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Teutoni e degli Ambroni.
Mario era un grande condottiere ed un saggio uomo politico. Sin dal 108-107 a.C., egli aveva iniziato una radicale
riforma dell’esercito romano. Al di là degli aspetti logistici, strategici e tattici, egli, profittando della discrezionalità
spettante al magistrato nel dilectus, ossia nei poteri di leva, assecondò il desiderio degli equites di non partecipare
attivamente alle operazioni militari e, mutando la prassi tradizionale, arruolò anche i proletari e chiunque volesse
professionalmente prestare servizio militare, dietro pagamento del soldo e col miraggio (prospettiva) di partecipare
alla spartizione del bottino di guerra.
Inoltre, in un secondo momento, egli assecondò il desiderio dei militari di carriera di ottenere una sistemazione dopo
il congedo (la missio iusta), assegnando per la prima volta delle terre ai veterani.
Il senato si oppose a queste misure, provocando così lo scoppio di violente proteste, che presto sfociarono in una
vera e propria rivolta popolare, e a Mario, come console in carica, fu chiesto di reprimerla.
Sebbene egli fosse vicino al partito popolare, il supremo interesse della repubblica e l'alta magistratura da lui
rivestita gli imposero di assolvere, sebbene riluttante, a questo compito. Dopodiché lasciò ogni carica pubblica e
partì per un viaggio in Oriente.
6. La riscossa degli ottimati. L. Cornelio Silla
Dopo questi eventi, vi fu un periodo di restaurazione del potere del senato, che in questa fase si avvalse dell’alleanza
con i cavalieri (equites).
Nel frattempo emergeva la figura di Lucio Cornelio Silla, nato nel 138 a.C. dalla gens patrizia Cornelia, di antiche
tradizioni. Egli visse i primi anni della vita pubblica all’ombra di Caio Mario, pur avendo diverso orientamento
politico. Quando assunse il potere, gli si mostrò chiaramente quale esponente dell’aristocrazia senatoria, pur
accentuando in maniera evidente le tendenze monarchiche. Fu eletto pretore nel 93 a.C. e console nell’88, con la
prorogatio dell’imperium nell’87 con la guerra contro Mitridate, re del Ponto.
Sotto il suo consolato si ebbero gravi disordini e scontro armati coi popolari, che sfociarono in una vera e propria
guerra civile. Silla per la prima volta entrò in Roma con l’esercito e in seguito fece approvare una serie di leggi che
vanificavano, annullavano molte conquiste democratiche della plebe e dei popolari, e rafforzavano il potere
dell’aristocrazia senatoria, riducendo le garanzie e di diritti dei cittadini, come la limitazione dei poteri dei tribuni, il
rafforzamento dell’auctoritas preventiva del senato, la vanificazione dei comizi tributi, la modifica della
composizione del senato con l’inserimento di 300 esponenti patrizi.
Dopo un intermezzo popolare, guidato dal console Cinna, mentre Silla era impegnato in Oriente nella campagna
contro Mitridate, al suo rientro, nell’82 a.C., dopo essersi fatto nominare dictator perpetuus legibus scribundis
(potere legislativo) et rei publicae constituendae (potere di mutare la costituzione), Silla pose in atto la più crudele
azione contro gli esponenti del partito democratico, in virtù dei poteri straordinari conferitigli, e che non trovavano
alcun precedente nella storia della costituzione romana.
Furono abolite la provocatio ad populum di fronte alle condanne capitali e l’intercessio tribunizia.
Con una lex Cornelia le giurie tornarono ad essere di competenza esclusiva dei senatori.
Ma l’idea di una normalizzazione si fece gradualmente strada nella nobiltà, che a poco a poco ridusse l’appoggio
concesso a Silla, finché questi si ritirò dalla vita politica, e morì da privato cittadino nel 78 a.C.
