La conoscenza sociologica, Mongardini - Appunti
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APPUNTI DI SOCIOLOGIA GENERALE
LA SOCIOLOGIA ha per oggetto di studio l’uomo nella sua dimensione sociale e le forme
di rapporti che egli insatura con altri uomini. Lo scopo ideale della Sociologia è fare delle
leggi, che definiamo LEGGI DI TENDENZA, poiché hanno dei limiti e clausole (ceteris
paribus) questo perché è necessario creare una realtà fittizia come oggetto di studio.
Infatti, la realtà che ci circonda, piena di sfaccettature diverse sarebbe impossibile da
rinchiudere in un sistema di leggi ferree. Da ciò derivano i limiti di questa disciplina.
Leggi di tendenza:
1. Leggi di struttura (riguardano le Istituzioni)
2. Leggi di sviluppo (riguardano il Mutamento)
3. Leggi statistiche (riguardano le relazioni probabilistiche)
Attraverso la concettualizzazione sociologica tutta la vita sociale viene ricondotta entro
schemi “tipici” (attraverso un procedimento intellettuale).
Secondo Max Weber:
“dalla comparazione storica di fenomeni simili vengono estratti elementi tipici e costanti coi
quali è possibile costruire un “Tipo ideale” del fenomeno considerato. Proprio in quanto
ideale non corrisponde perfettamente al reale ma permette di riconoscere gli elementi
“tipici” da quelli “atipici”.
È possibile identificare due aspetti di una sola realtà attraverso differenziazione logica, tra
l’aspetto creativo (prevale l’individuo) e aspetto cristallizzato (prevale la società):
Aspetto creativo Aspetto “cristallizzato”
1. Persona sociale 5. Modelli di comportamento
2. Status 6. Ruolo
3. Classe 7. Istituzioni
4. Gruppo 8. Cultura
1. PERSONA SOCIALE
La persona sociale è l’unità fondamentale della società, è un insieme complesso di bisogni
di tipo ed intensità mutevoli, che si soddisfano tramite l’interazione tra individui.
Il BISOGNO è la molla dell’azione sociale (bisogno-azione-bisogno). Viene chiamato
interesse dai materialisti, istinto dagli psicologi, e residui da Pareto.
Nel soddisfacimento dei bisogni, la persona sociale è ostacolata dalla limitatezza dei
mezzi perciò deve operare delle scelte che possono essere logiche o non logiche. In
Economia l’uomo economicus attua delle scelte, dette “al margine”, calcolando l’utilità, ma
in Sociologia, invece, tenendo presente l’irrazionalità dell’uomo è più determinante
l’intensità del bisogno. I bisogni non obbediscono all’intelletto, perciò, l’intensità di un
bisogno secondario (es: moda) può essere maggiore dell’intensità di un bisogno primario
(es: fame); tutto dipende dalla situazione e dai fini e valori dell’individuo.
La soddisfazione di un bisogno può essere diretta o indiretta e la non soddisfazione può
portare a psicopatie o nevrosi.
L’azione che è generata dal bisogno avviene in un determinato “campo sociale” (= la
totalità di fatti sociali coesistenti e il clima psicologico), dal quale derivano la cultura, la
civiltà, le istituzioni. Tra individuo e campo sociale c’è una sorta di dipendenza ma non
totale perché l’uomo mantiene sempre la propria individualità, che manifesta col
comportamento. Il comportamento ed il pensiero degli individui che si trovano nello sesso
campo sociale tendono ad essere simili ma non uguali.
La SOCIETA’ è la struttura di regolamentazione per la soddisfazione dei bisogni degli
individui che interagiscono tra loro adottando determinati comportamenti. Possiamo dire,
perciò, che il sociale è una fitta rete interazioni.
Le INTERAZIONI sono ogni forma di contatto tra individui o gruppi che producono altre
reazioni nelle persone o gruppi che stabiliscono il contatto. Le interazioni possono essere
si tre tipi:
Laterali, cioè orizzontali tra persone che occupano la stessa posizione sociale;
Scalari, cioè tra posizioni subalterne;
Circolari, cioè quando due o più individui rafforzano continuamente le reciproche
reazioni.
