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Espressionismo astratto nella California

Gallery in California, viene allestita una personale di Cornell, che fu però un insuccesso. Nel 1949 chiude la galleria di Julien Lévy e apre la Eagan gallery, che espone anche gli espressionisti astratti. L'Espressionismo astratto rielabora quello tedesco, superando e ampliando l'automatismo surrealista nell'"action painting". Tra il 1929 e il 1936 il governo stanzia commissioni per gli artisti, spesso grandi pitture murali: queste porteranno, negli anni '40 - '50, l'esplosione delle grandi dimensioni. Inizia anche una riconsiderazione degli indiani, una contatto col Messico e la cultura meso-americana. Tra il 1949 e il 1951, con Kline, De Kooning e Gorky esplode l'Espressionismo astratto: un'arte nuova, che diventa un'arte di stato, riconosciuta da tutti, popolare (Pollock nel '49 è sulla copertina di Life). Cornell si trova esposto nella Eagan Gallery pur essendo.

diversissimo dell'Espressionismo astratto: ci sono, tuttavia, delle sottili similitudini, più nel dna che nello sviluppo. Pollock sviluppa il dripping che aveva già sperimentato Ernst, e si possono trovare delle similitudini nelle scatole di Cornell, in cui fa sgocciolare, in maniera molto più sobria, piccole quantità di colore. Del 1943 è "Habitat group for a shooting gallery": in questa scatola, Cornell si scaglia contro la guerra. Il vetro è incrinato e sono presenti sgocciolature, macchine come fosse sangue, e una serie di uccelli che rappresentano i paesi. De Kooning, Motherwell e Rothko apprezzavano molto Cornell. Attraverso la Eagan Gallery, Cornell si pone come ponte tra Espressionismo astratto e new Dada, di cui è considerato il padre (soprattutto di Rauschenberg, esponente del New Dada americano, il quale si rifà a Burri e a Cornell: l'oggetto e la pittura fanno a botte, tutto diventa aggettante.).

mostra di Cornell alla Eagan è "Aviary by Joseph Cornell": aviary è una parola collettiva che riguarda gli uccelli, le casette per gli uccelli e le voliere. Le scatole sono cambiate: sono diventate più vuote, meno intimiste, non ci sono più scrigni o teatrini: affrontano nuovi elementi che si distaccano dalla rêverie franco-romantico-simbolista. Il così forte investimento simbolico sugli uccelli gli deriva da Max Ernst, il cui alter-ego era Lop-lop, l'uccello sciamanico. Nella scatola "Aviary Parrot Box" del 1949 si ritrova l'influenza dello studio di Gubbio di Federico da Montefeltro, in cui sono presenti intarsi lignei con uccellini. Altra fonte può essere il libro d'ore di Caterina di Clèves, acquistato dalla biblioteca di New York, in cui erano illustrate gabbie ed uccelliere. Cornell rielabora tutte queste fonti, mischiandole alla proprie simbologie: l'uccellino in gabbia richiama

la memoria, l'animo in gabbia è il ricordo catturato. Cornell, a Utopia Parkway, aveva un giardino sotto casa, e amava dar da mangiare agli uccellini sotto il melocotogno. Con questa serie di scatole, iniziano le simbologie, ad esempio verso la poetessa americana Emily Dickinson.

Cornell negli anni '50

Tra il 1950 e il '51, nasce un'altra tipologia di scatole: gli "Observatory". C'è un allontanamento sia dalle sue fantasie iniziali, sia dal gusto per il feticcio e per l'oggetto. Cornell ricerca la sublimazione e l'elevazione della semplicità. Più che scrigni, queste scatole sono piccole stanze per abitanti invisibili. L'osservatorio è richiamato da una cupoletta. I titolo recano i nomi della costellazioni preferite da Cornell: Aurora Boreale, Andromeda, Auriga. Sono presenti anche le idee di miniaturizzazione e di voyeurismo. Cornell, prima di morire, disse alla sorella che sarebbe

volutoessere meno riservato. In "Central Park Carousel – in memoriam", del 1950, Cornell inserisce il carosello, giostra di Central Park (elemento kitsch), che andò a fuoco nello stesso anno e fu inseguito ricostruita. Richiama l'idea di giostra del tempo, ovvero il cielo, presente nella scatola, insieme ad una griglia. Negli anni '50, Cornell inizia ad avere quotazioni: il MoMA aveva acquistato la scatola del carosello per 300 dollari. Cornell, tuttavia, non riusciva a separarsi dalle sue scatole, le vendeva e le regalava con riluttanza. Molti, per farsele vendere, ci andavano con le nipotine poiché sapevano che solito regalare le scatole alle ragazzine del vicinato una volta che ci avevano giocato, gliele riportavano per averne della altre. "Toward the Blue Peninsula (for Emily Dickinson)" è del 1953. La poetessa era uno spirito affine a Cornell. "Blue Peninsula" è citata in una poesia della Dickinson (It

"might be easier/ to fail in landwith sight/ than gain my blue peninsula/ to perish of delight)."

Verso la metà degli anni '50, Cornell cambia galleria: si stabilisce alla Stable Gallery, diretta da Eleanor Ward. Qui entra in contatto con Twombly e Rauschenberg. Verso la fine degli anni '50, Cornell lascia le scatole quasi incompiute.

