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Il processo di produzione del plusvalore
All’inizio del processo noi abbiamo un capitale che acquista una quantità di capitale costante, una quantità di capitale variabile e cioè che caratterizza il capitale variabile e che si trasforma in una quantità superiore durante il processo. Il plusvalore è la conseguenza del cambiamento di valore che avviene nel capitale variabile, cioè il capitale variabile più plusvalore mi da la somma che in qualche modo trasforma C in C’, mi di d di quando aumenta C, perciò di quanto aumenta D nella nostra vecchia formula D-M-D’. Quello che Marx chiama il saggio di plusvalore, cioè p/V, naturalmente è molto diverso il risultato della proporzione, se io faccio p/V o se io faccio p/V+c, il saggio di plusvalore è però p/V. Il saggio di plusvalore è una grandezza relativa di plusvalore. La parte della giornata lavorativa oltre il tempo di lavoro necessario è definito tempo di pluslavoro.pluslavoro sta al capitale variabile come il pluslavoro sta al tempo di lavoro necessario (p/V=pluslavoro/ lavoro necessario). Il saggio di plusvalore è l'espressione, dice Marx, del grado di sfruttamento della forza lavoro. Se noi immaginiamo che l'operaio reintegri anche il valore dei mezzi di produzione, p es: il filatore che lavora 12 ore, in 8 ore reintegra il valore del cotone in 1 e 36 minuti i mezzi di lavoro consumati, in 1 e 12 il valore del salario, solo nell'ultima ora l'operaio produce plusvalore. Cosa succede in questo caso? Questo esempio celebre nella storia è quello di Nassau Walter Senior e il terzo paragrafo di questo capitolo, si chiama l'ultima ora del Senior. Per capire questo paragrafo dobbiamo avere bene in mente la differenza tra saggio di plusvalore calcolato come p/c+v e p/V. Il factory act è un atto emanato dal parlamento inglese che sostanzialmente si articolava secondo alcuni punti: per esempio: divieto di far
Lavorare i bambini al di sotto dei nove anni in fabbrica, co-loro che danno lavoro devono avere una certificazione dell'età dei bambini che lavorano. I bambi-ni tra i nove i 13 anni non possono lavorare più di 9 ore al giorno, i bambini tra i 13 e 18 non pos-sono lavorare più di 12 ore al giorno, i bambini non devono lavorare la notte, i bambini devonofare due ore di scuola tutti i giorni e ultimo elemento sono necessari degli ispettori che controllinoquesti punti.
Marx ci fa vedere che i due modelli teorici di cui abbiamo parlato prima, sono due punti di vistadentro il conflitto sociale, cioè Senior nel 1837, sostiene una posizione in cui dice: se riducete diun'ora lavorativa se ne va il guadagno del capitalista, non c'è più profitto. In realtà visto in un altromodo, se noi vediamo la giornata di 12 ore e il saggio di plusvalore dato da p/v, vediamo beneche nella giornata di 12 ore, 6 sono dedicate dall'operaio.
alla riproduzione dei mezzi di sussisten-za e 6 ore sono dedicate al plusvalore.
Capitolo ottavo del primo volume: la giornata lavorativa
Proprio sulla giornata lavorativa si combatte la lotta tra capitalisti e operai.
La giornata lavorativa è fatta da un segmento a—————————b——————cAb (tempo di lavoro necessario) bc (tempo di pluslavoro).
Chi determina la grandezza della giornata lavorativa? Marx dice precisamente, che la giornata lavorativa non è una grandezza costante, è piuttosto una grandezza variabile. La storia dimostra che la giornata lavorativa è una grandezza variabile, pensiamo al factory act del 33, dove venivano posti dei limiti a questa giornata.