L’intensità dei rapporti d’interazione varia secondo il tipo di rapporto tra i partners:
Rapporto primario: la persona prevale sul ruolo (es: rapporto di amicizia)
Rapporto secondario: il ruolo prevale sulla persona (es: rapporto di lavoro)
IL RAPPORTO DI SOCIALIZZAZIONE
Il processo di socializzazione si instaura tra un individuo e l’ambiente (campo) sociale,
attraverso di esso l’individuo si inserisce in un gruppo in due stadi:
Apprendimento dei valori e della cultura del gruppo
Interiorizzazione di tali valori
Esistono strutture con il compito di interiorizzare i contenuti culturali dell’ambiente sociale
(es: la famiglia, la scuola, i mass media). Tali “agenti di socializzazione” stimolano gli
individui ad osservare norme e a riprodurre comportamenti, che garantiscono la continuità
di una forma sociale, tramite il sistema di gratificazione o sanzione, cioè premiare il
comportamento conforme alle regole e punire il comportamento deviante. Per socializzare
è necessario, ancor prima degli agenti di socializzazione, che l’individuo sia predisposto:
APERTURA tendenza a socializzare
PLASTICITA’ capacità di adattamento
ECCENTRICITA’ possibilità di fare scelte contrarie alle norme
(citazione di Montesquieu: “l’uomo viola incessantemente le leggi
di Dio e muta quelle che lui stesso stabilisce”)
Esistono varie teorie sul processo di socializzazione:
1° La personalità socioculturale è costituita dal sistema di reazioni dell’organismo agli
impedimenti che i bisogni incontrano in un sistema sociale e culturale. Secondo Freud
ruoli e gruppi vengono riportati al grado di pressione e frustrazione che essi esercitano
sull’individuo, si ha così una scala gerarchica, sicurezza, ansia, nevrosi. Anche Adorno
si rifà a questa teoria ricercando le cause della personalità autoritaria.
2° La personalità socioculturale è costituita da un insieme di esperienze, alle quali il
singolo è esposto. Cultura e società formano un tutto organico e in una cultura stabile
l’individuo apprende in forma acritica i valori dominanti. La società poi seleziona gli
individui che più corrispondono ai propri valori culturali, assegnandogli posizioni
dominanti, mentre a quelli meno corrispondenti posizioni subordinate (Benedict).
3° La Teoria della Personalità di base di Kardiner e Linton. La personalità di base è un
complesso di caratteri della personalità comune a tutti gli uomini e non razionale ma
condizionato dalla società che funziona come centro d’integrazione della personalità
socioculturale. Sono le cosiddette istituzioni primarie che formano la struttura
fondamentale della personalità.
Da queste tre teorie possiamo ricavare, in via generale, due diversi approcci alla
Sociologia:
La VISIONE OGGETTIVA che vede prevalere la società sull’individuo, per la quale la
socializzazione è un processo attraverso il quale la società trasmette di generazione in
generazione la sua cultura e fornisce al singolo il ruolo che dovrà compiere. Quindi la
socializzazione è un processo esterno all’individuo.
La VISIONE SOGGETTIVA che vede l’individuo reagire alla società, per la quale la
socializzazione è un processo interno all’individuo, nel quale egli adatta i propri istinti,
sentimenti e passioni alle formule della convivenza sociale. I modelli di comportamento gli
sono forniti fin dalla nascita.
2. LO STATUS
La stratificazione sociale avviene in base a:
elementi naturali
elementi sociali
elementi politici
elementi ideologici
All’interno della stratificazione sociale ogni individuo occupa una propria posizione, tale
posizione è stata chiamata nel 1936 da Linton: status, cioè il posto occupato da una
persona all’interno di una struttura sociale determinata secondo il giudizio e la valutazione
della società. Il concetto di status è parallelo a quello di ruolo, con la differenza che lo
status indica qualcosa di statico e invece il ruolo qualcosa di dinamico. Lo status non è
condizionato dai mutamenti di breve periodo ma solo con mutamenti della gerarchia dei
valori sociali.
Ancora Linton distingue tra:
status attribuiti: che vengono imputati all’individuo in base a criteri di valutazione
presenti nella società riferiti alla nascita (sesso, età, razza)
status acquisiti: l’individuo ne entra in possesso grazie alla sua azione e alle sue
capacità. Allo status segue un certo grado di prestigio che i membri della società
riconoscono a determinate persone in base ad alcuni fattori: la nascita la ricchezza,
l’utilità funzionale (capacità di rendimento), l’istruzione, la religione, caratteri
biologici (età, sesso, razza)
ogni individuo può ricoprire più status in vari ambiti per esempio si può essere
contemporaneamente figli e genitori, alunni, dipendenti e creditori ecc.
