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Anche se soggettivamente deplorevole, il razzismo è un sistema sociale basato sulla
disuguaglianza, le sue pratiche quotidiane consistono sono basate sulla discriminazione singola o
di massa. Queste pratiche sociali sono composte di una dimensione cognitiva, ossia delle
particolari convinzioni che le persone hanno sull’argomento e che derivano dal livello discorsivo (e
mantengono l’assenza di coerenza critica). Questo perché il discorso come pratica sociale è la
principale fonte delle convinzioni razziste delle persone stesse. Di fatto, impariamo o meno il
razzismo attraverso il testo e il parlato. Perciò le élite che lo utilizzano, sono in grado di controllare
le vite quotidiane dei gruppi minoritari.
Quando c’è quasi completamente consenso e i gruppi oppositori e dissidenti sono deboli, allora i
media sono in grado di abusare del potere di utilizzo di questi, stabilendo l’egemonia discorsiva e
cognitiva che è necessaria a riprodurre il nuovo razzismo. E’ un ‘gioco’ pericoloso dato da libertà,
responsabilità e prevalenza di controllo.
Le minoranze, pertanto, quando raramente hanno accesso ai media debbono essere
accompagnati da un portavoce d’élite, possibilmente bianco perché confermi, sia in contrasto o ne
riporti l’opinione.
Oltre a titoli e sottotitoli appositamente scelti e inseriti in un periodico per attirare l’attenzione del
pubblico su una notizia piuttosto che su un’altra (o per far sì che non si reputi più interessante di
quanto non sia), esistono significati locali: ad esempio, la maggior parte delle volte che si
menziona la parola “terrorista”, in America si è soliti pensare agli arabi e “signori della droga”
invece è un’espressione che si usa per indicare i latini del Sud America. La scelta di una o più
parole ha spesso una ragione contestuale, invece di essere riferite a situazioni, azioni o eventi tra
loro legati.
Le minoranze sono spesso rappresentate in un ruolo passivo (le cose vengono fatte e decise per o
contro di loro) a meno che non siano agenti di azioni negative, poiché in questo caso la loro
responsabilità verrebbe enfatizzata attivamente. Pertanto, nel riportare gli affari etnici, la coerenza
delle notizie (su newsmaking) è relativa al modo in cui i giornalisti rappresentano gli eventi, nei loro
cosiddetti modelli mentali. La costruzione semantica riguarda principalmente due funzioni: una
negativa con una relazione funzionale del contrasto (per esempio enfatizzando la Loro mancanza
di iniziativa e il Nostro aiuto), o di apparente diniego (non abbiamo niente contro, ma…), di
apparente concessione (ci sono anche stranieri bravi, ma…), di apparente comprensione
(naturalmente è triste per loro, ma…) e di transfer (personalmente non ho niente contro di loro, ma
dei miei clienti…). Una positiva, invece, a la funzione di dare una cattiva impressione ai destinatari.
Detto questo, sembra spiegabile il fatto che si tenda a favorire un gruppo cui si appartiene e svilire
o a problematizzare un gruppo esterno.
Le ragazze con la pistola. La femminilizzazione del poliziesco televisivo italiano.
Esiste un’usuale conformazione dell’offerta stagionale filmica che con la sua ampia massa critica
di storie maschili non favorisce le condizioni di pari opportunità di accesso ai mondi sociali
dell’immaginazione. Nelle fiction poliziesche, gli ‘sguardi maschili’ si esercitano sulle donne.
Il piacere di parlare delle soap. La ricerca femminista sull’audience femminile.
Le soap avvalorano quella tesi femminista secondo cui la cultura egemone impone e legittima una
concezione patriarcale e gerarchica tra i sessi. Secondo la prospettiva della parità, le donne
avrebbero dovuto interpretare i ruoli scenici con la destrezza dell’uomo. In questo modo, vengono
messe in risalto le differenze esistenti e le contraddizioni. Il processo di identità deve essere
necessariamente ridefinito.
Concetto di screen theory: teoria femminista degli anni ‘70 sul cinema secondo cui il testo filmico
impone i propri significati all’audience poiché ‘posiziona’ ogni soggetto all’interno di categorie
discorsive preordinate.
(Ang) La fantasia è una dimensione della soggettività perché mette la realtà tra parentesi. Ed è un
aspetto fondamentale dell’esistenza umana, perché permette di trovare soluzioni immaginarie ai
conflitti vissuti nel quotidiano.
Di chi è questo programma? Crossroads e la sua audience.
Le campagne televisive si comportano in maniera contraddittoria con i propri telespettatori. Creano
deliberatamente un’illusione di possesso attraverso l’uso di un certo linguaggio, promuovendo il
programma e il canale come “tuoi”. Possono inoltre incolpare gli spettatori per aver creduto di aver
almeno una parziale comproprietà della compagnia e dei programmi da essa trasmessi.
Gli interessi della produzione non sono necessariamente gli stessi dell’audience.
Donne, memoria e melodramma seriale.
Storiografia popolare o metodologia della storia popolare. Che la cultura popolare postmoderna
possa essere compresa adeguatamente come una modalità di proliferazione della storiografia e
della narrazione storica. Le complicazioni sono un effetto della durata temporale: più a lungo va
avanti una storia, più le possibilità aumentano, persino la necessità al cambiamento e alla
trasformazione al’interno di un qualsiasi programma.
