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L’ORGANIZZAZIONE STATALE
Lo Stato non è una persona giuridica ed ogni qual volta in cui lo Stato compare in giudizio, in
realtà è un organo ben specifico dello Stato stesso: in Germania, invece, la dottrina ha teorizzato da
tempo la personalità giuridica di uno Stato.
Vi sono delle entità immateriali all’interno di uno Stato, denominate organi, abilitate a creare
effetti giuridici imputati a sé stessa; gli organi si muovono in quanto lo Stato ha conferito il potere ad
una persona fisica. L’organo è una partizione della persona giuridica abilitata a compiere atti che, se
compiuti, si imputano alla persona giuridica stessa; ciò vale sia per le persone fisiche che per lo Stato.
Ogni entità si chiama ufficio: fra questi ve ne sono alcuni più importanti, chiamati organi, che
hanno la capacità di manifestare all’esterno la volontà dell’ente stesso. Tante organizzazioni quindi
compongono l’amministrazione dello Stato: alcune di queste sono persone giuridiche (INPS, Comune, …),
altre organi (Camere, CSM).
costituzionali
Gli organi sono Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica, Corte
Costituzionale; in Costituzione vi sono indicati anche altri organi, definiti organi con rilevanza costituzionale,
come il CNEL, il CSM, …
Questi organi, per essere definiti costituzionali, devono essere autoportanti: invero, nessuno di
questi sarebbe autoportante, senza il sovrano, che in uno stato repubblicano è il popolo; ma il popolo, si sa
muovere? Il corpo elettorale è chiamato ad eleggere i rappresentanti e quindi a far partire tutti gli organi
costituzionali. I Partiti Politici
I partiti in Italia sono il fondamento della Costituzione, dopo avere combattuto la Resistenza; i
partiti hanno svolto un ruolo storico e oggi svolgono un ruolo politico: se non vi fossero, il popolo
sovrano non sarebbe in grado di esprime la propria volontà. Nel tempo, i partiti hanno avuto ruoli
molto differenti, creando in alcune occasioni lo scollamento fra partito e popolo.
Il sistema partitico fotografa come sono posti i movimenti all’interno di una collettività: il
sistema politico ordina il sistema partitico; esistono sistemi monopartitici (propri dei regimi autoritari),
bipartitici, multipartitici.
Il vero partito nasce a fine ‘800 con l’allargamento del suffragio: inizialmente vi era un suffragio
limitatissimo e gli eletti facevano parte di un gruppo omogeneo, la borghesia; il coordinamento si
organizzava fra gli eletti.
Nel momento in cui il consenso si allargò e, di conseguenza, vi era necessità di creare una
macchina organizzativa stabile ulteriore al coordinamento dei gruppi parlamentari, vi fu una profonda
trasformazione: più si allargava il suffragio, più la macchina organizzativa doveva essere coordinata ed
organizzata.
Inizialmente si svilupparono i partiti di sinistra, dove vi era maggiore esigenza di rappresentare il
popolo negli organi costituzionali e convogliare consensi verso il partito stesso, nei confronti di
un’organizzazione al tempo di stampo antagonista; i partiti di sinistra quindi innescarono un processo di
emulazione da parte degli altri partiti.
I partiti hanno diverse funzioni a differenza dello Stato in cui è inserito: ad esempio, i partiti
italiani hanno un sistema burocratico molto capillarizzato, presente durante tutta la durata della
legislatura, mentre i partiti americani sono più dei comitati elettorali, che dopo le elezioni si dissolvono.
Il partito ha quattro funzioni:
l’inquadramento degli elettori: sono i partiti che formano le liste, propongono idee e
programmi; consentono agli elettori di esprimere in modo univoco le proprie idee
selezione dei candidati: se non vi fossero dei candidati indicati dal partito, ognuno voterebbe
persone differenti
inquadramento degli eletti: su provvedimenti importanti, la conseguenza di voti ribelli è
l’espulsione dal partito
raccordo elettori-eletti: creazione di una sede che una parte degli elettori può continuare a
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formare le proprie idee e comunicarle a chi, una volta eletto, svolge la funzione di
rappresentanza negli organi costituzionali.
Nell’organizzazione costituzionale, questi compiti sono fondamentali: se non vi fossero,
bisognerebbe crearne di analoghe ovvero di creare organi atti a fare ciò; è meglio che sia un’entità,
almeno formalmente, estranea a svolgere i compiti di partito: quando queste funzioni vengono svolte
dalla macchina dello Stato, ci si trova solitamente in uno Stato autoritario: ad esempio, il Gran Consiglio
del Fascismo era un organo del partito che però assunse compiti istituzionali.
stabile programma
Il partito è un’organizzazione , con ad esempio sedi in ogni Comune, con un
definito (fino agli anni ‘70 vi furono i cd. partiti ideologici, come il PCI, PSI, Partito Popolare poi evoluto
in DC), nel quale si indica una serie di valori attorno a cui gravitava il partito; l’ideologia, nel momento in
cui vi fu l’eliminazione delle classi che si potevano riconoscere in un determinato gruppo di valori, non
fu più il catalizzatore di voti verso un determinato partito e venne quindi accantonata. Sorsero quindi
forme differenti, come le Leghe: la Lega non si ispira alle ideologie classiche, bensì alle rivendicazioni di
maggiori autonomie da parte dello Stato centrale, il separatismo.
