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MODELLO DELLA COMUNICAZIONE VERBALE

Nella comunicazione verbale interagiscono più fattori. I fattori costitutivi della comunicazione sono: la semiosi, deissi, inferenza, ostensione.

LA SEMIOSI

Dobbiamo capire qual è la differenza che intercorre fra gli eventi semiotici e gli eventi non semiotici. Nella realtà ci sono eventi, alcuni sono non semiotici, altri semiotici.

Vediamo qualche evento non semiotico: una penna, un microfono… fatti fisici, materiali con cui io faccio immediatamente qualcosa. Hanno un significato implicato immediatamente nell'oggetto, corrispondono immediatamente alla realtà.

Se io invece scrivo "casa", ho una suggestione di suoni, un evento materiale.

Qual è la differenza tra questi due eventi? L'evento semiotico sta per altro. È qualcosa che sta pro alio. Un evento semiotico è qualcosa di materiale, che però non rimanda ad altro coincide immediatamente con un certo denotato, ma mi

Rimanda alla realtà. La semiosi è l'atto con cui noi costruiamo un evento semiotico, è l'atto con cui si associa a un concetto un suono. Questo "stare per altro", il fatto che l'evento semiotico non coincida direttamente con la realtà, è fondamentale ed è segnalato da una linea, che si chiama barra semiotica fra il suono e il concetto, segnala che quella successione di suoni rimanda alla realtà, ma non coincide direttamente con la realtà; se si cancella questa barra, nasce la psicosi, che chiamiamo EQUAZIONE SIMBOLICA: identifica il suono con la realtà. Il nesso che si instaura tra una concessione di suoni e un concetto è un nesso arbitrario. In un'altra comunità linguistica si associa allo stesso concetto un altro suono. Qualche linguista ha cercato di dire che c'è una ragione: è stata la tentazione del fono simbolismo, che cerca di vedere una ragione logica.

Partiva dalle onomatopee, e lì è vero che c’è una certa somiglianza del suono.

La non ragionevolezza significa che non può essere messo in discussione, è stabilito per convenzione in una certa comunità.

Esiste una dimensione comunitaria della semiosi.

Le convenzioni semiotiche vengono acquisite quando l’adulto le insegna al bambino. Si apprendono quando si viene accolti nel nido famigliare.

Venerdì 11 novembre ’05 (13^ lezione)

Gli eventi non semiotici vengono semioticizzati.

In linguistica ci occupiamo dei segni verbali, la semiotica si occupa dei segni in generale.

Il nesso è convenzionale, è fissato su un accordo e viene tramandato attraverso la tradizione. La convenzionalità della correlazione semiotica è stabilita dalla comunità.

Le correlazioni vengono tramandate durante l’insegnamento della lingua.

C’è un nesso fra l’apprendimento della lingua e la dimensione affettiva.

Episodio,

da Salibene da Parma: esperimento ad opera di Federico II di Svevia. Si cercava di stabilire quale fosse la lingua originaria dell'essere umano. Per scoprirlo prese dei bimbi, li affidò a nutrici che dovevano non parlare loro. I bambini si intristirono e poi morirono.
Dare i nomi alle cose vuol dire prendere in mano la realtà.
Esempio, narrato da Itard, storia di Victor cresciuto coi lupi. Lo psichiatra racconta che il ragazzo aveva una psicosi, per cui non si soffermava sulle cose reali.
In una cornice racchiudiamo un grafema (ad esempio casa) e la figura di riferimento di quel grafema, separati da una linea. La cornice indica che nello spazio racchiuso opera la semiosi.
La barra semiotica serve perché bisogna distinguere tra evento e realtà.
PANSEMIOTICISMO
Se viene cancellata la barra semiotica, nasce una psicosi. Ci sono alcuni pansemiotici che dicono che ogni segno rimanda ad un altro segno e non alla realtà.
DEISSI
Non tutta la semiosi

è categoriale, dove il significato associato alla successione di suoni è dato al senso linguistico. Il concetto è dato dal sistema linguistico. Ci sono dei casi in cui la parola instaura un rimando diverso, mentre la parola casa nella semiosi categoriale rimanda sempre a questo al concetto della figura di casa che noi conosciamo.

Se prendo la parola IO, cosa scrivo sopra la barra semiotica? Mi devo agganciare all’esperienza. È una parola deittica. Non sono parole ambigue, ma il loro significato non è dato tutto dal codice, ma anche dall’esperienza. Cambiano di significato a seconda del contesto in cui le utilizziamo.

Ora è deittica. Il significato si precisa in base all’aggancio della situazione comunicativa in cui viene usato (hic et nunc).

Dal verbo greco DEIKNYMI ( = indicare)

La semantica di questo tipo di parole è data da un’istruzione che dice “vai ad agganciare quel segmento temporale a cui si riferisce quella

parola nel momento in cui viene utilizzata. Parole deittiche: io, tu, adesso, qui, così. I deittici sono un punto della lingua in cui si ha u incontro tra la lingua e la realtà. Si caratterizzano per un tasso minimo di significato categoriale. Forte tasso di realismo.

Se Saverio pensasse: questa penna è blu. E Adrian pensasse: questa penna è rossa. I due enunciati sarebbero contraddittori? No, perché sono pronunciate da due persone diverse.

I deittici per funzionare richiedono una condivisione di esperienza. In una interiezione telefonica usiamo pochissimi deittici perché i due interlocutori non condividono la stessa esperienza.

