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Il tendine è un potente cavo che lavora scorrendo all’interno di una guaina di
protezione: il paratenion. Il paratenion, al suo interno, è rivestito dalla sinovia. Il
tendine è un composito, cioè è costituito da matrice proteoglicanica, collagene ed
elastina. Tale miscela permette al tendine di resistere sia a forze di compressione
che di trazione. Figura 1: Struttura del tendine.
Il tendine risulta essere compartimentalizzato. Se si osserva la sezione di un tendine
si possono notare le seguenti zone (figura 1):
Paratenonio, la zona più esterna che avvolge l’intero tendine;
• Epitenonio, zona intermedia, interna al paratenonio;
• Endotenonio, la zona costituita dal raggruppamento di più fibrille di collagene.
•
L’unità di base del tendine è la fibrilla. Le popolazioni cellulari del tendine prendono il
nome di tenociti. Il team di tenociti è formato da:
Epitenociti OUT, addetti alla lubrificazione del tendine, tramite la produzione
• di lubrificanti per ridurre al minimo l’attrito tra epitenio e paratenion;
Epitenociti IN, cellule addette alla demarcazione, ovvero stabiliscono i corretti
• confini delle varie zone del tendine, evitando crescite anormali e disastrose, al
fine della corretta funzione;
Peritenociti, addetti alla costruzione del tendine;
• Endotenociti, addetti alla manutenzione del tendine.
• Al microscopio (Figura 2) è
possibile notare la
presenza dei tenociti nel
tendine. Il numero di
tenociti diminuisce con
l’età, quindi un tendine
giovane avrà un numero
maggiore di tenociti
rispetto ad un tendine più
anziano. La densità
3
cellulare per mm
decresce con l’età,
divenendo circa un quarto
intorno ai 25 anni e
continuando a diminuire
ancora. Al contrario,
invece, l’area della sezione
2
trasversale, in mm , del
tendine aumenta di circa 8
volte nei primi 25 anni di
vita, per poi stabilizzarsi e
decrescere in età tarda.
I tendini invecchiano
Figura 2: Sezione di tendine vista al microscopio ottico. precocemente a causa
della stabilizzazione molecolare. Sia la sintesi di collagene, che la produzione di
proteoglicani, sono strettamente correlati. L’interazione matrice-collagene è di grande
importanza al fine del corretto funzionamento del sistema. Eventuali squilibri nella
miscela di composizione possono causare dei seri danni a livello strutturale e
funzionale.
In percentuale un tendine è costituito da:
80% collagene, tipo I, II, V, VI;
• 3% elastina;
• 1% proteoglicani, Keratan Solfato (KS), Dermatan Solfato (DS), Condroitin
• Solafato (CS).
Per evitare attriti che possano rovinare le superfici di contatto, il tendine è immerso in
un fluido.
3.2 L’elastina
Il tendine lega un muscolo all’osso, e la struttura del tendine è resa ancora più
elastica dalla presenza della proteina elastina. L'elastina è una proteina costituente il
tessuto connettivo che è elastica e permette a molti tessuti dell'organismo di tornare
alla loro forma originaria dopo essere stati sottoposti a forze di stiramento o di
contrazione. L'elastina è un costituente fondamentale della pelle, conferendole la
caratteristica risposta elastica quando il tessuto è sottoposto a tensioni meccaniche.
L'elastina è principalmente composta dagli amminoacidi glicina, valina, alanina e
prolina. Strutturalmente è formata da molte molecole di tropoelastina, idrosolubile e
con massa molecolare di circa 70.000 dalton, legate da legame covalente formatosi
in seguito a reazione catalizzata da lisil-ossidasi. Il prodotto finale consiste in un
voluminoso composto insolubile con resistenti legami cross-linked.