Marx dice in che senso la giornata lavorativa è variabile? Nel senso che può variare, ma entro certi limiti, qual è il limite minimo? È quello in cui bc è uguale a zero, ma
questo limite minimo è im-possibile nella società capitalistica, quindi deve esserci un tempo di pluslavoro, altrimenti non cipotrebbe essere il modo di produzione capitalistico. Il limite massimo, invece, è determinato dadue cose, poiché c'è un limite minimo che è un approssimarsi di c a b e come avviene questoapprossimarsi? Riducendo il tempo pluslavoro oppure attraverso l'allungamento del segmento abe avviene attraverso delle lotte operaie.Il limite massimo è determinato, quindi da due elementi, da una parte io posso avvicinare c a b edall'altra posso espanderlo all'infinito e l'estensione è la pressione del capitalista, il capitalistacerca di estendere il più possibile la giornata lavorativa, questa estensione ha un suo limite. Perché questa giornata lavorativa non è stata fissata a 24 h? Per in parte il limite fisico della forza la-voro.Il segmento che rappresenta il tempo
di pluslavoro si muove tra un minimo e un massimo, il mi-nimo un'approssimazione asintotica di c a b, ovviamente asintotica perché c non potrà mai rag-giungere b, l'altro limite è invece un'estensione indefinita del segmento bc, indefinitamente fino aun certo punto perché la giornata è di 24 h e la forza lavoro ha bisogno un tempo di risposarsi eriprendere le proprie energie, quindi c'è un limite fisico, ma anche morale.
La legge stabilisce quindi 12 ore di lavoro dalle 6 alle 18 compreso i pasti, quindi sono 10 ore, ilfabbricante cerca di anticipare di un quarto d'ora e posticipare di un quarto d'ora (mezz'ora dipluslavoro), poi fa diverse altre detrazioni in modo tale da avere in totale 27 giornate lavorative inpiù. Su questo si basa la lotta degli operai, da una parte c'è la legislazione che è il frutto di rap-porto di forza nella società, man mano che i sindacati,
le trade unions si fanno più forti, anche la corona è stata favorevole a leggi di questo genere, perché non era accettabile che dei sudditi venissero trattati in questo modo. Sotto la pressione delle forze sociali vengono emanate delle leggi, dopodiché però queste leggi devono essere fatte applicare, e come? Da chi?
Dall'altra parte c'è il fatto che una volta fatta la legge, c'è una pressione costante della maggior parte dei capitalisti, per cercare comunque di estorcere la maggior quantità di forza lavoro possibile e questo avviene con queste aggiunte e detrazioni.
Il capitolo 8 prosegue poi con diverse testimonianze dei diversi gironi dell'inferno, come li chiama Marx, dei modi di sfruttamento delle diverse aziende inglesi.
Noi da queste testimonianze notiamo una grande differenza dalla nostra società, questo è il frutto di un cammino inevitabile e fatale del tempo che va verso un futuro migliore.
non è così, questadistanza è il frutto di lotte, che hanno attraversato l’800 e il 900, non dobbiamo pensare che que-ste conquiste abbiano una validità una volta per tutte, perché ci vengono continuamente sottratte.I mezzi di produzione non producono pluslavoro, ma lo assorbono. E quando questi mezzi, in par-ticolare le macchine per la produzione rimangono ferme non possono assorbire plusvalore e que-sto ci porta al problema della notte. Questo porta a dei terribili effetti sulla vita degli operai.Che cos’è il plusvalore assoluto?Se riprendiamo la nostra giornata lavorativa, abbiamo visto che in una giornata lavorativa ipoteti-camente di 12 ore, abbiamo 6 ore di lavoro necessario, ovvero il tempo in cui il lavoratore produceil valore equivalente al salario, che gli permette di reintegrare le energie del corpo organico speseper erogare forza lavoro. Poi c’è un tempo di pluslavoro di sei ore, in questo tempolavoratore e il capitalista è una lotta per la divisione del plusvalore, ovvero del valore aggiunto creato dal lavoro dell'operaio. Il capitalista cerca di ottenere il massimo profitto possibile, sfruttando al massimo la forza-lavoro