vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
TEORIA FUNZIONALISTA
I funzionalisti vedono la società come una complessa rete di funzioni e posizioni, all'interno della quale ogni individuo trova la sua posizione e in base ad essa gli vengono assegnate delle precise funzioni. Tali funzioni sono definite da Durkheim le corrispondenze tra società e bisogni dell'organismo sociale.
I neo funzionalisti (Merton) individuano funzioni manifeste e funzioni latenti. Per esempio la danza della pioggia in una tribù indiana ha come funzione latente quella di aumentare la coesione del gruppo. Entrambe le funzioni favoriscono l'adattamento e l'integrazione e il raggiungimento di uno scopo comune. I funzionalisti, quindi, danno molta importanza, per l'interpretazione della società, a 4 fattori:
- Equilibrio sociale (quindi un'analisi statica)
- Funzione (cioè il ruolo)
- Integrazione
- Consenso
Ogni sistema sociale deve soddisfare alcune fondamentali funzioni che sono:
- Porre le...
Condizioni perché ci siano rapporti tra i membri
Strumenti di comunicazione
Sviluppare e conservare modelli di comportamento
Avere un sistema di stratificazione
CRITICA AL FUNZIONALISMO
La società dei funzionalisti è statica, infatti, l'equilibrio sociale, in realtà, è solo un'immagine ideale alla quale si tende. L'equilibrio di una situazione storica considerata può essere visto o come risultato del passato o come un insieme di squilibri che creano un processo futuro. La teoria funzionalista ignora il mutare dei bisogni, vero motore della realtà sociale.
TEORIA STRUTTURALISTA
Gli strutturalisti danno più significato alla struttura, all'organizzazione del sistema e quindi allo status. Per Ginsberg la società è un insieme organizzato dei principali gruppi e delle principali istituzioni che la costituiscono. È necessario che ogni sistema sociale soddisfi le seguenti fondamentali
funzioni:- Sistema di comunicazione
- Sistema economico
- Famiglia e istruzione per la socializzazione
- Distribuzione del potere
- Sistema di riti
I modelli di comportamento sono forme istituzionalizzate dell'agire sociale poste in essere dagli uomini in vista della soddisfazione dei bisogni. Per la soddisfazione dei propri bisogni l'individuo è condizionato dal contesto sociale che gli fornisce i mezzi che sono idonei e legittimi. Solo questi sono utili per la soddisfazione dei propri bisogni, essi possono essere oggetti, immagini, comportamenti e forme istituzionali. A questi viene attribuito un certo valore.
Il sistema di bisogni nel momento in cui stimola la persona gli fornisce le forme istituzionalizzate di comportamento tramite una gerarchia di valori nei quali esso si traduce. Bisogno/valore è una relazione di reciproca e dinamica interdipendenza; cioè se cambiano i valori cambiano i bisogni e viceversa. Quindi possiamo dire che in un certo ambiente sociale (clima psicologico + fatti sociali) il comportamento degli individui, per la soddisfazione dei bisogni,
tende ad essere simile, cioè a seguire dei modelli, che sono già presenti nell'ambiente e si conservano grazie alla loro ripetizione. Non bisogna pensare, però, che l'agire degli individui sia sempre conforme, infatti, pur se tendono a comportarsi secondo modelli di riferimento, li interiorizzano personalizzandoli.Persona sociale e modelli di comportamento sono due concetti paralleli e sono legati da un rapporto di interdipendenza, cioè si condizionano a vicenda:
- Persona sociale
- Modelli di comportamento
sono unità fondamentali non scomponibili della società dei ruoli.
LEGGE DEL RISULTATO
L'individuo, di volta in volta, dalla correlazione tentativo/errore e tentativo/successo, apprende, pratica e tende a riprodurre quei comportamenti dai quali è prevedibile attendersi una ricompensa.
La ripetizione del comportamento porta al rafforzamento dell'azione già in atto, questo fenomeno
può portare a due conseguenze: 1. La prima è positiva e consiste nell'alleggerimento psicologico dell'agire, cioè, comporta una minore responsabilità per il soggetto; 2. La seconda è negativa perché, occultando la motivazione originaria dell'agire, tende a privarlo di significato, perciò facilmente aggredibile da atteggiamenti devianti. Per il sociologo non tutti i comportamenti sono interessanti, ma solo quelli NOMOTETICI, cioè comuni a molti individui, che ci permettono di costruire generalizzazioni e leggi di tendenza. È importante anche che abbiano significato sociale o RILEVANZA; essa è data dai seguenti fattori: - Diffusione - Obbligatorietà - Valore sociale (cioè il posto occupato dal bisogno che quel comportamento soddisfa) - Intensità Secondo con quanta intensità vengono seguite le norme di comportamento esse si distinguono in: COSTUMI: sono tutte le norme regolatrici edi controllo di una società. Prevedono le seguenti caratteristiche: immedesimazione, origine comunitaria, appartenenza alla tradizione, sostenuti da ampio consenso ma anche da un certo grado di costrizione.
