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E' L'ARTE (!ah AH!): IL POTER CREARE QUALCOSA DI ESEMPLARE SENZA QUESTA PRODURRE QUALCOSA DI VERAMENTE REGOLARE

La determinazione dell'arte come creazione del genio non si può mai realmente separare naturalmente dalla congenialità di colui che la recepisce. Entrambe sono un libero gioco. Quest'ultimo si basa su contenuti significativi presenti già nel fruitore ma non sono dei concetti precostituiti che noi sovrapponiamo semplicemente allarappresentazione artistica. Sono invece dei concetti che vengono fatti risuonare davanti alla visione dell'opera particolare ed individuale. Kant intende dire che la funzione del concetto è quella di formare una specie di cassa di risonanza che possa articolare la forza dell'immaginazione.

IL GIOCO

Il gioco è la funzione elementare della vita umana. La pratica umana della religione nel culto implica un elemento ludico. Vale la pena richiamare alla mente il giocare umano nelle sue strutture fondamentali.

inoltre nel fatto che esso riesce a superare i vincoli e le limitazioni umane. Questa è l'umanità del gioco, questa capacità di porsi degli scopi che contraddistingue la ragione umana.

cioè che esso nel gioco del movimento, riesce per così dire a disciplinare e ordinare i movimenti del gioco, come se i giochi fossero degli scopi. Il fine è in verità un comportamento privo di scopo, ma è proprio questo comportamento che si intende raggiungere. Esso è ciò che il gioco vuole. E' questo un primo passo verso la comunicazione umana: se qui viene rappresentato qualcosa anche in tal caso vale per lo spettatore il principio che egli lo voglia, così come nel gioco io mi rapporto a me stesso come a uno spettatore. E' appunto la funzione della rappresentazione ludica, che alla fine risulti non qualcosa di arbitrario, ma il movimento ludico determinato in un certo modo. Il gioco è perciò in fondo l'auto rappresentazione del movimento ludico. Una tale determinazione del movimento ludico significa al tempo stesso che giocare richiede sempre un giocare "insieme". Il gioco quindi è un

fare comunicativo anche nel senso che esso non conosce la distanza tra colui che gioca e colui che assiste al gioco. Lo spettatore è evidentemente di più che un semplice osservatore. È piuttosto uno che partecipa al gioco, che è parte di esso. Naturalmente in queste forme semplicissime non siamo ancora nel gioco dell'arte, ma c'è qualcosa di comune in tutto ciò che abbiamo discusso come gioco e cioè che "qualcosa è inteso come qualcosa", anche se non è niente di concettuale, ricco di senso o conforme a uno scopo, ma semplicemente la pura esperienza di giocare. Questo è in fondo il problema dell'arte moderna: superare la distanza che separa la massa degli spettatori dall'opera d'arte. In realtà nel gioco dell'uomo si trova una prima esperienza di razionalità come il seguire delle regole autoimposte. È credere che l'unità

Dell'opera significhi qualcosa di conchiuso rispetto a colui che si rivolge ad essa e che da essa viene raggiunto. Anche ciò che vi è di più fuggevole ed irripetibile è inteso nella sua medesimezza. Così è l'identità ermeneutica che fonda l'unità dell'opera: in quanto comprendo qualcosa devo identificarlo. Dove c'è qualcosa io la comprendo e quindi la giudico. Io identifico questo qualcosa e questa identità data è il senso dell'opera. Ogni cosa nel suo effetto ottiene una propria determinatezza anche se non sarà un'opera duratura nel tempo nel senso dell'identità ermeneutica è considerata un'opera. Il concetto di opera non è per ciò affatto legato all'ideale dell'armonia classicista, ma vi è ancora un momento ulteriore da considerare: che cos'è ciò per cui un'opera acquista la sua

identità come opera? Il fatto che in essa vi è qualcosa da comprendere. È questa una richiesta che emana l'opera e che vuole essere soddisfatta. La risposta può essere data solo da colui che ha accettato la richiesta e deve essere la sua propria risposta che gli deve apportare in modo attivo: come giocatore appartiene al gioco. La determinazione dell'opera come punto d'identità del riconoscimento del comprendere implica inoltre che una tale identità sia un continuo concorrere collegata con variazioni e differenze (esempio Kant e la forma e i colori). All'opera ed evidentemente è proprio questa identità dell'opera che ci invita a questa identità, che non è affatto arbitraria, ma che viene diretta e spinta in un certo schema per tutte le possibili attuazioni: questo è lo spazio libero che noi dobbiamo riempire. Questo riempire è un atto della riflessione, un atto spirituale.

