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Prelievo: che può avvenire nei modi più disparati ma è bene ricordare la
• ovvero il prelievo diretto del campione di tessuto da esaminare;
biopsia,
fissazione;
• disidratazione;
• infiltrazione;
• inclusione;
• microtomia;
• reidratazione;
• colorazione.
•
Tra i coloranti ricordiamo il viola-ematossilina, che si lega al DNA rendendo di color
viola il nucleo, e il rosa-eosina che colora di rosa il citoplasma. Dopo aver aggiunto i
coloranti, il campione viene di nuovo disidratato e poi infiltrato con xilolo.
Alla fine la fetta si sul vetrino, cioè si incolla sul vetrino per evitare che vada
liuta
persa. Ora il preparato istologico è pronto per l’osservazione.
Mediamente tutto il processo di preparazione del campione dura 16 ore. In casi
estremi, in cui l’esito dell’esame deve essere repentino, il campione viene congelato
con azoto liquido e tagliato con un particolare microtomo, detto Le sezioni
criostato.
criostatate, piene di acqua, vengono colorate direttamente e possono essere subito
osservate al microscopio. Da notare che con questa tecnica il tessuto è vivo al
contrario della precedente, nella quale la fissazione segnava la morte di tutte le
cellule del tessuto.
1.2 Coloranti
Un passaggio fondamentale per permettere lo studio dei tessuti al microscopio è la
i tessuti animali, infatti, sono nella maggior parte dei casi incolori,
colorazione;
perché costituiti in gran parte di acqua e privi di pigmenti, e trasparenti, tanto da
risultare pressoché invisibili al microscopio ottico. Sono state perciò scoperte o
realizzate, fin dalla nascita dell'istologia, una serie di sostanze coloranti, capaci
appunto di colorare le cellule, o le diverse parti di una cellula, in modo da renderle
immediatamente visibili e distinguibili.
Al giorno d'oggi sono note moltissime sostanze di questo tipo, che possono essere
divise in due grandi gruppi in base ai meccanismi con cui si legano ai diversi
componenti cellulari, meccanismi che dipendono dal pH della sostanza da colorare:
i che si legano alle molecole con pH inferiore a 7 (acide),
coloranti basici,
• come il DNA;
i che si legano alle molecole con pH superiore a 7 (basiche),
coloranti acidi,
• come gran parte delle proteine citoplasmatiche.
Nelle analisi istologiche vengono normalmente utilizzate coppie di coloranti
basici/acidi, che colorano in modo diverso le diverse parti cellulari: un classico
esempio è la colorazione con una delle più comuni in
ematossilina/eosina,
laboratorio. L'ematossilina, basica, colora il nucleo in blu, l'eosina, acida, colora il
citoplasma in rosa (figura 1).
Figura 1: Classica immagine di un preparato di cute colorato con ematossilina/eosina. Con "p" si
indica il pelo, "fp" il follicolo pilifero.
Esistono comunque molti altri composti, in grado di colorare organelli cellulari anche
molto specifici.
Oltre ai coloranti tradizionali, negli ultimi anni hanno preso piede anche le tecniche
della immunochimica per individuare e distinguere i diversi componenti cellulari:
queste tecniche, che risultano molto utili per evidenziare singole classi di molecole
all'interno della cellula, prevedono l'uso di anticorpi opportunamente trattati, in grado
di legare e visualizzare specifiche proteine, lipidi o carboidrati.
Con opportune tecniche è anche possibile esaminare l’attività cellulare di una
determinata cellula. Gli enzimi risultano essere le molecole markers più utili. Siccome
ogni enzima è specifico per un determinato substrato, anche il prodotto sarà legato
alla presenza o meno dell’enzima. Quindi dalla presenza o assenza di un prodotto e
dalla sua quantità si può risalire all’attività di uno specifico enzima. Uno degli enzimi
più utilizzati in questo ambito è la la cui presenza massiva, a
5’-Nucleotidasi,
seguito di marcatura, spesso mette a nudo la natura cancerosa di una cellula.
Altre tecniche di osservazione istologica si basano sulla cioè la
metallizzazione,
superficie della cellula viene ricoperta da un particolare metallo e bombardata da un
fascio di elettroni. L’immagine riflessa viene catturata su una particolare superficie è
analizzata, ottenendo l’immagine reale della cellula. È possibile ottenere fette più
sottili utilizzando con una durezza pari a quella del vetro. Con
resina epossidica
questo metodo si ottengono strisce dello spessore di 200 Å. Utilizzando piombo e
acetato di uranile la cellula viene
colorata e bombardata da un fascio
di elettroni, ottenendo così
un’immagine della sezione.
Per quanto concerne i microscopi,
la risoluzione e qualità variano in
base al modello. I vari tipi di
microscopi sono:
ottico;
• a fluorescenza (figura 2);
• elettronico a scansione
•
(figura 3);
Figura 2: Spermatozoi osservati con microscopio a elettronico a trasmissione
•
fluorescenza. (figura 4).
Figura 3: Sestetto di archi: globuli rossi in microscopia elettronica a scansione.
Figura 4: Macrofago alveolare osservato in microscopia elettronica a trasmissione.
Come notato dalle immagini, la microscopia elettronica mostra maggiori dettagli, sia
di superficie (scansione) sia di componenti intracellulari (trasmissione).
