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La teoria del valore aggiunto
Le notizie presenti, quelle che sono in grado di esprimere una specificità, sono invece gerarchicamente subordinate, come se il coraggio di una differenziazione autentica fosse ancora estraneo alla cultura delle redazioni.
Il tentativo di conciliare le intuizioni con la sicurezza, si esprime in quella che definiamo la TEORIA DEL VALORE AGGIUNTO. Essa individua l'atteggiamento professionale dei quadri dirigenziali, diversi da Repubblica o Corriere della Sera. "Dobbiamo riuscire ad intuire e ad avere tutte le principali notizie che Il Corriere e Repubblica pubblicheranno, e nel contempo dobbiamo sviluppare alcuni temi che ci qualifichino per la nostra capacità di scegliere e segnare un'identità professionale. Dietro questo atteggiamento si nasconde una fascinazione tecnologica: la connettività, come collettore universale delle idee si traduce, all'interno della cultura professionale, nella possibilità di"
replicare l'agenda tematica delle testate concorrenti. La teoria del valore aggiunto si fonda sull'idea che la differenziazione del prodotto si realizzi con una sola trovata, collocata all'interno di un quadro di perfetta omologazione. In realtà la differenza va valutata in funzione del lettore, che è il ricevente della nostra comunicazione, e la risposta del lettore al fenomeno omologante è rappresentata da due elementi essenziali:
- la caduta del mercato del doppio giornale, cioè la riduzione del numero di lettori che compra più di un quotidiano
- la sovrapposizione del mercato della free press, con quello dei quotidiani tradizionali.
6. IL DECLINO DEI GIORNALI INTERMEDI. L'omologazione non è un processo che riguarda solo l'élite dei giornali, ma è un processo che coinvolge tutte le redazioni medio-grandi e medie. Molti offrono una copia quantitativamente ridotta e meno qualificata, una sorta di riassunto.
Scaletta degli argomenti, ricalca quella dei grandi quotidiani, infatti raramente si colgono elementi di regionalità in tutta la prima parte del dorsoprincipale. Ma com'è spiegabile il tracollo del giornalismo locale? Questi giornali hanno pagato la crisi del regionalismo. La modernizzazione tecnologica ha spezzato l'isolamento del territorio, dando l'illusione che fosse consentito a chiunque l'accesso ad un circuito di relazioni globali. Tutte le redazioni si sono gettate in una corsa all'imitazione, nel tentativo di essere dentro la globalità, pioché fuori da essa la percezione dell'esclusione si faceva più netta. Questi quotidiani hanno ignorato le proprie radici identitarie, scoprendo una fragilità commerciale anche dall'offensiva che veniva condotta dal basso: quella dei giornali locali, che invece hanno usato la tecnologia per esaltare le differenze, e quella dei grandi media che hanno investito in edizioni locali.
La mancanza in Italia di un editore puro, non può essere l'unico motivo di tale fenomeno, anche i giornalisti hanno delle colpe: non sono stati in grado di cogliere i cambiamenti in atto. La più grande prova di questa cecità si coglie in relazione all'emergere di un localismo nuovo, su cui i quotidiani regionali hanno ingaggiato con i concorrenti locali, un'acerrima partita per il primato. E' possibile sintetizzarla in tre fasi: 1) Il giornale locale entra nel mercato con un'offerta informativa molto capillare, ma di bassa qualità, il concorrente medio-grande lo ignora. 2) Il quotidiano locale inizia a radicarsi coprendo un target medio-basso, conquistando una leadership sui cronaca nera e sport, grazie all'entusiasmo di redazioni giovani. 3) Il giornale locale penetra e inizia a mediare la dialettica delle classi dirigenti mantenendo la leadership cronistica, il concorrente medio-grande si sente spodestato, ed ingaggia una battaglia sulla- quantità dell'informazione.
- LA CRISI DELLA CULTURA DEL LAVORO.
- IL MONOLITE CULTURALE
- LA PREVALENZA DEL POLITICO
Le conseguenze commerciali sono disastrose, ciò è spiegabile osservando come l'ingresso di una nuova testata non provoca nessun effetto significativo sulla diffusione, il perché dipende sempre dalla questione dei giornali fotocopia, che imitandosi l'un l'altro, non allargano l'offerta commerciale.
L'ipertrofia dell'informazione politica si rappresenta in una sopravvalutazione della politica rispetto alla reale domanda dei lettori. Questo è un atteggiamento storico del giornalismo italiano, che trova le sue cause nel rapporto di interdipendenza esistente tra l'universo della proprietà editoriale, quello politico e la categoria dei giornalisti. L'offerta informativa italiana, risponde solo in parte alle regole di mercato, e per l'altra parte svolge un ruolo regolativo di conflitti tra le
indagine critica.
b) un'identità di parte, organizzata e fortemente conflittuale presente, in forme di espressione naturalmente diverse, da quella cattolica a quella comunista.
c) la fragilità di una cultura liberaldemocratica, coniugata con branche del sapere diverse da quelle di tradizionale derivazione politica.
