Appunti su La conoscenza sociologica, Mongardini - Appunti
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Sistema di comunicazione
Sistema economico
Famiglia e istruzione per la socializzazione
Distribuzione del potere
Sistema di riti
CRITICA ALLO STRUTTURALISMO
La teoria strutturalista dà più una forma che un senso e una giustificazione alla società.
Pure questa è una visione statica.
TEORIA CONFLITTUALISTA
I conflittualisti fanno un’analisi dinamica dalla società. Vedono l’equilibrio come punto
d’arrivo a cui tendere e considerano il conflitto il motore di tutti i processi sociali. Nella loro
analisi molta importanza è assegnata ai gruppi, infatti, nei processi (=conflitti) il continuo
mutare dei bisogni forma e rompe i gruppi sociali.
Gruppi nuovi e vecchi lottano tra loro per la suddivisione dei beni atti a soddisfare bisogni.
Tra i conflittualisti ci sono coloro che vedono il processo conflittuale come costante e
invece coloro che lo considerano un evolversi verso una ben determinata società (per
esempio i marxisti).
5. I MODELLI DI COMPORTAMENTO
I modelli di comportamento sono forme istituzionalizzate dell’agire sociale poste in essere
dagli uomini in vista della soddisfazione dei bisogni.
Per la soddisfazione dei propri bisogni l’individuo è condizionato dal contesto sociale che
gli fornisce i mezzi che sono idonei e legittimi. Solo questi sono utili per la soddisfazione
dei propri bisogni, essi possono essere oggetti, immagini, comportamenti e forme
istituzionali. A questi viene attribuito un certo valore.
Il sistema di bisogni nel momento in cui stimola la persona gli fornisce le forme
istituzionalizzate di comportamento tramite una gerarchia di valori nei quali esso si
traduce. Bisogno/valore è una relazione di reciproca e dinamica interdipendenza; cioè se
cambiano i valori cambiano i bisogni e viceversa. Quindi possiamo dire che in un certo
ambiente sociale (clima psicologico + fatti sociali) il comportamento degli individui, per la
soddisfazione dei bisogni, tende ad essere simile, cioè a seguire dei modelli, che sono già
presenti nell’ambiente e si conservano grazie alla loro ripetizione. Non bisogna pensare,
però, che l’agire degli individui sia sempre conforme, infatti, pur se tendono a comportarsi
secondo modelli di riferimento, li interiorizzano personalizzandoli.
Persona sociale e modelli di comportamento sono due concetti paralleli e sono legati da
un rapporto di interdipendenza, cioè si condizionano a vicenda:
Persona sociale Modelli di comportamento
unità fondamentale unità fondamentale
non scomponibile non scomponibile
della società dei ruoli
LEGGE DEL RISULTATO
L’individuo di volta in volta dalla correlazione tentativo/errore e tentativo/successo,
apprende, pratica e tende a riprodurre quei comportamenti dai quali è prevedibile
attendersi una ricompensa.
La ripetizione del comportamento porta al rafforzamento dell’azione già in atto, questo
fenomeno può portare a due conseguenze:
1. La prima è positiva e consiste nell’alleggerimento psicologico dell’agire, cioè,
comporta una minore responsabilità per il soggetto;
2. La seconda è negativa perché, occultando la motivazione originaria dell’agire,
tende a privarlo di significato, perciò facilmente aggredibile da atteggiamenti
devianti.
Per il sociologo non tutti i comportamenti sono interessanti, ma solo quelli NOMOTETICI,
cioè comuni a molti individui, che ci permettono di costruire generalizzazioni e leggi di
tendenza. È importante anche che abbiano significato sociale o RILEVANZA; essa è data
dai seguenti fattori:
Diffusione
Obbligatorietà
Valore sociale (cioè il posto occupato dal bisogno che quel comportamento
soddisfa)
Intensità
Secondo con quanta intensità vengono seguite le norme di comportamento esse si
distinguono in:
COSTUMI: sono tutte le norme regolatrici e di controllo di una società. Prevedono le
seguenti caratteristiche: immedesimazione, origine comunitaria, appartenenza alla
tradizione, sostenuti da ampio consenso ma anche da un certo grado di costrizione.
USI: sono norme di comportamento diffuse soprattutto in piccole comunità, sono
manifestazioni consolidate dalla ripetizione ma non molto interiorizzate, il vincolo di
obbligatorietà è quasi inesistente.
