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I MEDIA E LA DEFINIZIONE DELLA REALTÀ SOCIALE

I media, oltre che a svolgere una funzione strutturale e relazionale, forniscono insieme il "luogo virtuale" e il "materiale simbolico" dell'interazione. Numerosi autori hanno sottolineato l'importanza delle immagini mediate come pseudo realtà, iperrealtà, realtà funzionale, che viene scambiata per quella reale o che ne impedisce la reale comprensione o che la fa interpretare come fosse una finzione (es. dopo l'11 settembre le immagini hanno sconvolto la nostra realtà, non tanto perché ci hanno portato a conoscenza di una realtà a noi televisivamente già nota, si pensi alla condizione degli stati del Terzo mondo, ma perché ciò che noi solo televisivamente conoscevamo è entrato nella nostra realtà). Le immagini mediali sono quindi rappresentazioni sociali, dotate di oggettività e di una capacità di produrre.

aggregazioni sociali e azioni collettive. L'immagine è quindi sempre più una proprietà della collettività piuttosto che del singolo individuo, può rappresentare una "palestra per l'azione" piuttosto che per la fuga ed ha un ruolo istituzionale fondamentale. Le immagini virtuali costituiscono il sostrato e il supporto di quei fatti sociali a partire dai quali costruiamo la nostra vita personale e relazionale. L'effetto di naturalizzazione delle immagini mediali è tanto una componente fondamentale della costruzione dei "frames", quanto del senso comune che ci consente di esercitarci nella quotidianità la capacità di agire e di comunicare in modo fluido con i membri del nostro gruppo. Silverstone ritiene che i media vadano studiati poiché centrali per la nostra vita quotidiana, in quanto dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche del mondo contemporaneo, in grado di dare un senso.

al mondo. Secondo lo studio, la loro funzione più significativa è quella di filtrare e incorniciare la realtà, offrendoci pietre di paragone e punti di riferimento per la conduzione della vita di tutti i giorni e per la produzione e il mantenimento del senso comune. Essi ci offrono inoltre parole e idee per esprimerci in quanto sono parte di una realtà alla quale partecipiamo. Per Schutz invece il ruolo dei media nel fornire risorse simboliche, come repertori di sapere condiviso, viene dato per scontato. Di Fraia sottolinea come i media mettano in scena il senso comune e incessantemente lo costruiscono e lo riproducono. I media sono potenti costruttori di rappresentazioni socio-narrative convenzionalizzate e stereotipiche, divenendo così figure che vivono nella cultura e nella mente agendo sui pensieri e sulle azioni degli individui. Oltre a produrre un sapere di senso comune, i media promuovono anche un effetto di normalizzazione del reale, che si traduce

nella neutralizzazione e nell'indifferenza di ciò che inizialmente aveva la capacità di scuoterci e di indignarci. Ciò che era disturbante nella sua oscena atrocità finisce per diventare "normale" e persino tollerabile. Il loro potenziale di impatto si esaurisce a causa della familiarità generata dalle logiche di rappresentazione mediatica e dai nostri meccanismi di difesa. Breve excursus sulla rappresentazione: definizioni etimologiche Il termine rappresentazione contiene in sé tre significati, distinti ma compresenti nelle rappresentazioni mediali: 1) il primo è quello di immagine della realtà, che può utilizzare i codici più diversi. La rappresentazione implica una selezione a partire da un punto di vista che organizza quanto viene mostrato, ed è quindi un'operazione sulla realtà; 2) il secondo risultato rimanda al legame con il teatro suggerito dal termine: la rappresentazioneè un'immagine organizzata da qualcuno, ma anche l'oggetto dello sguardo di qualcuno, a partire da una comune situazione comunicativa. In questo senso la rappresentazione si può definire come una "messa incornice", che offre una definizione della situazione a partire dalla quale si muove l'interpretazione di chi vi assiste; 63) il terzo significato è quello di rappresentanza, delega: la rappresentazione sta per qualcos'altro è ciò che si rende accessibile laddove l'esperienza diretta non è possibile, o si intreccia con essa. Rappresentazione e costruzione di "frames": meccanismi e pratiche ricorrenti. Le rappresentazioni mediali incorniciano la realtà in un modo che non può essere ignorato, data la loro capacità di costruire frames o "cornici simboliche", per leggere la realtà e orientarsi al suo interno. Il frames è quindi meta-comunicativo in quanto.qualifica i messaggi dal punto di vista del loro contenuto e sul piano delle relazioni pragmatiche che si sviluppano in un contesto specifico. I media hanno la capacità di presentare, in modo che appaiano scontate, definizioni della realtà sociale che poi entrano nei nostri repertori cognitivi e comunicativi. Questo vale soprattutto per i tipi di realtà che generano maggior inquietudine. Come suggeriva Watzlawick, molte questioni possono essere affrontate solo partendo da un lavoro di reframing, poiché spesso l'impasse deriva dal fatto che si dà per scontato il modo in cui il problema è posto mentre è proprio la cornice a costruire la situazione problematica, spesso in modo irrisolvibile. Si creano effetti di inquadramento simbolico, che condizionano pesantemente gli eventi che la riguardano, soprattutto quando le apparenti descrizioni della realtà sono operate da un punto di vista che si presenta come oggettivo e neutrale (modalità).tipico è l'utilizzo di titoli sensazionalistici che enfatizzano solo gli aspetti negativi dell'immigrazione, come "Invasione di immigrati" o "Clandestini in fuga". Questi titoli contribuiscono a creare un'immagine distorta e stereotipata degli immigrati, alimentando la paura e l'ostilità verso di loro. Inoltre, i media spesso presentano solo storie di criminalità o di sfruttamento legate all'immigrazione, ignorando completamente le storie di successo, di integrazione e di contributo positivo degli immigrati alla società italiana. È importante sottolineare che questa rappresentazione negativa dell'immigrazione nei media non solo influisce sull'opinione pubblica, ma ha anche conseguenze reali sulla vita degli immigrati. Essi sono spesso vittime di discriminazione, razzismo e violenza a causa di questa narrazione distorta. Per contrastare questa tendenza, è fondamentale che i media adottino una prospettiva più equilibrata e inclusiva sull'immigrazione, dando voce agli immigrati stessi e raccontando le loro storie in modo completo e accurato. Solo così si potrà promuovere una maggiore comprensione, tolleranza e accoglienza verso gli immigrati nella società italiana.