LO STATUS CHIAVE è la somma di tutti gli status attribuiti o acquisiti in considerazione
dei valori dominanti della società di riferimento. Può variare, quindi, da una società all’altra
e da periodo storico. Trovare lo status chiave è importante per determinare la posizione
sociale totale.
Tutti gli individui che occupano una posizione simile appartengono allo stesso strato cioè
sono sullo stesso piano. Lo STRATO è composto da tutte quelle persone che si trovano in
una posizione sociale analoga con determinate caratteristiche come il reddito, il prestigio,
lo stile di vita.
TIPOLOGIE DI STRATIFICAZIONE SOCIALE
LA CATEGORIA è un insieme di persone con caratteristiche o qualità comuni. Non tutte le
categorie sono categorie sociali, lo sono solo quelle che si basano su criteri che
determinano lo status. I componenti di una stessa Categoria non sono in contatti tra loro e
possono anche non conoscersi (es. disoccupati).
L’AGGREGATO è un insieme di individui caratterizzato dalla:
vicinanza fisica
anonimità
indifferenza
nessuna organizzazione
provvisorietà
contatto limitato
Un esempio di aggregato potrebbe essere il vicinato o le persone alla fermata
dell’autobus.
LA CASTA è una particolare forma di organizzazione sociale in cui gli individui che
ottengono, per nascita, un determinato status restano appartenenti allo stesso strato
sociale (es: caste indiane)
IL CETO indica il rango dell’individuo e dello strato a cui appartiene. Nel ceto l’elemento
coesivo è lo stile di vita, che crea comportamenti e modi di pensare. Ora la
differenziazione in ceti è stata sostituita dal concetto di classe che è sicuramente più
adatta all’interpretazione della realtà attuale.
3. CLASSE
Il concetto di classe si trova in mezzo a quello di categoria e a quello di Gruppo. All’interno
della classe c’è una situazione comune di interessi che lega tra loro i suoi componenti,
canalizzando i loro comportamenti. La classe è qualcosa di più che un’astrazione costruita
dal sociologo come la categoria, infatti, le persone condividono degli interessi e perciò
sono in contatto fra loro, cosa che non accade nelle categorie, però non è neanche un
gruppo da momento che non c’è un fine comune, non c’è organizzazione e i rapporti di
interazione tra i membri sono istituzionalizzati. La classe quindi è una condizione, come lo
strato ma a differenza di questo la classe è un elemento dinamico, che ha in se il
mutamento sociale, mentre lo strato è statico in quanto legato alla struttura del sistema
sociale. Tra i membri di una classe c’è armonia, uguaglianza ed empatia.
4. GRUPPO
Il gruppo è un insieme riconoscibile, strutturato e persistente di persone che
rappresentano reciprocamente ruoli sociali determinati secondo norme, interessi e valori
comuni, tendendo a conseguire un solo fine.
Esistono relazioni definite e reciproche tra i membri
E’ una unità sociale riconoscibile sia dall’interno che dall’esterno
Ha una struttura e ognuno ha un ruolo
E’ regolato da norme di comportamento proprie
Ci sono bisogni e valori comuni che si traducono in un fine
Continuità nel tempo
È possibile entrare in un gruppo per nascita, per caso, per adesione, per chiamata
dall’interno del gruppo. Il singolo rispetto al gruppo può assumere diverse posizioni:
3 interne: emarginazione
partecipazione
leadership
3 esterne: indifferenza
straniero
estraneo
L’emarginato è chi non riesce ad integrarsi anche dopo più incontri per barriere sociali che
possono essere legati alla razza, classe, religione ecc.
Lo straniero è chi mantiene la propria identità ed estraneità pur avendo avuto più volte
contatti con il gruppo. Lo straniero svolge un’importante funzione innovativa.
L’estraneo è chi entra per la prima volta in contatto con il gruppo.