solo passiva, ma attiva, coinvolgendo il fruitore nel processo di interpretazione dell'opera. Questo coinvolgimento attivo è fondamentale per apprezzare appieno l'arte contemporanea, che spesso richiede una partecipazione attiva da parte dello spettatore. L'arte contemporanea si basa sulla sfida delle convenzioni e delle aspettative, spingendo il fruitore a interrogarsi e a cercare nuovi significati. Questo processo di riflessione e interpretazione è ciò che rende l'arte contemporanea così stimolante e coinvolgente. In conclusione, l'arte contemporanea non è da considerarsi come un'opposizione all'arte del passato, ma come un'evoluzione naturale che richiede una nuova modalità di fruizione e partecipazione. È attraverso il gioco della riflessione che possiamo veramente apprezzare e comprendere l'arte contemporanea nella sua complessità e profondità.intesa però come se fosse solo la superficie sensibile delle cose, ciò che è imposto dal punto di vista estetico. Percepire non è soltanto accumulare diverse impressioni sensibili ma significa invece "prendere per vero" ossia la percezione è ciò che si offre ai sensi, viene visto e viene preso come tale. E quindi al posto di parlare di percezione sensibile per esprimere la dimensione profonda della percezione usiamo il termine "non-differenziazione estetica". Cioè voler astrarre da tutto ciò per cui uno viene colpito da una forma artistica per concentrarsi soltanto ad una valutazione puramente estetica, è un modo di comportarsi esteriore rispetto all'opera d'arte. Proprio l'opera viene prodotta e l'identità dell'opera adla non differenziazione tra il modo particolare in cui essa sottesa, costituisce l'esperienza estetica. Ciò che per tanto descriviamo come

La nondifferenziazione estetica costituisce evidentemente l'autentico senso del gioco combinato di immaginazione e di intelletto che Kant ha scoperto nel giudizio estetico. Che di fronte a ciò che si vede, anche soltanto per vedervi qualcosa, si debba pensare, è sempre vero. Ma anche qui vi è un gioco libero che non ha per scopo un concetto. Non è mai stata sicuramente l'essenza di una grande opera d'arte quella di produrre una completa e fedele immagine della natura o un ritratto. L'autosignificanza della percezione sorge quindi dal gioco combinato. Ma in realtà non possiamo dare una formula del bello naturale perché esso è di una estrema indeterminatezza. Noi in realtà non possiamo vedere la natura e tutte le altre cose con altri occhi che quelli degli uomini esperti ed educati artisticamente. Hegel ha visto giusto sostenendo che il bello naturale è un riflesso del bello tanto che noi impariamo a scorgere.

Il bello naturale è guidato dall'occhio e dalla creazione artistica dell'artista. L'arte moderna si differenzia perché oggi l'esperienza del bello naturale è come una forma di correttivo rispetto alle pretese di un vedere educato, ciò per cui siamo interpellati dall'arte moderna. Che cosa contiene in sé questo essere rinvio all'indeterminato? Il simbolico. Il simbolo è un frammento di antica forma di passaporto, questo il senso tecnico originario di simbolo. Se pensiamo al simposio, vediamo che l'amore è l'attesa di qualcuno, di un frammento che venga a completare la felicità. Questo paragone può essere applicato all'esperienza del bello, nel senso dell'arte. La significanza dell'opera d'arte rimanda a...

qualcosa che non si trova nell'aspetto visibile e comprensibile in quanto tale. In realtà però il simbolo di immediatamente cuinoi parliamo non ha funzione di rimando perché non sposta l'attenzione su qualcosa di diverso. L'esperienza del simbolico, il simbolo significa che questo singolo, questo particolare, rappresenta come un frammento d'essere, che un essere a lui corrispondente può completare in un tutto e portare alla salvezza. L'esperienza del bello e in particolare del bello dell'arte è l'evocazione magica di un possibile ordine sacro, dovunque esso sia. Che cosa costituisce la significatività del bello e dell'arte? Essa ci dice che nella particolarità dell'incontro, non è il particolare, ma la totalità del mondo esperibile a divenire esperienza. Quindi ciò non significa che la vaga aspettativa di senso che rende significativa un'opera possa mai essere.

Pienamente adempiuta, tanto da poter acquisire al livello intellettivo e conoscitivo la completa interezza del suo senso. Questo è "l'apparire sensibile dell'idea", di cui Hegel parla come d

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A.A. 2011-2012
9 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vip22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Reale Mario.