vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LIBRO II:
Virtù:
• Dianoetica tempo insegnamento
• Etica abitudine (ethos) richiede pratica
Abitus costume, abitudine, non si da per natura.
Non si può diventare etici immediatamente, ma per diventare tali serve tempo e pratica.
I codici morali possono variare, ma quello che Aristotele intende per morale richiede un esercizio e come esso tutti i
comportamenti morali può variare la morale ma la pratica e l’educazione al comportamento è comune a tutte,
non esiste etica che non esiga un minimo di continenza.
Un criterio per valutare se una virtù è tale è seguire inizialmente il comportamento di coloro che sono ritenuti tali
seguire un modello verifico se questo modello è adatto a me, mi rende felice e mi compie come uomo.
Le virtù etiche non nascono in noi per natura per natura siamo portati a cogliere la virtù in non e possiamo
perfezionarla con l’abitudine. Esempio:
Coraggio: abitudine ad affermare il buono (ecc.) in un ambiente ostile virtù
Nell’uomo c’è una disposizione ad imparare, ad esempio il coraggio da persone coraggiose.
Aristotele sinergia con la dimensione emotiva e razionale nell’etica: uomo = animale morale.
Poiché non possiamo prevedere l’esito dell’azione bisogna agire con prudenza nei confronti del futuro e delle novità
che non conosciamo “i mezzi sono certi, i fini incerti”. Compiamo un gesto anche se non sappiamo perché, spinti
dalla novità, dal desiderio di farlo, perché è bello.
Per natura abbiamo un noi la potenza delle virtù, una disposizione poi la traduciamo in atto attraverso
l’esercizio.
Etica della virtù: sembra che si punti alle virtù non è così perché sarebbe un moralismo che non avrebbe effetto
io punto invece al bene e così comincio ad essere virtuoso. Se punto alla virtù in quanto tale non sono
veramente virtuoso.
Il moralismo è una tentazione senza fine ci non sempre forme di giusto diffuse nella cultura, hai superato un
moralismo ve n’è sempre uno nuovo adeguazione a regole per essere a posto nel futuro : forma di insicurezza.
Il carattere si forma per ripetute azioni libere di esso quindi io sono responsabile, ha un valore etico.
“ogni virtù si genera a causa e per mezzo delle stesse azioni per le quali anche si distrugge” si cade nel “vizio”.
“le disposizioni morali derivano dalle azioni loro simili” si deve essere abituati fin da piccoli.
La virtù etica consiste e si individua nel “giusto mezzo”.
L’uomo ha per natura la capacità di orientarsi verso il bene, perché sia spinto a fare ciò Aristotele non lo dice;
come si fa a dire che un’azione è buona e una è cattiva? C’è bisogno di un criterio, che rischia però di essere
ricercato all’infinito la morale è quindi legata alla situazione che stiamo vivendo e non c’è un criterio assoluto
posizione molto criticata.
Noi possiamo comunque distinguere l’uomo morale (es. Pericle per Aristotele) da colui che non lo è in filosofia
morale bisogna giustificare il perché di tale affermazione fondazione dell’etica, delle basi.
Vi è un primato dell’azione modifica la mia disposizione.
Aristotele è consapevole che esistono azioni ed evidenze comuni a tutti gli uomini però vizi e virtù influenzano
in modo fondamentale tali evidenze.
Gli eccessi sono negativi sia in medicina che in etica (paragone molto frequente in filosofia etica tra medicina ed
etica stessa).
P.91: è temperante chi si astiene da determinati piaceri per un giudizio etico ponderato, chi lo fa controvoglia
non è temperante e non è morale.
Bisogna essere abituati a godere e a soffrire fin da piccoli di ciò che è conveniente del piacere non si può fare a
meno ma bisogna indirizzarlo nel modo giusto. Bisogna perseguire azioni giuste in giuste circostanze operare
nel modo giusto: “il male più grande di cui noi non ci rendiamo conto è l’omissione; non aver colto la rilevanza
morale o non aver voluto coglierla, in una determinata situazione”.
Il piacere:
• Tentazione a compiere il male in quanto uomini/animali vi siamo naturalmente spinti
• Spinta a compiere il bene necessita di esercizio
Importante è la temperanza che modera i piaceri soprattutto legati alla dimensione animale.
Il piacere si accompagna all’agire umano si vuole provare piacere non bisogna puntare ad esso ma a
se
determinate azioni che provocano piacere, il loro valore è intrinseco, attivo potenzialità che ho in me.
I prodotti delle arti hanno il loro valore in se se possiedono determinate caratteristiche; le azioni che traggono
origine dalle virtù alte necessitano che chi le compie abbia determinate disposizioni: deve conoscerle, deve sceglierle
e sceglierle per il loro valore in sé, per se stesse e deve compierlo con una disposizione d’animo ferma e immutabile.