ABITUDINI SOCIALI: non hanno un vincolo di obbligatorietà, tuttavia a volte l’osservanza
di alcune abitudini può essere resa costrittiva attraverso il diritto consuetudinario.
MODA: è un sistema normativo che nella società industriale ha affiancato i costumi. La
moda comprende il modo di vestire, gli usi, il linguaggio, lo stile di vita e il modo di passare
il tempo libero. Il fatto che nella società moderna la moda abbia acquistato tanta
importanza è da attribuirsi alla progressiva esteriorizzazione dell’uomo moderno (società
dell’immagine) processo nel quale il sistema dei mezzi di comunicazione di massa ha
avuto un grosso peso. La moda esercita un controllo sociale indiretto, infatti, pur essendo
molto meno interiorizzata rispetto ai costumi e pur mutando molto più velocemente di essi,
è però molto più estesa e diffusa tra la popolazione. L’intensità con la quale vengono
eseguite le norme di comportamento può variare in relazione a tre variabili: il tempo, lo
spazio fisico e lo spazio sociale. Il variare dell’intensità porta il conflitto e la devianza.
6. RUOLI
Il ruolo è l’insieme dei comportamenti correlati e istituzionalizzati che una cultura offre
all’individuo in quanto forme capaci di soddisfare i bisogni. Al ruolo la cultura specifica dà
significato e contenuto.
Il personaggio che l’individuo indossa quando deve interagire con il suo gruppo è il ruolo.
Ognuno di noi interpreta più ruoli (padre, figlio, datore di lavoro, dipendente, ecc.) ed è la
persona sociale che con il suo agire crea e rafforza il sistema dei ruoli, infatti, il ruolo non è
mai completamente subito dalla persona così come non è mai completamente inventato
da essa. Man mano che socializza l’individuo apprende il proprio ruolo e impara a
rappresentarlo, il ruolo diventa, quindi, parte integrante della sua personalità.
Il concetto di ruolo ha permesso di collegare l’analisi strutturale con la componente
individuale.
Ruolo e Status sono due concetti paralleli, però il primo è dinamico ed il secondo è statico.
Lo status è una variabile indipendente, mentre il ruolo è una variabile dipendente appunto
dallo status. Grazie ai due la persona e la società entrano in contatto e nasce l’homo
sociologicus.
Il ruolo comunque non è un meccanismo di comportamento fisso e rigido, anzi è flessibile
infatti l’aspettativa delle persone con cui si interagisce non ha carattere costrittivo.
Soprattutto con il moltiplicarsi dei ruoli (società moderna) tutti si trovano prima o poi in
conflitto con uno dei propri ruoli, l’importante è soddisfare alcuni comportamenti essenziali
del proprio ruolo:
Comportamenti necessari es. per uno studente essere iscritto
Comportamenti permessi es. appartenere ad associazioni studentesche
Comportamenti vietati es. non pagare le tasse universitarie
Tra individuo e ruolo c’è una reciproca influenza, infatti, l’individuo non è la somma dei
suoi ruoli, ma tende ad interpretarli, portando la propria esperienza, gli atteggiamenti e le
tendenze della vita individuale introducendo nei ruoli modificazioni particolari costruite sui
bisogni emergenti. Come gli status anche i ruoli si dividono in attribuiti (involontari) e
acquisiti (volontari).
Il fatto che ogni individuo si trovi a dover rappresentare più ruoli contemporaneamente,
cercando di mantenere la propria coerenza, porta al CONFLITTO TRA RUOLI o
pendolarità o perdita di identità. Il conflitto tra ruoli è la difficoltà dell’individuo a
rappresentare i suoi diversi ruoli mantenendo la propria coerenza individuale. Nella
complessità strutturale della società moderna il conflitto tra ruoli è frequente e spesso si
arriva a scissioni della personalità, quindi, a seri disturbi psichici. Goffman dice: “l’uomo
contemporaneo di fronte al conflitto tra ruoli tende a prendere le distanze dal ruolo, così
facendo impara a gestire in forma strategica una molteplicità simultanea di sé che gli
permette la rappresentazione di ruoli contraddittori”. Con questo atteggiamento flessibile
l’individuo preserva l’unità della propria personalità e padroneggia una situazione
conflittuale che altrimenti lo lacererebbe.
IL RUOLO CHIAVE si ricava in relazione alla sua funzione e ai gruppi principali di cui è
partecipe. Per individuarlo bisogna riferirsi ai valori dominanti e all’istituzione centrale di
una cultura.
IL RUOLO GLOBALE invece è la somma di tutti i ruoli.