Va però sottolineato che la costituzione delineata da Silla conteneva già in se i prodromi del principato. 3
7. Il primo triumvirato
Dopo la morte di Silla, vi furono modifiche profonde alla sua legislazione, anche da parte di Pompeo, console nel 70
a.C.. Vennero restituiti i poteri ordinari ai tribuni della plebe, e vi fu un’apparente normalizzazione della costituzione
romana.
Nello stesso anno fu varata la lex Aureia iudiciaria, che attribuiva le quaestiones perpetuae ai senatori, unitamente ai
cavalieri e ai tribuni aerarii (il cui censo era pari o quasi a quello dei cavalieri).
Gli anni successivi videro la graduale affermazione del potere di Pompeo: la lex Gabinia del 67, col pretesto della
lotta alla pirateria, attribuì a Pompeo, che non era magistrato in atto né promagistrato (in sostanza, giuridicamente
parlandi, si trattava di un privato), un potere di natura quasi monarchico, un imperium infinitum, ossia senza
estensione di confini, almeno sul mare. L’anno dopo, anche con l’appoggio di Cesare, si aggiunse l’imperium
terrestre della lex Manilia (66 a.C.), senza predeterminazione di province.
In quest’epoca è importante ricordare anche la congiura di Catilina, leader dell’ala radicale dei populares, e la vittoria
politica di Cicerone, che si concluse con la morte di Catilina.
Nel frattempo, dopo la spedizione contro i pirati, Pompeo era tornato dall’Asia politicamente indebolito, ciò lo
indusse ad accettare l’offerta di alleanza che gli veniva da Cesare, ben visto dal movimento popolare. All’alleanza si
aggiunse il ricco Licinio Crasso, protettore di Cesare.
Si giunsè così a quello che è stato definito il primo triumvirato che, a differenza di quello successivo tra Ottaviano,
Antonio e Lepido approvato con un atto legislativo (la lex Titia del 43 a.C.), rimase un fatto puramente politico.
Divenne così console nel 59 a.C. Caio Giulio Cesare, nato dall’antica gens Iulia nel 100 a.C., ma come abbiamo visto,
assai vicino al movimento popolare.
In questo contesto Cesare riuscì ad approvare una legge agraria (la lex Iulia agraria del 59 a.C.), con si procedeva
all’assegnazione ai cittadini poveri e con figli delle sole parti disponibili dell’ager publicus, senza alcun esproprio o
ulteriore limitazione, anzi con la legalizzazione di tutti i possessi in atto, a qualunque titolo detenuti.
A parte altre leggi di sapore popolare, Cesare fece approvare una legge con la quale si ratificavano tutti gli atti politici
di altre leggi di carattere popolare, Cesare fece approvare una legge con la quale si approvavano tutti gli atti di
Pompeo (lex Iulia de actis Pompeii confirmandis, del 59 a.C.).
Per la prima volta Cesare stabilì che fossero resi pubblici gli acta senatus et populi Romani, il primo esempio di
“Gazzetta ufficiale” che la storia ricordi.
In cambio, la lex Vatinia de provincia Caesaris del 59 a.C. gli attribuiva la Gallia e l’Illiria per cinque anni.
Nell’anno 56 a.C., i tre triumviri, riunitisi a Lucca, stipulavano un intesa politica (i c.d. accordi di Lucca), con la quale si
divisero il potere, con un forte consenso pubblico, anche per il futuro.
In base a questi accordi Pompeo e Crasso sarebbero stati consoli nel 55 a.C., poi Pompeo avrebbe avuto come
proconsole la Spagna citeriore e la Spagna ulteriore, e Crasso la Siria. Cesare ottenne altre quattro legioni, oltre le
quattro già attribuitegli dalla lex Vatinia, rafforzando notevolmente il suo potere militare. Pompeo e Crasso, fecero
prorogare per cinque anni il comando a Cesare. In questo contesto, proconsole in Gallia, sottometteva
definitivamente la provincia e sbarcava in Britannia per due volte, ma senza grande successo.
