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Le funzioni delle cellule di Merkel

Che, quindi, le raggiungano o no, queste cellule:

  1. Contribuirebbero a mantenere fibre nervose vicino all'epidermide, a contatto con le stesse cellule di Merkel o no, ma comunque vicine;
  2. Contribuirebbero, quando l'epidermide è sollecitata, facendo dilatare i vasi, a creare le condizioni ideali per ricevere gli stimoli;
  3. In circa la metà dei casi sarebbero capaci di trasmettere direttamente stimoli a fibre nervose, dando informazioni mirate.

Le cellule di Merkel ci sono nell'epidermide, ci sono negli epiteli orali.

Nel bulbo di un pelo è possibile vedere bene un melanocita dalla forma ovale, con propaggini via via più sottili e ramificate, dette dendriti, che si ramificano in maniera dicotomica, dividendosi di due in due per biforcazione. Producono melanina nel corpo cellulare. Dall'apparato di Golgi generano delle vescicole, che si fondono insieme in delle formazioni un po' allungate e che contengono un enzima, sintetizzato

attraverso la via reticolo endoplasmatico – Golgi, che si chiamatirosinasi, che ossida la tiroxina a dei composti che poi, una volta ossidati, polimerizzano tra loro,formando la melanina. La melanina si sposta lungo i prolungamenti, e le estremità deiprolungamenti vengono fagocitate dai cheratinociti vicini e dalle membrane.I granuli di melanina formati sono detti melanosomi.Dall’apparato del Golgi gemmano vescicole a contenuto elettrontrasparente, che poi si fondono informazioni allungate, in cui si vede un disegno che probabilmente corrisponde a una disposizioneordinata di molecole di tirosinasi dentro queste formazioni. Poi, si cominicia a vedere materialeelettronopaco – è la melanina! – che si mescola e comincia a mascherare questo disegno, fino adarrivare a granuli tutti quanti omogeneamente elettronopachi. Bene: sono questi gli stadi diformazione dei melanosomi, o granuli di melanina, 1) dallo stadio di vescicole a contenutoelettrontrasparente,

2) allo stadio di granuli con questo disegno interno,

3) allo stadio in cui c'è undisegno e materiale precipitato,

4) allo stadio in cui c'è tutta e sola melanina precipitata.

E poi si formerà un grande microtubulo.

I melanociti non sono uniti da desmosomi alle cellule circostanti.

Nei neri, i granuli di melanina si trovano liberi nel citoplasma fino allo strato superficiale. Altrove, si trovano dentro i fagosomi e poi vengono eliminati, passando agli strati più superficiali.

Ci sono dei granuli che producono una melanina bella nera, detta eumelanina, e ce ne sono altri che hanno una melanina pallida, biondo-pallida, o rossa. Si parla di cheomelanine. E questo dipende da reazioni chimiche che avvengono dentro i melanosomi. Nel caso delle cheomelanine probabilmente:

  1. mancano alcuni enzimi ossidanti, da un canto;
  2. e dall'altro, c'è un aggancio a proteine tramite residui di cisterna e la trasformazione, quindi, in melanine che non ce

la fanno a diventare dei grossi polimeri, rimangono più piccole e perciò sono meno colorate. Nell'epidermide si trova un altro tipo di cellule ospiti, dette cellule di Langerhans, come quelle degli isolotti del pancreas. Queste cellule rassomigliano un po' ai melanociti, perché sono cellule dendritiche. E oggi possiamo colorarle con alcuni anticorpi specifici che marcano le molecole di membrana. Tante propaggini si dipartono dal corpo cellulare. Sono rimaste misteriose a lungo. In diversi le consideravano melanociti non funzionanti. Oggi si sa che queste cellule fanno parte di un sistema di elementi che concorrono a garantire la difesa dell'organismo contro antigeni che arrivino dall'esterno sulla pelle o sulle altre sedi con epitelio pavimentoso composto. Melanociti e cellule di Langerhans non hanno lo stesso precursore dei cheratinociti. Mentre le cellule di Merkel nascono dagli stessi precursori basali dei cheratinociti, i melanociti

Le cellule di Langerhans

hannoun'origine a comune con il tessuto nervoso e arrivano a colonizzare gli epiteli successivamente nel corso dello sviluppo, si riproducono per conto loro e si differenziano per conto loro, nel bene e nel male. Le cellule di Langerhans derivano da precursori del sangue circolante e continuamente, nel corso della vita, questi precursori arrivano nell'epitelio, si differenziano e poi ne riescono con un ricambio continuo.

