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di fibre di collagene, tipica delle matrici extracellulari. Nelle vene invece la struttura
muscolare è quasi del tutto assente e non si viene a formare una disposizione
spirale o circolare di miociti lisci, ma esiste tuttavia la struttura di collagene, con
povere fibre elastiche, il che da alla vena molta meno elasticità e le impedisce di
pulsare come le arterie. Superficialmente alla tonaca media esiste una lamina
elastica esterna, di dimensioni minori nelle vene;
3. Tonaca Avventizia, che si rinnova ogni 20 giorni. La tonaca avventizia è costituita
da connettivo posto oltre la lamina elastica esterna ed è piuttosto simile nelle arterie
e vene. Vi sono presenti alcuni vasi detti vasa vasorum per la vascolarizzazione
dell'arteria o della vena stessa e, nelle arterie, rami ortosimpatici, per l'innervazione
dei miociti lisci al fine di produrre la vasocostrizione che aumenta la pressione
sanguigna.
Tra la avventizia e la media, e la media e l’intima, vi sono due zone di transizione dette
limitante esterna e limitante interna. La tonaca avventizia è costituita da sostanza
amorfa (acido ialuronico e proteoglicani) e da componente fibrillare (collagene e
glicoproteine). Quindi l’avventizia è un composito, in grado di resistere sia a forze di taglio,
trazione e compressione. Le cellule dell’avventizia sono le cellule del team fibroblastico.
A lungo ci si è interrogati su come facessero le cellule che formano il sistema vascolare a
ricevere il nutrimento dal sangue. Questo problema viene definito come il paradosso della
nutrizione vascolare. In realtà esistono delle strutture, dette vasa vasorum, che sono vasi
che si dipartono dal ramo principale e creano una circolazione interna che porta il
nutrimento alle cellule del vaso stesso.
Esistono diverse versioni strutturali di arterie:
Arterie muscolari, in cui la tonaca media è composta da un manicotto di fibre
muscolari;
Arterie elastiche, in cui il manicotto è molto elastico data l’alta percentuale di
elastina.
La posizione di tali tipi di arterie dipende dalla pressione sanguigna che le pareti devono
essere in grado di sopportare. Quindi vicino al cuore, date le alte pressioni, troveremo
arterie di tipo elastico. Tali arterie, infatti sono in grado di sopportare enormi pressioni,
deformandosi, per poi ritornare alle condizioni iniziali. Mano a mano che ci allontaniamo
dal cuore e la pressione diminuisce, la componente elastica diventa sempre minore e
viene rimpiazzata dalla componente muscolare. Quindi sarà lontano dal cuore che
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troveremo arterie di tipo muscolare e ciò per poter imprime più forza al sangue giunto in
periferia che ormai tende a fermarsi. Le arterie di tipo misto sono arterie che hanno
percentuali variabili di componente elastica e muscolare.
7.3 Gli aneurismi e sindrome di Marfan
Le arterie sono compositi, cioè sono in grado di resistere a forze di compressione e
trazione. Quando tali strutture di contenimento cedono si ha un aneurisma.
L'aorta è la più grande e importante arteria del corpo umano. Esce dal ventricolo sinistro
del cuore e trasporta il sangue ossigenato a tutte le parti del corpo tramite la circolazione
sistemica. Dal punti di vista macromolecolare, la parete aortica è costituita da una serie di
lamine elastiche perforate costituite da elastina. Tra una lamina e l’altra di elastina è
presente la fibrillina, creando così una tensostruttura elastica. In questa impalcatura è
presente il collagene e le eventuali cellule che producono tali materiali. La fibrillina
organizza correttamente nello spazio le lastre di elastina.
La parete aortica ha i seguenti componenti:
Elastina e fibrillina;
Acido ialuronico;
Proteoglicani;
Collagene;
Glicoproteine.
L’architettura aortica viene mantenuta grazie ad un continuo rimodellamento. Infatti la
tonaca intima di un vaso viene rinnovata una volta ogni 20 anni, quella media ogni 2 mesi
e quella avventizia ogni 20 giorni. Quindi la parete aortica è sottoposta ad un continuo
remodelling, cioè processi di demolizione, sintesi e monitoraggio avvengono
costantemente. Il processo di remodelling è reso possibile dalla presenza delle
metalloproteasi, enzimi in grado di demolire la matrice extra-cellulare. Le MMP sono già
presenti nella matrice in forma inattiva, legate al TIMP, il loro inibitore.
Le MMP rappresentano una famiglia di proteine zinco-dipendenti. Data la loro potenza ed
efficienza nel distruggere la matrice sono le MMP a causare metastasi tumorali, una volta
attivate dalle cellule cancerose. Oggi si cerca di trovare degli inibitori selettivi delle MMP, in
modo da bloccare la demolizione della matrice e quindi diminuire le probabilità che un
tumore metastatizzi. 3
Intervengono 14 enzimi differenti nel controllo omeostatico della struttura aortica e tutti
questi enzimi sono MMP. Tali enzimi sono tenuti sotto stretto controllo onde evitare una
catastrofe. In un aneurisma si verifica un cedimento strutturale. Le MMPs attive
demoliscono la matrice della parete, causandone la rottura. Nella parete aortica vi sono
cellule per così dire autoctone, come i fibroblasti, e popolazioni migrate, come i monociti
del sangue. La parete aortica viene man mano colonizzata e quei buchi presenti sulle
lamine di elastina fungono proprio da passaggio per le cellule migranti. I processi di sintesi
e di demolizione devono essere in perfetto equilibrio altrimenti si rischia la rottura della
parete. Anche infezioni localizzate nella parete aortica possono portare alla distruzione
della tenso-struttura e alla formazione di aneurismi.
