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IL CONSUMO: GENERALITA’

- Nella contabilità nazionale, C, S, I, T, G, NX sono grandezze già realizzate che analizziamo nei conti economici nazionali.

Nella macroeconomia noi, però, vogliamo studiare le stesse grandezze nella loro formazione, cioè come grandezze

desiderate o programmate, non più grandezze ex post.

- Secondo questo nuovo punto di vista, la SOMMA (C + I + G + NX) è da considerare come SPESA AGGREGATA (SA)

PROGRAMMATA. Quali scelte vengono prese con riguardo a ciascuna di queste grandezze?

- Inizieremo esaminando il CONSUMO PRIVATO (che automaticamente ci porterà a ragionare anche sul risparmio

privato, astensione dal consumo corrente per consumi futuri).

- Nella macroeconomia dobbiamo studiare il CONSUMO DI TUTTI I BENI PRESI INSIEME. Quindi ci serve una teoria

diversa. Ora la SCELTA da considerare nel corso di un “anno” è fra CONSUMO e NON-CONSUMO (cioè risparmio, che

in tempi più o meno lunghi, è consumo futuro).

- Confrontando diverse economie con riguardo al consumo/risparmio, emergono differenze fra Paesi (i CONSUMI

COLLETTIVI IN RAPPORTO AL PIL sono circa il 70% in Giappone, 80% in Europa, 86% negli USA, e dipendono da:

• FATTORI CULTURALI (formiche es. Giappone / cicale es. USA) che incidono sulla mentalità delle persone

• FATTORI DEMOGRAFICI (a parità di altre condizioni, es. reddito, le popolazioni anziane risparmiano meno delle

popolazioni giovani)

• FATTORI ISTITUZIONALI (es. importanza del risparmio delle imprese, ruolo del settore pubblico), lo Stato

potrebbe distruggere risparmio se non riesce a coprire le sue spese correnti

Queste determinanti sono molto profonde, variano MOLTO LENTAMENTE: le prendiamo come COSTANTI

- In una certa economia, poi, il CONSUMO PRIVATO IN RAPPORTO AL PIL varia in relazione a:

• GRADO DI FIDUCIA: Il fatto di pensare che una cosa accadrà, mette in moto comportamenti che la fanno

accadere (thinking makes it so): es. timore di una crisi può portare a un meccanismo di autoalimentazione delle crisi economiche: una ripresa

di fiducia annuncia una ripresa economica, e ne è anche una causa.

• TASSI DI INTERESSE: tassi di interesse bassi incoraggiano la spesa a parità di livello di fiducia (per investimenti e

consumi). Il tasso di interesse da un lato è COSTO DEL REDDITO AL CONSUMO, ma dall’altro è RETRIBUZIONE

DEL RISPARMIO: in un certo senso è un costo opportunità del consumo.

• VALORE DELLA RICCHEZZA MOBILIARE E IMMOBILIARE (mobiliare = ricchezza finanziaria): se ricchezza finanziaria

aumenta perché la borsa va bene, la mia ricchezza lievita per le semplici dinamiche di mercato, è come se avessi

risparmiato senza aver rinunciato a niente e ciò induce comportamenti più favorevoli al consumo.

Questi fattori variano RAPIDAMENTE perché sono sensibili al ciclo economico

- Poi vi è una determinante del VOLUME DEI CONSUMI: sia il consumo che il risparmio aumentano all’aumentare del

REDDITO DISPONIBILE, cioè il PIL stesso (vi è evidenza empirica).

- Studiamo la relazione tra CONSUMO – REDDITO (e tra risparmio – reddito) attraverso la FUNZIONE DEL CONSUMO

N.B. Notizia: PIL italiano ha un valore di circa 1800 miliardi di euro. Importante notare che la BCE, attraverso il Quantitative Easing, ha

sottoscritto moltissimi titoli di Stato italiani: l’Italia ha circa 400 miliardi di debiti verso la BCE.

