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Libro 2
Il libro si apre con la stessa domanda con cui si è concluso il primo libro; se il libero arbitrio
ci permette di peccare per quale motivo Dio ci ha muniti di esso. Agostino spiega a Evodio
che noi abbiamo il libero arbitrio per agire con giustizia. Ogni bene proviene da Dio e ogni
cosa giusta è buona e che la pena per i peccatori e la ricompensa per coloro che agiscono
secondo giustizia è una cosa giusta. I peccatori Dio li ricompensa con l’infelicità e i giusti
con la felicità. Quindi il libero arbitrio se usato male sarà motivo di punizione da parte di
Dio. Sia nella pena che nella giustizia ci sarà un bene poiché proviene da Dio che ha
voluto dare la volontà libera all’uomo. L’indagine va avanti chiedendosi se Dio esiste
realmente. Agostino ricorda che è con la fede che si arriverà alla massima conoscenza.
Infatti un uomo fedele e credente arriverà dopo la morte a conoscere e vedere pienamente
la figura di Dio e del Figlio di Dio, perciò solo dopo una vita di fede si arriverà alla
conoscenza più pura. Si continua a dialogare secondo quest’ordine: in che modo è
evidente che Dio esiste, se tutte le cose buone provengono da Lui e se la volontà libera
deve essere inclusa nelle cose buone. Si distinguono innanzi tutto 3 caratteristiche:
essere, vivere, comprendere. Non tutte sono caratteristiche che si possono avere insieme,
eccetto nell’uomo. La pietra ad esempio è e l’animale vive ma solo l’uomo è,vive e
comprende. Non si è mai vista una pietra che comprende. Per ciò tra le 3 caratteristiche la
comprensione quindi l’intelligenza è capacità più alta. Poi si passa ai 5 sensi. Vi è però un
altro senso, il senso interno con il quale si percepiscono le cose corporee, grazie al senso
corporeo e il senso corporeo stesso. Con la ragione vengono comprese tutte queste cose.
Esso però è inferiore alla ragione e posseduto anche dagli animali( sappiamo benissimo
che essi non possiedono ragione). Qualunque cosa superiore alla ragione può essere
chiamata Dio. Però non ci deve essere nessuna cosa superiore a Dio, infatti se ci fosse
sarebbe essa Dio. Ogni individuo ha il proprio senso interno ed esterno e la propria mente
razionale. Anche “sentendo” singolarmente per se ogni individuo, contemporaneamente ad
un altro vede e sente le medesime cose, come ad esempio vedere il tramonto o sentire un
suono. Si può dimostrare l’esistenza di Dio se si riesce a dimostrare che al di sopra della
mente razionale dell’uomo c’è qualcosa di superiore , un essere immutabile ed eterno. Se
si cerca una verità immutabile ed eterna si trova il numero. L’uno è indivisibile e vero e
dall’uno provengono tutti gli altri numeri, il due è due volte l’uno e così via. Nella
distribuzione dei numeri con al stessa distanza del numero preso in considerazione
troviamo il suo doppio: al due con distanza di due numeri troviamo il 4 , doppio di due. I
numeri sono infiniti. Ora un altro quesito? Cosa sia la sapienza. Può sembrare che
esistano diverse sapienze a seconda di cosa persegue l’uomo nella sua vita ma non è
così. Ognuno si dirige verso il bene e si allontana dal male pur desiderando cose diverse.
Una volta raggiunto il sommo bene siamo felice e senza dubbio tutti vogliamo esserlo. Noi
vogliamo essere sapienti poiché essendolo noi siamo felici e nessuno è felice senza
sapienza e nessuno vuole essere infelice. Nella Bibbia è detto della sapienza che “ si
estende con forza da un confine all’altro e dispone tutto con dolcezza”. Il potere che si
estende con forza potrebbe essere il numero e quello con dolcezza la sapienza.
