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F
Se voglio aumentare la quantità di E, prodotto del metabolismo secondario,
posso fare tante cose, ad esempio inibire il suo catabolismo. Posso trasformare
con solo una proteina master che regola contemporaneamente alcuni od
eventualmente tutti i geni che codificano per i vari enzimi della via, se trovo ad
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esempio un fattore di trascrizione ad i geni che codificano gli enzimi della via,
si trasforma con un solo gene e si ottiene un effetto multiplo, un effetto a
cascata. È una buona strategia.
Invece di andare a sovra o sotto esprimere alcuni geni in un determinato
pathway, si può andare ad agire su fattori di trascrizione che regolano
l’espressione di più geni del pathway in questione (dei master regulator). Ad
esempio: piante knock out per il gene bHLH104 possiedono una alterata
omeostasi del ferro.
Per studiare determinati pathways è molto importante avere dei mutanti
fenotipici. Questi mutanti possono essere utilizzati sfruttando Agrobacterium. Il
T DNA inserito mediante Agrobacterium andrà a inserirsi casualmente
all’interno del genoma di Arabidopsis; può andare a inserirsi all’interno di un
gene (o nel promotore di quest’ultimo) andando a inibire la sua corretta
espressione. In questo caso, il vettore T DNA contiene solamente un gene
marker per la selezione (utile sia per interrompere il gene, sia per selezionare
le cellule trasformate). Dato che l’inserzione non è gene specifica ma casuale,
si provvede a trasformare un gran numero di cellule, al fine di avere la
probabilità statistica di interrompere il gene di nostro interesse e al fine di
introdurre un’interruzione in ogni gene.
Questo processo è noto come mutagenesi T DNA. Arabidopsis possiede un
genoma molto piccolo, contenente piccoli introni; l’inserzione di T DNA
generalmente produce un mutante knock out per un qualche gene. Al termine
si provvede a risalire al gene mutato, a partire dal fenotipo alterato.
Al termine della mutagenesi si provvede a ottenere piante omozigoti per tale
mutazione però alcune mutazioni in omozigosi possono essere però letali; in tal
caso si provvede a mantenere la pianta con la mutazione in eterozigosi.
Tornando al gene bHLH104 -> Si sono ottenuti due omozigoti mutanti per
suddetto gene.
Mediante un northern blot si è verificato il livello di trascrizione; entrambi i
mutanti non esprimono proprio questo gene. Andando ad alterare questo gene,
si dovrebbe ottenere delle variazioni riguardanti l’omeostasi del ferro. Togliendo
il ferro dal mezzo di coltura, i mutanti per questo gene si presentano clorotici e
con minor crescita delle radici, le quali si presentano piccole e poco sviluppate.
Andando ad analizzare il mezzo di coltura, nei mutanti si nota un aumento di
ATPasi per l’estrusione e l’acidificazione di ioni H+, al fine di acidificare il
terreno e migliorare l’assimilazione di calcio (ciò manca nelle piante cresciute
in presenza di ferro). Una mutazione del gene bHLH104 causa quindi una
differente attività delle ATPasi.
Andando ad analizzare l’assimilazione di ferro in terreno alcalino e acido, si
nota che in pH acido il mutante cresce bene e non vi sono differenze dal wild-
type. In terreno alcalino, sia il wild-type che i mutanti entrano in sofferenza
(soprattutto i mutanti). Si è poi over espresso il gene in questione; i mutanti
sovraesprimenti questo gene in assenza di ferro sono piante clorotiche che
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però stanno meglio rispetto a una pianta wild type cresciuta in mancanza di
ferro. Anche in questo caso si è analizzata l’acidificazione del mazzo data dall’
estrusione di protoni dalla ATPasi; in questo caso si nota una maggior
acidificazione del mezzo vicino alle radici.
Il gene bHLH104 è quindi coinvolto nella regolazione di un gran numero di geni
coinvolti nella omeostasi del ferro. Mediante analisi di questo fattore di
trascrizione, si è scoperto che il fattore bHLH agisce insieme a un secondo
fattore di trascrizione; FIT. Mediante microarray si è inoltre scoperto che questi
due fattori trascrizionali influiscono su numerose attività della cellula oltre
all’omeostasi del ferro.
I metaboliti secondari delle piante
Le piante sono una sorgente di importanti composti, di rilevante interesse per
la medicina, per la cosmetica, per gli alimenti.
Il metabolismo primario riguarda vie metaboliche e molecole prodotte da tutte
le piante (es. pathway fotosintetici, glicolisi, sintesi di aminoacidi, etc.).
Il metabolismo secondario non è strettamente necessario alla vita della cellula
della pianta, tuttavia è necessario per quanto riguarda l’adattamento e risposta
della pianta nei confronti dell’ambiente.
I metaboliti secondari sono prodotti solo da alcune specie vegetali. I metaboliti
secondari servono per: difendersi da patogeni, erbivori, altre piante (molecole
che agiscono a livello del S.N, dell’apparato respiratorio, a livello
digestivo….degli insetti e dei parassiti); questo vale per le piante selvatiche, le
piante coltivate sono state selezionate per non produrre questi composti.