- CARATTERISTICHE che FUNZIONE DEL CONSUMO DEVE AVERE per descrivere la realtà in modo efficiente:

1) C cresce al crescere di Yd (reddito disponibile) e decresce al decrescere di Yd (è positivamente correlato)

2) La quota di reddito consumata PMC (C/Yd) (in un certo Paese) tende a decrescere al crescere di Yd: preso in

considerazione un certo Paese, notiamo che il reddito nel tempo tende ad aumentare e a mano a mano che

diventa più ricco il Paese si tende a creare una sempre maggior quota di risparmio e quindi una minor quota di

consumo: notiamo anche che le famiglie povere consumano quote maggiori del reddito rispetto a quelle ricche.

- Partiamo dalla formula: C = C + P C x Yd

0

• Se Yd = 0, avremmo comunque un consumo positivo (C ). C è componente di consumo autonoma, indipendente

0 0

da Yd. Come si può sempre avere consumo positivo anche a reddito zero? Attraverso:

1. Aiuti

2. Indebitamento (consumo senza reddito equivale a risparmio negativo: ricordiamo equazione Yd = C + S se

Yd = 0 e C = C allora S = -C0: quando consumo senza reddito ho per forza un risparmio negativo)

0

3. vendita di patrimonio…

• ’ 1

P C è un simbolo (non un prodotto) e indica la PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO: P C = ΔC/ΔYd Indica di

quanto aumenta il consumo in seguito a una variazione unitaria del reddito disponibile. L’aumento è espresso

dal segno + davanti, ha sempre valore positivo.

IPOTESI SEMPLIFICATRICE: P’C è COSTANTE e non varia al variare del Yd.

1

Inoltre, poniamo che: 0 < P C < 1 (il consumo aumenta al massimo dell’aumentare del reddito): il fatto che

P’C < 1 permette la formazione di una quota di risparmio per i redditi più alti (se P’C=0,8 allora 80% sarà

maggior consumo e 20% sarà maggior risparmio). 1

Esempio: Supponiamo che all’aumentare del Yd di 100€, il consumo aumenti di 80€. Il valore di P C è (80/100) = 0,8.

Grazie all’ipotesi semplificatrice, la funzione del consumo può essere espressa graficamente con una RETTA.

Soddisfatto primo requisito: C aumenta all’aumentare di Yd, perché P’C è positivo.

Nell’asse orizzontale poniamo Yd e sull’asse verticale C.

Se Yd = zero, allora C = C : la funzione parte dall’intercetta sull’asse

0

verticale C e sappiamo che C > 0.

0 0

Ottengo una retta crescente, ma con un angolo minore di 45° (che

1

indica il P C, cioè il coefficiente angolare). Possiamo cosi vedere

graficamente che il consumo cresce al crescere del reddito attraverso

una funzione costante, rettilinea, perché P’C è costante.

• Analizziamo poi un’altra costante: (PMC) cioè la PROPENSIONE MEDIA AL CONSUMO (cioè la quota di reddito

consumata): PMC = C / Yd -> ma C non lo conosciamo, è il risultato della funzione sopra vista. Quindi sostituiamo

al posto di C la funzione:

PMC = (C + P’C x Yd) / Yd -> Semplifico dividendo i due membri del numeratore per il denominatore ottenendo:

0

Cosa succede alla quota di reddito consumata all’aumentare del Yd? Non posso partire da Yd=0 perché non si

può dividere per 0, allora parto da un Yd piccolo a piacere ma positivo, lo facciamo gradualmente aumentare e

notiamo che:

(PMC) DIMINUISCE ALL’AUMENTARE DI YD: soddisfatto il secondo requisito. PMC diminuisce tendendo

verso la P’C e non la supera mai (tecnicamente è un asintoto). 1

Prendiamo un livello di reddito molto basso: (Yd ) e il

1 1 1

corrispettivo consumo (C ) e il loro rapporto (C /Yd ) è la PMC.

Prendiamo la retta secante che parte da zero e passa attraverso

questo punto e troviamo il coefficiente angolare che infatti dato

1 1

da: C /Yd = PMC

Poi, prendendo un Yd molto grande, e tracciando la retta

secante noteremo che la sua inclinazione è diminuita.