Ben diverso è il caso di aneurisma aortico legato alla sindrome di Marfan. La sindrome di
Marfan è una patologia autosomica dominante che colpisce il tessuto connettivo. Dal
momento che tutti gli organi contengono tessuto connettivo, le manifestazioni della
sindrome di Marfan interessano molte parti del corpo, specialmente il sistema scheletrico,
gli occhi, il cuore e i vasi sanguigni, i polmoni e le membrane fibrose che ricoprono il
cervello e la spina dorsale. Lo spettro delle manifestazioni della sindrome è molto ampio e
diversificato. Solo un'indagine genetica può in definitiva garantire una diagnosi precisa per
queste persone che, paradossalmente, sono quelle più a rischio.
Per un individuo colpito da sindrome di Marfan l'occorrenza di una disseccazione dell'aorta
non è rara. Mentre un paziente diagnosticato sarà verosimilmente seguito durante tutta
l'evoluzione della malattia e quindi monitorato circa le sue eventuali dilatazioni aortiche,
quello non diagnosticato rischia di essere colpito improvvisamente da dissecazione con
conseguenze spesso drammatiche.
Il cromosoma ad essere intaccato è il 15, precisamente la regione q21.1, dove risiede il
gene della fibrillina. La fibrillina anormale presenta omocisteina. Tale anormalità sconvolge
l’intera proteina, che non è più in grado di svolgere la sua funzione.
L'omocisteina è un amminoacido solforato che si forma in seguito a perdita di un gruppo
metilico da parte della metionina, aminoacido essenziale, che deve essere introdotto con
la dieta. L'omocisteina viene oggi considerata come uno dei più importanti fattori di rischio
cardiovascolare. È dannosa per l'organismo perché si ritiene che possa causare
disfunzione all'endotelio vascolare con formazione di radicali liberi dell'ossigeno, e
interferisce con la funzione vasodilatatrice e antitrombotica dell'ossido nitrico (NO). Un alto
tasso di omocisteina aumenta difatti di tre volte il rischio di ictus o infarto cardiaco. Infatti i
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pazienti con alto tasso di omocisteina circolante (>100 mmol/litro) hanno una
predisposizione per l'aterosclerosi. Un suo aumento è determinato dalla carenza di
vitamine del gruppo B (soprattutto acido folico, ma anche vitamina B e Vitamina B ). Per
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questo motivo la somministrazione di acido folico diventa indispensabile nelle persone ad
alto rischio vascolare.
Il difetto della fibrillina-1 causa:
La formazione di elastina enormemente disorganizzata e quindi facilmente
degradabile dalle MMPs presenti nella matrice extracellulare;
Una maggiore sintesi di MMPs;
La progressiva distruzione del tessuto connettivo ad opera delle MMPs;
Sviluppo di aneurisma aortico nel tratto toracico.
La presenza di omocisteina causa la prematura rottura nell’arteria delle fibre elastiche a
seguito dell’attivazione di enzimi elastolitici.
7.4 I capillari Mano a mano che si
passa da arterie, arteriole
e capillari, si perde una
tonaca (figura 1). Le
arteriole ne avranno solo
due, quella intima e
media, mentre i capillari
avranno solo la tonaca
intima. Il flusso all’interno
delle arteriole può essere
Figura 1: Diramazioni periferiche del sistema arterioso.
regolato da apposite escrescenze dette diaframmi regolatori di flusso. La rete arteriosa e
la rete venosa sono in collegamento tra di loro ma ciò non è da sempre stato ritenuto vero.
Un tempo si riteneva che i due sistemi fossero indipendenti e che in ognuno di essi
scorresse un tipo diverso di fluido. Il sistema chiuso arterie-vene può essere visualizzato in
campioni immersi in neoprene. Il sistema arterie, arteriole e capillari è una rete idraulica
molto efficiente, infatti la diminuzione dell’area di sezione fa in modo che la velocità del
fluido aumenti andando verso la periferia. Nello stesso tempo il moto del fluido da
turbolento è diventato laminare. 5
Esistono varie tipologie di capillari. I capillari continui sono i meno permeabili; sono
formati da una sola cellula endoteliale che forma il canale, da una lamina basale, unitaria o
fenestrata e talvolta da periciti (figura 2), cellule specializzate che si dispongono intorno
alle cellule endoteliali per rinforzarle. Possono essere presenti anche dei macrofagi di
guardia. I capillari continui permettono la diffusione soltanto a piccole molecole come
ossigeno e anidride
carbonica. I capillari
fenestrati sono più
permeabili dei capillari
continui in quanto il
canale formato dalle
cellule endoteliali non è
sempre continuo e
possono esistere dei fori o
fenestrature con il
diametro di circa 20 nm,
sufficientemente grandi
da far passare acqua e
metaboliti, ma
sufficientemente piccoli
da impedire la fuoriuscita
delle emazie. La lamina
basale è spesso interrotta
e sono comunque
presenti alcuni macrofagi.
Nei capillari fenestrati
sono presenti delle vere e
proprie finestre che
facilitano il passaggio
anche di grosse
Figura 2: Illustrazione schematica della struttura di un capillare.
macromolecole. I sinusoidi, o capillari discontinui sono in assoluto i