Ciò le ha rese appetibili dal punto di vista agroalimentare ma le ha rese
suscettibili all’attacco di parassiti e insetti; ciò ha reso necessario l’uso di
pesticidi, insetticidi e erbicidi (allelopatia: rilascio di molecole che vanno a
interferire con la crescita di altre piante competitive). Questa
caratteristica propria di alcune piante è molto studiata per creare piante
allelopatiche nei confronti di piante infestanti, in modo da creare delle co-
coltivazioni con piante di interesse agroalimentare e andando così a
risparmiare sull’utilizzo di erbicidi).
Vi sono varie interazioni allelopatiche:
Diretta: le molecole rilasciate dalla pianta A vanno a incidere
direttamente sulla pianta B
Indiretta: le molecole rilasciate dalla pianta A vanno a agire su
microrganismi contenuti nel terreno i quali possono attaccare la pianta B
mediante il rilascio di altre molecole nocive.
Diverse piante producono vari composti chimici nocivi e interessanti, ad
esempio il noce nero, il sorgo e l’eucalipto.
Attrazione di insetti impollinatori: produzione di varie molecole olfattive e
gustative. Queste molecole sono molto grosse e dispendiose dal punto di
vista energetico; sono quindi prodotte solo in alcuni momenti della
stagione.
Protezione da raggi UV
Per concludere, il metabolismo secondario produce molecole fondamentali per
l’interazione della pianta con l’ambiente che la circonda; essi giocano quindi un
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ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie. Le piante producono un
enorme quantità di metaboliti secondati, suddivisibili in metaboliti nitrogen
containing e without nitrogen. I metaboliti secondari derivano da molecole del
metabolismo primario. I metaboliti secondari sono molto importanti in quanto
molti metaboliti sono sfruttati dal punto di vista commerciale nell’industria
farmaceutica come molecole antibatteriche o anticancro. Una volta scoperto un
nuovo metabolita secondario, si ha il problema di produrne abbastanza per
coprire le esigenze industriali.
Uno dei principali problemi riguarda proprio la quantità in cui i metaboliti
secondari vengono prodotti; essi rappresentano tipicamente l’1% del peso
secco della pianta, inoltre essi vengono prodotti solo in alcune situazioni
particolari, solo in alcune stagioni o addirittura solo in alcune parti della
giornata. Hipericum
Molti metaboliti secondari sono anche tessuto specifici, ad esempio l’
perforatum produce l’ipericina solo in cavità secretorie a forma di ghiandole
traslucenti. Altri sono cellule specifici. Molti metaboliti secondari si trovano
segregati in determinati compartimenti cellulari.
La produzione di metaboliti secondari hanno i seguenti problemi:
Resa bassa
Estrazione e purificazione molto costose
Distruzione dell’ambiente e della biodiversità in seguito all’asporto di
piante interessanti dal punto di vista industriale
Problemi di tipo etico-politico; la maggior parte delle piante interessanti
sono localizzate in regioni tropicali; le nazioni industrializzate consumano
la maggior parte di questi prodotti derivanti da regioni tropicali
solitamente povere. Si corre quindi il rischio di sfruttare questi paesi
poveri.
Instabilità di rifornimenti causati dalle situazioni politiche di questi paesi
(solitamente sono situazioni molto delicate)
Al fine di ovviare a questi problemi, si cerca di sintetizzare chimicamente questi
metaboliti secondari (Ad esempio la vanillina). Solitamente in questo modo
vengono prodotte molecole semplici e piccole (vanillina e acido acetilsalicilico).
Nella maggior parte dei metaboliti secondari, ci si trova davanti a composti
molto complessi, impossibili da sintetizzare chimicamente su scala industriale.
L’estrazione di metaboliti secondari utili è una strada percorribile, ma non
sufficientemente redditizia. Un’alternativa è la sintesi chimica del metabolita di
interesse; ciò è fattibile per molecole piccole come la vanillina o l’acido
acetilsalicilico. La sintesi chimica di molecole complesse è molto complicata. La
maggior parte dei metaboliti secondari è caratterizzata da una struttura
complessa e non sintetizzabile mediante procedure chimiche.
Al fine di ovviare a questi problemi si attua la produzione eterologa
(ricostruzione delle vie di produzione dei metaboliti secondari di interesse in
ospiti eterologhi come batteri, lieviti, cellule vegetali e piante più facilmente
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coltivabili). Per attuare produzione eterologa si deve conoscere il pathway di
produzione del prodotto di interesse.
L’utilizzo e la coltivazione* di piante di interesse per la produzione di metaboliti
secondari sono:
La sostenibilità ambientale
Alte rese di produzione, soddisfacenti la richiesta industriale
Qualità ottimale e standard del prodotto
Selezione di linee di piante maggiormente produttive
Possibilità di aumentare la produzione mediante tecniche agronomiche
(somministrazione di determinate sostanze in determinati periodi
dell’anno
(*coltivazione di piante di interesse in terra, al fine di estrarre il metabolita
secondario)
Tuttavia presenta i seguenti problemi:
Problematico per piante con cicli di vita molto lunghi, eccessivi per i
tempi di produzione industriali
I terreni arabili sono limitati
Il problema dei limitati terreni arabili può essere ovviato mediante l’utilizzo di
colture cellulari vegetali; le cellule vegetali sono ottenibili a partire dai calli.
Questa tecnica presenta numerosi vantaggi quali:
Sintesi di metaboliti secondari in condizioni ambientali controllate,<