Cornell e gli italiani

Il rapporto di Cornell con gli artisti italiani è poco studiato. L'unica influenza ammessa è quella del Rinascimento. Non ci sono, in realtà, artisti italiani che guardano a Cornell. Il fulcro del rapporto di Cornell con l'Italia è quello con Piero Dorazio e Carla Accardi. Piero Dorazio vinse nel '53 una borsa di studio per l'America, e il suo amico surrealista Sabastian Matta gli scrive una lettere di presentazione per Cornell, poiché Dorazio doveva conoscerlo. Ha inizio così una stranissima amicizia. Arriverà a progettare una mostra di Cornell.

in Italia, che non potrà mai andare in porto. Dorazio era un astrattista, le sue opere erano arcobaleni di colore. Nel 1981 il MoMA decide di diffondere l'opera di Cornell in Europa: nell'articolo di Dorazio "Micostringe a riscoprire De Chirico", dice che Cornell è il padre di Rauschenberg, ma anche il nonno di Jasper Johns, ma anche di De Dominicis e Pisani. Capiamo, quindi, che Cornell lascia tracce anche laddove non le vediamo. Cornell è conosciuto in Italia dopo il 1981, ma già prima ci sono alcune mostre con delle sue opere. Nel 1971 a Torino, nella piccola galleria Galatea, ha luogo la mostra "Joseph Cornell", curata dal collezionista Tazzoli e dall'americano Varenne. La mostra ospitava 28 opere di Cornell con testo di critico di Carluccio. Nel 1977 a Roma, presso la galleria l'Attico della famiglia Sargentini, ha luogo "J. Cornell, boxes and films". Queste prime due mostre passano sotto silenzio. Inizialmente.negli anni '30, le opere di Cornell erano esposte e pubblicate assieme ai surrealisti, ma quando decide di tagliarsi fuori, c'è una "pausa espositiva", che dura fino agli anni '60. Ci sono, però, varie collettive in cui ci si può imbattere in qualche opera di Cornell. Nelle opere di vari artisti italiani è possibile trovare analogie con quelle di Cornell: - Giosetta Fioroni, nelle sue scatole inserisce stelline, cuori e ali d'uccello. Compagna di Goffredo Parise, che scrive la recensione della mostra su Cornell del '77. - Alighiero Boetti, pioniere della "Mail art": faceva lavori con francobolli e li spediva per raggiungere l'elemento casuale del timbro. Cornell collezionava anche francobolli. - Fausto Melotti, "la notte" è una scatolina con la notte e compartimenti di bianco e azzurro e un simbolo lunare. Riguarda "Towards the blue peninsula". - Giulio Paolini, nelle sue opere si possono trovare riferimenti a Cornell.

cui opere bolle diventano astri e orologi, collage su fono blu sotto unateca di plexiglass trasparente. Ha in comune con Cornell anche il gusto per il trompe‐l’œil.‐ Tano Festa‐ Mimmo Rotella‐ Lucio Del Pezzo, inserisce nelle sue opere campane di vetro e bersagli.‐ Kounellis, usa animali vivi durante le performance, tra cui anche il pappagallo.

La scatola è come supporto artistico. La scatola è un terreno mediano tra pittura e scultura: una struttura metalinguistica, in cui il concetto di rappresentazione è esplicitato tridimensionalmente. I precursori della scatola‐opera sono le nicchie, gli studioli, le campiture, le strutture dipinte. Importante è anche la Pittura come inscatolamento, come quella di Giotto nella cappella degli Scrovegni. Cornell collezionava libri sul Rinascimento e il medioevo italiani. La scatola fiamminga mette in atto una finzione: la natura morta, tipicamente fiamminga, fa pensare ad una teca.

Un'arte di dettagli e minuzie, come quella di Cornell. I fiamminghi iniziarono a dipingere anche il retro del quadro. I pittori americani dell'800, Peto e Harnett su tutti, dipingono nature morte come i loro antenati olandesi. La Peepshow box del 1660 di Van Hoogstraten era una sorta di scatola ottica, in cui si guardava attraverso un forellino. Questa sensazione di spiare si trova nelle scatole di Cornell. La scatola si impone come mezzo per esprimersi soprattutto alla fine dell'800 e nel '900, ed è molto collegata all'universo femminile. Ha varie funzioni:

  • CONSERVA: Manzoni, Warhol. Conserva memoria e sapere.
  • PROTEGGE: sarcofagi romani, elemento funerario presente anche in Cornell. Cassoni e reliquari; studioli e Wunderkammern (Cornell vede, ricostruito a New York, lo studiolo di Federico da Montefeltro), scrigni e scatolette laccate.
  • ORDINA: Teca, cassetto, catalogo. Scatola come stanza di un museo personale (musealizzazione di se stessi: Duchamp,
De Chirico). Molte opere contemporanee presentano teche o scatole, e si muovono nel mondo del design e dell'allestimento (Fluxus e Pop Art soprattutto). - TRASPORTA- INGABBIA: ready-made di Duchamp. Illusionismo barocco con oggetti respingenti. - NASCONDE- MISTIFICA: "Con rumore segreto", Duchamp: un'opera che nasconde qualcosa che fa rumore, ma non si può scuotere, dunque è un rumore misterioso. - TRASFORMA: macchina fotografica come scatola che trasforma, "Devices of wonder": dispositivi di meraviglia. Houdini esce dalle scatole. Bauli del teatro; case delle bambole vittoriane. Anche Morandi, amatissimo da Cornell, era claustrofiliaco, nelle sue nature morte si ritrovano diverse scatole. Joseph Cornell, dipense L'arte di Cornell racchiude intense e distillate immagini che creano uno straordinario parallelo tra passato e presente. La sua vita quotidiana era semplice, ma quella interiore era profondamente
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Publisher
A.A. 2008-2009
14 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Sbrilli Antonella.