Istituzioni di Filosofia I - il pensiero di Jacques Maritain
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capitolo intitolato Modern Philosophies and Education. (Il Tomismo dunque, per questo
Annuario, occupa un posto fra le filosofie moderne. E dire che né Emile Brehier, ne i suoi
colleghi della Sorbona hanno mai voluto riconoscere questo fatto!). È questione di lealtà
ed obiettività intellettuale. Mi si lasci qui ricorrere ad un altro esempio, che ha per me un
significato tutto particolare. Un grande commentatore di Tommaso d'Aquino, Giovanni di
San Tommaso, che visse nel diciassettesimo secolo, è stato per me e per i miei amici un
veramente caro maestro ed ispiratore. Ma nel nostro culto per lui noi eravamo del tutto
soli. I circoli intellettuali francesi, dei quali parlavo poc'anzi, erano, manco a dirlo,
sublimemente ignoranti nei suoi riguardi; dirò di più: fra gli stessi interessati alla filosofia
dell'Aquinate una forte maggioranza presumeva di avere vista abbastanza buona per
leggere il testo della Summa senza bisogno di ausilio alcuno, e provava semplicemente
ripugnanza per tutti i commentatori, e particolarmente per Giovanni di San Tommaso, a
causa del suo stile spiccatamente tecnico ed involuto. Fu finalmente possibile, tuttavia,
avere una buona edizione delle sue opere, almeno in latino, pubblicata in Francia ed in
Italia; e si arrivò ad avere anche una traduzione francese del suo trattato "sui doni dello
Spirito Santo", che costituisce un'opera fondamentale nella vita dello spirito, in una
pubblicazione curata da mia moglie. Quanto però ad avere in una traduzione francese (o
italiana, o tedesca) i suoi trattati logici e filosofici, l'idea stessa era addirittura inconcepibile:
in conseguenza di una siffatta situazione generale era logico che tale Autore finisse con
l'essere, per il nostro sparuto gruppo, come una sorta di ermetico ed esoterico santone, la
conoscenza del quale era privilegio di pochi iniziati. Ebbene, la Logica Materiale di
Giovanni di San Tommaso, un libro di seicentocinquanta pagine, è apparso in inglese qui
in America, tradotto dal nostro amico e collega Yves Simon e da due eminenti giovani
studiosi americani. Il libro fu pubblicato dalla Chicago University Press ed ebbe la più
ampia e favorevole accoglienza da parte delle riviste filosofiche di questo paese. Se
pertanto oggi sembra quasi altrettanto naturale leggere Giovanni di San Tommaso quanto
leggere Berkeley o Leibniz, dobbiamo questa nostra vittoria su inveterati pregiudizi -
vittoria che non si sarebbe neppur potuta sognare venticinque anni fa - precisamente
all'apertura mentale che sta alla base della cultura americana».
Proprio questo insistente riferimento a Giovanni di s. Tommaso conferma la posizione
filosofica di Maritain, per cui il tomismo non è la filosofia di un uomo solo, ma una
tradizione culturale che in s. Tommaso si è espressa in uno dei suoi vertici, ma che ha
radici molto lontane nella filosofia dell'essere e nel realismo del pensiero ebraico, per
svilupparsi ed approfondirsi col cristianesimo, fino ad essere la filosofia raccomandata
dalla Chiesa, senza per altro diventare una questione di fede, per che perderebbe la sua
natura razionale e laica. Negli Usa Maritain non insegna soltanto in diverse università, ma
con altri esuli francesi e belgi fonda lui stesso un'istituto universitario ed una casa editrice
per continuare in terra libera la cultura francese. Nasce il 14 febbraio 1942 a New York
l'Ecole libre des hautes etudes, che Maritain cosi presenta: «È essenzialmente e prima di
tutto per fare opera di insegnamento superiore e per servire la conoscenza disinteressata,
che è stata fondata questa Scuola di alti studi. Ma nelle circostanze presenti questa
creazione riveste un significato particolare. Dedicarsi alla libera ricerca, volere servirne la
scienza e la verità, e non mettersi al servizio di un partito o di una razza, o di uno Stato
tentacolare, di una scienza o di una verità fabbricati secondo l'interesse del momento,
significa già contrastare le potenze delle tenebre, che oggi minacciano il mondo. È la
verità che ci libera. Noi vogliamo servire la verità, noi vogliamo servire la libertà». Molti
perseguitati politici e razziali poterono insegnare in questa Università e testimoniare in
America lo spirito democratico che i regimi fascisti cercavano di distruggere in Europa.
