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Il blog di divulgazione Net1news.org < è uno tra i molti che si
http://www.net1news.org/>,
prefiggono l’obiettivo di fare informazione libera e “formare” così giovani talenti
giornalistici, remunerandoli in base alle visualizzazioni. Il blog ha subito un’evoluzione che
vale la pena di considerare, in quanto rappresenta un nuovo passo verso una distribuzione
più equa dei compensi e un parziale miglioramento della qualità delle informazioni. Prima
del maggio 2012, il sistema di retribuzione si basava su Google Adsense, un programma
gratuito che consente ai publisher di ottenere compensi in base alle visualizzazioni dei
banner presenti sul proprio blog o sito. Notizie di un certo spessore potrebbero non subire
un giusto compenso se gli utenti non cliccano o visualizzano gli annunci in questione. In
base a ciò, un articolo di media importanza potrebbe fruttare dai 30 ai 90 centesimi, o, se
fortunato, superare questa soglia e raggiungere qualche unità di euro. Le soglie di
pagamento previste da Adsense (nel caso specifico dell’euro) prevedono una soglia
minima di € 70, quota che verrà raggiunta non prima di qualche mese, o addirittura anni.
Se si conta poi che solo per ricevere l’assegno è prevista un’attesa di quasi un mese, gli
utenti sono più motivati a vendere oggetti usati su eBay. Ne risultavano articoli incentrati
sul sesso e sullo scandalismo.
Per incentivare la crescita di articoli sulla piattaforma, ormai in evidente calo, lo staff del
blog ha ridisegnato totalmente il portale suddividendolo in sezioni tematiche, di modo che
fosse più semplice per i lettori scorrere le informazioni preferite. La ristrutturazione del blog
è stata accompagnata di pari passo con l’introduzione di un nuovo sistema di pagamento,
basato sulla visualizzazione in “scaglioni”. In base cioè a determinate soglie di letture, il
publisher riceve una determinata quota (esempio: da 1000 a 2999 visualizzazioni, il
compenso è di 1 euro). Sebbene le quote non siano altisonanti, la riorganizzazione del
blog ha portato a un indirizzamento migliore per i lettori, che così non dovranno più
scorrere decine di notizie miste tra cronaca e gossip per trovare le ultime news in fatto di
tecnologia. Il traffico di lettori è aumentato, così come la quantità di articoli che ora
ricevono un adeguato numero di letture, che si trasformano in compensi appropriati per i
publisher.
L’esempio di Net1news.org dimostra come un’attenta strategia editoriale volta a premiare i
publisher (unità del citizen journalism) sia in grado di attirare autori più entusiasti e
interessati, sebbene soggetti ugualmente al gioco dispotico dello staff che di fatto sfrutta
un pubblico amatoriale per arricchirsi con quote di gran lunga superiori. All’aumento di
traffico sul blog non è corrisposto un significativo aumento di qualità dei contenuti: le
sezioni Musica e Film presentano spunti culturalmente più elevati del solito Gossip, ma gli
articoli pesca-click sono ancora troppo frequenti.
In quest’ottica di sfruttamento e ricerca di nuove soluzioni anti crisi, lo scadimento delle
informazioni e la bassa professionalità prevalgono, e al citizen journalism è di gran lunga
preferibile un autore professionale e competente, per il quale il tanto reclamato curriculum
è, irreversibilmente, l’unico strumento di vera garanzia.
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3. Firmare i contenuti: l’anonimato come scudo
L’anonimato e la (non) Importanza dei commenti
Una firma è sinonimo di sicurezza, e l’identità è uno tra i punti di partenza per valutare
un’affermazione. Ma quando ci si trova dinanzi l’universo Rete, la paura della vulnerabilità
sovrasta ogni sicurezza.
Per partecipare a una discussione, molti blog richiedono l’inserimento di nome e cognome
o di un nickname seguito dall’indirizzo mail e il corpo del messaggio. La quasi totalità degli
utenti preferisce utilizzare un nome di fantasia che nella sua struttura non richiama
assolutamente il nome proprio: il nickname è uno scudo per proteggersi dalla tempesta
mediatica della Rete. Inserire il proprio nome e cognome reali è motivo di vulnerabilità,
specialmente nel caso in cui non ci si vuol prendere responsabilità delle proprie parole. La
possibilità di usufruire di una maschera dietro la quale poter diffamare e dichiarare il falso,
o semplicemente non essere giudicati in base alle proprie parole è di gran lunga più
allettante di esporsi in prima persona.
Secondo Denton, autore dell’ottavo blog più letto al mondo, 8 commenti su 10 (da
jacktech.it e dalla fonte articles.cnn.com) sarebbero “inutili e tossici”, specie quando essi
sono insulti all’autore del post o insulti ad altri utenti che, semplicemente, si sono trovati ad
esprimere opinioni divergenti dalle proprie. L’anonimato dietro il quale gli utenti producono
certi tipi di commenti risiederebbe in un’incapacità di usare la libertà per esprimere la
propria intelligenza, cosa che è presente nella vita reale e che quindi trova trasposizione
anche nel web, e dalla necessità di sfogare rabbia gratuita su altri senza ripercussione o
conseguenza alcuna, scrollandosi dunque di dosso la responsabilità di quanto si dice.