Secondo Simmel, comunque, l’individuo non partecipa mai completamente alla vita del
gruppo, ma solo con una parte della sua personalità, e tanto più è piccola la parte di
personalità coinvolta dei membri, tanto più facilmente il gruppo può essere dominato da un
singolo. Nella vita del gruppo possono distinguersi 3 fasi: la formazione, il dominio, la
decadenza.
CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI
I criteri per classificare i gruppi sono numerosissimi, almeno quanti sono i diversi punti di
vista dai quali essi possono essere studiati. Il criterio generale, comunque, deriva da
cinque fattori:
1. Comune origine: detti anche “gruppi di sangue”, quindi, quelli che riuniscono
individui legati fra loro per nascita, per matrimonio, o adozione. I gruppi familiari
sono costituiti da persone che tendono a soddisfare i loro bisogni attraverso la vita
familiare (es: l’istinto sessuale, la procreazione, la necessità di allevare ed educare i
figli).
2. Comune convivenza: sono gruppi di carattere territoriale e funzionale, ne sono un
esempio i gruppi del tempo libero e i gruppi di istruzione.
3. Comuni caratteri biologici: il sesso, l’età e la razza.
4. Comuni interessi: questo tipo di gruppi sono socialmente molto importanti poiché da
esso deriva la predisposizione all’azione comune per il raggiungimento di obiettivi
comuni. Ne sono un esempio i gruppi economici, i cui membri provvedono alla
produzione e alla ripartizione dei beni e dei servizi atti a soddisfare la molteplicità
dei bisogni della vita.
5. Comuni sentimenti o idee: questo criterio si ritrova in quasi tutti i gruppi ma in alcuni
è più forte e caratterizzante come nel caso dei gruppi politici e religiosi.
Un altro tipo di classificazione più generale è quella che distingue tra gruppi primari e
gruppi secondari.
GRUPPI PRIMARI sono fondati su rapporti personali, intimi, affettivi (rapporti primari)
presentano un tipo di solidarietà meccanica (secondo Durkheim questo tipo di solidarietà è
tipica delle società primitive tribali o delle comunità) e trovano il proprio fine all’interno del
gruppo. Il gruppo primario lascia tracce profonde nella personalità dell’individuo. Secondo
la definizione di Cooley, perché vi sia la formazione di un gruppo primario, sono
necessarie tre condizioni:
Prossimità fisica dei membri
Piccola dimensione del gruppo
Carattere duraturo del rapporto
Il gruppo primario per eccellenza è la FAMIGLIA.
GRUPPI SECONDARI sono fondati su rapporti interpersonali formali e discontinui
(rapporti secondari), presentano un tipo di solidarietà organica (secondo Durkheim questo
tipo di solidarietà è tipica delle società complesse e moderne) fondata sulle differenze
quantitative e costruite su un fine esterno al gruppo. È probabile che nella società
moderna i gruppi primari abbiano subito un processo di “secondarizzazione”, cioè i
secondari sono aumentati. Gli individui entrano in rapporti secondari sempre liberamente e
con particolari intenzioni. Questi rapporti sono regolati da norme e da consuetudini formali.
Si può affermare che maggiore è la presenza di gruppi primari, più la società è primitiva;
viceversa, maggiore è la presenza di gruppi secondari, più la società è di tipo moderno.
SOCIETA’ vs COMUNITA’
La società è più complessa e presenta più gruppi secondari viceversa la comunità è un
modello del vivere sociale più primitivo. Su questo tema si contrappongono due importanti
autori (Durkheim e Tonenies) proponendo ognuno la propria visione: il primo è più
ottimista nei confronti della società moderna, il secondo è più pessimista e più nostalgico.
Cioè Tonenies preferisce il tipo di solidarietà che si instaura nelle comunità o società
primitive in quanto più vere e più naturali, non puramente funzionali cioè orientate al solo
interesse.
LA SOCIETA’
È importante premettere che il concetto di società riesce a circoscrivere solo una parte
della realtà sociale, in quanto può essere inteso in una serie di modi, molto comuni, ma
molto diversi. Anche nel linguaggio comune usiamo il termine società sia per indicare
società specifiche, sia per indicare in modo più generale l’umanità sia una serie di legami
tra esseri viventi.
La società è un insieme di individui, i quali vivono su un territorio comune, collaborano in
gruppi per la soddisfazione di bisogni, hanno una comune cultura e funzionano come unità
sociale autonoma.
