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DIRITTO PUBBLICO - INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEL DIRITTO PUBBLICO Capitolo 8
E DELLE SUE FONTI
La forma di governo indica le modalità con le quali la funzione di indirizzo politico è ripartita tra gli organi costituzionali e
le relazioni che intercorrono tra questi.
Per “funzione di indirizzo pubblico” si intende la determinazione delle finalità da perseguire da parte dei poteri pubblici
in un preciso momento storico.
Da un punto di vista storico, la prima forma di governo alla quale occorre fare riferimento è quella costituzionale pura.
In tale forma di governo esiste una netta separazione dei poteri: al re e al suo Governo spetta il potere esecutivo, al
Parlamento il potere legislativo, alla magistratura il potere giudiziario.
La forma di Governo parlamentare deriva da quella costituzionale pura, della quale è diretta discendente.
Per darne una sintetica definizione iniziale, essa è la forma di governo nella quale il Governo è legato al Parlamento da
un rapporto di fiducia.
La fiducia passa ad essere, da elemento costitutivo del rapporto tra re e ministri, elemento costitutivo del rapporto tra
Governo e Parlamento.
Il Parlamento iniziò a condizionare in maniera sempre maggiore il Governo.
In conseguenza di tale evoluzione, si venne a determinare una situazione nella quale il Governo aveva una “doppia
fiducia”, essendo legato sia al Parlamento che al re (forma di governo parlamentare dualista).
Fu soltanto in un momento successivo, in collegamento con l’allargamento del suffragio, che si giunse a maturazione la
forma di governo parlamentare monista: in essa il re perde ogni possibilità di incidere sulla composizione del
Governo, che è determinata unicamente dalla volontà del Parlamento.
La forma di governo presidenziale fu introdotta negli Stati Uniti d’America alla fine del XVIII secolo. Essa assomiglia,
per molti aspetti, a quella costituzionale pura, in quanto si basa su una rigida separazione dei poteri. Si caratterizza per
la presenza di un potere esecutivo monocratico, affidato a un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo,
non legato al Parlamento da un rapporto di fiducia.
Il Presidente della Repubblica svolge due ruoli: capo dello Stato e del Governo.
In alcune esperienze il tentativo di limitare lo strapotere parlamentare e di rafforzare l’Esecutivo è stato effettuato
innestando sul tronco della forma di governo parlamentare l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
La forma di governo semipresidenziale è quella nella quale convivono un presidente della Repubblica dotato di
legittimazione popolare diretta, a cui spettano le competenze proprie del potere esecutivo – analogamente a quanto
avviene nella forma di governo presidenziale – e un Governo collegiale condizionato all’esistenza di un rapporto di
fiducia col Parlamento – analogamente a quanto avviene nella forma di governo parlamentare.
L’esistenza di un Presidente dotato di rilevanti poteri e di un Governo responsabile davanti al Parlamento comporta
inevitabilmente un carattere bicefalo del potere esecutivo (Presidente della Repubblica e primo ministro), che vede
prevalere ora l’uno ora l’altro in base al concreto variare dei rapporti di forza tra Presidente e maggioranza parlamentare.
La forma di governo dittatoriale prende il nome dal Dittatorio, l’organo di governo che venne ideato nell’ultima fase
della Rivoluzione francese. Dopo il periodo del terrore, la Costituzione del 1795 consegnò una forma di governo che
evitasse la concentrazione del potere nelle mani di un solo uomo. La caratteristica della forma di governo dittatoriale è
quindi l’assenza di figure monocratiche di rilievo costituzionale e la divisione del potere politico tra un Parlamento eletto e
un Governo che svolge sia le funzioni di Esecutivo che di capo dello Stato ed è composto da ministri individuati dal
Parlamento.
I sistemi politici sono profondamente influenzati dalle diverse legislazioni elettorali che costituiscono un elemento
essenziale della democrazia rappresentativa, regolando le modalità attraverso le quali il popolo esprime la sovranità
attraverso l’elezione dei propri rappresentanti.
La parte centrale della legislazione elettorale è il sistema elettorale, ossia il meccanismo volto a trasformare i voti in
seggi.
I sistemi elettorali si dividono in due grandi famiglie: quelli maggioritari e quelli proporzionali.
Un sistema è maggioritario quando chi ottiene più voti all’interno di una circoscrizione conquista tutti i seggi asseganti
alla circoscrizione stessa.
I sistemi proporzionali invece, prevedono circoscrizioni più “grandi” nel senso che in esse sono eletti numerosi
rappresentanti nelle quali la competizione si svolge non tra candidati ma tra liste concorrenti: i seggi sono attribuiti alle
liste in proporzione ai voti che ottengono.
Nel 1861, al momento della proclamazione dell’unità d’Italia, il paese aveva una forma di governo parlamentare, anche
se lo Statuto albertino individuava una forma di governo costituzionale pura: «al Re solo appartiene il potere 1