Per SEQUENZA DI RUOLI invece si indica la successione di ruoli relativi allo stesso
individuo secondo una linea evolutiva (es. bambino, ragazzo, adulto, anziano oppure
apprendista, operaio, capomastro).
7. ISTITUZIONI
Un’istituzione è la struttura relativamente stabile che si compone di modelli di
comportamento, ruoli, rapporti sociali realizzati dagli individui in forma tipica, unitaria,
vincolante per la soddisfazione dei bisogni sociali fondamentali.
La convivenza è possibile solo in quanto si stabiliscono regole comuni, che ciascuno
intende rispettare, si pongono dei limiti all’agire individuale si adottano convenzioni che
stabilizzano i rapporti di interazione. Gli individui, quindi, preferiscono ridurre la propria
libertà, che sarebbe teoricamente illimitata, pur di avere la stabilità, le condizioni, i mezzi e
le premesse, che permettono la soddisfazione dei bisogni comuni. Le istituzioni si
producono attraverso lo stabilizzarsi di comportamenti e rapporti di interazione orientati ad
un fine comune e si riproducono e rafforzano attraverso l’applicazione e l’osservanza delle
norme.
Le caratteristiche indispensabili delle Istituzioni sono:
Lo scopo è il soddisfacimento dei bisogni sociali
Si compongono di forme complesse di comportamenti attraverso le quali gli
individui regolano le questioni importanti
Sono strutture stabili
Le parti di un’istituzione si adattano e rafforzano reciprocamente
Ogni istituzione è un’unità separata dalle altre
Fa riferimento a valori e contiene valori
Secondo Max Weber l’istituzione è qualcosa alla quale si è sottoposti e non alla quale si
appartiene, tuttavia l’individuo, pur riconoscendo la necessità delle certezze e delle
garanzie fornite dalle Istituzioni, tende a conservare l’autonomia della propria individualità,
la tensione o il conflitto che si crea tra individuo ed istituzione sociale genera il processo di
MUTAMENTO.
Secondo il grado di coesione (o di conflitto) tra individuo ed istituzione la società oscilla tra
stabilità e mutamento.
ISTITUZIONE E MUTAMENTO
Dato che le istituzioni sono le risposte ai bisogni e che i bisogni cambiano d’intensità e di
forma e richiedono mezzi e gradi di soddisfazione diversi, anche le istituzioni sono
soggette a mutamento.
Mutamento interno: si ha quando c’è un conflitto normativo, cioè tra l’apparato normativo
(regole, norme, come dovrebbe essere) e l’apparato normativo latente, il quale non è
codificato ma viene introdotto di fatto nell’organizzazione e rafforzato dalla pratica (come
di fatto è). Quando i due apparati entrano in contrapposizione si ha il conflitto normativo
che avviene negli spazi marginali e che può generare, regolare o anche frenare il
mutamento. Quando c’è una profonda interiorizzazione dei valori si verifica una situazione
di resistenza al mutamento, e si entra quindi nella fase di crisi; in una situazione del
genere non si va ne avanti ne indietro perché la maggiore preoccupazione di tutti è la
sopravvivenza perciò la conservazione dello status quo.
Mutamento esterno: si sviluppa in due fasi:
1. Decompressione rivoluzionaria, cioè la manifestazione immediata e violenta in cui
vengono fuori tutti gli istinti, tendenze e bisogni che le istituzioni non tengono sotto
controllo.
2. Deistituzzionalizzazione, questa fase è più lenta, coinvolge i valori rappresentati
dall’istituzione in mutamento, il consenso è precario, produce insicurezza del
comportamento.
Le funzioni delle istituzioni sono:
In relazione all’individuo: forniscono gli schemi di comportamento necessari
rispetto a un dato sistema di bisogni, offrono schemi di rapporti sociali e ruoli,
rappresentano la difesa giuridica.
In relazione alla cultura: sono fattori di coordinamento e stabilità,
sottopongono il comportamento del singolo al controllo sociale.
In relazione ai gruppi, esaltano il consenso e la coesione del gruppo,
canalizzano il conflitto (aspetti positivi), frenano il mutamento sociale,
impediscono alla personalità del singolo di svilupparsi liberamente e
totalmente, indeboliscono il senso di responsabilità, iniziativa ed inventiva
(aspetti negativi).
SCHEMA DI MALINOWSKI: sviluppa una gerarchia di bisogni e di istituzioni.