In questa libera università insegnarono uomini famosi, come il fisico Jean Perrin e lo
storico dell'arte Henri Focillon, di cui Maritain commemorò l'opera con un discorso al
Metropolitan Museum of Art, evidenziando la sua importanza nella storia della critica
estetica. L'attività di questa Università si può verificare leggendo il catalogo della casa
editrice Editions de la Maison Française , curato da Maritain, che non si rifiutava anche ad
umili compiti organizzativi per testimoniare le sue convinzioni religiose, filosofiche e
politiche.
La sua testimonianza in America non si limitò al piano dell'insegnamento e della cultura, si
concretizzò anche a livello di partecipazione politica, pur senza mai identificarsi in un
partito politico. Invitato a partecipare alle attività della resistenza, indirizzò ai francesi
numerosi messaggi radiofonici sostenendo le forze democratiche contro gli occupanti
tedeschi e il governo collaborazionista di Vichy e preparò la stesura del manifesto dei
cattolici europei democratici esiliati in America. Un suo volumetto Attraverso il disastro
pubblicato a New York, ebbe anche una edizione clandestina nella Francia occupata dai
nazisti, e fu completato da un secondo volumetto Attraverso la vittoria, nel quale,
prefigurando la collaborazione, oltre ogni forma di rivoluzione e di reazione, tra cattolici e
socialisti, affermava che la storia avrebbe fatto giustizia della contrapposizione tra
cristianesimo e democrazia: «La resistenza francese è stata l'occasione di un
avvicinamento di importanza straordinaria, nel quale gli uomini della rivoluzione francese e
gli uomini della fede e della speranza cristiana si sono riconosciuti. Questi cristiani hanno
compreso che l'ispirazione democratica deriva in definitiva dall'ispirazione evangelica, per
laicizzata e deformata che possa essere stata. Questi democratici hanno compreso che
l'ispirazione cristiana può fare dei difensori indomabili della libertà e dei diritti della persona
umana».
Malgrado questa precisa posizione politica Maritain rifiuta di partecipare a schieramenti
politici e quando il generale De Gaulle lo invita ad entrare nel «Comite national de la
France Libre» risponde con cordialità, ma rifiuta con fermezza, perché il vero intellettuale
deve essere al di sopra delle parti.
Nel periodo americano Maritain, a contatto con una società democratica ricca di multiformi
fermenti culturali, scrive le sue opere fondamentali di pedagogia, di.politica e di estetica,
sempre nell'impegno di una presenza immediata nel dibattito culturale. Da una serie di
lezioni alla Università di Yale tenute nel 1943 nasce L'educazione al bivio , che avrà
notevole successo editoriale, nelle tre stesure inglese, francese, italiana curate
direttamente da Maritain, tanto da essere tradotta anche in giapponese.
Ma sarebbe limitativo considerare il discorso pedagogico maritainiano bloccato su questa
opera, perché altre conferenze e comunicazioni hanno sviluppato e precisato la tematica
impostata nelle lezioni di Yale. Infatti nel 1955 collabora ad un volume della «The national
society for the study of educariom» sulla filosofia dell'educazione, avendo come
«consulente pedagogico» William P. -Cunningham, con un testo Prospettive tomistiche
sull'educazione, e partecipa ad una tavola rotonda in occasione del cinquantesimo
anniversario della fondazione della Kent School, con un contributo su Alcuni aspetti tipici
dell'educazione cristiana . Entrambi i testi saranno poi pubblicati in volume in edizione
francese, mentre altri interventi pedagogici in lingua inglese saranno raccolti, con
l'autorizzazione dell'autore da Donald e dalla Gallagher per conto della Notre Dame
University. In questa antologia sono particolarmente importanti alcuni testi sull'educazione
morale che completano l'opera pedagogica maritainiana nella sua stesura definitiva del
1969 e che debbono essere tenuti presenti per una valutazione completa del pensiero
maritainiano spesso studiato in modo riduttivo. D'altra parte il pensiero pedagogico di
Maritain va ricostruito e studiato attraverso l'esame critico di tutti i suoi scritti, perché le
opere di estetica, di morale, di politica hanno frequenti riferimenti ai problemi
dell'educazione.
