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I TERMINI DELLA QUESTIONE DELLA POLITICA ROMANA
Questo dibattito affonda le sue radici nella seconda metà dell'800. Uno storico, Theodor Mommsen, forte della sua pratica di governo, in quanto deputato alla camera prussiana, da uomo politico del suo tempo leggeva la storia politica di Roma come uno scontro tra gruppi: tale conflitto è la sostanza della storia repubblicana. Egli non scrive nulla sull'età imperiale per l'assenza dello scontro. Mommsen per primo struttura la costruzione politico-istituzionale romana, di fatti fino ad allora non c'era un'opera che racchiudesse tutte le procedure della politica romana. Mommsen rintracciò le fonti e stabilì un ordine del funzionamento dello stato romano ma tale processo irrigidisce il concetto di funzionamento dello Stato romano. Infatti questa lettura politica entrò in crisi con la sociologia, la cui lettura della società romana metteva in evidenza altri meccanismi.
Roma infatti c'erano importanti famiglie che si affrontavano per il controllo, dietro di loro si muoveva un'intera rete di clientes a cui le famiglie facevano riferimento. Nel 1939 compare "The Roman Revolution" di Syme, che presenta una grande svolta: egli pensava che la politica fosse una partita giocata dai soli ceti dirigenti. Syme adoperava il metodo prosopografico, ovvero un soggetto di rango inferiore che si mette sotto la protezione di un soggetto di rango superiore; il patrono è tenuto a proteggere il cliens e quest'ultimo può però servire più padroni, seguire le singole personalità biograficamente. Tale metodo gli permetteva di studiare la politica e le sue trasformazioni tramite lo studio dei personaggi, delle famiglie e delle loro alleanze. Questo metodo mette in ombra le politiche che si svolgevano al di fuori del punto istituzionale, quindi viene oscurato tutto ciò che è politica ma che fuoriesce.dalla sfera dei ceti dirigenti: quello che viene analizzato è determinante ma non esaustivo, infatti molti personaggi restano opachi. Un esempio sono gli eserciti, determinanti per la politica ma poco evidenti in Syme; un altro esempio gli italici, che molte volte si schieravano con un determinato personaggio e altre volte con un altro. [26/02] I veterani avranno un ruolo importante nel triumvirato di Lepido, Antonio ed Ottaviano, sentendosi tutti commilitoni e non volendo lottare tra loro; allo stesso modo nella guerra sociale con gli italici che ottennero la cittadinanza romana (a perfetta integrazione giunge con il principato). Nella visione di Syme l'unico elemento dinamico è legato alle clientele dato che un soggetto che può legarsi a più padroni e portare grande movimento in politica. Proprio sull'elemento dinamico della clientela si introduce lo studio di Christian Meier, "Res publica amissa", influenzato dalle scienze sociali. Vieneintrodotta l'Antropologia Storica: per Meier l'organizzazione politica romana era controllata dall'aristocrazia che basava il suo dominio non sulle clientele, fluttuanti bensì sulla base della cultura politica, che si esprimeva tramite forme di comunicazione pubbliche che attraevano le masse, come ad esempio discorsi e feste. L'élite tramite la comunicazione attraggono a loro le masse, avendo così il controllo sulla base. Negli anni '80, Fergus Millar, si introduce ne dibattito con tre articoli che segnano una profonda reazione al punto di vista degli anni precedenti e quindi all'ottica di Syme e Meier. Nel '76 però Nicolet scrive "Il mestiere di cittadino nell'antica Roma" e segue il cittadino nelle sue azioni e funzioni. Millar nella sua opera si mette a contatto diretto con le fonti e mette in evidenza il ruolo politico del popolo. Egli contesta il fatto che non venisse accuratamente considerato ilpopolo spezzando il monopolio aristocratico sulla politica. Sipensi alla contio, ovvero un’assemblea popolare, che precedeva i dibattiti ed era formata in modo tale che tutti potessero parteciparvi, e con la quale si poteva cambiare una legge. Millar prende in considerazione comizio e contio e mette in risalto come gli uomini politici consultassero la contio e avessero bisogno del loro consenso; viene quindi evidenziata la forza popolare sulle decisioni politiche. L’autore fa un azzardo e da queste considerazioni egli sostiene la forma più democratica della politica romana. Passa poi ad analizzare la forma rei publicae e connota democraticamente la costituzione mista romana, con l’elemento popolare prevalente, sostenendo che c’è affinità con la democrazia ateniese. Intervengono successivamente degli studiosi tedeschi, allineati con Meier, ovvero Jehne e Holkeskamp. Il grande lascito di Millar è quello di aver posto l’attenzione
sull'importanza e la presenza del popolo. Ma il dibattito si è scatenato sulla natura della partecipazione del popolo: questa altro non era, per gli studiosi tedeschi, una consuetudine politica; mentre la visione di Millar rimandava a Mommsen. L'espressione più compiuta e la più grande opposizione a Millar viene da Holkeskamp con Senatus Populusque Romanus. Per la scuola tedesca il popolo era uno spettatore, nella liturgia dei ceti aristocratici, come nei trionfi o feste pubbliche e sempre il popolo è uno spettatore che sostiene la sceneggiatura delle élite. Il loro è un consenso da copione. Si parla di un'illusione di partecipazione: le élite educano il popolo ad eventi pubblici. C'è una sorta di educazione di massa per il popolo che risponde all'élite. In questa visione c'è una contestazione a Millar, la cui visione sembra un rimando a Mommsen. Intorno a Millar e ai tedeschi si èorganizzata tutta lariflessione sul tempo: l'avanzare del dibattito ha permesso agli studiosi di storia di ripensare all'intero assettodella Repubblica di Roma.
