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ANCHE PICCOLE RIDUZIONI DELLA RISERVA FUNZIONALE POSSONO RENDERE
DIFFICOLTOSE O IMPOSSIBILI DA COMPIERE ATTIVITÀ MOTORIE ANCHE SEMPLICI.
Cosa succede se non si previene la sindrome da immobilizzazione?
Apparato GI: disturbi dovuti all'alimentazione e rischio di malnutrizione, alterazioni dell'alvo
Apparato urinario: incontinenza e ritenzione urinaria dovuta al difficile controllo dei muscoli
vescicali
Apparato tegumentario: UdP. Il principale meccanismo patogenetico è la compressione esercitata
sui tessuti molli da parte di una superficie rigida (prominenza ossea) e ciò è quanto accade per gli
anziani costretti in posizione supina o seduta e che non siano mobilizzati per più di due ore.
Le aree cutanee maggiormente interessate sono quelle che ricoprono il sacro, il grande trocantere, il
calcagno, i malleoli, le scapole, il padiglione auricolare, etc. I fattori favorenti sono la frizione,
l'umidità della cute, la disidratazione cutanea e la riduzione del tessuto sottocutaneo.
Per tali motivi i fattori di rischio per lo sviluppo delle ulcere da decubito, oltre all'immobilizzazione,
comprendono l'incontinenza uro-fecale, la malnutrizione, la disidratazione, l'anemia, i disturbi
cognitivi e la riduzione della sensibilità periferica.
Apparato Cardiocircolatorio: prevenzione dei rischi cardiocircolatori periferici e centrali, edemi
periferici, TVP.
Apparato respiratorio: respirazione diaframmatica e aiuto nell'espettorazione
Apparato locomotore: In assenza di sollecitazioni meccaniche prodotte in fase di carico progressiva
deformazione cartilaginea fino a bloccarsi completamente e non permettere nessun movimento. A
livello delle ossa, osteoporosi correlata alla fragilità.
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Sistema nervoso: Sindrome ipocinetica e cura di sè dovuta a diminuzione degli stimoli sensoriali e
rallentamento dei processi mentali con diminuita capacità di orientamento. Comparsa di sindrome
depressiva, con peggioramento delle relazioni interpersonali, passività, bisogno di cure e assistenza.
Come si previene dunque la sindrome da immobilizzazione? Attraverso la valutazione con scale di
valutazione validate, le quali permettono un accurato controllo nel tempo delle variazioni nella
persona e verificano la congrità dei risultati attesi in relazione agli obiettivi. Inoltre le scale di
valutazione facilitano il passaggio delle informazioni e rappresentano una oggettiva memoria del
percorso assistenziale.
Quali scale utilizzare, dunque?
Valutazione funzionale: BADL/IADL
• Valutaizone della malnutrizione: MNA/MUST
• Valutazione disturbi dell'equilibrio e dell'andatura: Tinetti/Re-Toss
• Rischio di compromissione dell'integrità cutanea: Braden
• Valutaizone cognitiva e affettiva: Mini Mental State Examination of Folstein/GDS
• Valutazione sintomi comportamentali: NPI
• Valutaizone dimissioni difficili: Brass
• Valutazione stress del caregiver: Caregiver Burden Inventory
•
Anziano fragile
È quel soggetto affetto da più patologie croniche ad andamento progressivo in situazioni di
dispaccio socioambientale o psicocognitivo.
Per definirlo fragile, devono essere soddisfatti almeno 3 di questi elementi:
Età sopra 75 anni
• Livello economico
• Solitudine
• Recente ospedalizzazione
• Eventi sentinella (cadute-incontinenza)
• Depressione
• Polipatologia
•
Gli ambiti di rischio sono:
-Capacità cognitive: da questa dipende la sua autonomia
-Ritmo sonno-veglia: è il principale motivo di istituzionalizzazione dell'anziano. Se c'è un quadro
che si riconduce a poche ore di alterazione, il quadro è ripristinabile, in caso contrario no. Di fronte
ad un nucleo familiare conflittuale, domandare se la notte riposano o no. Le patologie che
determinano un'alteraizone del ritmo sonno veglia sono moltissime, tra queste ricordiamo: BPCO,
scompenso cardiaco, ictus e patologie a carico dell'apparato respiratorio.
-Mantenimento della mobilità: la diminuzione della mobilità ha una diminuzione costante verso la
non deambulazione, l'affaticamento e l'immobilazione.
-Capacità visive: spesso ridotte dalla scarsa illuminazione, fattore di rischio per le cadute.
-Capacità uditive
-Mantenimento di idratazione e alimentazione: l'alimentazione deve essere ricca di proteine e fibre
per favorire il tono muscolare e il transito intestinale.
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La rete dei servizi per l'anziano fragile è composta da mmg che rimane comunque il responsabile
principale dell'asssitenza, ospedale per acuti, degenza post acuzie e riabilitazione (dove viene
effettuata la riabilitazione per le persone in particolare modo con problemi di tipo protesico), RSA,
centri diurni(utilizzato per tute le malattie cognitive, rappresenta un ambiente dove si svolge una
sorta di terapia occupazionale. Il centro diurno impegna le persone al fine di recuperare le IADL e
nel frattempo il caregiver può avere del tempo libero.), ADI(dovrebbe integrare l'equipe su un
percorso che integra gli strumenti e gli obiettivi per mantenere il paziente a casa), telemedicina,
hospice, ospedale di comunità, DH geriatrico.
