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L’INTELLIGENZA E
IL PENSIERO
(Capitolo 11)
Intelligenza: globale o multi-componente?
Gli psicologi definiscono l’intelligenza come la capacità di una persona di apprendere e
ricordare le informazioni, di riconoscere i concetti e le relazioni e di applicare queste
informazioni e questo riconoscimento comportandosi in maniera adattiva.
Anche se l’intelligenza spesso viene rappresentata, attraverso dei test di intelligenza,
rappresentata da un singolo punteggio, il QI (quoziente intellettivo), i ricercatori moderni
non negano l’esistenza di specifiche abilità intellettive.
Tuttavia, si discute ancora sull’esistenza di un fattore generale. Infatti, Spearman, la
pensava così; aveva dato il nome di fattore g, che è un fattore generale, e il fattore s, che
è il fattore specifico di quel particolare test.
AVVOCATO: CLIENTE=MEDICO:_____
Aveva definito il fattore g in termini di “tre principi qualitativi della cognizione”:
- Apprendimento della esperienza: si riferisce alla capacità delle persone di
percepire e capire ciò che vivono;
- Deduzione di relazioni: si riferisce alla capacità di percepire la relazione esistente
fra la parola AVVOCATO e la parola CLIENTE, e propriamente che l’avvocato
lavora per il cliente;
- Deduzione di correlazioni: si riferisce alla capacità di applicare una regola inferita
in un caso anche a situazioni simili.
Thurstone ha condotto una analisi fattoriale (consente ai ricercatori di identificare i fattori
intellettivi alla base delle prestazioni nei test di intelligenza) su 56 test individuali che rileva
l’esistenza di sette fattori (significato verbale, fluidità verbale, facilità numerica, relazioni
spaziali, memoria, ragionamenti e rapidità percettiva), non di un singolo fattore g. Ma
Eysenck, ha sostenuto che, dal momento che questi sette fattori erano fra loro correlati, si
potesse condurre anche su di essi un’analisi fattoriale. Cattel ha eseguito questa analisi e
ha estratto due fattori (egli ha confermato questo risultato per mezzo di analisi fattoriali
condotte da test da lui costruiti), chiamati:
- intelligenza fluida (gf): ha per lo più a che fare con l’individuazione di relazioni in
contesti informativi limitati, come la classificazione di figure o la capacità di
riconoscere dei pattern in una serie ripetuta di elementi. Strettamente collegata alla
capacità innata di una persona possa fornire prestazione intellettuale quindi di
apprendere e risolvere dei problemi;
- intelligenza cristallizzata (gc): si manifesta in attività che si basano su
informazioni acquisite in precedenza, come il vocabolario, l’aritmetica e le
informazioni generali, quelle che si imparano a scuola. È ciò che l’individuo ha già
sviluppato attraverso l’applicazione della propria intelligenza fluida, ossia ciò che ha
già appreso.
La teoria triarchica dell’intelligenza di Sternberg si basa sui meccanismi dell’elaborazione
dell’informazione applicati ai contesti naturali e culturali. Secondo Sternberg, utilizziamo la
intelligenza analitica per pianificare ed eseguire determinati compiti; l’intelligenza
creativa per adottare strategie passate a problemi nuovi e, infine, utilizziamo l’intelligenza
pratica per adattarci a, selezionare e modellare il nostro ambiente,
La teoria delle intelligenze multiple di Gardner parte dalla neuropsicologia e basa
principalmente sulle abilità che possono essere selettivamente perdute a causa di
differenti lesioni del cervello. La sua definizione di intelligenza include numerose abilità
che vengono di solito definite “qualità” oppure “talenti”. Come la teoria di Sternberg, quella
di Gardner enfatizza il significato del contesto culturale in cui si verifica un comportamento.
Le persone che fanno parte di culture analfabete di solito non cercano di risolvere un
problema su un piano astratto, come nelle culture occidentali. Piuttosto, tendono a basare
le proprie conclusioni su ciò di cui hanno avuto esperienza e non su situazioni ipotetiche o
astratte.
La valutazione dell’intelligenza
Anche se ai cinesi è attribuito l’uso più antico conosciuto delle tecniche di valutazione delle
abilità, la moderna valutazione dell’intelligenza parte dal lavoro di Francis Galton per
misurare le differenze individuali nelle caratteristiche psicologiche, un’area di studio nota
come psicometria. Galton ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo delle tecniche
di valutazione, ma i test che utilizzava, basati sulla misurazione di semplici abilità
percettive, sono stati abbandonati in favore di test che cercano di valutare abilità più
complesse, come la memoria, il ragionamento logico e il vocabolario.
Alfred Binet ha sviluppato un test (La scala Binet-Simon) allo scopo di valutare le abilità
intellettive degli studenti per identificare quei bambini che avevano necessità educative
speciali: la parola scala si riferisce al fatto che lo scopo della valutazione è la misurazione.
I test erano disposti in ordine crescente di difficoltà, e i ricercatori avevano ottenuto norme
per ciascuno di esse (ottenuto da un gruppo molto vasto di soggetti).
