale eccelle ancora una volta Odino (Chiesa Isnardi, 2014: 92). Attraverso la
valchiria, dunque, l’eroe entra in contatto con la dimensione divina della sapienza runica
e della poesia, entrambe appannaggio di Odino, al quale la dinastia e le vicende di
Sigurd si richiamano in origine.
5. Il risveglio di Brunilde e la figura della ‘shield-maiden’ nelle
riscritture di J.J.R.Tolkien
Che l’elemento gnomico-sapienziale rivesta un ruolo centrale nella trazione nordica è
una questione ormai evidenziata. In particolare, si è visto che, laddove i testi norreni
presentano la figura della valchiria depositaria di saggezza e preveggenza alla quale si
sovrappone il personaggio di Brunilde, la tradizione continentale tende verso la
dispersione dell’aspetto magico-didascalico per favorire il motivo della principessa
amazzone, amante della battaglia e ostile ai vincoli matrimoniali. Della valchiria è
custodito il tratto legato alla dimensione guerresca che oscura progressivamente il ruolo
di guida e protettrice dell’eroe. A tal proposito, è interessante osservare un’evoluzione
analoga nelle opere di J.R.R Tolkien, principale bacino di riproposizione in chiave
fantasy e romanzesca della mitologia e della cultura nordica nel Novecento.
Noto ancora oggi negli ambienti accademici come esperto di lingua e letteratura
poetica saga dei
antico-inglesi, Tolkien parte proprio dalla lettura dell’Edda e della
Volsunghi e restituisce, rivisitandola, la storia di Sigurd e Brynhild, dell’anello e della
25
maledizione che grava sui suoi custodi, in almeno due opere:
1) Un insieme di carmi ispirati alle vicende e allo stile eddici, raccolti dal
The Legend of Sigurd
figlio e curatore letterario C. Tolkien sotto il titolo di
and Gudrún nel 2009;
2) Signore degli anelli,
Il opera imponente in cui l’autore ricostruisce un
luogo altro, un altrove immaginario popolato da elfi, nani, uomini e
creature magico-fantastiche discendenti direttamente dalla mitologia
nordica.
Entrambe le opere sono il frutto del genio creativo che trae spunto dai propri interessi
accademici e propongono, seppure in modo diverso, un nucleo narrativo comune
derivante da un’ulteriore ‘riscrittura’ della «grande materia del Nord» (Tolkien, 2009:
19). 26
The Lays of Sigurd and Gudrún presenta un complesso di carmi modellati
Niflungar
sull’esempio dei poemi eddici appartenenti al ciclo di Sigurd e dei che
Tolkien ha lasciato in forma di bozza, seppure in una versione verosimilmente definitiva
e presumibilmente non successiva al 1935 (Tolkien, 2009: 9; 52). Si tratta di una
riscrittura in inglese moderno che segue da vicino le forme metriche e stilistiche del testi
to
Codex Regius 2365 4
del , una lettura alla quale Tolkien si è accostato durante gli anni
25 In questa scarna selezione includo i testi che più da vicino sembrano riprendere la storia di Sigurd e
Brynhild insieme al motivo del tesoro maledetto. Evidentemente anche le altre opere di Tolkien, se non
l’intero universo che egli ha ideato, risentono profondamente dell’influenza della materia nibelungico-
volsungica.
26 Il titolo dell’edizione a stampa è stato scelto da C. Tolkien. 19
Brunilde e ‘Sigrdrífa’: la figura della valchiria dalle fonti norrene alle
rivisitazioni di J.R.R. Tolkien
di insegnamento all’università di Oxford, dove ha ricoperto la cattedra di anglosassone,
pur fungendo anche da docente di antico nordico dal 1926 al 1939 (Tolkien, 2009: 9).
lays
Così come sono presenti nella copia superstite, i si suddividono in due sezioni
principali. La prima è incentrata sulla storia di Sigurd e Brunilde, che viene ripresentata
attraverso una serie di poemi che ricalcano la successione narrativa dei testi eddici. La
seconda è imperniata sull’altra grande figura femminile della leggenda, Gudrún, e sugli
lays
eventi che seguono la morte dell’eroe. I sono corredati da titoli norreni, solo in
alcuni casi tradotti da C. Tolkien:
Völsungakviða en nýja (Il nuovo lai dei Volsunghi)
Upphaƒ
- (L'inizio)
Andvara-gull
- (L'oro di Andvari)
Signý
- Dauði Sinƒjötla
- (La morte di Sinfjötli)
Fœddr Sigurd
- (La nascita di Sigurd)
Regin
- Brynhild
- Guðrùn
- Svikin Brynhild
- (Brynhild tradita)
Delid
- (Conflitto)
Guðrùnarkviða en nýja (Il nuovo lai di Gudrùn)
lays saga dei Volsunghi,
Inoltre, i tolkeniani risentono non poco della lezione della
alla quale il filologo si è accostato intorno al 1911 attraverso la celebre traduzione e
The Story of Sigurd
rivisitazione di W. Morris, del 1870 (Shippey, 2013: 238). Il futuro
filologo dirà in seguito di non apprezzare il lavoro del compilatore della saga poiché
«questo autore aveva dovuto affrontare tradizioni del tutto divergenti (come si vede nei
lai eddici superstiti) che riguardavano Sigurd e Brynhild, storie che non si possono unire tra
loro perché sono essenzialmente contraddittorie. Però, le unì, e così facendo ci diede una
narrazione che contiene certamente un suo mistero, ma che (nella sua parte centrale) risulta
puzzle
assai insoddisfacente, come un che ci viene presentato per completo, ma il cui
disegno cercato è incomprensibile e contraddice se stesso» (Tolkien, 2009: 51).
