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V L’ESTETICA DELLE BELLE ARTI
Le Belle arti ridotte a un medesimo principio (1746) di Charles Batteux
A. Una strategia condivisa: ridurre a un solo principio
Batteux scrive “Les beux-arts réduits à un meme principe” (1746) che contiene un disegno
programmatico con al suo centro la nozione di belle arti (autonome e definibili attraverso
l’imitazione della bella natura). Questa innovazione, consente alle belle arti di passare su un piano
teorico: la riduzione dei vari fenomeni ad un unico principio era già stata tentata da De Gamasches,
Warburton, ma soprattutto da Condillac (sempre nel 1746) con l’Essai sur l’origine des
connaisances humaines nel quale inserisce la teoria del linguaggio d’azione. Ma la teorizzazione del
procedimento di riduzione si ritrova soprattutto nel Discours préliminaire, inserito
nell’Encyclopédie, di d’Alembert (1751): la natura si può scoprire solo riducendo un gran numero
di fenomeni a un unico fenomeno in modo tale che i principi diventino più assimilabili (spirito
sistematico).
B. Il Newton delle Belle Arti
Secondo Batteux, si può trovare la legge fondamentale dei fenomeni spirituali come Newton
l’aveva trovata dei fenomeni fisici (Condillac è il Newton dell’intelletto – Adam – e Batteux il
Newton delle belle arti – Hazard). Batteux dice che bisogna imitare i fisici che accumulano
esperienze e le organizzano in un sistema: ma, a differenza dei fisici, il principio di imitazione viene
adottato subito come norma fondamentale perché appare vero (influenza cartesiana). Batteux cerca
quindi di costruire una teoria generale delle belle arti basata sulla natura come totalità ordinata e
sull’assioma dell’imitazione. La teoria generale delle belle arti è dunque: se in natura tutto è
collegato, dato che tutto vi si trova analogamente disposto, analogamente tutto dev’esserlo
anche nelle arti, dato che esse sono imitatrici della natura.
Il sistema delle Belle Arti
A. Antecedenti
Batteux ha codificato il sistema moderno di belle arti: gli antichi avevano creato diversi modelli di
classificazione ma nessuno aveva condensato le belle arti in un raggruppamento autonomo e
omogeneo (Tatarkiewicz). Nel corso dei secolo, anche la terminologia di belle arti subisce
cambiamenti: nel XVI secolo sarà Vasari a coniare il termine Arti del disegno dal quale deriva belle
arti. Dal Rinascimento fino al ‘700, si crea un’analogia tra pittura e poesia per attribuire alla pittura
una dignità pari a quella della poesia (ut pictura poesis oraziano e Plutarco). Della massima
oraziana, viene poi fornito un significato distorto da Du Fresnoy (1668): con la fine delle Arti
liberali, vi è un riscatto delle arti visive e una dilatazione del sistema dei paragoni incrociati. Con il
termine Beaux-arts si indicano da principio le arti visive ma poi sembrano rientrarvi anche la
musica e la poesia: Perrault poi elenca le otto arti che meritano di essere coltivate da un gentiluomo.
Il problema della classificazione delle arti non è affrontato da Crousaz perché parla ancora di bello
scientifico e bello morale; Du Bos unisce invece poesia, pittura e musica; Andrè di bello pittorico e
bello musicale.
B. Un passo decisivo: definizione, divisione e origine delle arti
Colui che compie il passo decisivo è però Batteux che risulta originale e estende la sua influenza
oltre che in Francia anche in Germania: il suo antecedente è l’architetto Blondel che nel 1675
sembra preludere le teorie di Batteux (elenca come arti fondamentali architettura, scultura, pittura,
eloquenza, poesia, musica e danza, che sono le stesse di Batteux). Inoltre, Bolondel dice che tutte le
arti producono un piacere fondato sul medesimo principio (unità d’armonia e piacere): in sostanza,
Bolondel usa un concetto uguale a quello di Batteux ma non usa la dizione Beaux-arts perché non la
conosce ancora. In realtà, stando a quello che dice Kristeller, Batteux è originale perché Blondel
confonde arti e generi e in più è incerto sulle arti da associare al trittico Architettura-Scultura-
Poesia; inoltre, non accenna a un territorio specifico per le belle arti. L’assenza del termine Belle
arti sarebbe da imputare all’indeterminatezza del campo per quel che riguarda i suoi confini. Nel
capitolo Définition, division et origine des Arts en général, Batteux enuncia la sua definizione di
arte: un’arte in generale è una collezione o una raccolta di regole per far bene ciò che può
essere fatto bene o male. Le regole derivano da un’osservazione particolare (empirismo): infatti il
primo inventore delle arti è il bisogno e poi queste si perfezionano con il sorgere di nuove esigenze.