Possiamo distinguere il pensiero sociologico in:
TEORIA FUNZIONALISTA
I funzionalisti vedono la società come una complessa rete di funzioni e posizioni,
all’interno della quale ogni individuo trova la sua posizione e in base ad essa gli vengono
assegnate delle precise funzioni. Tali funzioni sono definite da Durkheim le
corrispondenze tra società e bisogni dell’organismo sociale.
I neo funzionalisti (Merton) individuano funzioni manifeste e funzioni latenti. Per esempio
la danza della pioggia in una tribù indiana ha come funzione latente quella di aumentare la
coesione del gruppo. Entrambe le funzioni favoriscono l’adattamento e l’integrazione e il
raggiungimento di uno scopo comune. I funzionalisti, quindi, danno molta importanza, per
l’interpretazione della società a 4 fattori:
Equilibrio sociale (quindi un’analisi statica)
Funzione (cioè il ruolo)
Integrazione
Consenso
Ogni sistema sociale deve soddisfare alcune fondamentali funzioni che sono:
Porre le condizioni perché ci siano rapporti tra i membri
Strumenti di comunicazione
Sviluppare e conservare modelli di comportamento
Avere un sistema di stratificazione
CRITICA AL FUNZIONALISMO
La società dei funzionalisti è statica, infatti, l’equilibrio sociale, in realtà, è solo
un’immagine ideale alla quale si tende. L’equilibrio di una situazione storica considerata
può essere visto o come risultato del passato o come un insieme di squilibri che creano un
processo futuro. La teoria funzionalista ignora il mutare dei bisogni, vero motore della
realtà sociale.
TEORIA STRUTTURALISTA
Gli strutturalisti danno più significato alla struttura, all’organizzazione del sistema e quindi
allo status. Per Ginsberg la società è un insieme organizzato dei principali gruppi e delle
principali istituzioni che la costituiscono. È necessario che ogni sistema sociale soddisfi le
seguenti fondamentali funzioni:
Sistema di comunicazione
Sistema economico
Famiglia e istruzione per la socializzazione
Distribuzione del potere
Sistema di riti
CRITICA ALLO STRUTTURALISMO
La teoria strutturalista dà più una forma che un senso e una giustificazione alla società.
Pure questa è una visione statica.
TEORIA CONFLITTUALISTA
I conflittualisti fanno un’analisi dinamica dalla società. Vedono l’equilibrio come punto
d’arrivo a cui tendere e considerano il conflitto il motore di tutti i processi sociali. Nella loro
analisi molta importanza è assegnata ai gruppi, infatti, nei processi (=conflitti) il continuo
mutare dei bisogni forma e rompe i gruppi sociali.
Gruppi nuovi e vecchi lottano tra loro per la suddivisione dei beni atti a soddisfare bisogni.
Tra i conflittualisti ci sono coloro che vedono il processo conflittuale come costante e
invece coloro che lo considerano un evolversi verso una ben determinata società (per
esempio i marxisti).
5. I MODELLI DI COMPORTAMENTO
I modelli di comportamento sono forme istituzionalizzate dell’agire sociale poste in essere
dagli uomini in vista della soddisfazione dei bisogni.
Per la soddisfazione dei propri bisogni l’individuo è condizionato dal contesto sociale che
gli fornisce i mezzi che sono idonei e legittimi. Solo questi sono utili per la soddisfazione
dei propri bisogni, essi possono essere oggetti, immagini, comportamenti e forme
istituzionali. A questi viene attribuito un certo valore.
Il sistema di bisogni nel momento in cui stimola la persona gli fornisce le forme
istituzionalizzate di comportamento tramite una gerarchia di valori nei quali esso si
traduce. Bisogno/valore è una relazione di reciproca e dinamica interdipendenza; cioè se
cambiano i valori cambiano i bisogni e viceversa. Quindi possiamo dire che in un certo
ambiente sociale (clima psicologico + fatti sociali) il comportamento degli individui, per la
soddisfazione dei bisogni, tende ad essere simile, cioè a seguire dei modelli, che sono già
presenti nell’ambiente e si conservano grazie alla loro ripetizione. Non bisogna pensare,
però, che l’agire degli individui sia sempre conforme, infatti, pur se tendono a comportarsi
secondo modelli di riferimento, li interiorizzano personalizzandoli.