Gli italiani non sono entrati da subito nel dibattito, in generale la scuola italiana è molto vicina allaprospettiva di Millar. Nel 2017 Guido Clemente pubblica "La politica nella repubblica romana: attualità diun dibattito storiografico": vengono ripercorsi tutti i modelli di interpretazione dall'800 in poi. Al fondo dellariflessione c'è la valutazione dell'appropriatezza di misurare il metodo di analisi della repubblica romana.Tale metodo è tanto più appropriato quanto rispetta le fonti: contesto di produzione, motivazioni dell'autore,il pubblico. Non è possibile applicare studi odierni su fonti antiche in maniera sistematica. Questo connota laspecificità della scuola italiana e del fatto che tenga particolare attenzione alla fonte.
Che rimane centrale. Mario Pani riprende il concetto di ritorno all'evento in storicizzare la repubblica romana.2 Insieme di persone unite, organizzazione dello stato; res publica è res populi, qualcosa che appartiene al popolo, secondo Cicerone; il popolo è un insieme di persone che si è aggregato; c'è un utilitas personale che si convoglia in un utilitas generale, i cittadini sono lo stato[04/03]
CHE COSA SI INTENDE PER CRISI DELLA REPUBBLICA?
Quando si fa riferimento alla crisi della Repubblica si parla della crisi del ceto dirigente che segna una falla nel sistema (questo è segnalato dal fatto che si ha una storiografia aristocratica). Tale falla o minaccia è rivolta al controllo di questa elitè, non solo nello spazio fisico ma anche nell'ambito valoriale. A questa minaccia deve essere fornita un'adeguata soluzione che deve essere una risposta veloce che può evitare la degenerazione della situazione. In termini
politici una minaccia al sistema che va risolta. La crisi è come unadomanda e può essere anche un rinnovamento. Trattandosi di politica la crisi può avere varie forme e vari elementi che sono di minaccia al sistema e bisogna dare risposte. La crisi è una minaccia per chi ha le redini, quindi la minaccia del II sec. a.C. è rivolta alla vecchia nobilitas (ceto politico patrizio-plebeo che aveva portato anche i plebei alla politica). La nobilitas avverte una minaccia al sistema che gestisce. Data la velocerichiesta abbiamo delle emergenze e delle risposte dei protagonisti dell’epoca.[05/03]
Una prima fonte viene da Plutarco (Cheronea, 46-48 d.C.) nelle Vite Parallele un’opera in cui l’autore mette in parallelo vite di personaggi romani e greci. Plutarco confronta le vite dei “nuovi padroni del Mediterraneo” e dei Greci, i “vecchi punti di riferimento del Mediterraneo”. Ai Romani viene mostrata la grandezza dei Greci e viceversa.
Per far questo, adotta il genere autobiografico.Vite di Tiberio e Caio Gracco
I Gracchi furono nipoti di Scipione, la loro madre, Cornelia era figlia di Scipione. Essi erano plebei ma facevano parte della nobilitas (quando si parla di famiglia plebea si intende comunque la nobilitas).
Paragrafo 9
Tiberio emanò una legge De modo agrorum per indicare la grandezza delle terre coltivate. Le terre avanzanti erano date in possesso ai poveri (non in proprietà, in possesso) che avrebbero pagato i lotti con una piccolarata. Tale legge non interviene sulla proprietà privata ma sull'ager dello Stato che ne era dunque il proprietario. Ciò anche perché molti cittadini partiti per la guerra, una volta tornati, vendevano la loro terra colta ai grandi latifondisti, non avendo soldi per coltivarla. Questo assottigliò il ceto medio da cui proveniva il nerbo dell'esercito romano. Tiberio dunque, togliendo le terre ai grandi latifondisti, per darli
ainullatenenti che potevano essere arruolati e accrescere le file dell'esercito.
Note:
- Si nota come la legge sia stata concepita tra le massime cariche come Crasso, Muzio Scevola, Appio Claudio.
- Tiberio evoca il paragone con le bestie feroci e i soldati romani e mette in campo un confronto gerarchico nell'ordine naturale che non può richiamare un'ispirazione fortemente stoica.
L'ispirazione è conosciuta anche dalla vicinanza di Blosso e Tiberio. L'influenza dello stoicismo su Tiberio è stata sottovalutata. Nell'inchiesta dopo la morte di Tiberio, Blossio di Cuma viene interrogato e afferma che lo avrebbe seguito; Cicerone (in risposta a Tiberio) riporta come sia stato corretto dicendo che fu lui a guidare Tiberio. Blossio è accanto Tiberio in un momento difficile della guerra. Blossio risponde ai giudici, sostenendo che Tiberio non avrebbe mai fatto qualcosa che non fosse nell'interesse del popolo. A riportare queste
notizie fu Cicerone anche lui uno stoico. Gli Stoici avevano delle gerarchie fisse nell'ordine universale e in questa visione le bestie vengono dopo l'uomo ed è per questo che è inaccettabile che le bestie abbiano una terra e l'