Il problema dell'educazione civica, e il problema del pluralismo delle strutture educative,
non vanno considerati solo attraverso l'appendice alla edizione francese di L'educazione al
bivio , perché si dimenticherebbero le pagine scritte al riguardo da Maritain nella sua opera
politica più importante L'uomo e lo Stato , che raccoglie sei lezioni di filosofia politica
tenute alla Università di Chicago nel dicembre del 19494. Questo testo senza negare le
posizioni assunte nel 1936 con Umanesimo integrale , sviluppando le premesse di quel
discorso, rappresenta la trattazione più organica della dottrina dello Stato democratico
elaborata da Maritain a contatto con la società americana, al di fuori degli ideologismi che
inquinano frequentemente il pensiero europeo. La base della democrazia, sempre
riconosciuta come il frutto dell'influenza del cristianesimo nella storia dell'umanità, viene
riscontrata nel diritto naturale, non inteso come giurazionalismo contrattualistico, ma come
giusnaturalismo che rimanda dalla legge civile alla legge morale e dalla legge morale
propria della coscienza umana alla legge eterna, propria di Dio; per cui solo Dio può
essere pienamente «sovrano» al di sopra della legge. Questo testo va letto in relazione a
due altri scritti del periodo americano, che si affiancano da una parte e dall'altra a
giustificare lo Stato di diritto: I diritti dell'uomo e la legge naturale (1945) e Cristianesimo e
democrazia (1945).
L'influenza di Maritain sulla cultura americana sono dimostrati dal fascicolo monografico
che, in occasione del suo sessantesimo compleanno, due riviste, una di Montreal in
Canada, «La Nouvelle Relève», ed una di New York negli Usa «The Thomist», dedicano
alla sua opera di filosofo, seguite poco dopo da un numero unico della rivista «A Ordem»
di Rio de Janeiro e dalla fondazione nel settembre del 1958 di un «Centre Jacques
Maritain» presso l'Università di Notre Dame nello stato dell'Indiana (Usa) per documentare
e conservare l'opera filosofica di Jacques e Raïssa Maritain.
I rapporti tra Chiesa e Stato, che Maritain aveva esaminato nella sua opera di filosofia
politica, furono concretamente sperimentati durante il periodo romano, che rappresenta
una breve ma significativa parentesi, del periodo americano. Infatti nel dicembre del 1944
Maritain non può sottrarsi alle richieste di impegno politico per la nuova Repubblica
Francese, nata dalla Resistenza, e finisce per accettare la nomina ad ambasciatore a
Roma presso la Santa Sede. Questa esperienza durò pochi mesi, perché Maritain rinunciò
all'incarico nella primavera del 1948, ma confermò la sua posizione di intellettuale
impegnato nella testimonianza cristiana nella vita culturale. Infatti proseguendo l'impegno
di apostolato intellettuale, già dimostrato a Meudon in Francia e a New York in America,
fondò il «Centro s. Luigi di Francia» presso il quale organizzò incontri e dibattiti a cui
parteciparono tra gli altri, Marrou, Journet, Lacombe, Couturier. Il 19 dicembre 1946
Maritain stesso vi tenne una conferenza di particolare interesse pedagogico dal titolo
Educazione e civismo . Da una conferenza su Persona e individuo , tenuta presso la
Pontificia Accademia di s. Tommaso, sviluppando una tematica antropologica che aveva
già presentato in altri incontri, a Oxford e a Parigi, trae la stesura definitiva di La persona
umana e il bene comune con interessanti considerazioni pedagogiche sulla natura e sulla
cultura come termini costituzionali dell'evento educativo.