L'Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) è l'organo con il compito di analizzare i bisogni e le risorse
dell'anziano accedente ai servizi, allo scopo di individuare le risposte più adeguate ai suoi bisogni
attraverso un piano di assistenza e un percorso specifico.
L'ADI è un insieme coordinato di attività sanitarie,mediche,infermieristiche,riabilitative
integrate tra loro e con gli interventi socio assistenziali,per la cura della persona nella propria
casa,dove può mantenere il legame con le proprie abitudini e le persone che gli sono care.
Lo scopo dell'ADI è di “Fornire al domicilio della persona quei servizi e quegli strumenti che
contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere, salute e funzione.”
L'ospedalizzazione domiciliare è un insieme di prestazioni altamente specialistiche erogate al
domicilio della persona da parte di equipe con più accessi al giorno presso il domicilio della
persona, a garanzia di interventi che normalmente sarebbero erogati in struttura ospedaliera.
L'ospedale di comunità è considerata una struttura assistenziale intermedia inserita nelle rete dei
servizi che prevede la gestione diretta da parte dei mmg di quel bacino di utenza che non necessita
della complessità assistenziale ospedaliera, ma che non può risolvere i propri problemi al domicilio.
L'hospice è legato alle cure palliative con la cura attiva e globale dei pazienti cui malattie non
possono guarire con la terapia. In essa prevale il controllo del dolore. Le cure palliative hanno come
obiettivo il miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari.
La Residenza Sanitaria Assistenziale è una struttura extraospedaliera per anziani disabili
prevalentemente non autosufficienti,non assistibili a domicilio,che necessitano di trattamenti
continui e persistenti,finalizzata a fornire accoglienza ed erogazione di
prestazioni:sanitarie,assistenziali,di recupero funzionale e sociale.Va intesa come la struttura
residenziale,della rete dei servizi territoriali,in cui deve realizzarsi il massimo della integrazione
degli interventi sanitari e sociali.
“Strutture a ciclo attivo nelle ore diurne per anziani con compromissione dell’autonomia”
Aiuta in modo essenziale a mantenere un equilibrio fra la famiglia e l'anziano, supportando il care
giver edandogli spazi oppurtuni per organizzare la giornata. Garantisce assistenza socio-sanitaria.
Le persone che frequentano i centri diurni presentano disturbi del comportamento-disabilità-disturbi
cognitivi-difficiltà socio economiche- presenza di comorbilità-età avanzata.
La cronicità e la disabilità si lega molto alle malattie croniche e qualità di vita nell'invecchiamento,
quali ictus, Parkinson, demenze, SLA. ! 7
Interventi sanitari per la persona con disabilità
Il 21 maggio 2001, 191 Paesi partecipanti alla 54^ Assemblea Mondiale della Sanità hanno
accettato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute
(International Classification of Functioning, Disability and Health -ICF) come “standard di
valutazione e classificazione di salute e disabilità”.
Lo scopo generale dell’ICF è quello di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da
modello di riferimento per la descrizione delle componenti della salute e degli stati ad essa correlati.
Quest’ultime sono descritte dal punto di vista corporeo, individuale e sociale in due elenchi
principali:
Funzioni e Strutture Corporee
1) Attività e Partecipazione.
2)
La classificazione è il risultato di un lungo lavoro di revisione, iniziato nel 1993 dell'OMS, dalla
Classificazione Internazione delle Menomazioni, Disabilità e Svantaggi esistenziali del 1980.
L'ICF non è una classificazione delle conseguenze delle malattie ma delle componenti della salute e
non riguarda solo le persone con disbilità ma tutti proprio perché fornisce informazioni che
descrivono il funzionamento umano e le sue restrizioni. Inoltre, utilizza una terminologia neutrale in
cui funzioni e strutture corporee, attività e partecipazione vano a istituire i termini di menomazione,
disabilità e handicap.
La disabilità non vanno confuse con l'invalidità. La prima viene intesa, come la conseguenza o il
risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, fattori personali e
fattori ambientali che rappresentano le circostanze in egli vive.
La diabilità misura il fare o non fare determinate attività durante la giornata da una persona.
La seconda invece, è un "bollino" dato da una commissione, al fine di ottenere rimborso economico
ed è riferita alla menomazione che colpisce un organo ed è quindi indipendente dalla valutazione
complessiva di autosufficienza. Il fenomeno quindi è rilevato, a differenza di quanto avviene per la
disabilità, anche per i bambini fino a 6 anni. Può accadere che una persona presenti un’invalidità
motoria per mancanza o anchilosi di un arto, ma ricorrendo al supporto di una protesi o di altro
apparecchio, risulti non dipendente al punto da non presentare una disabilità motoria. Al contrario,
una persona che non presenta menomazioni negli arti ma, ad esempio, a causa dell’avanzata età,
non riesce a muovere qualche passo senza ricorrere all’aiuto di altre persone, presenta una disabilità
motoria pur non dichiarandosi invalido motorio.
Piani di assistenza nell'ictus
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