vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
INFIAMMAZIONE
E’ una risposta precoce, protettiva e localizzata, messa in atto come meccanismo di
difesa contro l’aggressione da parte di agenti patogeni, attuata da organismi provvisti
di un letto vascolare.
Partecipano a questo processo, i fattori dell’immunità innata con l’ausilio di cellule e
molecole presenti nel sangue che fuoriuscite dai capillari, passano nello spazio
interstiziale e nei tessuti, espletando la loro funzione con caratteristiche variabili in
base al sito in cui si trovano, alla natura dell’agente eziologico e all’intensità del danno
da esso provocato. Si può quindi dire che la risposta flogogena è aspecifica e non ha
memoria, al contrario di quanto avviene durante la risposta messa in atto
dall’immunità acquisita, e che quindi indipendentemente dal tipo o dal numero di
esposizioni, sarà sempre la stessa.
Il fine primario di questo processo è quello di circoscrivere la fonte primaria del danno
e di restaurare con processi riparativi la condizione omeostatica tipica dello stato di
salute e quindi le condizioni di normalità preesistenti prima dell’incontro con l’agente
dannoso. Pertanto se il tessuto danneggiato non esibisce alcun segno d’infiammazione
è da considerare patologico.
L’infiammazione nel dettaglio può essere indotta da:
- microorganismi;
- traumi;
- necrosi tissutale;
- complessi immuni e reazioni immunitarie;
- tumori maligni e loro neoplasie.
Questo processo, come accennato, ha interesse prettamente locale, la denominazioni
infatti varia a seconda della regione considerata, aggiungendo il suffisso -ite, al nome
dell’organo interessato.
La flogosi risulta essere un arma a doppio taglio, poiché la permanenza del processo
flogistico per lungo tempo dovuta alla particolare intensità dell’agente nocivo, può
essere fonte di ulteriore danno, che si ripercuote sull’intero organismo.
I sintomi più evidenti della flogosi a livello cutaneo sono:
1. Calor (aumento temperatura locale)
2. Rubor (arrossamento)
3. Tumor (gonfiore)
4. Dolor. (dolore)
L’infiammazione può essere suddivisa in due forme: acuta e cronica.
INFIAMMAZIONE ACUTA
“Si guarisce o si muore”.
L’evoluzione e il decorso di questo processo, può essere essenzialmente sintetizzato in
tre fasi.
- fase d’innesco;
- fase dell’evoluzione,
- fase della risoluzione o della cronicizzazione.
1.1 Fase d’innesco
la prima fase è caratterizzata dal riconoscimento dei patogeni, a tale processo
presiedono, cellule dell’immunità innata (monociti/macrofagi, PMN, NK..) che tramite i
loro recettori (TLR) riconoscono i raggruppamenti molecolari nei microrganismi e nei
tessuti alterati. L’interazione trasduce un segnale che arriva fino al nucleo, modulando
così nel DNA, la trascrizione di diversi geni, in particolare quelli coinvolti nella
fagocitosi e quelli che codificano per le citochine.
Il riconoscimento dei patogeni è effettuato da queste cellule ed è amplificato da
recettori appartenenti alla famiglia NOD, molecole plasmatiche che fungono da
recettori solubili in grado di riconoscere i costituenti molecolari esibiti dagli agenti
antinfiammatori e dai tessuti danneggiati.
Le citochine coinvolte nell’infiammazione, sintetizzate prevalentemente dai
monociti/macrofagi e dai linfociti sono classificate in pro e antinfiammatorie primarie e
secondarie.
Quelle proinfiammatorie (IL-1, TNF, IL-6) sono definite primarie in quanto sono quelle
di immediato rilascio dopo il riconoscimento dei patogeni e in quanto reagendo con i
recettori situati su cellule poste in prossimità del focolaio flogistico espletano un ruolo
primario nella stimolazione di queste al rilascio dei mediatori chimici responsabili della
comparsa dei sintomi cardine dell’infiammazione.
Le citochine secondarie sono così definite poiché rilasciano più tardivamente rispetto
alle prime; sono deputate al controllo della sintesi delle citochine primarie,
comportandosi in tal modo da citochine antiinfiammatorie in quanto modulano
l’intensità del processo flogogeno contribuendo così alla sua risoluzione.
La produzione di tali mediatori ha durata breve grazie alla presenza di meccanismi
regolatori che bloccano la sintesi e il rilascio di essi. Uno di questi è innescato dall’IL-
10 che smorza la sintesi delle altre citochine primarie agendo così da citochina
antiinfiammatoria.
Altro meccanismo antinfiammatorio riguarda le IL-1(che hanno un doppio effetto). Esse
agiscono a livello ipotalamico stimolando la produzione di CRH che raggiunge
l’adenoipofisi provocando in tal modo un rilascio di ACTH. Quest’ormone a livello del
surrene provocherà la produzione di ormoni glicocorticoidi dalle cellule della corticale
a.
che a loro volta bloccheranno la sintesi ed il rilascio di IL-1 e TNF-
Altra categoria di citochine sono le “chemochine”, esse trovano recettori specifici a
livello delle cellule ematiche favorendo non solo il loro attacco, ma anche il loro
richiamo chemiotattico nel focolaio flogistico.
1.2 Fase dell’evoluzione
E’ caratterizzata dalla risposta delle cellule che esprimono recettori per le citochine
proinfiammatorie, rilasciate in prossimità degli agenti patogeni.
