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Dunque, dato che per spiegare un’azione si deve tener conto delle motivazioni singole, possiamo
concludere che sarà necessario mettere in atto un processo di comprensione.
Le origini della società moderna occidentale (II cap.)
- La cultura della modernità.
Alle trasformazioni economiche e politiche che si avvertono nell’ambiente sociale del XVII-XVIII
sec. Nelle correnti culturali si formano l’individualismo e il razionalismo. Oltre che alla sua
autorealizzazione, l’individuo inizia ad essere apprezzato non solo per le sue somiglianze ma
anche per le sue differenze. In campo religioso con la Riforma Protestante, in economia con il
capitalismo e in politica con le rivoluzioni l’individuo inizia a conoscere la sua autonomia e
indipendenza nei confronti degli altri, dello Stato e della Chiesa. Affermazione del valore
dell’individuo è l’uguaglianza, per cui si stabilisce che è fin dalla nascita che a tutti gli uomini debba
essere riconosciuta eguale dignità e diritti. E così il diritto naturale legato al contratto sociale,
inteso come patto stabilito tra uomini liberi che limitano con consenso la propria libertà per dar vita
ad uno stato, costituendovi fondamenti filosofici e politici. Questi cambiamenti che avevano preso
piede fin dalle società illuministe, risuonarono per molto tempo sacrileghe perché minavano i valori
che, Chiesa e Stato fino ad allora avevano introiettato, fino a condizionarne gli atteggiamenti
inconsapevoli, nella realizzazione del sommo Bene.
Che la luce sconfiggesse l’oscurantismo dell’ancien régime era cosa nota dai filosofi e intellettuali
della ragione che dominavano la razionalità. Secondo questa idea prettamente moderna, l’uomo
è capace di scegliere secondo il valore e cioè in modo coerente, nel modo più efficace rispetto agli
obiettivi, è capace di valutare il grado di coerenza tra valori diversi e sceglierne la combinazione
più adeguata per sé stesso.
La concettualizzazione della modernità avviene con le cosiddette concezioni materialistiche che
tendono sottolineare il ruolo cardine delle trasformazioni che avvengono nella sfera economica,
mentre le concezioni idealistiche privilegiano i fondamentali cambiamenti nel mondo delle idee e
nella sfera culturale. Nel complesso, ognuna di essa è conseguenza e riflesso delle strutture
economiche, mentre sono i valori più sociali e psicologici che condizionano l’individuo che
producono le istituzioni.
Potere e Conflitto (III cap.)
Il potere è per la sociologia ciò che l’energia è la fisica: un’energia sociale, di cui un attore dispone
nel condizionare l’azione di un altro. La più nota definizione del concetto è quella proposta da
Weber, secondo la quale potere è la possibilità di trovare obbedienza a un comando che abbia un
certo contenuto, infatti ad ogni suo rapporto corrisponde un interesse all’obbedienza e una
capacità più o meno forte di condizionarne gli obiettivi, le modalità e le conseguenze.
Ne esistono diverse tipologie, tra cui quello che Weber è un potere legittimo o autorità che riguarda
relazioni nelle quali sono previsti diritti di dare ordini e doveri di ubbidire, il che non è mai
completamente regolata da entrambi gli attori, poiché infatti, il conflitto in sé riguarda azioni
orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la resistenza altrui. Il conflitto, inoltre,
contribuisce a stabilire mantenere i confini del gruppo (gruppi formati secondo un’appartenenza di
classe, un cosiddetto in-group coerente e ostile nei confronti di specifici out-group); il conflitto con
altri gruppi normalmente aumenta la coesione interna del proprio e può generare nuovi tipi di
interazione fra gli antagonisti.
Sono produttori di possibili conflitti e dell’aumento della gamma di opzioni di socializzazione:
mass media, persone del mondo esterno (insegnanti, datori di lavoro, sconosciuti) e del mondo
interno (genitori, amici, conoscenti) e anche noi stessi perché da un insegnamento primario che ci
viene dato siamo noi e l’ambiente in cui viviamo e le persone che incontriamo nel percorso ad
apportarne possibili modifiche su base empirica. Dunque si può ‘dire’ che da un iniziale grado di
libertà potremo facilmente passare ad uno di manipolazione fino ad arrivare alla nostra stessa
identità.
Le azioni delle persone compiute in una interazione, sono studiate nell’analisi sociologica dalla
microsociologia o l’interesse all’osservazione da vicino dell’individuo in azione.
Valori, norme e istituzioni (V cap.)
- Coerenza e incoerenza dei sistemi normativi.
In ogni società vi è una pluralità di valori che è coerente e allo stesso tempo incoerente di
interpretazioni; ogni sistema normativo è formato attraverso la stratificazione nel tempo di leggi
diverse, rispondenti alle mutevoli esigenze della società del dato momento storico in cui sono state
promulgate. Questa presenza di norme e contro-norme designa un dilemma di tipo etico.