Rientrato negli Stati Uniti, Maritain insegna filosofia morale alla Princeton University e
tiene corsi alla Università Cattolica di Notre Dame e all'Hunter College di New York. Da
questa attività intellettuale intende trarre un'opera sulla filosofia morale in due volumi, il
primo dedicato alla storia ed il secondo alla trattazione sistematica; purtroppo ha potuto
pubblicare soltanto il primo volume, nel quale però sono già individuabili le linee strutturali
del secondo come l'Autore stesso riconosce nella introduzione all'opera: «Sarò riuscito a
rendere sensibile l'intensità del dramma intellettuale implicato dalle peripezie della storia
che fa la materia del presente libro? È un libro voluminoso e che senza dubbio richiede
tanta cura per essere letto quanta ne ha richiesta per essere scritto. La nostra speranza è
che se avrà la buona sorte di trovare dei lettori abbastanza pazienti per farsi attenti al suo
interno movimento, come allo svolgimento tematico, ai giri e rigiri del multiforme pensiero
del quale analizza lo sviluppo, i progressi e le cadute, esso li potrà aiutare a discernere la
natura dei mali di cui soffre nella nostra epoca la filosofia morale, e soprattutto a prendere
coscienza, in actu exercito , delle basi filosofiche dell'etica e del valore dei concetti primi
che essa mette in opera. Tutta la materia e tutte le verità, che noi vorremmo discutere in
forma dottrinale e sistematica nel nostro secondo volume, sono già presenti nel primo, non
allo stato sistematico e in una forma per così dire fluida, ma in un senso, almeno
crediamo, forse più stimolante per lo spirito».
Anche da questa dichiarazione appare evidente l'impostazione pedagogica di tutta l'opera
di Maritain, che non vuole essere una esposizione astratta di principi teoretici ma
inviscerarsi nella concretezza del divenire storico e coinvolgere il lettore in una riflessione
personale. Da questa opera sono ricavabili espliciti riferimenti ai problemi dell'educazione
morale come impegno della coscienza a realizzare la liberazione della persona.
L'impegno politico di Maritain si manifestò anche all'Unesco in quanto fu chiamato a
rappresentare il governo francese e collaborò alla stesura della Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo lavorando con intellettuali di tutto il mondo, delle diverse posizioni
filosofiche e politiche, e delle diverse confessioni religiose. Per conto dell'Unesco raccolse
in un volume, con una prefazione introduttiva, i commenti e le interpretazioni al testo della
Dichiarazione evidenziando la possibilità di comprensione e di collaborazione tra culture e
civiltà diverse, sulla base di un riconoscimento pratico dei principi di rispetto reciproco, che
ciascuno giustifica moralmente secondo le sue convinzioni ideologiche. Il pluralismo per
Maritain non è una ideologia, né una riduzione al minimo comune denominatore culturale
delle diverse convinzioni morali, ma una metodologia di convivenza civile49, Le sue
considerazioni di filosofia del diritto espresse a commento della Dichiarazione non erano
che la traduzione operativa dei principi di filosofia politica che aveva espresso nel discorso
inaugurale «Le condizioni della pace nel mondo», in occasione della seconda conferenza
generale dell'Unesco a Città del Messico il 6 novembre 19475.
L'assegnazione del premio Leone XIII per l'opera eccezionale svolta da Maritain nel
campo della educazione sociale cristiana, attribuitogli nel 1948 dalla Sheil School of Social
Studies di Chicago, conferma l'influenza del pensiero maritainiano in America.