Anche se esula dalla trattazione, è utile ricordare un’altra particolare metodica di
colorazione, ovvero quella di Gram. Evitando di entrare nei particolari, la colorazione
viene utilizzata per visualizzare le cellule batteriche e risulta essere il
di Gram
principale metodo di catalogazione delle singole specie batteriche, distinguendole in
Gram positive (ovvero si colorano) e Gram negative (ovvero non si colorano).
1.3 Citoanalisi: la forma e lo specchio della funzione
La citoanalisi è la corretta descrizione di una cellula, identificando quelle che sono le
sue principali strutture e caratteristiche morfologiche e da lì risalendo alla sua
funzione.
Per prima cosà si cerca di ricondurre la forma della cellula ad una particolare figura
geometrica. Possiamo identificare come probabile forma di una cellula quella sferica,
ovoidale, cubica, fusata, polimorfa.
Successivamente si passa all’osservazione della superficie della membrana
cellulare, rilevando opportune irregolarità (villi o blebs, prolungamenti citoplasmatici,
La membrana cellulare delle cellule differenziate, soprattutto delle cellule
figura 5).
epiteliali, non risulta essere una struttura uniforme, ma presenta delle porzioni
deputate a specifiche funzioni. Quando una cellula presenta porzioni della propria
membrana cellulare deputate ad una particolare funzione si dice che la membrana è
Un esempio è l’enterocita dei villi intestinali: la parte della membrana
polarizzata.
che sporge nel lume viene definita apicale e svolge funzioni di assorbimento mentre
la porzione di membrana posta agli antipodi svolge funzioni di ancoraggio alla
membrana basale ed è detta basale. Ricorda che la perdita di queste caratteristiche
è un indice di degenerazione cellulare, che può evolvere al cancro.
Figura 5: Il preparato mostra il caratteristico orletto a spazzola tipico degli epiteli respiratori.
Con l’indice si valuta la grandezza del nucleo rispetto al
nucleo/citoplasma
citoplasma cellulare. Una cellula con un rapporto alto molto probabilmente è una
cellula non attiva, quiescente, che non sintetizza proteine. Al contrario un indice
basso depone per una cellula altamente attiva, magari coinvolta nell’assorbimento,
escrezione, sintesi di proteine.
Fatto ciò si passa ad osservare il livello di compattamento del DNA all’interno del
nucleo della cellula. Se la cromatina prevalente è di tipo (chiara) vuol
eucromatico
dire che numerosi geni sono espressi e che la cellula è in una fase di intensa sintesi
proteica. In questo caso il DNA è meno compattato perché il grado di compattamento
della cromatina è in grado di influenzare l’espressione di specifici geni. Se invece il
tipo prevalente è quello (scuro), allora la maggior parte dei geni
eterocromatico
sono spenti e ciò vuol dire che la cellula è “a riposo”, con cromatina molto compatta e
densa.
Sempre nel nucleo, è possibile osservare delle particolari zone, i Il nucleolo
nucleoli.
è la fabbrica che produce i ribosomi, quindi la presenza del nucleolo è indice di
attività di sintesi proteica. Tuttavia la presenza eccessiva di nucleoli fa presagire che
il tipo di cellula che si sta analizzando sia una cellula tumorale.
Terminata l’osservazione del nucleo, si analizzano eventuali organelli cellulari. Un
forte presenza di REG, ovvero fa
reticolo endoplasmatico rugoso o granulare,
intuire che la cellula sia impegnata nella secrezione extra-cellulare attraverso
vescicole di trasporto, che dal REG, passando per il Golgi, arrivano sulla membrana
plasmatica e liberano all’esterno il loro contenuto. Dalla presenza o meno del REL,
si comprende come la cellula sia implicata nella
reticolo endoplasmatico liscio,
steroidosintesi (sintesi di ormoni steroidei).
La presenza massiva di nella cellula è indice di intensa attività “cinetica”,
mitocondri
cioè di intensa attività secretoria, o contrattile o di riassorbimento. I mitocondri sono
le fabbriche energetiche della cellula.
Nel citoplasma è possibile rintracciare la presenza di granuli di glicogeno, la riserva
di energia a breve termine. Da ciò si può intuire di come la cellula abbia un continuo
bisogno di energia per poter svolgere tranquillamente le sue funzioni e mantenere
l’omeostasi. Sempre nel citoplasma è possibile rinvenire delle strutture a forma di
virgola, i o polisomi. L’aspetto a virgola è dovuto al fatto che più
poliribosomi
ribosomi citoplasmatici sono interessati nel tradurre contemporaneamente lo stesso
mRNA. Si possono rinvenire anche goccioline lipidiche, altra fonte di energia per la
cellula e materia prima per la steroidosintesi.
I sono lo stomaco delle cellule. Col passare del tempo, nei lisosomi si
lisosomi
accumula materiale indigerito, creando dei caratteristici inclusi cellulari detti
La presenza delle lipofuscine è indice della senilità di una cellula. Infatti
lipofuscine.
le cellule giovani hanno la capacità di “evacuare” all’esterno tutto ciò che i lisosomi
non riescono a digerire. Ma col passare del tempo si perde tale capacità e si formano
le lipofuscine.
Altra struttura da analizzare è il che in alcune popolazioni cellulari ha
citoscheletro,
una importanza rileva