Conoscere non tutti lo possono fare ma calcolare lo possono fare anche gli stolti, quindi gli
uomini ammirano la sapienza e disprezzano i numeri. Al contrario gli studiosi e i colti
intuiscono che la verità stessa sia il numero quanto la sapienza. La sapienza non è minore
del numero ma serve un occhio esperto per riconoscerla. Non è chiaro quale derivi da
quale ma sappiamo che essi sono veri ed immutabili. Non si può quindi negare che esiste
una verità vera e immutabile che contiene le cose vere e immutabili. La verità è differente
della nostra mente poiché essa a volte vede cosa in modo chiaro e altre volte no al
contrario della verità. Per ciò la nostra mente è inferiore alla verità, né superiore né
uguale. La verità stabile e immutabile trovata fa essere le persone realmente felici. Nella
verità si conosce il sommo vede e questa verità è la sapienza quindi cerchiamo di
raggiungere il sommo bene per essere felici. La verità è universale per tutti quanti. Se
esiste qualcosa di superiore alla verità allora è Dio e se non esiste allora la verità stessa è
Dio. Per conoscere l’esistenza di Dio dobbiamo credere insistentemente e con un atto di
fede fedelissima credere l’esistenza di Dio. Per la seconda domanda che si era posta
all’inizio del libro si risponderà così: tutte le cose hanno forma perchè hanno il numero,
togliendolo non saranno nulla. E devono la loro esistenza a colui la quale esistenza ha
dato al numero, quindi a Dio. Tutte le cose sono create da Dio. Nessun essere può
formarsi da solo e il corpo e l’anima vengono formati da una forma immutabile ed eterna,
gli esseri non esisterebbero senza di essa. Qualsiasi essere sia grande che piccolo ha
origine grazie a Dio. Ora si risponde alla terza domanda: Se il libero arbitrio ci porta a
peccare perchè Dio ce lo ha dato? Il libero arbitrio serve per vivere bene e agire secondo
giustizia. Dio ci ha muniti della volontà libera per agire correttamente e perchè è un bene
averla. Sta all’uomo usarla nel modo migliore per agire nel bene e non nel peccato. La
volontà libera è come essere muniti di delle braccia o delle gambe: senza di esse non si
potrebbero fare tante cose e si eviterebbero di fare tante azioni che portano al bene. Nello
stesso tempo però persone potrebbero usarle per fare del male, quindi anche se possono
essere utilizzati male sono beni che solo Dio poteva darci. Come il corpo ha dei beni che
se usati male portano al peccato così l’anima ha dei beni, la volontà libera che se usata
male porta sulla via del peccato. La volontà è un bene medio e quando si unisce al bene
immutabile, comune e non individuale come la verità l’uomo ottiene la felicità, bene primo
dell’uomo. Unendosi al bene universale arriva ai beni primi e grandi dell’uomo e a volte
però si può muovere verso i beni mutabili cadendo nel peccato. Questo movimento è un
peccato ma chi è l’origine del peccato? Non si può conoscere ciò che è nulla. Mantenendo
la fede si attribuirà a Dio ogni cosa in cui c’è misura, numero e ordine. Un peccato è un
movimento verso una mancanza e ogni mancanza è un nulla. Il libro si conclude con il
rimando a una terza discussione sull’origine del peccato per chiarire le idee a Evodio.
Libro 3
Il libro terzo riapre la questione della volontà libera. Nello specifico Evodio si domanda da
dove proviene il movimento che spinge la volontà ai beni mutabili ed effimeri, facendola
quindi dirigere verso il peccato. Questo movimento è naturale e quindi esso necessario e
non si può dire l’anima colpevole per un qualcosa di naturale. Questo movimento è
volontario e quindi può guidare al peccato come alla giustizia. Poi si introduce l’argomento
della prescienza di Dio. La prescienza fa conoscere tutte le cose future a Dio, perciò
quello che succederà Dio già lo sa e i peccati che si commetteranno Dio già li conosce.
Per questo ci si chiede se tutto quello di cui Dio ha prescienza accade non
volontariamente ma necessariamente. In realtà le cose non possono andare diversamente
da come Dio sa che succederanno, altrimenti non ci sarebbe prescienza, ma Dio non
costringe nessuno ad agire in un determinato modo. Quindi se le persone peccano lo
fanno grazie al loro libero arbitrio e non per “ necessità” alla prescienza di Dio. Il peccato è
dunque volontario ed è punibile con la giustizia. NON E’ LA PRESCIENZA A
DETERMINARE GLI EVENTI FUTURI. Si continua a dialogare parlando ora della
sostanziale bontà del creato costituito da enti più grandi e più piccoli che hanno un ordine
e un posto fisso. Quest’ordine è stato imposto da Dio e l’uomo non può far altro che
ringraziarlo per l’ordine e l’armoniosità di ciò e non lamentarsi per il posto che si ha. A volte
le persone dicono che preferiscono “ non essere all’essere infelici”. Questo apre una lunga
digressione poiché chi muore vuole non essere ma il non essere non è nulla quindi non si
può scegliere di non essere nulla. Il desiderio di chi muore va inteso non come chi muore
non è ma che trova un posto di quiete , dove scappare dal caos e dall’infelicità terrena.
Quindi anche se crederà di non essere sarà comunque “ essere di più” perchè realmente
quello che desidera essere è “essere nella quiete”. Perciò ognuno deve essere grato a Dio
per quello che è. Anche perchè il più delle volte si dice che si “ preferisce il non essere
all’essere infelici” ma non si ha il coraggio di togliersi la vita e si vive nell’infelicità, sapendo
di “non potere non essere”. Quando invece qualcuno ama essere più di odiare di essere
infelice si dirigerà verso ciò che ama e si allontanerà da quello che odia e quando sarà
perfettamente proprio del genere sarà felice. Tuttavia si potrebbe dire che Dio avrebbe
potuto evitare che le cose create avessero un ordine e che nessuna creatura fosse
infelice. Ma quest’ordine è del tutto perfetto che non potrebbe essere altrimenti. Così si
può pensare che la nostra infelicità contribuisca alla perfezione dell’ordine e quindi se noi
fossimo stati tutti felici non ci sarebbe stata questa perfezione. In realtà chi è infelice è
perchè ha peccato e non serve alla perfezione il peccato o l’infelicità ma servono le anime
in quanto tali e se vogliono peccano se no agiscono secondo giustizia. L’universo è
veramente perfetto quando quelli che non peccano sono felici e quelli che lo fanno sono
infelici. Poi si passa a parlare del peccato; esso è sempre volontario sia che l’azione &e