Il periodo di Tolosa e la riflessione sul Concilio (1961-1973)
Durante il suo secondo soggiorno negli Stati Uniti, dopo il periodo romano, Maritain
frequentemente torna in Francia per tenere conferenze e partecipare a dibattiti. Nel 1949
tenne la lezione inaugurale alla «Settimana degli intellettuali cattolici» con una
conversazione su Il cammino della fede e una conferenza su Il significato dell'ateismo
contemporaneo all'lnstitut Catholique. La sua presenza in Francia è dovuta anche ad
esigenze editoriali per curare la pubblicazione dei suoi scritti in lingua francese. Nel 1951
pubblica presso Tequi Le nove lezioni sulle prime nozioni della filosofia morale
continuando la serie dei volumi didattici iniziata nel 1921 con il primo volume degli
Elementi di filosofia , e nel 1959 raccoglie in Per una filosofia dell'educazione quasi tutti i
suoi scritti di filosofia dell'educazione rivedendone la stesura. Ma il motivo che riporta in
Francia i Maritain è l'amicizia con la famiglia Grunelius di Kolbsheim in Alsazia, presso la
quale i Maritain e i loro amici si riuniscono durante l'estate per incontri di studio e di
preghiera. È proprio a Kolbsheim che nel 1949 viene elaborato il manifesto programmatico
Saggezza nel quale vengono recuperate le motivazioni culturali e spirituali che avevano
animato le riunioni dei Circoli Tomistici prima del conflitto mondiale.
Anche in Francia viene riconosciuta l'opera di Maritain; la «Revue Thomiste» nel 1948 gli
dedica un numero unico e il Centro Cattolico degli intellettuali francesi il 10 dicembre 1956
organizza una giornata di studio, con la partecipazione di personalità del mondo della
cultura, che daranno il loro contributo per un volume della rivista «Recherches et dèbats».
L'opera di ricerca e di insegnamento di Jacques Maritain è stata possibile non solo per la
collaborazione della moglie Raïssa e della cognata Vera Oumançoff, anch'essa
convertitasi dell'ebraismo al cristianesimo, ma soprattutto per la spiritualità che tutti e tre
coltivavano in una comune esperienza di fede e di carità. Così Maritain descrive in Ricordi
e appunti la loro vita e le motivazioni della loro spiritualità: «Comprendemmo decisamente
tutti e tre che la nostra piccola comunità laica formava un'unità a parte, era in mezzo al
mondo qualcosa che non era del mondo, senza avere per questo bisogno di aderire a una
qualsiasi imitazione secolare dello stato religioso ne ad alcuna pia organizzazione. È vero
che all'inizio ci consideravamo un po'come monaci e monache laici e che non senza una
certa aria di bravata e con molta ingenuità io scrivevo in alto alle mie lettere un pax
benedettino anche quando esse non avevano proprio niente di pacifico. Ma queste illusioni
non tardarono a svanire. Eravamo laici, impegnati senza riserva nello stato di vita laica e
più gli anni passavano, più ci sentivamo semplicemente tali, dei laici come il popolo
comune. Ma quel piccolo gregge di tre apparteneva a Gesù Cristo. In tale spirito e con
perfetta chiarezza, Vera prese coscienza del suo destino. Se scelse di restare con Raïssa
e con me, non fu per alcuna considerazione temporale, neppure per amore della sorella,
ma a motivo di una vocazione personale, del dono di se stessa a Dio e d'una chiamata
che sapeva venire dal fondo dell'eternità. La vocazione cui ho ora accennato è la radice
soprannaturale della sublime dedizione che ella ebbe per noi. Essa spiega anche perché
ella non si sentì mai sorella e cognata un po'isolata di fronte al coppia Raïssa-Jacques.
C'era tra noi tre un'unità profonda e tranquilla, un'unità radicale che ci è sempre apparsa
come un'immensa grazia di Dio. Il numero tre è un numero particolarmente santo e che
significa la più completa pienezza, ecco l'idea o l'impressione che il nostro cuore non
cessò mai di avere. Quando Vera partì per l'altra vita, che inspiegabile solitudine cadde
d'un tratto su di noi, due esseri che pure erano uniti da un così grande amore! Raïssa non
potè sopravvivervi; Vera le aveva preparato il posto. Ed ora io sopravvivo a tutt'e due
come un mendicante sostenuto da loro. Ma la verità è che sopravvivo anche a me
stesso».