In seguito il test fu sostituito dalla Scala Stanford-Binet e forniva le indicazioni per il
calcolo del QI; Biner credeva che la intelligenza fosse in realtà composta da una serie di
abilità specifiche, in il QI si basa sull’idea che se i punteggi al test indicano che l’età
mentale (EM) del bambino è uguale a quella cronologica (EC), l’intelligenza del bambino è
nella norma: QI = EM /EC x 100 (Rapporto QI)
A suo avviso il concetto di età mentale (ossia il livello medio di sviluppo intellettivo di una
determinata età) era una convenzione, non una realtà biologica.
I due test di intelligenza di Welchsler, la WAIS-III per gli adulti e la WISC-IV per i bambini,
vengono ogni ampiamente utilizzati. Le informazioni fornite dai punteggi verbali e di
performance aiutano i neuropsicologi a diagnosticare eventuali lesioni cerebrali e possono
fornire almeno una stima grossolana della capacità innata di soggetti che hanno avuto una
scarsa educazione.
L’attendibilità dei moderni test di intelligenza è eccellente, ma la validità è ancora difficile
da valutare. Dal momento che non esiste alcuna singola misura criterio (una misura
indipendente della variabile valutata, come i voti a scuola) dell’intelligenza, gli analisti
spesso validano i test di intelligenza confrontando i punteggi con altre misure di
rendimento, come il successo scolastico.
I test di intelligenza possono avere effetti positivi e negativi sulle persone a cui vengono
somministrati. Il beneficio più importante è identificare quei bambini con necessità
educative particolari (o talenti speciali) che potranno beneficiare di specifici programmi
educativi. Il pericolo più importante è la stigmazione di colore che hanno invece un
punteggio basso che li potrebbe privare dell’opportunità di trovare un buon lavoro o di
proseguire il percorso educativo. I test inoltre vengono utilizzati per la classificazione dei
soggetti con punteggi molto bassi che identificano un grado di disabilità che va dal ritardo
mentale lieve al ritardo mentale profondo.
Il ruolo dell’ereditarietà e dell’ambiente
La variabilità in tutti i tratti fisici è co-determinata dalla variabilità genetica, da quella
ambientale e dall’interazione fra fattori genetici e contestuali. Una misura del grado in cui
la variabilità genetica è responsabile della variabilità osservata in un particolare tratto di
una data popolazione è l’ereditabilità, ma quest’ultima non indica il grado in cui quel tratto
sia determinato da fattori genetici.
Lo sviluppo intellettivo è influenzato da numero fattori prenatali e postnatali. Il patrimonio
genetico di un individuo, poiché influenza lo sviluppo cerebrale, influenza anche il
potenziale intellettivo. Questo potenziale può ridursi in maniera definitiva nel corso dello
sviluppo pre o postnatale a causa di incidenti, sostanze chimiche tossiche, cattiva
alimentazione o malattie. Perché una persona raggiunga il massimo del proprio potenziale
intellettivo, è necessario che interagisca con un’ambiente che promuova l’apprendimento
per vivere con successo nella società.
Gli studi sui gemelli e quelli che confrontano la parentela biologica con quella acquisita per
adozione indicano che entrambi i fattori, genetico e ambientale, influenzano lo sviluppo
intellettuale. Le correlazioni nei punteggi del QI di coppie di individui variano in funzione
della parentela biologica.
Il pensiero e la soluzione dei problemi
Una delle componenti più importanti della intelligenza è il pensiero, che include la
categorizzazione, il ragionamento e la soluzione dei problemi. Pensare, però, richiede
l’utilizzo di concetti, ossia è una categoria di oggetti, di azioni, eventi o stati che
condividono determinati attributi (es. gatto, cometa, squadra, distruzione, gioco, felicità
giustizia...). Gran parte delle attività di pensiero ha a che fare con relazioni e interazioni fra
concetti.
I concetti formali sono concetti definiti esplicitamente dalla caratteristica essenziali degli
oggetti e degli eventi (es. i cani hanno quattro zampe, la coda, il pelo, e un naso umido,
sono carnivori, possono abbaiare…). Nella vita quotidiana invece utilizziamo concetti
naturali ossia categorie che si basano sulle percezioni personali e sulle interazioni con il
mondo reale – collezione di esempi particolari ricordati, chiamati esemplari. I concetti
naturali esistono a livello di base (es. sedia e mela), sovraordinati (concetti più generali,
es. mobili e frutta) e subordinati (si riferiscono a specifici esemplari). Gran parte delle
attività usa i concetti base.
Il ragionamento deduttivo consiste nel raggiungere conclusioni sulla base di principi
generali. Vale a dire, utilizziamo delle informazioni già note e determiniamo se alcuni
eventi particolari sono coerenti con queste informazioni. Una delle abilità più importanti del
ragionamento deduttivo è la capacità di costruire modelli mentali per rappresentare
meglio i problemi che cerchiamo di risolvere.
Il ragionamento induttivo cerca di inferire principi generali da informazioni particolari.
Questa forma di pensiero prevede la generazione e la verifica di ipotesi.
Senza un addestramento specifico (come apprendere le regole del metodo scientifico) le
persone spesso ignorano la necessità di individuare le frequenze di base (si riferisce alla
frequenza con cui si verifica un