Per lui ogni istituzione soddisfa parecchi, e ogni bisogno trova la sua soddisfazione in
parecchie istituzioni. I bisogni fondamentali e vitali sono rappresentati dalle istituzioni
primarie, le quali producono a loro volta altri bisogni che si soddisfano attraverso le
istituzioni secondarie.
CRITICA A MALINOWSKI: non considera abbastanza il soggetto, inoltre l’utilizzazione
dell’apparato istituzionale è proporzionale alla posizione sociale dell’individuo. Perciò per
gli strati più bassi la possibilità di soddisfare i bisogni si arresta ai primi livelli. Infine
l’analisi di Malinowski lascia fuori anche l’aspetto psicologico del rapporto
individuo/istituzioni.
ISTITUZIONI PRINCIPALI
Corrispondono alle funzioni vitali della vita collettiva:
Istituzione familiare
Istituzione scolastica
Istituzione economica
Istituzione politica
Istituzione religiosa
Istituzione del tempo libero e dello svago (mass media)
Istituzioni e gruppi sono due concetti paralleli ma non equivalenti, le istituzioni regolano il
gruppo, il gruppo, invece, da vita alla istituzione.
Rispetto alla cultura invece le istituzioni si collocano in un determinato ordine gerarchico,
dettato dai valori dominanti di una cultura. Se una persona che occupa nella società le
posizioni più elevate riceve il maggior prestigio dall’istituzione economica, significa che i
valori dominanti pro tempore di quella cultura sono i valori economici. Esiste, quindi,
un’istituzione centrale, verso la quale tutte le altre saranno orientate.
CRITICA: senza dubbio l’analisi istituzionale permette di cogliere l’aspetto strutturale ed
organizzativo dei rapporti sociali che protrattosi nel tempo si è trasformato in forme stabili
autosufficienti, ma esclude il ritmo e l’andamento della vita collettiva che esiste grazie alle
contraddizioni della vita individuale, la quale non si pone affatto in un rapporto costante e
tipico con le forme sociali.
8. CULTURA
Secondo Ferrero, la paura dell’uomo nei confronti della natura, che la vede minacciosa,
dell’altro, che lo vede come nemico, del futuro, che lo vede come angoscia, lo spinge allo
sforzo di costruire artificialmente una condizione di stabilità e sicurezza. Ciò che legittima il
suo tentativo è la convinzione di essere superiore, ma appunto è un tentativo, infatti, la
cultura si sforza di circoscrivere l’uomo, di produrre il sociale in schemi ordinati di
convivenza, ma si basa su dei valori e verso bisogni che mutano, perciò la socialità non
riesce ad essere inclusa in una forma culturale e la natura finisce per prevalere. Secondo
Freud l’uomo ha barattato parte della sua felicità per un po’ di sicurezza.
La cultura è l’insieme di conoscenze, di credenze, arte, morale, costumi e ogni altra
capacità e abitudini acquisite dall’uomo come membro della società.
La cultura ha una dimensione formale (comportamenti) e una simbolica (simboli e valori).
La cultura ideale è espressa in manifestazioni scritte o verbali è ciò che gli individui
dovrebbero fare o credere. La cultura reale, invece, è ciò che realmente la gente fa o
crede.
CAMPO CULTURALE è il territorio entro il quale la cultura si manifesta.
TRATTO CULTURALE (o particolarità) è il singolo elemento che può essere un simbolo
come un gesto o un utensile che viene individuato in un contesto culturale a scopo di
analisi.
COMPLESSO CULTURALE è l’insieme dei tratti culturali orientati su una funzione sociale
istituzionalizzata.
La cultura svolge le seguenti funzioni:
È l’elemento distintivo e caratteristico delle diverse società
Detiene ed ordina i valori di una società
È l’elemento di coesione
Fissa il comportamento sociale e lo coordina
Pone un fine
Contiene il concetto di società ideale al quale tendere
Determina la personalità sociale
LE TRASFORMAZIONI CULTURALI:
Parallelismo culturale (due culture completamente diverse vengono a sviluppare lo
stesso elemento culturale, per esempio una scoperta scientifica).
Diffusione
Scissione
Convergenza (da due o più culture nasce una nuova e diversa cultura)
LA TRADIZIONE rappresenta lo spessore storico della cultura, è la forma di
interiorizzazione che fissa i contenuti della cultura e crea le premesse al processo di
identificazione che garantisce la stabilità (“si è sempre fatto così”).