Questi «appunti» spiegano molto bene lo stato d'animo di Maritain, trovatosi solo a
«sopravvivere a se stesso», e il suo desiderio, rientrato nel 1961 in Francia, di stabilirsi a
Tolosa presso i Piccoli fratelli di Gesù, per continuare nella preghiera e nella riflessione la
sua testimonianza cristiana. Gli anni di Tolosa non segnano un declino nella attività
culturale di Maritain, ma uno sviluppo significativo, perché il «vecchio filosofo» continua ad
«insegnare», tenendo seminari di studio a Tolosa e a Kolbsheim, collabora a giornali e a
riviste, pubblica libri, riflette sulla sua esperienza culturale, che non smentisce ma
conferma anche nei suoi ultimi scritti, fino ad Approches sans entraves di cui potè rivedere
le bozze nel 1973 poco prima di morire.
Tra i seminari di ricerca, in questo profilo dell'opera pedagogica di Maritain, trova un posto
particolare quello del 1964, tradottosi nel volume Della grazia e della umanità di Gesù per
le osservazioni sulla «educazione» di Gesù che è «cresciuto» veramente «in statura, in
sapienza e in grazia», come risulta dal Vangelo di s. Luca (2,52). Nel 1969 Maritain trova
pure il tempo di rivedere tutti i suoi scritti di filosofia dell'educazione, per cui pubblica una
nuova edizione di Per una filosofia dell'educazione , con varianti rispetto l'edizione del
1959 e con una prefazione di Marie-Odile Metral, studentessa della Sorbona che aveva
partecipato alla contestazione studentesca del maggio 1968. Le ultime considerazioni
pedagogiche di Maritain riguardano i pericoli che incombono sul mondo contemporaneo a
causa del potere tecnocratico conseguente agli sviluppi della civiltà industriale: «Affinché
la nostra civiltà si orienti verso una tecnologia al servizio del bene dell'essere umano,
purificata da ogni ambizione tecnocratica, bisogna, mi sembra, contare in primo luogo
sulle risorse della natura umana, che malgrado le sue ferite resta buona nella sua essenza
ed assetata di bene. Voglio dire che, istintivamente, e mediante un processo per prove ed
errori, lui pure penitenziale, nei paesi democratici, si svilupperà senza dubbio una lotta,
ancora più o meno cieca, contro il pericolo tecnocratico. Bisogna, però, che una tale lotta,
se alla fine deve essere vittoriosa, divenga l'oggetto di una completa presa di coscienza e
sia illuminata da una sicura filosofia sociale e politica». Il vecchio maestro non si
smentisce, la prassi deve sempre essere illuminata dalla teoria, se manca la coscienza dei
fini si lavora a vuoto.
Intanto la Chiesa cattolica ha concluso il Concilio Vaticano secondo, che ha posto la
nuova cristianità davanti al mondo moderno in posizione di apertura e di dialogo e Maritain
è stato chiamato da Paolo VI a ricevere il messaggio della Chiesa agli intellettuali e molte
delle intuizioni maritainiane a proposito dei rapporti tra religione e cultura, tra Chiesa e
Stato, tra evangelizzazione e promozione umana sono state implicitamente accolte e
riconosciute nei documenti conciliari. «In verità tutte le vestigia del Santo Impero sono oggi
liquidate: siamo definitivamente usciti dall'età sacrale e da quella barocca; dopo sedici
secoli, che sarebbe vergognoso calunniare o pretendere di ripudiare. Ecco compiuto il
grande rovesciamento in virtù del quale non sono più le cose umane che s'incaricano di
difendere le cose divine, bensì queste che si offrono a difendere le cose umane (se queste
non rifiutano l'aiuto offerto)». Ma le novità del Concilio vengono fraintese, alcuni cristiani si
sono scandalizzati, altri si sono lasciati fuorviare da una teologia progressista che porta ad
un nuovo modernismo, e Maritain dal suo rifugio di Tolosa si sente impegnato ad
intervenire e scrive nel 1966 Il contadino della Garonna contro i «poveri cristiani
sofisticati» malati di «logofobia» e di «cronolatria» suscitando una nuova polemica, ma
restando fermo nell'affermazione dei valori del Concilio. A chi lo accusa di avere rinunciato
all'«umanesimo integrale», ai discepoli infedeli che lo vogliono coinvolgere
nell'affermazione di tesi contrastanti con l'autorità della Chiesa, risponde riaffermando il
«primato dello spirituale».