Tuttavia, è alla saga che la riscrittura è maggiormente vicina, soprattutto per ciò che
riguarda la figura di Brunilde, sebbene vi siano elementi dai quali Tolkien si è
discostato, non trattandosi di una traduzione ma di una ricreazione del ciclo leggendario
su Sigurd e i Volsunghi. In particolare, analogamente all’anonimo compilatore della
Sigrdrífa
saga, Tolkien annulla la distinzione presente nei carmi eddici tra la valchiria e
Brynhild,
Brunilde al punto che, nel poema intitolato l’episodio del risveglio della
Hinderfell
fanciulla addormentata sul monte è introdotto da un breve passo in prosa nel
quale l’autore riassume:
«Qui si parla del risveglio di Brynhild all’arrivo di Sigurd. Condannata da Odino a non
più combattere e a sposare un uomo, ha giurato di sposare solo il più grande di tutti i
guerrieri, il Prescelto del Mondo. Sigurd e Brynhild si scambiano con gioia l’impegno
nuziale, anche se lei nella sua saggezza prevede che il cammino di Sigurd sarà pieno di
rischi. Si allontanano insieme, ma l’orgoglio di Brynhild la spinge a ordinare a Sigurd di
tornare da lei solo quando si sarà conquistato un regno e sarà onorato da tutti» (Tolkien,
2009: 195). 20
Brunilde e ‘Sigrdrífa’: la figura della valchiria dalle fonti norrene alle
rivisitazioni di J.R.R. Tolkien
Sempre in analogia con la saga, Tolkien ripropone lo scambio di promesse nuziali,
Canzone di Sigrdrífa,
non presente nella che si ricorda essere priva della parte finale.
Nondimeno, lo scrittore va al di là della tradizione di riferimento dal momento che è
completamente eliminata la sezione di sapienza runica, presente tanto nella saga che
poetica.
nell’Edda Infatti, al risveglio di Brunilde e all’offerta della coppa di idromele
segue l’annuncio di un destino avverso, al quale l’eroe è comunque deciso ad andare
incontro. A questo punto, Brunilde elenca una serie di consigli etici piuttosto ridotti ma
comunque ricalcati sull’esempio dei precetti morali presenti nei testi norreni.
Un’operazione non dissimile è presente anche nella traduzione/rivisitazione di W.
The Story of the Volsungs,
Morris, tradotta insieme a Eirik Mágnusson ed edita nel
27 Of Sigurd's Meeting with Brynhild on
1888. Per l’appunto, il XX capitolo è intitolato
the Mountain, e, sebbene Sigurd chieda alla valchiria di istruirlo sulla materia divina,
Brunilde non si sofferma sull’esposizione di sapienza runica. Infatti, si passa
rapidamente al capitolo successivo in cui all’eroe sono dispensati dettami di carattere
etico-morale.
Rispetto a Morris, Tolkien elimina completamente il riferimento alle rune in quanto
Sigrdrífúmál
ha considerato il un carme estremamente composito, risultato di interventi
diversi e, in riferimento alle credenze sulle rune, riteneva che
«non occorre essere molto convincenti perché tutto questo materiale è un’aggiunta
posteriore. Non ha alcun rapporto con le successive vicende di Sigurd (…). Sono
informazioni molto importanti e interessanti, ma non riguardano i Volsunghi»(Tolkien,
2009: 362).
Al contrario, Tolkien ha interpretato come originari i versi relativi ai precetti morali,
probabilmente poiché essi tentano di porre rimedio al percorso di progressiva discesa
verso la morte, una volta che Sigurd si allontana dal monte della valchiria.
Per quanto autorevole possa essere il pensiero di Tolkien, si è già sottolineato come
la componente didascalica sia da intendersi come retaggio di un antico tema mitologico
(Del Zotto, 2003: 74), non emendabile o eliminabile dal testo.
Tuttavia, è maggiormente proficuo cercare di individuare i successivi esiti di tale
approccio all’episodio del risveglio della valchiria nella più celebre tra le opere
Il Signore degli anelli,
dell’autore, testo successivo per composizione ai carmi su Sigurd
28
e Gudrún ma destinato a riscuotere un enorme successo.
La rivisitazione della storia di Sigurd e Brynhild riemerge nell’interazione tra i
shield-maiden
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