Persona sociale e modelli di comportamento sono due concetti paralleli e sono legati da
un rapporto di interdipendenza, cioè si condizionano a vicenda:
Persona sociale Modelli di comportamento
unità fondamentale unità fondamentale
non scomponibile non scomponibile
della società dei ruoli
LEGGE DEL RISULTATO
L’individuo di volta in volta dalla correlazione tentativo/errore e tentativo/successo,
apprende, pratica e tende a riprodurre quei comportamenti dai quali è prevedibile
attendersi una ricompensa.
La ripetizione del comportamento porta al rafforzamento dell’azione già in atto, questo
fenomeno può portare a due conseguenze:
1. La prima è positiva e consiste nell’alleggerimento psicologico dell’agire, cioè,
comporta una minore responsabilità per il soggetto;
2. La seconda è negativa perché, occultando la motivazione originaria dell’agire,
tende a privarlo di significato, perciò facilmente aggredibile da atteggiamenti
devianti.
Per il sociologo non tutti i comportamenti sono interessanti, ma solo quelli NOMOTETICI,
cioè comuni a molti individui, che ci permettono di costruire generalizzazioni e leggi di
tendenza. È importante anche che abbiano significato sociale o RILEVANZA; essa è data
dai seguenti fattori:
Diffusione
Obbligatorietà
Valore sociale (cioè il posto occupato dal bisogno che quel comportamento
soddisfa)
Intensità
Secondo con quanta intensità vengono seguite le norme di comportamento esse si
distinguono in:
COSTUMI: sono tutte le norme regolatrici e di controllo di una società. Prevedono le
seguenti caratteristiche: immedesimazione, origine comunitaria, appartenenza alla
tradizione, sostenuti da ampio consenso ma anche da un certo grado di costrizione.
USI: sono norme di comportamento diffuse soprattutto in piccole comunità, sono
manifestazioni consolidate dalla ripetizione ma non molto interiorizzate, il vincolo di
obbligatorietà è quasi inesistente.
ABITUDINI SOCIALI: non hanno un vincolo di obbligatorietà, tuttavia a volte l’osservanza
di alcune abitudini può essere resa costrittiva attraverso il diritto consuetudinario.
MODA: è un sistema normativo che nella società industriale ha affiancato i costumi. La
moda comprende il modo di vestire, gli usi, il linguaggio, lo stile di vita e il modo di passare
il tempo libero. Il fatto che nella società moderna la moda abbia acquistato tanta
importanza è da attribuirsi alla progressiva esteriorizzazione dell’uomo moderno (società
dell’immagine) processo nel quale il sistema dei mezzi di comunicazione di massa ha
avuto un grosso peso. La moda esercita un controllo sociale indiretto, infatti, pur essendo
molto meno interiorizzata rispetto ai costumi e pur mutando molto più velocemente di essi,
è però molto più estesa e diffusa tra la popolazione. L’intensità con la quale vengono
eseguite le norme di comportamento può variare in relazione a tre variabili: il tempo, lo
spazio fisico e lo spazio sociale. Il variare dell’intensità porta il conflitto e la devianza.
6. RUOLI
Il ruolo è l’insieme dei comportamenti correlati e istituzionalizzati che una cultura offre
all’individuo in quanto forme capaci di soddisfare i bisogni. Al ruolo la cultura specifica dà
significato e contenuto.
Il personaggio che l’individuo indossa quando deve interagire con il suo gruppo è il ruolo.
Ognuno di noi interpreta più ruoli (padre, figlio, datore di lavoro, dipendente, ecc.) ed è la
persona sociale che con il suo agire crea e rafforza il sistema dei ruoli, infatti, il ruolo non è
mai completamente subito dalla persona così come non è mai completamente inventato
da essa. Man mano che socializza l’individuo apprende il proprio ruolo e impara a
rappresentarlo, il ruolo diventa, quindi, parte integrante della sua personalità.
Il concetto di ruolo ha permesso di collegare l’analisi strutturale con la componente
individuale.
Ruolo e Status sono due concetti paralleli, però il primo è dinamico ed il secondo è statico.
Lo status è una variabile indipendente, mentre il ruolo è una variabile dipendente appunto
dallo status. Grazie ai due la persona e la società entrano in contatto e nasce l’homo
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