In una lettera del marzo 1967 alla rivista «Masses ouvrieres» scrive: «In Italia c'è chi
afferma che ho rinnegato Umanesimo integrale. È una stupidità e una calunnia; tengo più
che mai a tutte le posizioni di Umanesimo integrale». Coloro che vogliono «storicizzare» il
pensiero di Maritain e farlo passare per un filosofo alla moda, secondo le diverse stagioni,
sono serviti. Il «contadino della Garonna» è ancora il giovane docente del Collegio
Stanislao convinto che la verità è una sola e non passa col tempo e che l'insegnamento
consiste proprio nella «liberazione dell'intelligenza» e che la «docilità» all'oggetto è il
principio della saggezza filosofica contro ogni presunzione intellettuale. L'opera più
importante del periodo tolosano non è Il contadino della Garonna anche se questa opera
ha avuto un notevole successo editoriale, ma uno studio sistematico sulla realtà e sul
mistero della Chiesa, che può essere considerato una risposta in positivo alle inquietudini
della crisi postconciliare. L'introduzione di La Chiesa del Cristo. La persona della Chiesa e
il suo personale , scritta nel 1970, conferma fin dalle prime righe la coerenza di un
impegno culturale di ricerca e di insegnamento, la continuità di una linea metodologica che
caratterizzano tutta l'opera maritainiana. «Con quale diritto un laico che non ha autorità
per trattare simili argomenti (non è un teologo) si è avventurato a scrivere queste pagine
sulla Chiesa del Cristo, che è un mistero di fede? Rispondo che la sola autorità della quale
ci si possa valere parlando agli altri è quella della verità; e che in un momento storico di
profondo turbamento si può senz'altro permettere a un vecchio filosofo cristiano, il cui
pensiero è da sessant'anni dominato dal mistero della Chiesa, di dare la testimonianza
della sua fede e della sua meditazione». La riflessione sul mistero della Chiesa è una
costante del pensiero di Maritain, che vede nella Chiesa un mistero di salvezza ed una
istituzione sociale predisposta dalla provvidenza di Dio per l'educazione dell'umanità. In
questa ricerca ecclesiologica Maritain si è sempre affiancato ad un teologo, padre
Clerissac nei primi anni della conversione, il cardinal Journet nel periodo della maturità,
per avere quei riferimenti teologici che sono necessari per una adeguata e corretta
impostazione di una filosofia della religione.