La deissi può essere di due tipi: (integrare il capitolo 2 con pagine 240 – 241)

DEISSI DIRETTA:

  1. deittici personali: io/noi; tu/voi; mio; tuo; ecc… i pronomi di terza persona non sono compresi. L’interazione comunicativa va immaginata come un dramma scenico. La 3^ persona singolare, come segnala Benveniste,

è una non –persona, è un altro, rispetto all’io e al tu, a cui ci riferiamo, è un oggetto di riferimento. Persona in latino significava maschera (phersu). Con un processo metonimico possodesignare anche colui che la porta, quindi “maschera” e passato a disegnare colui che porta la maschera, la persona.

2. deittici testuali: egli, ella, esso, essi li utilizziamo perché il testo sia coeso. Una volta instaurato un referente, il pronome svolge una funzione di aggancio all’indietro, riprende il referente che è stato instaurato precedentemente. Svolge una funzione anaforica (dal greco = indietro).

3. spaziali: questo, quello, qui, là.

4. temporali: adesso, prima, oggi. Il comando dice “vai a prendere quel segmento temporale a cui si riferisce quella parola). facendo un gesto)

5. di maniera: così (questa cosa è grande così).

Mercoledì, 16 novembre ’05 (14^ lezione)

ESAME SCRITTO: 6 domande (5

teoriche e 1 esercizio).Noi associamo a un suono (significante), un concetto (significato).La barra semiotica è quella convenzione utilizzata per segnalare che instauriamo una correlazione tra suono e concetto.

SEMIOSI DEITTICA: parole che si configurano come una successione di suoni, che rimandano a un significato diverso.

DEISSI INDIRETTA Ci sono strutture linguistiche in cui troviamo una componente deittica, sono innanzi tutto i tempi verbali. Il significante di piovere rimanda a un senso preciso. Usiamo il tempo verbale per collocare quel momento rispetto al tempo dell'enunciazione. L'evento si colloca in una contemporaneità. Es: ora piove Ieri non pioveva. Es 2: "mentre andavo al cinema ho incontrato Saverio" tempo verbale: imperfetto, colloca in una posizione di anteriorità rispetto al momento dell'enunciazione. Tempo dell'enunciazione: Te Tempo del discorso: Td Es 3: "questa notte ho dormito male". L'evento è

sfasato anteriormente, l'anteriorità è prossima, vicina. Es 4: "l'anno scorso feci un viaggio alle Maldive". L'evento è sfasato anteriormente, l'anteriorità è remota, lontana. Es 5: "Domani partirò per Roma". L'evento è sfasato posteriormente. NOME PROPRIO Confrontiamo Piero con un gatto. Quando abbiamo un nome comune individuiamo una X e possiamo dire quali sono le qualità necessarie per poter essere tale X. Con gatto individuo un'entità, io so come si fa ad essere gatto. X: Q (X) et Q (X) et Q (X) et Q (X) 1 2 3 4 Quando ho un nome proprio, ad esempio Piero, non posso dire come si fa ad essere Piero. Per poter usare il nome proprio devo inserirlo in un contesto, e il mio interlocutore deve conoscere Piero. Il nome proprio presenta una componente deittica, cioè funziona riempiendosi di significato se si inserisce in una situazione precisa. Ciascun nome proprio è

associato all'impositio nominis (imposizione del nome). Prendiamo il nome di Dio. Se dovessimo rappresentarlo useremmo un nome comune, perché noi sappiamo come si fa ad essere dio, come si deve essere

SINTAGMI NOMINALI

Es: "il presidente degli Stati Uniti si recò immediatamente a Ground Zero". Ho uno sintagma nominale con l'articolo determinato, che utilizzo per individuare una soggettività definita: Bush.

Es 2: "il presidente degli Stati Uniti ha scarsi problemi". Qui non individuo un soggetto preciso, indica l'intera categoria. In questo caso si fa un uso categoriale.

DEISSI INDIRETTA

  • forse, probabilmente
  • termini valutativi: buono, cattivo (oscillano di significato, a seconda della cultura, della comunità linguistica).

Giovedì, 17 nov. 05 (15^ lezione)

SINTAGMA: combinazione di parole

SINTAGMA NOMINALE: es: il presidente degli USA

FOTOCOPIA 3 a

LEOPARDI, L'infinito

15 Endecasillabi. Troviamo molti

deittici.Prima di Leopardi l'espressione deittica era considerata tipica del testo teatrale. Leopardi introduce nella lirica un nuovo approccio. Notiamo che l'io lirico, senza presentarsi, si rappresenta apertamente: infatti troviamo 7 deittici personali. Leopardi svolge riflessioni sull'impulso dell'essere umano di accedere all'eternità. 8 deittici dimostrativi. Si rivolge a noi come se noi condividessimo il suo contesto situazionale. La presenza di questi deittici ci permette di capire perché Leopardi ha iniziato una tradizione lirica con una particolare specificità dal punto di vista pragmatico.

Deittici personali (pronomi di 3^ persona che svolgono funzione anaforica)

  • Vv 13: lei, riprende "la presente e viva".
  • Vv 13: così

Venerdì 18 novembre '05 (15^ lezione)

FOTOCOPIA LABORATORIO DI ANALISI DEI TESTI

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gatti Maria Cristina.