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LA COSCIENZA
(Capitolo 9)
La coscienza come fenomeno sociale
La coscienza può essere considerata un prodotto secondario della nostra capacità di
comunicare simbolicamente attraverso le parole o altri segni. La sua base fisiologica è
l’attività dei meccanismi linguistici cerebrali. L’utilizzo privato del linguaggio (pensare fra sé
e sé) è chiaramente cosciente. I processi non verbali sono coscienti se possiamo
descriverli, ossia, se le loro attività sono disponibili per i meccanismi neurali del linguaggio.
Allo stesso modo, siamo coscienti degli eventi esterni solo se possiamo pensare (e
verbalizzare) come li percepiamo, Queste percezioni possono essere differenti dalle azioni
che intraprendiamo per interagire con gli eventi esterni. Anche la nostra consapevolezza
dei movimenti “volontari” può riflettere un prodotto secondario delle attività cerebrali che
danno il via a un comportamento.
Questa visione dell’autoconsapevolezza umana è solo una fra le tante, e potrebbe infine
rivelarsi sbagliata. Tuttavia, aiuta al momento a fornire una visione unificata di una varietà
di fenomeni collegati alla coscienza. Il suo valore principale consiste nel fatto che collega
un fenomeno privato e misterioso a un insieme di comportamenti che possono essere
osservati e studiati.
L’attenzione selettiva
Come già detto precedentemente, la coscienza può essere considerata un fenomeno
sociale derivato dall’evoluzione dei meccanismi cerebrali responsabili della nostra capacità
di comunicare con gli altri (e, inoltre, con noi stessi). Comunque, dal momento che i
meccanismi verbali possono contenere solo una quantità limitata di informazione alla
volta, non possiamo essere coscienti di tutti gli eventi che si verificano nel nostro
ambiente.
Il processo di attenzione selettiva determina quali stimoli verranno notati e quali ignorati.
I fattori che controllano l’attenzione includono la novità, le istruzioni verbali e la nostra
valutazione personale del significato di ciò che stiamo percependo (servono a migliorare la
nostra responsività a determinati stimoli e a escludere le informazioni irrilevanti).
L’attenzione divisa è il processo attraverso cui posizioniamo la nostra attenzione su due
o più compiti per portarli a termine simultaneamente.
Nelle informazioni uditive gli esperimenti sull’ascolto dicotico (un compito in cui viene
richiesto ad una persona di ascoltare uno di due messaggi presentati
contemporaneamente, uno a ciascun orecchio) mostrano ciò che arriva all’orecchio non
atteso viene perso in pochi secondi, almeno che qualcosa non vi ci faccia prestare
attenzione; dopo quei pochi secondi non siamo in grado di riferire cosa abbiamo ascoltato
da quell’orecchio.
Lo studio sulle informazioni visive indicano che l’attenzione può focalizzarsi sulla
collocazione o sulla forma: possiamo prestare attenzione a particolari oggetti o a stimoli
che si verificano in luogo particolare. Forse perché la stimolazione visiva è così
complessa, le distrazioni possono produrre una cecità disattentiva a determinare
esperienze visive (es. video che giocano a basket, passa in mezzo un gorilla).
Uno studio con la PET ha riscontrato che quando le persone prestano attenzione a
particolari caratteristiche di uno stimolo visivo, l’attività di particolari regioni del cervello
aumenta.
La coscienza e il cervello
L’ipotesi secondo la quale la coscienza è una funzione della nostra capacità di comunicare
con gli altri riceve consenso da alcuni casi di lesioni cerebrali al cervello umano:
- Afasia transcorticale: un disturbo del linguaggio in cui la persona non è in grado di
comprendere o produrre un eloquio con significato, ma riesce a ripetere parole e ad
apprendere nuove sequenze di parole;
- Agnosia visiva: i pazienti possono compiere i giusti movimenti con la mano
quando vedono oggetti che on riescono a riconoscere coscientemente, ossia una
incapacità di riconoscere e identificare visivamente gli oggetti;
- Split-brain: è una procedura chirurgica in cui recidendo il corpo calloso per
scollegare i due emisferi cerebrali, riduce significamene la frequenza degli attacchi
epilettici. Anche se una persona con il corpo calloso reciso può formulare giudizi
percettivi con l’emisfero destro, non può parlarne e sembra esserne inconsapevole.
L’ipnosi
L’ipnosi è una forma di controllo verbale sulla coscienza in cui le suggestioni dell’ipnotista
influenzano alcune percezioni e comportamenti della persona. Anche se alcune persone
hanno considerato l’ipnosi uno stato misterioso, simile alla trance, le ricerche hanno
mostrato che è simile a molti fenomeni di coscienza normale. Non esiste un singolo modo
per indurre l’ipnosi, e le risposte dipendono molto da cosa l’ipnotista dice. Ci sono tre tipi di
suggestioni ipnotiche:
- Suggestioni ideomotorie: suggestioni con le quali l’ipnotista suggerisce che si
verificherà una particolare azione senza che ci sia la consapevolezza di una azione
volontaria, come sollevare un braccio;
- Suggestioni di sfida: suggestioni con le quali l’individuo ipnotizzato sarà incapace
di compiere una normale azione volontaria;
- Suggestioni cognitive: suggestioni con le quali la persona ipnotizzata è sottoposta
a distorsioni delle esperienze sensoriali o cognitive, come il non sentire dolore o
non essere in grado di ricordare qualcosa.