DINAMICA SOCIALE
I PROCESSI SOCIALI sono il susseguirsi nel tempo di molteplici azioni fra loro correlate di
soggetti diversi, oppure il susseguirsi di avvenimenti fra loro connessi che determinano un
certo risultato o modificano la situazione data. Alcuni processi ripetono situazioni
precedenti, altri producono situazioni in tutto o in parte nuove.
I processi si possono differenziare secondo tre criteri.
Per l’aspetto formale:
INTERAZIONE
SCAMBIO
COMUNICAZIONE
Per l’aspetto idealtipico:
CONFLITTO
CONSENSO
Per l’aspetto degli effetti:
Riproduttivi
Cumulativi
Trasformativi
L’INTERAZIONE è una reciproca influenza del comportamento da parte di individui o
gruppi.
L’interazione simbolica è quando l’agire si fonda su simboli generalmente riconosciuti da
entrambi i partners con medesimo significato.
L’interazione laterale si svolge tra membri di uno stesso strato sociale o livello di
organizzazione.
L’interazione scalare presuppone l’esistenza di un rapporto gerarchico.
L’interazione circolare c’è quando le reazioni di tutti i singoli soggetti si rafforzano
reciprocamente al comportamento degli altri.
La sempre crescente frequenza dei rapporti di interazione porta ad una minore intensità e
infine ad un comportamento passivo.
Uno dei modelli di rappresentazione dei processi di interazione è la TEORIA dei GIOCHI
di Tucker: “l’osservazione parte dal comportamento ottimale di chi gioca di strategia, per i
quali il risultato migliore è determinato, non soltanto dall’azione del soggetto ma anche
dall’azione degli altri partecipanti.”
Per fare un esempio possiamo considerare il cosiddetto DILEMMA DEL PRIGIONIERO:
Un giudice decide di infliggere una pena a due complici di uno stesso reato di 5 anni
ciascuno se entrambi confessano, di due anni ciascuno se nessuno dei due confessa e di
10 anni a chi dei due non avesse confessato.
LO SCAMBIO è un tipo di interazione privilegiato fondato sulla quantità, la convenzione
l’uguaglianza. Lo scambio però riduce l’interazione allo schema di dare e avere.
LA COMUNICAZIONE secondo Lasswell è definibile rispondendo alle seguenti domande:
chi dice, che cosa, a chi, attraverso quale canale e con quali effetti. La comunicazione è
misurabile secondo tre grandezze; lo spazio, che può essere interno o esterno, il tempo o
durata, la popolazione cioè le persone che sono racchiuse nello spazio e colpite dal tempo
e decidono che significato devono avere spazio e tempo volta per volta nella
comunicazione.
I mezzi di comunicazione possono essere:
Primari: elementare contatto umano (riso, pianto, gesti)
Secondari: è necessario l’uso di uno strumento da parte di chi trasmette il
messaggio (disegno, lettera, maschera, giornale, libro)
Terziari: e necessario l’uso di uno strumento sia per la trasmissione sia per la
ricezione (telegrafo, telefono, radio, tv, internet)
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha portato alla comunicazione di massa, che si
differenzia dalla primaria sia perché è un tipo di interazione scalare sia perché raggiunge
un grosso pubblico.
Di questo fenomeno sono oggetto di studio e di numerose ricerche, gli effetti (teorie delle
comunicazioni di massa). Sicuramente le comunicazioni di massa legittimano e
conferiscono lo status, inoltre svolgono un’importante funzione integratrice, infatti,
denunciano situazioni in contrasto con i valori pubblicamente riconosciuti. Però è anche
vero che i mezzi di comunicazione di massa alimentano il conformismo e rendono
politicamente apatici e inerti, quindi favoriscono lo status quo. Si è mediamente più
informati sulla politica ma mediamente meno impegnati.
Per quanto riguarda gli aspetti idealtipico (consenso e conflitto) distinguiamo i processi
sociali in due tipi di processi:
I PROCESSI CONGIUNTIVI: il consenso
L’INTEGRAZIONE cioè l’identificazione con i valori e i fini comuni ad altri individui, rinuncia
alla piena libertà della propria individualità e la sottomissione alle norme della vita di
gruppo. L’integrazione è richiesta sia dall’individuo che cerca certezze sia dal gruppo che
trova in essa le ragioni della sua efficienza. Il gruppo in caso di minaccia si rinchiude e
aumenta la coesione anche accentuando il pericolo.
LA COOPERAZIONE rappresenta la collaborazione di due o più individui per il
conseguimento di un fine comune. È la forma più frequente di rapporto sociale e anche la
premessa essenziale per la conservazione e la continuità dei gruppi e della società. Si
fonda sulla reciprocità.