La parzialità è un modo attraverso il quale i tratti tipici del genere si manifestano nell’estetica
formale della narrazione della soap e nelle abitudini di visione dell’audience. Il programma come
fonte di narrazione è la memoria personale di ogni spettatore.
Nelle soap non c’è linearità e non esiste una teleologia coerente che ne organizza il percorso. La
storia narrativa è costruita come una saga con storie parallele, alcune delle quali contraddicono e
sovra-scrivono le altre. Dunque sono continuamente coinvolte in un processo di riscrittura,
possono riscrivere e far rivivere cento volte il presente ma mai il passato.
Cinema e studi di genere.
L’emergenza e lo sviluppo di tali studi avviene in Gran Bretagna. Le prime forme di analisi del
rapporto cinema-gender sono concentrate sulle immagini e i ruoli femminili con l’intento di stabilire
una relazione cinema-realtà o tra rappresentazione visiva femminile ed esperienza quotidiana delle
donne.
La Feminist Film Theory (FFT) fonde l’analisi dell’immagine femminile con una riflessione sul
cinema come apparato, sul film come testo e sul rapporto che si viene a creare spettatore-
soggetto. La FFT analizza con efficacia la lezione strutturalista, mirando a comprendere
l’oppressione delle donne come gruppo, a valutarne le differenze di classe. Guarda in profondità
alle ragioni sul perché le donne occupano un dato posto nella società e mondo cinematografico.
Dunque la visione di una donna nel ruolo filmico si esaurisce nella funzione erotica e sostiene il
desiderio maschile che è motore dell’azione narrativa. Il piacere può essere attivato da una
pulsione voyeuristica che nasce dal piacere di usare un’altra persona come oggetto di stimolazione
sessuale e, una pulsione narcisistica che deriva dall’identificazione del soggetto con l’immagine,
riconoscimento del proprio simile. L’atto di guardare è riservato all’uomo, soprattutto nel cinema
classico, mentre in posizione passiva vi è una donna oggetto di spettacolo.
Negli anni Novanta lo studio psicoanalitico del cinema e dei media, si è rinnovato in un campo
discorsivo del ‘trauma’, trascinando con sé definizioni di storia e memoria. Il trauma film
decostruisce il normale processo della memoria, rendendo chiara la fragilità della storiografia
dell’impalcatura audiovisiva.
I gender studies diventano possibili perché si abbandona l’idea che l’esibizione-spettacolo del
corpo femminile rappresenti la subordinazione della donna, tanto che ad un certo punto, la
gratificazione della donna (non considerata) diventa più interessante da studiare di quanto non sia
la patologia dello spettatore uomo. Dunque si comincia a riflettere sul fatto che la donna non
subisca gli eventi, ma che si ponga in relazione al sociale e al maschile in modo attivo e dialettico.
E’ importante considerare questi studi anche sotto svariate categorie di differenza e non solo
attraverso analisi di genere.
Il soggetto femminile creato non era universale, perché si riferiva (nei film come nelle pubblicità) a
donne bianche, borghesi e occidentali.
Il gender di internet. Istanze, controversie e culture.
I dati fin qui descritti, alimentano l’opinione per cui i gender (ed i trans gender) possano influenzare
la comunicazione e avere un grande impatto sui contenuti.
Le nuove tecnologie possono addirittura costruire identità senza gender.
Il telefono era stato creato principalmente per usi logistici e poi di consumo. Per cui gli uomini
d’affari erano il primo target mentre le donne in casa erano le seconde. Nella letteratura popolare
dell’epoca l’immagine delle telefonate prolisse da parte delle donne era diventata una barzelletta,
per cui gli uomini ritenevano che fossero mosse da motivi futili ed infantili. Questo commento
aveva una spiegazione banalmente economica: i consumatori venivano fatturati in base al numero
di chiamate effettuate e non per la loro durata. Internet nella cultura maschile serve in modo
militare e industriale, mentre per la cultura femminile per un’etica della comunità, comunicazione e
sperimentazione. Le donne possono decidere sull’economia della rete, ma è pur sempre internet
che da loro opportunità. Infatti il gruppo degli agenti umani che ha contribuito al suo sviluppo
(agente del network) è quasi completamente maschile. Ciò nonostante esistono teorie che
definiscono internet un laboratorio di gender, uno spazio per sfuggire dai limiti imposti dalla fisicità
dei corpi.
Tra arte e filosofia si trova il ciberfemminismo che unisce la teoria alla pratica, ad esempio con il
trans gender o gender bending che vuole sfuggire dalle definizioni corporee per costruire nuove
identità di gender o senza.
Esistono quattro articolazioni del gender e di internet nella sua quotidianità:
esiste una cultura tradizionale in cui le nuove tecnologie sono mediate dal controllo
maschile.
Una cultura deliberativa, in cui i partner ne negoziano l’uso considerandoli di interesse
comune.
Una individualizzata, quando avendo carriere uguali o simili i partner hanno conflitto
sull’uso.
Una opposta.
E’ bene capire che, qualsiasi siano le