Cesare riunita la Gallia nel 51 a.C. celebrò un grande trionfo a Roma.Come da accordo Crasso ricevette le terre della
Siria; anche lui, come Cesare, voleva la gloria militare, così nel 54 a.C. organizzò una spedizione con eccessiva fretta,
con lo scopo di conquistare il regno dei Parti, ma sottovalutò la potenza militare del nemico e l'esercito romano
perse duramente la battaglia di Carre nel 53 a.C. dove Crasso morì. 4
8-9. Il conflitto tra Cesare e Pompeo
In questo contesto storico, si profilava la rottura politica tra Pompeo e Cesare.
Nel 53 a.C. non si riuscirono ad eleggere i consoli. L’anno seguente il senato, anche per accelerare la rottura tra i due
uomini politici, conferì poteri eccezionali a Pompeo, che nel 52 a.C. fu eletto, in palese violazione della costituzione,
consul sine conlega, pur conservando l’imperium proconsolare, e con l’aggiunta della cura annonae (gestione dei
mercati), che era tradizionale competenza degli edili curuli.
Nel corso del suo consolato, Pompe fece approvare una serie di leggi, alcune delle quali avevano la chiara funzione di
accrescere il suo potere, tagliando l’erba sotto i piedi di Cesare, col quale la lotta era ormai aperta.
Si è parlato dai moderni di un “principato di Pompeo”, come già per Silla. In realtà entrambe le figure ed i poteri ad
esse concessi o strappati contenevano in sé la causa prima di quello che sarebbe stato il principato di Augusto.
Cesare, consapevole della posizione di debolezza in cui si trovava, cercò un accordo con Pompeo e i suoi seguaci, ma
le trattative non trovarono una fine. Con un colpo di scena, nel gennaio del 49 a.C. il senato obbligò Cesare a
rinunciare al comando sulle sue legioni e emanò un senatusconsultum ultimum con il quale affidava a Pompeo la
difesa dello Stato.
Cesare a questo punto con le sue legioni varcò il Rubicone, ovvero il pomerium, il limite che non doveva essere
passato con un esercito in armi; questo gesto gravissimo fece scatenare una nuova guerra civile.
Alla notizia di quanto aveva fatto Cesare, gran parte dei senatori si rifugiarono a Brindisi presso Pompeo, che stava
radunando le sue legioni; la sua strategia era chiara: attaccare Cesare da due fronti, la Spagna dove si trovavano le
sue legioni e da Oriente dove erano vasti i rapporti di clientela di Pompeo. Così quest'ultimo partì alla volta della
Spagna, lasciando in questo modo a Cesare il pieno controllo su Roma. Cesare, invece, sul piano politico cercò di
raffigurarsi come un uomo rispettoso della legge e pronto a restaurare l'ordine, giunto in Spagna sconfisse le truppe
pompeiane in pochi mesi, trovando solo un ostacolo a Marsiglia, dopodiché sbarcò in Grecia a Durazzo, dove fu
battuto, nonostante cio' seguì Pompeo fino in Tessaglia, a Farsalo dove sconfisse nuovamente le legioni di Pompeo
nel 49 a.C. A questo punto Pompeo si rifugiò in Egitto presso il faraone Tolomeo XIII che lo fece uccidere a
tradimento sperando di guadagnarsi la riconoscenza di Cesare. Giunto in Egitto Cesare uccise Tolomeo, poiché
doveva punire colui che aveva osato uccidere un senatore romano e proclamò come suo successore al trono la
sorella Cleopatra; con cui instaurò una relazione, dalla quale nacque un figlio, basata sull'interesse politico di
entrambi: Cesare mirava alle ricchezze dell'Egitto, mentre Cleopatra al dominio romano.
La presenza delle legioni romane in Egitto provò un'insurrezione in Alessandria, ma Cesare comunque r