Raïssa Maritain aveva sempre collaborato con Jacques nel lavoro di ricerca filosofica e nel
rifugio tolosano Jacques trova il tempo di raccogliere tutti gli scritti di Raissa, editi ed
inediti, e di pubblicare: Il diario di Raïssa nella cui prefazione scrive: «A dominare tutto il
resto c'era poi la sua preoccupazione per il mio lavoro filosofico, e per la specie di
perfezione che ne aspettava. A questo lavoro Raïssa ha sacrificato tutto. Nonostante tutte
le pene morali e fisiche e, in alcuni momenti, una quasi completa mancanza di forze, è
riuscita con uno scatto di volontà, e perché la collaborazione che le ho sempre domandata
era per lei un dovere sacro, a rileggere sul manoscritto tutto quello che ho scritto e
pubblicato sia in francese sia in inglese». Questa collaborazione fu particolarmente
preziosa per i problemi relativi all'estetica, perché Raïssa componeva poesie, e sulla
mistica, perché Raïssa era un'anima contemplativa: «In un certo senso, Raïssa ha detto
tutto nelle sue poesie. E queste non sono forse nate là dove, per rarissima coincidenza,
tutte le sorgenti costituiscono una cosa sola, e dove l'esperienza creatrice del poeta non è
che il puro specchio dell'esperienza mistica?», Nel 1970, a conclusione della sua lunga
avventura spirituale, Maritain, che fino ad allora a Tolosa aveva vissuto come ospite
presso i Piccoli fratelli di Gesù, non contraddicendo ma realizzando la sua vocazione di
laico impegnato nel lavoro e nella preghiera per testimoniare nel mondo il cristianesimo,
volle essere accolto nella comunità come piccolo fratello. Le ragioni di questa scelta e di
questa decisione sono espresse nella lettera ai Piccoli fratelli del luglio 1970: «Cari Piccoli
Fratelli, desidero parteciparvi una notizia che mi concerne e che forse vi sorprenderà un
poco: il vecchio Jacques ha fatto domanda di entrare tra i Piccoli Fratelli di Gesù; e fratel
Rene e il Consiglio hanno avuto la grande carità di accettare la sua richiesta. Hanno
anche voluto consentire che io faccia a Tolosa il mio noviziato che comincerà a metà
ottobre. Se accoglierete questa notizia con una sonora risata vi capirò benissimo: questo
vecchietto d'un filosofo, prossimo agli 88 anni e che si mette disinvoltamente a saltare il
limite d'età (non superare i 35 anni) imposto ai postulanti. Di fatto i fratelli tra i quali vivo
qui hanno preso le cose dal lato buono, ed io ne sono vivamente riconoscente a loro,
come anche a Rene e al Consiglio. Se sono sempre stato un laico inveterato, è perché la
mia lunga avventura di Don Chisciotte di s. Tommaso esigeva in modo assoluto di essere
vissuta sotto la mia sola responsabilità di franco-tiratore. Ora avviene che l'avventura in
questione è terminata, con il libro di cui ho appena finito di completare il manoscritto, e che
uscirà tra qualche mese. Un filosofo alla fine della sua vita fa bene a volgersi verso le cose
di lassù, ma dopo aver osato affrontare un argomento come La Chiesa del Cristo , non
scrive più libri.
Una volta capito bene questo, mi sono sentito libero di seguire il mio desiderio di
condividere a fondo la vostra vita. Essere consacrato a Dio dalle mani della sua Chiesa,
praticare l'obbedienza religiosa: potevo fare una scelta migliore? Gli anni passati alla
Fraternità di studi mi hanno confermato nell'amore della vocazione e dello spirito dei
Piccoli Fratelli di Gesù, e nella convinzione che essi portano al nostro tempo ciò di cui
esso ha più bisogno. E, a dire il vero, non è forse stata l'idea di vivere la vita di
contemplazione nel mondo, senza essere del mondo, ad animare Raïssa, Vera e me nel
piccolo gregge che formavamo? Tutte e due, esse sono andate fino alla fine su questa
strada, in un dono totale di loro stesse, e al prezzo dei dolori della Croce, mentre io
cercavo di seguirle, da povero maneggiatore di concetti che fa - forse non troppo male - la
teoria di ciò che pratica nel peggiore dei modi. Penso che ora esse approvano la decisione
da me presa, e che vi ringrazieranno, molto meglio di quanto posso fare io, di volere
accogliermi tra voi. Che io possa vivere almeno un briciolo di tempo, e morire, da buon
Piccolo Fratello di Gesù! Pregate per me».
La realizzazione «integrale» della vocazione di Piccolo fratello non impedì a Maritain di
continuare il suo lavoro intellettuale, tanto che «Le Monde» pubblicò nel numero del 2-3
settembre 1973 il testo di una delle sue ultime conferenze dal titolo significativo Le due
grandi Patrie ; quasi un testamento, essendo Jacques Maritain passato da questa Patria
provvisoria alla Patria definitiva il 28 aprile del 1973. Anche in questo ultimo scritto
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