Quando compio un’azione è necessario che io conosca il fine per cui la sto compiendo è una scelta morale.
Ermeneutica (interpretazione) conta a livello di deliberazione quando si sceglie esso finisce e bisogna portare
avanti la scelta persone pratiche.
Le azioni umane sono caratterizzate da:
• Casualità materiale
• Casualità umana fine dell’azione intenzionale
Non si può sostituire con la conoscenza le attività morali, ma ciò può aiutare a dare un ideale umano.
La vita virtuosa è condizione necessaria alla felicità, la virtù permette alle disposizioni di funzionare bene.
Gli atteggiamenti dell’animo sono tre:
Passioni ciò cui segue piacere e dolore non hanno connotazione morale
1.
Capacità ciò per cui si dice che noi possiamo provare le passioni capacità naturali
2.
Disposizioni ciò per cui ci comportiamo bene o male in rapporto alle passioni sono le virtù:
3.
regolano, o meno, le passioni orientandole al “giusto mezzo”.
La ragione pratica agisce sulle passioni determinando le virtù: “nelle virtù etiche la ragione si impone sulle
passioni come un sigillo”.
Il vizio nasce quando la ragione si “lascia andare”. Dove la dimensione della passionalità è importante che essa sia
regolata ma non repressa è necessario avere un po’ d’ira come manifestazione della moralità dell’uomo (“ira
buona”) poco diffusa.
La passione è un dato non controllabile mentre la virtù e il vizio sono esercitati con libertà e scelta possono
subire un giudizio morale.
La virtù etica ha a che fare con passioni e azioni, in esse c’è:
• Eccesso
• Difetto
• Giusto mezzo modo giusto di provare passioni e compiere azioni virtù: va calibrato a seconda della
situazione.
“si è buoni in un sol modo ma cattivi in molte e svariate maniere” : si può errare in infiniti modi (facile) e vi è un
unico modo di essere giusti (difficile).
• Etica moderna dei diritti
• Etica medioevale (antica) dei doveri
Sono entrambe parziali perché devono commisurare il rapporto dirittidiritti e dirittidoveri. Problema etica
come compimento individuale della I persona.
Qualunque sia la genesi dell’azione morale ciò conta poco molto di più conta la sua affermazione e la sua
validità.
Per essere morali bisogna tener conto di molti fattori chi si occupa di ciò è la saggezza pratica (fronesis). L’etica
esige un’adeguazione alla realtà, alle circostanze a ciò che c’è di fronte.
attenzione
“la virtù è una disposizione concernente la scelta, consistente in una medietà in rapporto a noi, determinata in
base ad un criterio, e precisamente al criterio in base al quale la determinerebbe l’uomo saggio” p.101
La virtù etica è una medietà (giusto mezzo) dal punto di vista dell’ottimo e del bene è un culmine se ogni volta
non controlla che le virtù abbiano un giusto mezzo quando subisce un’osservazione giusta sul suo comportamento
deve rivedere il giusto mezzo elasticità mentale (virtù).
L’etica di Aristotele è delle virtù alcune cose però non vanno assolutamente fatte, è molto chiaro su questo
punto: intuizioni ad un certo punto nell’uomo compaiono: “quando un uomo è uomo?” vi è un momento.
Non può esistere un’etica della virtù senza precetti naturali radicati i precetti sono in negativo (come i
comandamenti).
Successivamente si cercherà di trovare una sorta di unione fra:
• Etica aristotelica delle virtù anche Aristotele pone però dei doveri e dei divieti
• Morale kantiana dei doveri
Distingue fra:
• Ragioni/fondazioni
• Motivazioni se si stacca un precetto dal suo contesto religioso esse vengono a mancare
“non c’è medietà nell’eccesso e nel difetto, né eccesso e difetto nella medietà”
Ingiustizia è sempre male: non c’è eccesso o difetto, è sempre negativo non vi è mai una medietà. La medietà è
fra due estremi: nel caso dell’ingiustizia non vi sono due estremi ma è un rapporto con gli altri: del male non vi è il
mezzo , vi può essere fra due estremi tutti e due negativi. La giustizia è una virtù delle volontà, non riguarda le
passioni ma il rapporto con gli altri.
Temperanza ciò che salva e preserva la saggezza.
Filosofia morale trova giustificazioni (razionali) morali, c’è una continuità fra l’esperienza morale e la
saggezza pratica: la phronesis è una capacità della ragione presente in tutti gli uomini.
Nelle loro azioni gli uomini seguono l’Ethos della loro cultura, quando avvertono che la loro coscienza non può
adeguarsi a tale Ethos, seguono la propria coscienza e i suoi dettami.
Etica della I persona Aristotelica “qual è il senso della mia vita? Come devo comportarmi?”
•
questa dim