L’ADATTAMENTO gli uomini si sforzano di cooperare ma quando la cooperazione non è
possibile si arriva all’adattamento che è quel processo sociale in cui due o più persone o
gruppi entrano in rapporto di interazione per evitare conflitti, eliminarli od attenuarli.
I PROCESSI DISGIUNTIVI: il conflitto
È un tipo di interazione fra persone o gruppi, nel quale ciascuna parte cerca di
assoggettare l’altra alla propria volontà, di infrangere la sua opposizione, di escluderla dal
godimento di un bene o di modificare la situazione nel senso da lei voluto. È un elemento
strutturale di ogni società e può venire eliminato solo temporaneamente attraverso
mutamenti strutturali. Però non va considerato negazione della società ma casomai il
tentativo di affermare una nuova società.
L’OSTRUZIONISMO: è un processo sociale, nel quale ciascun partners cerca di impedire
agli altri di conseguire un determinato fine, indipendentemente dal fatto che egli stesso
tenda o no a conferire quel fine. Può coesistere con la cooperazione, infatti, un esempio
sono le due diverse correnti di uno stesso partito. L’ostruzionismo è socialmente poco
rilevante se rimane su un piano personale, è invece, importante se si presenta in forma
organizzata.
LA CONCORRENZA: è un processo sociale in cui due o più partners tendono a
raggiungere lo stesso fine impedendo all’altro di farlo. Nella sua evoluzione il processo di
concorrenza si svolge in forma pacifica ed è regolato più rigidamente degli altri processi
disgiuntivi. Esso ha come effetti l’aumento del legame sociale e della reciproca
dipendenza perché tutto sommato è una situazione capace di creare tensioni creative
all’interno della società ed è inevitabile che ci siano forme di solidarietà. Esistono molte
difficoltà per i sociologi nello studio dei processi sociali. Infatti nessuno dei tratti
processuali finora descritti riesce a rappresentare la realtà in quanto non puri. Un’altra
difficoltà è che gruppi e persone che danno vita ad un processo sociale congiuntivo
possono al tempo stesso avviarne uno disgiuntivo (per esempio cooperazione ed
ostruzionismo). Infine la cultura definisce e limita ogni processo ed è quindi alla cultura
specifica che lo studioso deve fare riferimento.
LA DINAMICA DEI VALORI
I VALORI sono quei criteri, presentati come oggetti, attraverso i quali i gruppi e le società
giudicano la rilevanza di persone, comportamenti, fini sociali e altri oggetti socio-culturali o
avvenimenti.
I valori sono ordinati in scala gerarchica e secondo la gerarchia si distribuiscono gli
individui nello spazio sociale, si determina il loro status, ruolo e rapporti sociali e vengono
valutati i comportamenti, gli oggetti che compongono la cultura. Possiamo classificarli per:
Carattere vincolante: dai più moralmente vincolanti e più interiorizzati a quelli
ripetitivi solo per tradizione.
Efficacia: cioè l’incidenza nella vita collettiva e nel funzionamento della società.
Funzione istituzionale: l’incidenza dei valori collegati con dei comportamenti che
semplifica il funzionamento di un’istituzione.
Le funzioni dei valori sono molteplici, innanzitutto offrono un quadro di riferimento per
identificare la posizione sociale e l’intera stratificazione sociale, indirizzano l’attenzione su
tutto ciò che è idoneo e desiderabile per la soddisfazione dei bisogni; inoltre indirizzano
nella scelta del ruolo e sono fondamentali per la coesione e per il controllo sociale.
I CONFLITTI DI VALORE si verificano quando nuovi valori emergono in una situazione in
cui si allenta l’integrazione sociale, gruppi diversi entrano in conflitto per affermare i propri
valori.
MOBILITA’ SOCIALE
L’individuo ha un rapporto dinamico con lo spazio, sia fisico che sociale sia simbolico. È
DESCRIZIONE APPUNTO
Appunti di Sociologia basati sul manuale "La Conoscenza sociologica" di Carlo Mongardini. Argomenti trattati: il concetto di sociologia, la persona sociale, il processo di socializzazione, il concetto di status e di ruolo, il concetto di categoria, il concetto di classe, il concetto di gruppo e la relativa classificazione, i modelli di comportamento, le istituzioni, la cultura, la dinamica sociale e i processi sociali, la nozione di consenso e di conflitto.
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