USI: sono norme di comportamento diffuse soprattutto in piccole comunità, sono manifestazioni consolidate dalla ripetizione ma non molto interiorizzate, il vincolo di obbligatorietà è quasi inesistente.
ABITUDINI SOCIALI: non hanno un vincolo di obbligatorietà, tuttavia a volte l'osservanza di alcune abitudini può essere resa costrittiva attraverso il diritto consuetudinario.
MODA: è un sistema normativo che nella società industriale ha affiancato i costumi. La moda comprende il modo di vestire, gli usi, il linguaggio, lo stile di vita e il modo di passare il tempo libero. Il fatto che nella società moderna la moda abbia acquistato tanta importanza è da attribuirsi alla progressiva esteriorizzazione dell'uomo.
moderno (società dell'immagine) processo nel quale il sistema dei mezzi di comunicazione di massa ha avuto un grosso peso. La moda esercita un controllo sociale indiretto, infatti, pur essendo molto meno interiorizzata rispetto ai costumi e pur mutando molto più velocemente di essi, è però molto più estesa e diffusa tra la popolazione. L'intensità con la quale vengono eseguite le norme di comportamento può variare in relazione a tre variabili: il tempo, lo spazio fisico e lo spazio sociale. Il variare dell'intensità porta al conflitto e alla devianza.6. RUOLI
Il ruolo è l'insieme dei comportamenti correlati e istituzionalizzati che una cultura offre all'individuo in quanto forme capaci di soddisfare i bisogni. Al ruolo la cultura specifica dà significato e contenuto.
Il personaggio che l'individuo indossa quando deve interagire con il suo gruppo è il ruolo. Ognuno di noi interpreta
più ruoli (padre, figlio, datore di lavoro, dipendente, ecc.) ed è la persona sociale che con il suo agire crea e rafforza il sistema dei ruoli, infatti, il ruolo non è mai completamente subito dalla persona così come non è mai completamente inventato da essa. Man mano che socializza l’individuo apprende il proprio ruolo e impara a rappresentarlo, il ruolo diventa, quindi, parte integrante della sua personalità. Il concetto di ruolo ha permesso di collegare l’analisi strutturale con la componente individuale.
Ruolo e Status sono due concetti paralleli, però il primo è dinamico ed il secondo è statico. Lo status è una variabile indipendente, mentre il ruolo è una variabile dipendente appunto dallo status. Grazie ai due la persona e la società entrano in contatto e nasce l’homosociologicus. Il ruolo comunque non è un meccanismo di comportamento fisso e rigido, anzi è
flessibile, infatti l'aspettativa delle persone con cui si interagisce non ha carattere costrittivo. Soprattutto con il moltiplicarsi dei ruoli (società moderna) tutti si trovano prima o poi in conflitto con uno dei propri ruoli, l'importante è soddisfare alcuni comportamenti essenziali del proprio ruolo:
- Comportamenti necessari, ad esempio per uno studente essere iscritto
- Comportamenti permessi, ad esempio appartenere ad associazioni studentesche
- Comportamenti vietati, ad esempio non pagare le tasse universitarie
Tra individuo e ruolo c'è una reciproca influenza, infatti, l'individuo non è la somma dei suoi ruoli, ma tende ad interpretarli, portando la propria esperienza, gli atteggiamenti e le tendenze della vita individuale introducendo nei ruoli modificazioni particolari costruite sui bisogni emergenti. Come gli status anche i ruoli si dividono in attribuiti (involontari) e acquisiti (volontari).
Il fatto che ogni individuo si trovi a dover rappresentare
più ruoli contemporaneamente, cercando di mantenere la propria coerenza, porta al CONFLITTO TRA RUOLI opendolarità o perdita di identità. Il conflitto tra ruoli è la difficoltà dell’individuo a rappresentare i suoi diversi ruoli mantenendo la propria coerenza individuale. Nella complessità strutturale della società moderna il conflitto tra ruoli è frequente e spesso si arriva a scissioni della personalità, quindi, a seri disturbi psichici. Goffman dice: “l’uomo contemporaneo di fronte al conflitto tra ruoli tende a prendere le distanze dal ruolo, così facendo impara a gestire in forma strategica una molteplicità simultanea di sé che gli permette la rappresentazione di ruoli contraddittori”. Con questo atteggiamento flessibile l’individuo preserva l’unità della propria personalità e padroneggia una situazione conflittuale che altrimenti lo lacererebbe.