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EPITELIO CILINDRICO SEMPLICE
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L’epitelio cilindrico semplice è costituito da cellule di forma prismatica, più alte che lunghe, le cui
caratteristiche morfologiche variano sensibilmente a seconda della sede e della funzione. In
questo caso il nucleo avrà una forma ovoidale, e generalmente occupa la posizione basale.
Questo tipo di epitelio lo possiamo ritrovare soprattutto nell’intestino tenue, dove partecipa
all’ultimo stadio della digestione. Le due porzioni opposte delle cellule che andranno a formare
questo epitelio avranno dunque funzioni diverse: la porzione apicale avrà funzione di
assorbimento, mentre quella basale avrà funzione di rimettere in circolo le sostanze digerite.
Sulla superficie apicale dell’intero epitelio si può notare un particolare ispessimento che ha il
compito di aumentare la superficie di assorbimento, in quanto consiste nella presenza di
molteplici pliche circolari. Sopra le pieghe, inoltre, l’epitelio si estroflette ulteriormente per la
formazione dei villi intestinali, mentre le cellule assorbenti presentano sulla superficie libera una
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struttura nota come orletto striato costituito da numerose e sottili espansioni cellulari, che sono
i microvilli. Nell’epitelio intestinale si osservano numerose cellule calciformi o mucipare che
producono muco, il cui ruolo è quello di proteggere il rivestimento epiteliale da eventuali
lesioni. Queste cellule possono essere considerate delle ghiandole mucose unicellulari. Lo si può
ritrovare anche nelle tube uterine dove non ha funzione di assorbimento ma ha il compito di
facilitare lo spostamento degli ovociti grazie alla presenza di estroflessioni specializzate di
membrana o anche nella mucosa dei piccoli bronchi.
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EPITELIO PAVIMENTOSO STRATIFICATO
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Questo tipo ti epitelio è composto da vari strati di cellule di varia forma: cubiche, o anche
cilindriche, nello strato più profondo sulla membrana basale, che hanno un attività metabolica e
proliferativa molto intensa, seguono strati di cellule con contorni irregolari ed infine lo strato
più superficiale appiattito e di aspetto squamoso.
Le differenze morfologiche e metaboliche tra i vari tipi di cellule che lo compongono sono
dovute al differenziamento cui vanno incontro man mano che si spostano verso la superficie.
Arrivati all’ultimo stadio infatti, quello di gusci cornei, le cellule avranno già perso il nucleo e
dunque saranno cellule metabolicamente inerti (epitelio pavimentoso stratificato corneificato),
a parte zone che non sono a contatto con frequenti attriti o che permangono in un ambiente
umido o bagnato, dove le cellule superficiali non perdono il nucleo (epitelio pavimentoso
stratificato non corneificato. Ne fanno parte la cornea, le mucose della bocca, dell’esofago e
della vagina).
L’organo che ricopre l’intera superficie del nostro corpo è la cute o pelle, ed è composta da:
1. Epidermide. Si trova in superficie ed è di natura epiteliale. La sua origine è ectodermica e
svolge varie funzioni importanti per l’organismo, come quella di protezione da traumi fisici,
meccanici e chimici, la ricezione di stimoli, la partecipazione alla termoregolazione e alla
difesa immunitaria ed infine la prevenzione della perdita di liquidi dai tessuti.
2. Derma o corion. Di natura connettivale e origine mesodermica. E’ separato dall’epidermide
da una distinta membrana basale, alla quale è ancorato grazie alla fibrillina. L’interfaccia con
l’epidermide è irregolare a causa di pieghe chiamate papille dermiche che verranno
amplificate fino in superficie e prenderanno il nome di creste epidermiche.
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3. Connettivo sottocutaneo o ipoderma. E’ uno strato di tessuto connettivo lasso, ed in molte
parti del corpo invece da tessuto adiposo (pannicolo adiposo sottocutaneo). Fornisce il
nutrimento all’epidermide che, come tutti gli altri tessuti epiteliali, è priva di vasi sanguigni.
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Le cellule proprie dell’epidermide sono i cheratinociti, che proliferano nello stato più profondo
dell’epitelio e successivamente si spostano verso la superficie, andando in contro ad un
processo differenziativo che porta alla loro corneificazione o cheratinizzazione. I cheratinociti,
terminalmente differenziati vengono sostituiti ciclicamente, ed un’alterazione di questo processo
può dare vita a gravi malattie deabilitanti. Una minoranza di cellule in profondità invece sono i
melanociti, che producono melanina, un pigmento. La loro origine è ectodermica. Infine
abbiamo anche le cellule del Langerhans, che derivano dal midollo osseo, e cellule di Merkel,
che sono i recettori tattili.