Addirittura il caso di assenza di norme che priva gli individui di punti di riferimento normativi si
avvicina al concetto di anomia descritto da Durkheim, secondo cui sarebbe caratteristica di una
condizione oggettiva della società in date situazioni di crisi e mutamenti dove gli ordinamenti non
sarebbero più in grado di incanalare comportamenti individuali.
Se da una parte le norme sociali possono essere vissute come costrizioni che limitano la libertà
individuale, la loro assenza lascia spesso gli esseri umani in una condizione di disorientamento e
caos, dall’altra anche l’eccesso di opzioni può risultare paralizzante della capacità di scelta di
quelle situazioni a cui le norme prescrivono percorso obbligato.
Ogni sistema sociale per esistere e preesistere nel tempo deve soddisfare quattro requisiti:
(adaptation) formulare dei fini, cui generalmente corrisponde la funzione economica; (goal
attainment) adattare i mezzi ai fini, cui gli corrisponde la funzione politica; (integration) regolare le
transazioni tra le sue parti, cui corrisponde la funzione normativa e (latency) mantenere nel tempo i
propri orientamenti di fondo, per la funzione di riproduzione biologica e culturali.
Dato che un individuo che nasce in una società si ritrova accerchiato da numerose norme e
istituzioni preesistenti, si spiega come mai egli debba adattarsi.
Linguaggio e Comunicazione (VII cap.)
E’ possibile iniziare questo capitolo da una frase imponente ed illuminante di P. Watzlawick “E’
impossibile non comunicare” per poi passare ad alcune teorie.
La prima riguarda il linguista Chomsky per cui esisterebbe una grammatica universale innata da
cui si sarebbero sviluppate tutte le lingue che conosciamo noi oggi. La seconda proveniente da G.
Vico per cui il linguaggio nasce insieme al pensiero e che non possiamo pensare senza il
linguaggio perché è attraverso esso che possiamo accedere al funzionamento della mente. Il
concetto di condivisione del codice che indica una funzione cognitiva (nominarle del significato) e
comunicativa del linguaggio, implica:
- il linguaggio è una convenzione sociale, un patto implicito stabilito all’interno di una
comunità; il linguaggio ha carattere normativo, cioè è formato da un insieme di regole che
definiscono quali sono i modi ammissibili di confezionare i messaggi affinché questi
possano essere recepiti dal ricevente (questo si rifà benissimo all’encoding-deoding).
La terza riguarda una scuola di linguistica, un’osservazione strutturalista e una lingua studiata in sé
e per sé da F. de Saussure per cui le strutture sintattiche e grammaticali presentano la maggiore
stabilità nel tempo e nello spazio (si basti vedere le lingue indoeuropee e neolatine). Il nostro
linguaggio risente delle interazioni sociali (tra pubblico e privato e tra scritto e orale), dipende dalla
nostra stratificazione sociale o dalla nostra collocazione nello spazio socioculturale, riguarda la
nostra classe (working, middle, upper).
Devianza e Criminalità (VIII cap.)
Un atto è considerato deviante quando viola le norme di una comunità e viene punito con una
sanzione. Sia atto che comportamento (anche se solo verbale) di una persona o di un gruppo. La
devianza è una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti dai
membri di una collettività; idea espressa da Durkheim, per cui non bisogna dire che un atto urta la
coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune e non
biasimiamo questo atto perché è un reato, ma lo consideriamo reato perché lo biasimiamo. La
devianza cambia storicamente, infatti un individuo viene considerato tale solo in riferimento al
contesto socioculturale in cui l’atto o comportamento avviene. Questo è definito come concezione
relativistica della devianza.
La società agisce spesso in modo molto duro verso chi commette dei reati, anche se essi non
sono sempre propriamente consapevoli, ciò nonostante le collettività che al contrario così li
ritengono, li etichettano (teoria dell’etichettamento) come marginali (outsider) perché colpevoli di
essere andati contro norme sociali implicite e convenzionali.
Se la devianza non condivide il conformismo, allora è possibile rintracciare i motivi e le cause del
soggetto nel suo stesso comportamento.
Da molto tempo ci si interroga sul perché alcune persone più di altre, commettano reati, giunti ad
un certo momento della loro vita. Sono sei le principali spiegazioni. La prima riguarda la biologia,
secondo cui se in un soggetto sono presenti certi tratti biologici, questo ha più probabilità
d’esposizione che commetta reati. La seconda è la teoria della tensione, si basa sull’assunto che
l’individuo sia un animale morale che fa proprie le norme della società in cui vive e che è
naturalmente portato a seguirle. Sia Durkheim che Merton pensavano che la devianza fosse
provocata dall’anomia (guarda su) in contrasto con la struttura culturale che definisce mete e
mezzi e la struttura sociale che distribuisce opportunità effettive per le mete e i mezzi di cui sopra.
La terza è la teoria del controllo sociale che si basa su una concezione più pessimistica della
natura umana, considerata moralmente debole: per cui, dato che l’uomo è naturalmente portato a
violare le norme, la domanda più adeguata da porsi è “perché la maggior parte delle persone,
invece, (quindi solo alcuni di loro) non li commette?” e la risposta è perché queste sono frenata