L'ultimo decennio di storia nazionale, ha confermato la tendenza a politicizzare la lettura del sociale, e ad accentuare le forme simboliche delle rappresentazioni giornalistiche, ciò anche per effetto dei giornali fotocopia tende a ridurre tutta la complessità sociale ad una sola categoria interpretativa. Anche dall'indagine condotta nel mese di maggio del 2003, sui 5 principali quotidiani italiani, emerge come l'apertura (quasi identica) sai dedicata quasi sempre alla politica interna. Dall'analisi dei titoli emergono in tutta chiarezza alcuni degli elementi fin qui analizzati:
- L'ipertrofia di rappresentazione politica
spesso non è collegabile a fatti rilevanti, ma è frutto di un effetto di trascinamento: spesso sembra dettata dal clima che i media hanno concorso a creare.
2. La mancanza di filtro professionale nel rapporto con la politica e la memoria corta del giornalismo: vedi la manipolazione con le esternazioni di Berluska in chiave pre elettorale. Emblematico il caso di Repubblica, contrapposta a Berluska: la scelta di dare visibilità risponde quindi all'obbiettivo di enfatizzare il loro contenuto di aggressività al fine di renderlo più visibile ai lettori.
3. L'omologazione dell'offerta informativa: se si pensa che la maggior parte dei quotidiani grandi e medi, attraverso un meccanismo di prevedibilità delle scelte, si è uniformata alla Prima Pagina dei giornali leader. L'inflazione di messaggi ha come conseguenza quella di indebolire il loro senso: Bechelloni, sottolinea il rischio di "un annullamento simbolico della"
La "politica" che finisce per diventare "rumoredi fondo" L'overdose di informazione politica si caratterizza anche per il suo contenuto schizoide, che secondo GILI, oscilla fra due codici diversi ma complementari: il primo è il codice dell'istituzionalità routinaria, per cui la politica è presentata come esibizione pubblica di formalità, atti ufficiali, dibattiti, eventi cerimoniali; il secondo codice è quello della personalizzazione. Tale conseguenza è proprio quella di rendere invisibile la politica, per esempio di iniziative politiche o del dibattito in parlamento, alla ribalta solo se si organizza una conferenza stampa. Iniziativa di Andi ridurre la quantità di droghe consentite, notizia che non ha trovato cittadinanza già dal giorno dopo.
3. IL DEFICIT DELLE COMPETENZE Con tanta importanza ed attenzione data al politico è naturale che nei quotidiani ci sia un aresidualità di tutto ciò che
politico non è. Essa è definibile sia in senso quantitativo (sono ridotte le forze in campo e le energie intellettuali spese per affrontare argomenti non politici, cioè tradizionalmente intesi come altro) sia in senso qualitativo (esso riguarda l'inadeguatezza delle competenze professionali, sensibilità e specializzazione, capaci di selezionare la complessità e di garantire al lettore quel transfert tra le domande di senso comuni e i quesiti della modernità). La lettura dei fenomeni sociali paga il prezzo di un'improvvisazione organizzativa che si caratterizza per due elementi: 1) LA PASSIVITÀ C'è una passività nella selezione e nelle scelte dei temi profonda, sintomo è la scomparsa del genere dell'inchiesta, non esiste un giornale italiano in cui uno o più colleghi siano destinati per un tempo medio-lungo allo svolgimento di un'indagine, ormai la maggior parte delle "indagine" inItaliavengono fatte da istituti di ricerca o case farmaceutiche. L' agenda di interi settori come la cronacanazionale, gli spettacoli, la cultura è fortemente condizionata dalle fonti, contribuendo adomologare ancora l'offerta informativa. La prevalenza del politico assorbe l'intera progettualità delleredazioni, infatti se il pdv politico del giornale è visibile, nascoste o inesistenti appaiono il pdvmorale e estetico, il quotidiano cmq comunica forme e contenuti culturali.
Ci sono almeno 4 questioni decisive nella relazione con i lettori, sulle quali manca un pdvcondiviso:
- Qual è l'atteggiamento da tenere di fronte alle sempre più frequenti notizie di scopertescientifiche destinate ad accreditare effetti miracolistici sulla cura di molte malattie?
- Qual è la soglia morale, in cui il giornale si riconosce, rispetto all'impegno delle tecnologiemediche?
- Qual è l'idea degli effetti che la comunicazione