Oggi vi è chi vuole superare l’idea di un partito, i Movimenti, come il M5S: l’esperienza del M5S
ha in sé la volontà di differenziarsi dagli altri partiti, ad esempio circa la partecipazione degli eletti nelle
decisioni del Movimento.
Si dice che il partito è un’espressione di una parte del tutto: se il partito serve a formare i
convincimenti del popolo, è anche il luogo di formazione delle idee; in questo caso però deve avere la
capacità di creare una sintesi di idee politiche e rappresentarle negli organi preposti. La sintesi politica
implica una compensazione di valori appartenenti a gruppi sociali differenti: la stessa attività di sintesi
andrebbe poi fatta in Parlamento, che dovrebbe quindi interessare la collettività.
Il partito diventa quindi interprete di finalità generali: svolge quindi un ruolo di
intermediazione negli organi politici; al partito non è più conferito il compito educativo, proprio degli
anni ‘30/’40.
Le Costituzioni dell’800 vedono di cattivo occhio i partiti, in quanto visti come corpi intermediari,
antagonisti allo Stato: le Costituzioni liberali non comprendono la rappresentazione, in quanto non
ispirate al pluralismo; nelle Costituzioni di legittimazione, il partito unico veniva legittimato. Infine, nelle
Costituzioni contemporanee, si affermano le libertà di costituire partiti, che vengono espressamente
tutelati e si vieta la costituzione di partiti antisistema; la Costituzione non vieta in generale i partiti
antisistema, ma unicamente una ricostituzione di un partito che espressamente si ispirasse ai principi
fascisti. I partiti, proprio per il ruolo che svolgono nello Stato, hanno natura privatistica, proprio a garanzia
della libertà: se gli organi politici interferissero nei partiti, si rischierebbe il venir meno della libertà del
partito stesso; il partito si ispira al principio del pluralismo: se in un sistema vi sono due partiti, questa è
una scelta propria del sistema statale; altro discorso è invece il monopartitismo.
La Costituzione Italiana appartiene al gruppo di Costituzioni che tutelano i partiti politici, nello
specifico all’articolo 49:
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la
politica nazionale”
L’articolo 49 va letto insieme all’articolo 1 (“nelle forme previste dalla Costituzione” → elezioni),
articolo 67 (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di
mandato”), eventuali limitazioni nella rappresentazione di cariche pubbliche se il soggetto è iscritto ad un
partito. Metodo democratico : metodo è un criterio astratto che regge un’attività esterna, ossia nei
rapporti con gli altri; il Costituente non voleva invece porre limiti all’organizzazione interna del partito:
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sono unicamente vietate, all’articolo 18, organizzazioni segrete ed organizzazione di stampo militare che
perseguono fini politici; con organizzazione di stampo militare non si intende un’organizzazione
necessariamente armata, ma piuttosto organizzata in modo gerarchico (scout, …).
Il Costituente si riferiva al rilievo esterno del partito: invero, questa è una disposizione molto
blanda; i Partiti avevano grande fiducia nel fenomeno dei partiti e non avevano alcuna intenzione di
porsi delle limitazioni, se non molto blande.
Il finanziamento pubblico ai partiti
I partiti protagonisti della prima Repubblica ottennero finanziamenti innanzitutto da altri Stati
(URSS, USA, …); successivamente vi furono una serie di leggi circa il finanziamento ai partiti. Vi sono
due tipologie di finanziamento: il finanziamento dei gruppi e quello ai partiti come organizzazione
privatistica; il gruppo svolge una funzione importantissima all’interno dell’Assemblea: nel momento in
cui i rappresentanti dei partiti vengono raggruppati, sarà più semplice anche la gestione delle votazioni,
… La gestione dei gruppi ovviamente costava, e le spese erano in capo al bilancio delle Camere; con
un referendum nel ‘93 vi fu l’abrogazione del finanziamento ai gruppi parlamentari: invero vi sono delle
esigenze insopprimibili circa il funzionamento del partito. Inizialmente quindi, con la dichiarazione dei
redditi, si poteva destinare a tutti i partiti (divisione secondo precise logiche) lo 0,4 per mille; nel ‘99
inoltre fu introdotto il rimborso elettorale, in base ai voti ricevuti.
Nel 2012 vi fu l’introduzione dell’obbligo di rendicontazione e si ridussero le quote dei contributi;
nel 2013/2014 vi fu l’ultima riforma, che si accompagnò ad un disegno più audace: si ritenne di
introdurre alcuni limiti all’organizzazione dei partiti. Innanzitutto bisogna ricordare che vi è l’articolo 48
della Costituzione come limite: i partiti introdussero una disciplina da porre all’interno del partito
stesso, onere per ottenere il finanziamento.
In questo modo furono posti dei limiti organizzativi all’organizzazione del partito non assoluti,
ma ritenuti degli oneri.
Con il d.l. 149 del 28/12/2013, governo Letta, fu introdotta questa nuova riforma:
le regole di finanziamento incominciano del 2017
benefici:
i partiti sono destinatari di una quota di finanziamento con un contributo volontario, sulla
◦ base del 2 per mille, mediante dichiarazione dei r