3.3 Giunzione osteo e muscolo-tendinea
Il tendine si ancora all’ossa tramite giunzioni muscolo-tendinee e all’osso tramite
giunzioni osteo-tendinee. Nelle giunzioni e lungo il tendine è possibile rinvenire
alcune peculiari popolazioni cellulari, atte a supervisionare l’integrità del tendine e
intervenendo, con opportuni segnali, ad evitarne la rottura. Le strutture atte a tale
compito sono: Organo tendineo del
•
Golgi: presenti nella giunzione
muscolo-tendinea, misurano
l’intensità dello sforzo onde
prevenire la separazione del
tendine dal muscolo (figura 3);
Corpuscolo di Ruffini:
•
presenti in ambo le giunzioni e
misurano il grado di
Figura 3: Rappresentazione schematica dell'organo tendineo
del Golgi e del fuso neuro-muscolare. allungamento del tendine onde
evitarne la rottura;
Corpuscolo del Pacini: presenti nella giunzione osteo-tendinea, misurano
• l’accelerazione in loco e controllano che il tendine non si stacchi dall’osso;
Terminazioni nervose del dolore: presenti lungo tutto il tendine, atte a
• segnalare eventuali malfunzionamenti onde prevenire la totale
compromissione del tendine.
Tutte queste strutture monitorano contemporaneamente la situazione interagendo tra
di loro. Solo in casi estremi si attivano le terminazioni dolorose causando sensazioni
spiacevoli, onde evitare la totale compromissione della struttura.
Un tendine può allungarsi, ma l’allungamento eccessivo potrebbe indebolire la
struttura e causarne la rottura. Infatti raggiunto un punto di stiramento limite, detto
set-point, il tendine non è più in grado di sopportare la forza di trazione e può
strapparsi. Il punto di set-point è definito geneticamente, ma può essere modificato
con l’allenamento, droghe, etc… Un continuo allenamento porta alla sintesi di
maggiori quantità di proteoglicani e collagene e di conseguenza la sezione
trasversale del tendine aumenta. Un periodo di disuso, al contrario, fa diminuire la
sezione trasversale.
3.4 Radicali liberi, danno cellulare e tendinopatie
Normalmente lungo la catena respiratoria “viaggiano” 4 elettroni, che alla fine
saranno accettati dall’ossigeno e si avrà la formazione di due molecole di H O.
2
Questo continuo trasferimento di elettroni ha come fine ultimo la sintesi di ATP, la
moneta energetica della cellula. Tuttavia se viene trasferito un solo elettrone, questo
è in grado di unirsi a qualunque molecola, inducendo la formazione di legami forti
intermolecolari, come il legame covalente. Tali legami possono alterare la funzione di
una proteina causando dei seri danni.
L’enzima superossido dismutasi (SOD) cattura l’elettrone e lo “intrappola”
formando una molecola di perossido di idrogeno, H O , altamente instabile alle
2 2
condizioni cellulari. Il perossido di idrogeno viene trasformato, ad opera della
Perossidasi GSH, in acqua. Se lungo la catena degli elettroni viaggiano 3 elettroni,
alla fine può crearsi un composto altamente instabile che subito si scinde in acqua e
-
ione idrossile (OH ). Il radicale ossidrile R-OH è molto reattivo e micidiale, ma non è
l’unico radicale a formarsi.
Gli organismi aerobici, scegliendo come accettore finale della catena respiratoria
l’ossigeno, vanno incontro ad una graduale formazione di radicali liberi come:
RO, alcossi radicali;
• ROO, perossi radicali;
• ROOH, idroperossidi.
•
I ROS, cioè i radicali dell’ossigeno, sono molto reattivi, ovvero possono legarsi a
qualunque proteina, destabilizzandola.
Il punto di set-point di un tendine si abbassa in seguito all’aumento della
concentrazione di ROS. Sono i ROS i maggiori responsabili dell’invecchiamento del
collagene, e della destabilizzazione della tripla elica, rendendo la struttura meno
deformabile e più fragile. Per contrastare l’azione distruttiva dei ROS, in natura
esistono delle sostanze in grado di neutralizzarli. Tali sostanze prendono il nome di
scavanger, ovvero gli anti-ossidanti.
Gli antiossidanti sono molecole che rallentano o prevengono l'ossidazione di altre
molecole. L'ossidazione è una reazione chimica che trasferisce elettroni da una
sostanza ad un’altra. Le reazioni di ossidazione possono produrre radicali liberi,
responsabili dell'avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule; gli
antiossidanti terminano queste reazioni a catena intervenendo sui radicali intermedi
ed inibendo altre reazioni di ossidazione facendo ossidare se stessi. Come risultato,
gli antiossidanti sono spesso agenti riducenti come tioli o polifenoli. Anche se le
reazioni di ossidazione sono fondamentali per la vita, possono essere altrettanto
dannose; perciò, piante ed animali mantengono complessi sistemi di molteplici tipi di