La localizzazione delle cellule di Langerhans: si trovano sia in posizione basale sia in posizione intermedia. Nell'epitelio pavimentoso composto cheratinizzato ancora per tutto lo strato spinoso; in quello non cheratinizzato nello strato intermedio.

Presentano antigeni di membrana caratteristici, con cui si possono marcare. Un esempio è il CDA. Se si guardano al microscopio elettronico, presentano degli inclusi caratteristici, che ne permettono il riconoscimento e che sono delle particolari forme di endocitosi, sono delle specie di dischetti sottili.

interno formando gli epiteli pavimentosi stratificati cheratinizzati. Questi epiteli sono caratterizzati dalla presenza di cellule morte, ricche di cheratina, che conferiscono loro resistenza e protezione. Un altro tipo di epiteli pavimentosi composti cheratinizzati si trova nella zona delle gengive e del palato duro. Questa zona è soggetta a grandi traumi meccanici e attrito, quindi è naturale che si cheratinizzi per proteggersi. Durante lo sviluppo, l'epidermide si estende in alcune aree del connettivo sottostante. Alcune di queste aree daranno origine alle ghiandole, mentre altre si stratificano e cheratinizzano formando gli epiteli pavimentosi stratificati cheratinizzati. In conclusione, gli epiteli pavimentosi composti cheratinizzati sono caratterizzati dalla presenza di cellule morte ricche di cheratina, che conferiscono loro resistenza e protezione. Questi epiteli si trovano principalmente nell'epidermide e nella zona delle gengive e del palato duro. Durante lo sviluppo, l'epidermide si estende formando queste strutture specializzate.

centro di questa formazione. Esi forma una specie di colonnina di elementi cheratinizzati, che si allunga si allunga, arriva a usciredall’epidermide, sporge fuori e diventa un pelo. 12La cheratina del pelo è un po’ diversa da quella dell’epidermide: è molto dura e non si lasciadistendere. La cheratina che riveste la nostra epidermide è morbida e flessibile. Si parla, perciò, dicheratina molle per indicare quella che riveste l’epidermide e di cheratina dura per indicare quelladel pelo.

Naturalmente, le tappe che portano alla formazione dello strato corneo del pelo sono un po’ diverseda quelle dell’epidermide. Non c’è uno strato spinoso. Non c’è uno strato granuloso. Ci sono aspettiparticolari.

È buono che lo studente sappia semplicemente che i peli, come un’altra struttura analoga, siformano per un’introflessione dell’epitelio, che nella sua profondità si mette a

differenziarsi in uno strato corneo con caratteristiche particolari, diverse da quelle della superficie cutanea, e che quindi si forma una colonnina di materiale cheratinizzato che poi sporgerà fuori e darà il pelo. I peli non sono delle strutture perenni. Periodicamente smettono di proliferare. Il pelo vecchio pian piano esce fuori e poi ricomincia a formarsi un nuovo pelo. Se le cellule smettono di proliferare, questo pelo finisce, a un certo punto, così è. Poi, dopo un po' ricominciano a proliferare. La nuova proliferazione non è più attaccata a quella precedente. Rinasce da capo, forma un pelo nuovo, che spinge via quello vecchio, che casca fuori, e se ne forma uno nuovo. Quindi, i peli sono strutture soggette a continuo rinnovo. Si parla in questo caso di epiteli a cheratina dura. Un altro esempio di epitelio a cheratina dura è l'unghia. Alla base dell'unghia ci sono delle cellule... c'è un