Emblematico: lo straniero nella stampa

La costruzione sociale dello straniero a opera della stampa è mutata nel tempo. Se prima il tema dello straniero veniva trattato di rado, come "emergenza", dall'11 settembre 2001 il campo semantico del terrorismo è stato invece attivato in modo massiccio, divenendo un tema centrale della cronaca. L'uso "giornalistico della cronaca" (Dal Lago 1999) può avere diverse implicazioni, collegate fra loro:

  • la definizione, implicita ma efficace, dei frame entro i quali cogliere e interpretare i fenomeni, definisce un'equazione implicita tra "straniero=straneo=minaccia";
  • il rafforzamento. L'"assertività della cronaca" innesca un meccanismo circolare, che Dal Lago ha definito "tautologia della paura" (vedi pag. 187 fig. 3.1 schema);
  • la legittimazione: esiste e ha senso solo ciò che è visibile, o di cui esiste una traccia filmata e fotografica.

Ciò che i media rendono visibile esiste, può essere oggetto dell'opinione pubblica, mentre ciò che non è notiziabile, benché dotato di esistenza, può essere al più oggetto di esperienza privata e scompare all'orizzonte pubblico. L'enfasi mediatica si concentra sulle declinazioni del frame emergenza, lasciando nell'ombra gli aspetti di normalità, le storie di ordinaria integrazione, contribuendo ad alimentare il circuito della tautologia della paura; l'autopoiesi poiché definisce le cornici entro le quali vengono messi a fuoco, illustrati e interpretati i fenomeni, enunciazione è in grado si dimostrare e costruire la realtà di cui parla.

Analizzando due diversi articoli di giornale possiamo vedere come il tema dell'immigrazione viene trattato nelle estate giornalistiche. Nel primo trafiletto, dove si parla della rapina compiuta da un extracomunitario (marocchino) a due donne,

L'azione riprovevole del marocchino occupa il taglio più alto, ed è per questo che acquisisce una superiorità gerarchica, essendo la prima informazione che il lettore incontra. Inoltre nell'indicare, prima del titolo, il luogo preciso dell'accaduto consente di localizzare il fatto di cui si parla in modo denotativo, fornendo coordinate precise rispetto alle quali i cittadini possono stabilire il grado di distanza, vicinanza e rischio personale, e in modo connotativo, avvallando una mappa delle zone, di solito periferiche, dove degrado urbano, ambientale e sociale si intrecciano. Un altro meccanismo, tipico dei media, è quello della etnicizzazione del crimine. Nel secondo trafiletto invece, benché il titolo presenti una struttura analoga, risulta evidente come la definizione sociale del soggetto che compie l'azione (uomo che presta soccorso ad un anziano che veniva malmenato da delinquenti) si basa sull'elemento "neutro".

dell'occupazione (autista e venditori di giornali); la nazionalità di quest'ultimo di ha solo ametà del testo. Si può notare quindi la differenza col primo testo, dove la nazionalità del soggetto dell'azione negativa è esplicita fin dal titolo. Tutto ciò contribuisce a rafforzare l'equazione implicita "stranieri=pericolo", sia perché spesso solo i titoli costituiscono l'oggetto della lettura del quotidiano, sia perché, anche nel caso di un'analisi più rigorosa, è evidente che l'impatto informativo sulla figura dello straniero è ben diverso. Entrambi i protagonisti subiscono comunque un processo di deindividuazione, dove il criterio di attribuzione a una categoria muta col cambiare del segno dell'azione: azione positiva/categoria sociale, azione negativa/categoria etnica. Il singolo fatto di cronaca, una volta legittimato il frame.

“immigrati=criminalità e pericolo”, si trasforma automaticamente in una conferma del frame stesso, che innesca un processo autopoietico. Questi esempi ci mostrano come il fenomeno sempre più frequente “dell’elasticità della categoria di criminalità” di Dal Lago, si dilata a includere una serie di reati che,

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della comunicazione di massa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Giaccardi Chiara.