A livello del microcircolo del distretto corporeo interessato, si assiste a una serie di
eventi indotti dai mediatori della flogosi. Essi sono:
1. Vasodilatazione: dovuta al rilassamento delle fibrocellule muscolari lisce presenti
sulla parete dei vasi; (sfiancamento dei periciti), spesso preceduto da una
vasocostrizione di brevissima durata;
2. Iperemia attiva: aumento dell’afflusso di sangue nel microcircolo dovuto alla
dilatazione della parete arteriolare, al rilassamento delle venule e al cedimento degli
sfinteri precapillari, che immette sangue nei capillari fisiologicamente chiusi. (vi è
rossore e gonfiore).
3. Iperemia passiva: subentra a quella attiva e consiste nel rallentamento del sangue
nel microcircolo che può culminare nella stasi. Ciò avviene come conseguenza
dell’aumento:
a) della superfice del letto circolatorio;
b) della viscosità del sangue che perde una parte liquida con l’essudazione;
c) della pressione nello spazio interstiziale, causato dalla presenza dell’essudato che
comprime la parete dei capillari e delle venule, ostacolando il deflusso di sangue; vi è
in questo caso la formazione di “edema essudatizio”, caratterizzato inoltre da
particolarità in base al tipo di microrganismo coinvolto.
In seguito all’iperemia passiva la vasodilatazione persiste ma il flusso ematico rallenta.
In queste condizioni la distribuzione delle cellule ematiche si modifica, nel senso che
gli eritrociti tendono ad impilarsi formando agglomerati, dal momento che le emazie
qui presenti, hanno una carica negativa esterna uguale a quella della parete vasale,
pertanto verranno respinti al centro.
Va notato che la cellula endoteliale in prossimità di un processo infiammatorio è
indotta a produrre molecole di adesione con la tipica forma ad alberello che si portano
al centro del vaso e bloccano i globuli bianchi. Essi richiamati da queste molecole si
portano verso la superfice laterale (marginazione leucocitaria) inducendo così alla
formazione di un fenomeno noto come “rolling”. In quest’ultima fase vi è un
rotolamento dei leucociti favorito come precedentemente accennato dalle molecole di
adesione appartenenti alla famiglia delle ICAM; in seguito a ciò vi sarà una migrazione
di queste cellule all’esterno che fuoriuscite nei tessuti rilasceranno i mediatori
infiammatori.
Il tessuto reagisce tramite l’ossido nitrico qui presente che comporta la produzione di
altre citochine e chemochine che indurranno inoltre la sensazione di dolore.
Analizzando nel dettaglio l’essudato notiamo che esso ha un ph acido per la presenza
di acido lattico ed è inoltre composto da una parte liquida, derivata dal plasma
contenente proteine plasmatiche, numerose altre sostanze liberate dalle cellule
lesionate e da una parte cellulare che varia in composizione in base alla natura degli
agenti flogogeni e quindi dai fattori chemiotattici.
La formazione dell’edema si può manifestare anche in condizioni patologiche diverse
dall’infiammazione che determinano la fuoriuscita della parte liquida del sangue solo
per variazioni della pressione colloido-osmotica, in presenza di alterazioni funzionali
del microcircolo; in tal caso si parla di “trasudato” e non di essudato.
Il trasudato si differenzia dall’essudato anche per alcune caratteristiche e cioè per un
contenuto proteico molto basso e per l’assenza di molecole derivate della distruzione
tissutale, dal momento che in questo contesto non vi è alcuna rottura della membrana
basale. Un metodo da molto tempo usato per distinguere questi due fluidi si basa sulla
“prova di Rivalta”. Essa consiste nel porre un paio di gocce del campione da analizzare
dentro un cilindro con un contenuto debolmente acido dovuto alla presenza di acido
acetico. Se non accade nulla si può dedurre che si tratta di un trasudato;
se invece si forma una nubecola (dovuta ai mucopolisaccaridi che si sciolgono) si può
dire che si tratta di un essudato.
Riconosciamo a seconda dei casi vari tipi di essudato (sieroso, siero-fibrinoso,
catarattale o mucoso, mucopurulento, purulento, emorragico, necrotico, allergico).
Uno dei più comuni e quindi di più frequente riscontro risulta essere l’essudato
purulento, denominato più comunemente “PUS”.
Esso è caratterizzato da un aspetto torbido con consistenza vischiosa ed un colorito
tendente al giallo; è ricco in proteine, in microorganismi, detriti cellulari ed in leucociti
alterati, principalmente neutrofili in degenerazione grassa.
Oltre che al di fuori della superfice extravasale l’essudato può essere localizzato anche
in altre sedi come all’interno di cavità pre o neoformate. Nel primo caso si parlerà di
Empiema mentre nel secondo di Ascesso.
I mediatori chimici dell’infiammazione sono rappresentate da numerose molecole che
scatenano, mantengono e amplificano la risposta infiammatoria. Alcuni sono contenuti
in organuli preformati rilasciati solo a seguito della percezione di stimoli
infiammatori(mediatori chimici preformati); altri vengono sintetizzati e secreti in
seguito a stimoli flogistici (mediatori di nuova sintesi), altri ancora si formano nel
sangue da precursori inattivi.
Tra i mediatori preformati svolge un ruolo di notevole importanza l’ istamina che una