dell'operaio. La rendita fondiaria, invece, è il reddito che deriva dalla proprietà della terra. Marx sostiene che la rendita fondiaria è una forma di reddito non produttivo, in quanto non deriva dal lavoro ma dalla proprietà della terra stessa. Infine, l'interesse bancario è il reddito che deriva dal prestito di denaro. Secondo Marx, l'interesse bancario è un'altra forma di reddito non produttivo, in quanto non deriva dal lavoro ma dal possesso del capitale. In sintesi, Marx sostiene che il plusvalore è il motore del sistema capitalistico, in quanto è ciò che permette al capitalista di ottenere profitto, alla classe proprietaria della terra di ottenere rendita fondiaria e ai capitalisti finanziari di ottenere interesse bancario. La lotta per la divisione del plusvalore è quindi una lotta di classe tra lavoratori e capitalisti.capitalista e l'operaio avviene proprio sulla lunghezza della giornata lavorativa. La giornata lavorativa non è una grandezza costante, ma variabile e varia a seconda del rapporto di forza, ci sono due forze chiaramente opposte: l'una che va verso la riduzione della giornata lavorativa, l'altra che va verso l'estensione di essa. Capitolo dieci del primo volume del capitale: sezione della produzione del plusvalore relativo: Il plusvalore relativo, secondo Marx, è la tendenza a ridurre il tempo di lavoro necessario, cioè mentre quando parla della giornata lavorativa e del plusvalore assoluto, Marx considera il tempo di lavoro necessario come dato invariante e quindi si tratta di estendere il più possibile il tempo di pluslavoro. Con il plusvalore relativo ci si apre un orizzonte completamente nuovo, poniamo, quindi, che la giornata lavorativa sia una grandezza costante (es. 12 ore), si tratta a questo punto di pensare una forza che riduca il.più possibile il tempo di lavoro necessario. Come si fa a ridurre il tempo di lavoro necessario?
Il tempo di lavoro necessario è la grandezza equivalente al valore contenuto nei mezzi di sussistenza che sono acquistabili attraverso il salario dell’operaio, per diminuire questo tempo bisogna diminuire il valore dei mezzi di sussistenza.
C’è la tendenza a pensare che il concetto di plusvalore assoluto e plusvalore relativo appartengano a due epoche differenti, come nel caso M-D-M (società mercantile) e D-M-D’ (società capitalistica), è un errore che ha commesso Engels e altri, non si tratta di due società differenti, ma della stessa vista da punti di vista differenti. Allo stesso modo il concetto di plusvalore assoluto e di plusvalore relativo non descrivono due fasi della società capitalistica. Ovviamente dal punto di vista cronologico viene prima il plusvalore assoluto e poi quello relativo, ma in realtà
mondo del lavoro, crea una costante tensione tra i due poli. Il capitalista cerca di massimizzare i profitti prolungando le ore di lavoro dei dipendenti, mentre la tendenza generale è quella di ridurre il tempo di lavoro necessario grazie all'automazione e all'efficienza tecnologica. Questa tensione si riflette anche nella lotta per i diritti dei lavoratori. I sindacati e i movimenti sociali si battono per ottenere una riduzione dell'orario di lavoro, una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata e condizioni di lavoro più dignitose. Dall'altra parte, le imprese cercano di mantenere un controllo sul tempo di lavoro dei dipendenti per massimizzare la produttività e i profitti. Inoltre, la tecnologia ha reso possibile il lavoro da remoto, creando nuove sfide per la gestione del tempo di lavoro. Molti dipendenti si trovano ad affrontare la pressione di essere sempre disponibili e di lavorare oltre l'orario stabilito, a causa della facilità di accesso al lavoro tramite dispositivi mobili e connessione internet. In conclusione, la gestione del tempo di lavoro è un tema complesso e in continua evoluzione. È importante trovare un equilibrio tra le esigenze delle imprese e dei lavoratori, garantendo al contempo il rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro dignitose.