un ruolo specifico nella percezione di determinati stimoli sensoriali. Questi epiteli sensoriali possono essere trovati in diverse parti del corpo, come ad esempio nella retina dell'occhio, nel naso, nella lingua e nella pelle. Nella retina dell'occhio, l'epitelio sensoriale è chiamato epitelio pigmentato della retina. Questo tipo di epitelio contiene cellule specializzate chiamate fotorecettori, che sono responsabili della percezione della luce e della trasmissione delle informazioni visive al cervello. Nel naso, l'epitelio sensoriale è chiamato epitelio olfattivo. Questo tipo di epitelio contiene cellule olfattive, che sono responsabili della percezione degli odori. Le cellule olfattive sono dotate di recettori che rilevano le molecole odorose presenti nell'aria e trasmettono le informazioni al cervello per l'elaborazione. Nella lingua, l'epitelio sensoriale è chiamato epitelio gustativo. Questo tipo di epitelio contiene le papille gustative, che sono responsabili della percezione dei sapori. Le papille gustative contengono cellule gustative, che sono dotate di recettori che rilevano le diverse sostanze chimiche presenti negli alimenti e trasmettono le informazioni al cervello per l'interpretazione dei sapori. Nella pelle, l'epitelio sensoriale è chiamato epitelio tattile. Questo tipo di epitelio contiene cellule tattili, che sono responsabili della percezione del tatto e delle sensazioni di pressione, temperatura e dolore. Le cellule tattili sono dotate di recettori specializzati che rilevano queste sensazioni e trasmettono le informazioni al cervello per l'elaborazione. In conclusione, gli epiteli sensoriali sono particolari tipi di epitelio che si differenziano per ricevere e trasmettere specifici segnali sensoriali. Questi epiteli sono presenti in diverse parti del corpo e svolgono un ruolo fondamentale nella percezione dei nostri sensi.

Le caratteristiche particolari degli stimoli sono ricevute solo in zone precise del corpo. Precisamente, consideriamo gli stimoli gustativi, che sono dei segnali chimici che ci informano sulla costituzione chimica di ciò che mettiamo in bocca, e gli stimoli acustici e dell'equilibrio. Come accennato in precedenza, gli stimoli acustici sono i suoni, un particolare tipo di evento - delle vibrazioni meccaniche - che viene ricevuto nell'orecchio. Gli stimoli dell'equilibrio derivano dalle accelerazioni a cui siamo sottoposti, come l'accelerazione di gravità e le accelerazioni occasionali sia lineari sia angolari a cui il nostro corpo è sottoposto nel movimento attivo e passivo. Anche questi stimoli, caratteristici per la loro natura, sono ricevuti in una sede precisa all'interno dell'orecchio. A ricevere questi segnali ci sono delle cellule epiteliali, quindi delle cellule che si rinnovano.

maniera. Le cellule neuroepiteliali sono dotate di recettori sulla loro superficie che rilevano gli stimoli ambientali. Quando un recettore viene attivato da uno stimolo, la cellula neuroepiteliale trasmette l'informazione al tessuto nervoso attraverso sinapsi o connessioni elettriche. Il tessuto nervoso è composto da cellule specializzate chiamate neuroni, che sono in grado di elaborare e trasmettere segnali elettrici. I neuroni sono collegati tra loro attraverso sinapsi, che permettono il passaggio delle informazioni da un neurone all'altro. Una volta che l'informazione raggiunge il tessuto nervoso, viene elaborata e trasformata in una risposta adeguata agli stimoli ricevuti. Questa risposta può essere un movimento muscolare, una secrezione di ormoni o qualsiasi altra reazione del corpo. In sintesi, le cellule neuroepiteliali sono in grado di rilevare gli stimoli ambientali e trasmettere le informazioni al tessuto nervoso, che si occupa di elaborarle e produrre le risposte adeguate. Questo meccanismo permette al nostro corpo di percepire e rispondere agli stimoli esterni in modo rapido ed efficiente.maniera. Qualcuno chiama anche quelle cellule di epitelio sensoriale. In realtà, sono difficili da localizzare, da identificare. Sono diffuse variamente nel corpo, quindi non è un senso specifico per un organo o una parte del corpo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
17 pagine
1 download
SSD Scienze biologiche BIO/17 Istologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Puzzolo Domenico.