L’approccio sociocognitivo all’ipnosi afferma che essere ipnotizzato è simile a
partecipare per interposta persona a un romanzo, cosa che facciamo ogni qual volta
veniamo assorbiti da un film o da un romanzo. Quando siamo così coinvolti,
sperimentiamo emozioni genuine, anche se la situazione non è “reale” .
Le teorie dissociative dell’ipnosi, al contrario, considerano l’ipnosi uno stato specifico in
cui la consapevolezza e i centri di controllo cosciente del cervello si isolano da quelli che
controllano il comportamento.
Il sonno
Si fa presto a dire “ho sonno”, oppure “ho dormito tutto un sonno”, come se il sonno fosse
una semplice pausa dalla veglia, senza particolari implicazioni.
In realtà l’atto più naturale del mondo è un complesso di meccanismi, di modalità, di
scambi chimici e di modificazioni a diversi livelli, che lo snida dalla sua posizione di
semplice atto di riposo e gli attribuisce funzioni ben precise, fasi di percorsi, graduali livelli
di profondità e lo connota come una vera e propria attività, dalla quale sembra impossibile
esimersi. Attraverso specifiche strumentazioni è stato analizzato il sonno e registrati i
principali cambiamenti e la loro ciclicità.
Anche durante il sonno il cervello è attivo: indagini sempre in continua evoluzione
attraverso elettroencefalogrammi (EEG) per il monitoraggio delle onde cerebrali,
elettrooculogrammi (EOG) per la registrazione del movimento degli occhi ed
elettromiogrammi (EMG) per indagare l’attività muscolare testimoniano come il sonno sia
un complesso sistema articolato in più fasi, dove avvengono molteplici interazioni di varia
natura.
Le due macro-fasi in cui suddividere l’attività del dormire sono il sonno NON REM e il
sonno REM (R.E.M. è l’acronimo di “Rapid Eye Movement” – Movimento Rapido degli
Occhi).
In realtà la fase NON REM si struttura in quattro stadi caratterizzati da livelli di sonno più o
meno profondi e ritmati da onde cerebrali di diversa frequenza. In generale, nel sonno
NREM si assiste a un rallentamento del battito cardiaco, a un totale rilassamento della
muscolatura e ad un abbassamento della temperatura corporea.
- Stadio 1: in questa fase che va dall’addormentamento ai primordi del sonno si
assiste ad un rallentamento del movimento oculare, la muscolatura non è ancora
del tutto rilassata, la temperatura corporea si abbassa leggermente, il respiro si fa
più lento e profondo. Le onde cerebrali Beta, tipiche dello stato di veglia, lasciano
spazio alle Alpha. La loro frequenza varia da 7 a 13 Hz. e in questa condizione la
mente è calma, la coscienza è ancora vigile ma rilassata. Queste onde sono tipiche
negli stati di rilassamento, nei primi approcci alla meditazione, in cui la mente è
ricettiva e concentrata. Quando dall’assopimento si entra nel sonno compaiono le
onde Tetha, la cui frequenza varia dai 3 ai 7 Hz. Sono presenti anche in stati di
meditazione profonda, o quando la mente è coinvolta in attività immaginative;
- Stadio 2: Nella seconda fase si è completamente addormentati, si è entrati infatti
nel sonno vero e proprio, senza più alternanze con stati di coscienza. Non compare
movimento oculare, l’attività muscolare rimane presente ma molto bassa, la
temperatura corporea è ulteriormente scesa e il respiro è profondo. A livello
cerebrale si presentano oltre alle onde Theta anche due componenti, i complessi K
e i fusi del sonno. I complessi K sono onde bifasiche che hanno un improvviso
tracciato verso l’alto e verso il basso alla velocità di una variazione al minuto. Sono
definiti “il più grande evento nell'elettroencefalogramma di un uomo sano” e
svolgono due funzioni: sopprimono l’eccitazione corticale e favoriscono il
consolidamento della memoria. I fusi del sonno sono definiti treni di onde della
frequenza di 12-16 Hz di una durata compresa tra 0,5 e 1,5 secondi e perdurano
per tutto il sonno. Hanno la funzione di inibire l’elaborazione di informazioni non
necessarie e garantire un sonno indisturbato da eventuali sollecitazioni leggere;
- Stadio 3: I complessi K aiutano ad approfondire il sonno dal secondo stadio al
terzo. In questa fase le onde Delta, si associano alle onde Theta, ai fusi e ai
complessi K. Sono onde cerebrali più lente e regolari, la loro frequenza varia da 0,1
a 3 Hz. In questo stadio il sonno è profondo, il corpo è quasi completamente
rilassato;
- Stadio 4: Le onde Delta sostituiscono completamente quelle Theta. Queste onde a
minore frequenza sono associate al rilassamento più profondo, al sonno senza
sogni, alla mente inconscia. La temperatura corporea scende ulteriormente, il
battito cardiaco è rallentato e rilassato, il respiro profondo e gli occhi si muovono
lentamente da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso. La muscolatura è
quasi del tutto rilassata e il sonno è pesante. Una volta giunti al quarto stadio, il
sonno si rialleggerisce, le onde cerebrali cambiano e ricompaiono le Theta, i
complessi K e i fusi del secondo stadio. Si sta per entrare in una nuova fase, quella
REM!
La fase