L’anonimato crea una schiera di “conigli” incapaci o timorosi di esprimersi, e le abituali
discussioni miste tra flame e trolling rivelano l’assoluta incapacità dei blog di configurarsi
come ambienti di confronto.
Migliorare la gestione dei commenti risolverebbe parzialmente il problema. Molte
piattaforme quali Blogspot presentano delle opzioni tra le impostazioni per gestire i
commenti. E’ possibile specificare se utenti registrati o semplici visitatori possano
commentare i post: questo potrebbe essere un primo strumento di difesa, poiché se
l’account col quale ci si registra è usato anche per altri scopi, riporterà informazioni
aggiuntive tramite le quali tutelarsi in caso di diffamazioni o simili. Permettere a chiunque
di commentare può essere una scelta azzardata, per la quale è necessario prendere atto
delle conseguenze.
In determinati contesti i commenti sono largamente sottovalutati. Nel blog italiano
iSpazio.net < gli utenti criticano spesso aspramente la qualità dei
http://www.ispazio.net/>,
contenuti, e a ciò non segue una discussione articolata da parte dei membri dello staff che
porti alla luce proposte e metodi per migliorare il blog. L’anonimato anche in questo caso
viene visto come malevolo, e manca la capacità di comprendere quando determinate
affermazioni possano essere trolling e quando, come in questi casi, possano costituire
motivo di crescita. L’anonimato non può essere contenuto se non attuandovi precise
strategie editoriali.
Metitieri raccomanda di firmarsi in ogni occasione, perché, come detto, la presenza della
firma è sinonimo di garanzia e maggiore credibilità. Prendersi la responsabilità delle
proprie opinioni e parole è segno di sicurezza, che verrà trasmessa al lettore o al nostro
interlocutore.
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4. Datare per non deludere
Comparazione e strumenti per risalire alla data di pubblicazione
L’avanzare di una crisi dei contenuti ha spinto editori e blogger a ricorrere sempre più
spesso al sensazionalismo e allo scandalismo per attirare i lettori nei propri spazi
d’informazione. Molto spesso, una parola chiave azzeccata o una ricerca casuale possono
mettere in luce notizie o post molto datati in grado di sortire scalpore e un nuovo inferno
mediatico. E’ stato il caso di numerosi blog di tecnologia che hanno visto aumentare le
visite all’annuncio di un attesissimo rilascio del jailbreak per i dispositivi Apple negli anni,
deludendo centinaia di utenti che alla lettura di “jailbreak iPhone 3Gs” avevano avuto
ragione di gioire, ma che all’apertura della pagina avevano tristemente notato che il post,
non datato, o omesso dal motore di ricerca, si riferiva a versioni firmware precendenti. Da
qui, la raccomandazione di Metitieri di datare sempre i propri post, al fine di fornire
all’utente un’indicazione temporale con la quale confrontarsi. La maggior parte dei blog
prevede un meccanismo di datazione automatica, ma ciò non è sempre la regola. In blog
quali Tumbrl, ad esempio, la data nei post è omessa. Non è sempre possibile fare
affidamento sulla data (qualora sia indicata) riportata direttamente nella pagina dei risultati
di ricerca da Google, immediatamente sotto il titolo della pagina web. Questa data, infatti,
ha a che fare con i meccanismi di caching, che indicano l’aggiornamento della cache della
pagina e non sempre coincide con la datazione effettiva della notizia. Alla luce di ciò, è
fortemente consigliato, se non doveroso, da parte di chi pubblica, riportare la data sui post
o interventi di varia natura, specialmente se si tratta di contenuti quali documenti che
contengono dati significativi. Nello specifico caso di file multimediali e non, è buona norma
controllare la data di creazione o di ultima modifica come strumento preventivo, qualora il
documento non sia datato al suo interno o la fonte dalla quale esso è stato reperito non
riporti indicazioni temporali. Per far ciò è sufficiente cliccare col tasto destro sul file in
questione e selezionare la voce “Proprietà” dal menù a tendina. In basso, nella scheda
“Generale”, verrà specificata la data di creazione, di modifica e ultimo accesso. In
particolar modo l’indicazione riportata accanto alla voce “Modificato” è in grado di fornirci
un quadro indicativo sull’evoluzione del documento nel tempo: una modifica più recente
può indicare un aggiornamento al passo coi tempi, o una revisione che in caso sia stata
mirata alla correzione di refusi o errori concettuali. D’altro canto, la continua modifica di un
documento in rete può comportare un evidente problema, poiché tutti, in linea di principio,
possono scrivere e pubblicare e dunque modificare il documento, e ciò non sempre è
sinonimo di correttezza concettuale. La regola d’oro è sempre la stessa: criticità e ricerca
delle fonti.
5. L’attendibilità delle fonti in rete
Un contesto simile porta alla trattazione del cuore pulsante del saggio, come anche il
concetto cardine su cui verte l’anonimato circa la reperibilità di informazioni in rete:
l’attendibilità delle fonti. Nella storia, così come nella vita di ogni giorno, la valutazione
della fonte dalla quale si reperisce un’informazione è fondamentale al fine di essere
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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