Tanto più grande prendo Yd, tanto più la retta diminuisce di

inclinazione e questo ci INDICA GRAFICAMENTE che la PMC

DECRESCE ALL’AUMENTARE di Yd.

Ora disegniamo il grafico del risparmio mettendo sull’asse verticale S

(risparmio). Ricordiamo che risparmio è il reddito disponibile non

consumato S = Yd – C quindi S = Yd – C – (P C) x Yd semplifichiamo:

0

S = Yd (1 – P’C) -C (EQUAZIONE DEL RISPARMIO). Quindi se Yd=0 allora S =

0

-C0 (risparmio negativo).

(1-P’C) è PROPENSIONE MARGINALE AL RISPARMIO e supponiamo che sia

0 < 1-P’C < 1

Raccordo tra i due grafici: partiamo tracciando una RETTA da 45°

(bisettrice) nel grafico superiore e inferiore. La BISETTRICE è il luogo in cui

C = YD e quindi risparmio è pari a zero. In corrispondenza di quale punto il

risparmio è pari a zero?

In tutta questa zona compresa tra 0 e l’intersezione con la retta del

consumo si ha risparmio negativo, nella zona sopra la bisettrice abbiamo

risparmio positivo perché si ha più reddito di quanto si consuma.

Risparmio (S) = 0 nel punto di incrocio fra bisettrice e retta del consumo (o

fra bisettrice e asse orizzontale nel grafico della funzione del risparmio).

ESEMPIO:

- INVESTIMENTO: la seconda spesa più importante del consumo aggregato. Impresa per nascere ha bisogno di

investire, ma anche le imprese già esistenti hanno bisogno di investire perché lo richiede la concorrenza.

INVESTIMENTO (che guarda al FUTURO) è condizione necessaria per sopravvivere alla concorrenza. È come un

meccanismo di selezione darwiniana: sopravvivono le imprese che hanno dimostrato di sapersi adattare all’ambiente

economico circostante nel modo migliore. Le imprese che meglio soddisfano la domanda:

1. Devono essere in grado di crescere soddisfando la domanda in eccesso se il mercato è in crescita.

2. Devono essere in grado di incrementare la produzione nel FUTURO (tramite attività di investimento che però è

circondata da rischi perché l’impresa si proietta nel futuro e cerca di soddisfare la domanda futura in senso

quantitativo e qualitativo, in linea con i migliori standard tecnologici esistenti.

- L’economista DISTINGUE tra 2 TIPI DI INNOVAZIONI ED INVESTIMENTI:

• Innovazioni di prodotto: investimenti per offrire per primi nel mercato ciò che il consumatore richiede dal

prodotto.

• Innovazioni di processo: produrre ciò che il mercato sta domandando in questo momento in un modo nuovo e a

costi minori.

- INVESTIMENTO (nuovi macchinari e attrezzature, nuovi mezzi di trasporto, nuove abitazioni, variazione delle scorte)

HA DUE PROFILI, uno DI BREVE e uno DI LUNGO periodo:

• DOMANDA PER BENI DI INVESTIMENTO è componente della SPESA AGGREGATA DELL’ANNO CORRENTE

(contribuiscono alla domanda aggregata di quest’anno) . Es. imprese che domandano macchinari quest’anno.

• INVESTIMENTO (NETTO) REALIZZATO costituisce un incremento della capacità produttiva in una SERIE DI ANNI

FUTURI

- Le SPESE DI INVESTIMENTO sono spese di una impresa nei confronti di altre imprese: l’INVESTIMENTO NON È BENE

INTERMEDIO, riguarda la domanda finale in quanto i beni di investimento non si consumano nell’anno corrente e

rimangono lì ad incrementare la capacità produttiva per un certo periodo futuro.

QUOTE DI RISPARMIO e INVESTIMENTO RISPETTO al PIL:

Risparmio USA (2006) tra 13% e 14% del PIL

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Publisher
A.A. 2019-2020
48 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher zuriku di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Opocher Arrigo.