Possiamo distinguere nell’epidermide diversi strati (dalla profondità):
a. Strato basale o germinativo. E’ un singolo strato di cellule cubiche o cilindriche dove si
trovano anche cheratinociti staminali. Le cellule di questo strato sono collegate tra loro
tramite delle giunzioni chiamate desmosomi e poggiano sulla lamina basale dove sono
ancorate per mezzo di emidesmosomi grazie ad un’integrina. I desmosomi mantengono
saldamente adesi tra di loro i cheratinociti, grazie all’importante apporto dei filamenti
intermedi in questo caso detti tonofilamenti. Il processo di rinnovamento delle cellule
cornee è garantito dalla presenza, nello strato basale, di cheratinociti staminali, dai quali ha
origine una popolazione di cellule non più staminali che a loro volta continuano a
proliferare, e vengono spinte verso la superficie subendo un processo differenziativo che li
poterà a diventare squame cornee, con un tempo di rinnovamento che varia dai 15 ai 30
giorni.
b. Strato spinoso. Formato da 4-8 strati di cellule basofile che diventano appiattite man mano
che si avvicinano alla superficie, unite tra loro da numerosi desmosomi che si presentano
alla visione al microscopio come delle spine. In questa zona si ha l’inizio del differenziamento
cellulare delle cellule dell’epidermide, che sintetizzano tonofilamenti costituiti da nuove
coppie di molecole di cheratina che tendono ad aggregarsi in fasci di tonofibrille,
convergendo sui desmosomi. Le cellule di questo strato sintetizzano inoltre involucrina che,
accumulandosi nella faccia interna della membrana, contribuisce a darle più resistenza.
Inoltre si nota la presenza di due granuli: i melanosomi, prodotti dai melanociti, e i corpi
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lamellari o cheratinosomi, che sono adibiti alla formazione di idrossiceramide, la quale darà
alla membrana la qualità di barriera impermeabile.
c. Strato granuloso. E’ formato da 3-5 strati di cellule appiattite contenenti grossi granuli
intensamente basofili, chiamati granuli di cheratoialina, intimamente associati ai tonofilamenti,
contengono profilaggrina, capace di aggregare in macrofibrille i fasci paralleli di filamenti di
cheratina, grazie ai quali il citoscheletro collassa e la cellula diventa una cellula appiattita. Le
cellule di questo strato sintetizzano la loricrina che contribuisce alla formazione
dell’involucro cellulare corneificato. E’ stata inoltre osservata in questa zona la presenza di
zonule aderenti ed occludenti che svolgono un ruolo primario nella fisiologia
dell’epidermide.
d. Strato lucido. E’ presente solo in alcune regioni, soprattutto nella pianta del piede e nel
palmo della mano. E’ uno stato di transizione tra strato granuloso e strato corneo, formato
da pochi strati di cellule acidofile prive di nucleo che formano una linea ondulata al di sopra
dello strato granuloso.
e. Strato corneo. E’ formato da cellule morte, di forma appiattita e corneificate. Sono prive di
nucleo e di qualsiasi altro organulo e sono ripiene di filamenti di cheratina fittamente
aggregati. Le cellule sono strettamente collegate tra di loro e con quelle del sottostante
strato granuloso grazie a dei desmosomi modificati che prendono il nome di
corneodesmosomi. Queste cellule sono particolarmente resistenti in quanto la membrana è
costituito da uno spesso strato di molecole definito involucro cellulare corneificato, che è la
principale barriera contro l’esterno. Questo strato contribuisce ad impermeabilizzare
l’epidermide per la presenza di un monostrato di molecole lipidiche di idrossiceramide. La
desquamazione dell’epidermide è infine controllata da enzimi proteolitici che permettono il
normale mantenimento della funzione di barriera di questo tessuto.
I melanociti sono delle cellule con estensioni citoplasmatiche anche molto lunghe, presenti nello
strato basale ed in quello spinoso. Derivano da creste neuronali e migrano durante la vita
embrionale nel derma da dove penetrano fino all’epidermide. Non sono congiunti da
desmosomi e sono privi di tonofilamenti.
La sintesi della melanina e la sua successiva distribuzione nell’epidermide avviene attraverso
varie fasi che constano della sintesi delle proteine melanogeniche, del trasferimento di queste
nei melanosomi e dello spostamento dei melanosomi all’apice dei prolungamenti citoplasmatici
dei melanociti. Perchè avvenga il tutto è essenziale la presenza dell’enzima tirosinasi. L’intero
processo che porterà alla formazione della melanina avviene all’interno dei melanosomi, che
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sono delle vescicole delimitate da membrana molto simili ai lisosomi. Essi infatti derivano
dall’endosoma corticale, dal quale si distaccano delle prime vescicole, i promelanosomi, che,
fondendosi con vescicole di natura golgiana contenenti degli enzimi per la melanogenesi, danno
vita ai melanosomi. Tra le varie modalità di trasferimento dei melanosomi, quella più accreditata
è quella che prevede un rilascio di melanina per esocitosi e la conseguente endocitosi della
stessa da parte del cheratinocito.
La melanina è un polimero responsabile, insieme al carotene, della pigmentazione della pelle. Ha
la funzione principale di assorbire ed infrangere i raggi UV che potrebbero danneggiare il DNA,
disponendosi a modi ombrello parasole nella regione sopranucleare. Essa svolge un ruolo
importante anche nella termoregolazione in quanto i raggi UV assorbiti vengono trasformati in
calore, ma è anche una potente risposta contro i radicali liberi.
Il fenomeno dell’abbronzatura è dovuto quindi all’attivazione dell’enzima tirosinasi che stimola
tutto il processo. Infine saranno prodotti due tipi di diversi di melanina: l’eumelanina, dove sono
presenti in maggioranza pigmenti di color marrone-nero, e la feomelanina, dove sono presenti in
maggioranza pigmenti giallo-rossastro.
Frequentemente si può riscontrare anche la presenza di cellule dentritiche che prendono il
nome di cellule del Langerhans che, pur non essendo dotate di intensa attività