Solo le belle arti creano un nuovo ordine di idee e di sentimenti adeguati al nuovo ordine dei
bisogni (si passa dall’utilità al diletto e al piacere). Batteux fa poi una storia del gusto: all’inizio,
quando c’era il problema della sopravvivenza, i tempi erano sfavorevoli al fiorire delle arti; quando
la società fu pacificata e si formarono le leggi, poterono nascere anche le arti (le prime espressioni
del sentimento furono il canto e la danza). Gli uomini diventano più sensibili e guardano la natura,
intuendo i suoi segreti rapporti e commuovendosi tramite il sentimento: oltre alla contemplazione
esteriore nasce anche l’introspezione interiore e si scopre che l’uomo ha un gusto innato per i
rapporti visti in natura. Gli oggetti naturali allora diventano modelli per il funzionamento della
società umana. Si crea così una corrispondenza tra progresso umano e sociale caratterizzato
dall’insorgere di nuovi bisogni (necessità, comodità, diletto) e dal perfezionarsi delle arti. Si
distinguono tre gruppi di arti: 1)arti meccaniche (soddisfano i bisogni materiali degli uomini);
2)Eloquenza e Architettura (perseguono l’utile e il diletto); 3)belle arti (ricercano il piacere) che
sono poesia, pittura, scultura, musica e danza. Esse avranno come oggetto, nell’ordine: natura
semplice (utilizzano la natura così com’è), natura affinata (utilizzano la natura affinandola), bella
natura (non utilizzano la natura ma la imitano). Questo schema ha ispirazioni platoniche e
aristoteliche.
C. La Bella Natura
La Bella Natura rimanda all’idea di perfezione dal punto di vista soggettivistico (sensibilità) e
oggettivistico (razionalità), come aveva già notato Nicole e come noterà Diderot: la bella natura
deve accordarsi alla natura dell’oggetto stesso e alla natura dell’uomo (tentativo di correlazione tra
soggetto e oggetto), deve essere in rapporto con la nostra perfezione e deve essere perfetta in sé. È il
prodotto del mondo oggettivo e di quello storico, mitologico, ideale formato e ricavato dall’artista
stesso. La Bella Natura è opera di un processo astrattivo-produttivo basato su un modello ideale
interiore dell’artista che fa sia la sommatoria delle parti belle sia interviene sul materiale (la natura
viene abbellita e perfezionata). Da ciò deriva l’immaginazione che presiede alla formazione del
modello ideale che creerà l’imitazione artistica.
D. Ulteriori classificazioni
Batteux attua ulteriori distinzioni: divide le belle arti a seconda dell’organo con cui sono colte:
Pittura, Scultura e Danza (vista) da un lato e Poesia e Musica (udito) dall’altro. C’è una forte
affinità tra Poesia e Pittura; crea una distinzione tra le arti che usano un linguaggio naturale e quelle
che usano un linguaggio d’istituzione; c’è una differenziazione basata sui tipici mezzi espressivi.
Dedica un capitolo alla differenza tra Eloquenza e Architettura e Poesia e Scultura (le belle arti non
possono essere utilitaristiche) in cui parla dell’analogia tra oratore e storico: entrambi sono vincolati
ad un modello reale e non hanno libertà. Nel capitolo conclusivo, Batteux inserisce tra le belle arti
anche l’Architettura: la Poesia, la Musica e la Danza creano le immagini delle passioni umane,
l’Architettura, la Pittura e la Scultura preparano la scena dello spettacolo (mito del teatro totale).
Batteux, comunque, si mostra disinteressato nei confronti di Pittura e Scultura e attratto da Musica e
Danza.
E. Sottoclassificazioni: la poesia e i suoi generi
L’interesse predominante di Batteux riguarda la Poesia stessa, la cui essenza non è né la finzione
(dues ex machina o allegorie e metafore) né la versificazione (aspetto esteriore) né l’entusiasmo
(dispiegarsi della potenza immaginativa). La differenza tra prosa e poesia sta nel fatto che nella
seconda si attuano le inversioni (De Cerceau), soprattutto in francese; ma Batteux dice che per
essere vero dovrebbe valere in tutte le lingue e non solo in francese, così per risolvere il problema si
affida al principio di imitazione. La differenza fra prosa e poesia è allora che la poesia imita la bella
natura (come la natura dovrebbe essere, perfezionata) mentre la prosa rappresenta la natura reale
(come essa è); le suddivisioni della poesia si trovano allora nell’imitazione. La Poesia viene
suddivisa in sottoclassificazioni per generi (come si vede nei Cours de belles-lettres) e si insiste
sulla sua peculiare libertà che deriva dal nascere dei fantasmi della nostra immaginazione e dal
godimento che se ne ricava (Storia: schiavitù). Il poeta infatti non si fa condizionare dalla realtà e
anzi forza anche il linguaggio: la poesia riveste di forme corporee ciò che è spirituale (poetica della
suggestione). Esistono tre tipi di armonie: 1)lo stile deve essere adeguato al soggetto; 2)ci deve
essere un rapporto tra suoni, parole e significati; 3)armonia artificiale (combinare i suoni in modo
che tutte le sillabe di un verso, prese nel loro insieme, producano con il loro ritmo un’altra
espressione che accresca il significato naturale delle parole) che rende la poesia ipersignificante
(anticipazione del geroglifico sillabico di Diderot nella Lettere sur les sourds et les muets). La
poesia lirica invece è tutta consacrata ai sentimenti: da qui deriva la teoria della velocità delle menti
e dello scarto. Lo scarto è un vuoto che si crea tra due idee in assenza di legami intermedi: la mente
è veloce, soprattutto quando l’anima si incalza, e il poeta riesce a cogliere solo i pensieri più
rilevanti. (effetto di slegato, di bel disordine). Importante è anche il problema della catarsi tragica di
cui Batteux da un’interpretazione psicologica, escludendo la componente moralistica e edificante: la
tragedia è un esercizio dell’anima mediante emozioni tristi per accettare il destino umano (la
tragedia è un piacere puro, emozione senza dolore, paura