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TC.

Ma che cosa accade nelle prime 24-48 ore dopo un ictus, che sia ischemico o emorragico? Nella zona

controlaterale del corpo la persona presenta una paralisi flaccida. È in questa prima fase che bisogna

saper assistere nel modo migliore possibile la persona, al fine di impedirle di assumere tutti quei vizi che

poi provocheranno delle dipendenze permanenti. Il vizio più grave è il cosiddetto equinismo del piede

(piede a punta verso il basso); bisogna, quindi, eseguire un ottimo posizionamento, per esempio

utilizzando un arcuccio alzacoperte, che permette di coprire la persona senza che le coperte vadano a

stirare la punta del piede.

Altro vizio importante è l’extrarotazione dell’arto infine, l’ultimo

(a causa del peso della gamba);

importante vizio è la sublussazione della spalla: la si evita facendo camminare la persona, stando

attenti, per esempio, a porre il braccio su un bracciolo in scarico, se la persona si muove in carrozzina.

Ricordare, inoltre, che in questa fase gli arti vanno incontro ad edemi declivi: è necessario, dunque,

favorire il ritorno venoso ed evitare edemi eseguendo un buon posizionamento.

Ma quali sono i principali segni e sintomi?

1. Cefalea

2. Perdita della funzione

3. Sonnolenza e/o perdita di coscienza

4. Perdita di sensibilità

5. Neglect o eminegligenza: la persona non considera la parte che è andata incontro ad ictus (per

esempio, se mettiamo un piatto con del cibo davanti alla persona, questa tende a mangiare solo

la porzione dove c’è la parte sana ed ignora la parte malata). Questa neglect la si ritrova

soprattutto negli emiplegici sinistri.

Correlato alla negligenza troviamo anche un possibile deficit nella cura di sé; inoltre, un

emiplegico con eminegligenza tende a compromettere le sue relazioni col mondo, con i

familiari, i parenti e gli amici (anche su questo, dunque, dovremo intervenire prontamente)

’afasia è classica dell’emiplegico destro. L’afasia si ritrova in una persona che non

6. Afasia: l

parla o nella persona che cerca di parlare ma non dice in realtà niente di sensato.

Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ®

Alcune afasie, le più gravi, rendono la persona incapace di capire cosa stiamo chiedendo; in

altri casi, quelli meno gravi, questa possibilità rimane aperta, in questo caso possiamo quindi

comunicare ad esempio tramite tabelle con immagini. l’esecuzione del “test della disfagia”;

7. Disfagia: negli emiplegici, nella fase acuta è obbligatoria

quasi sempre, gli emiplegici presentano una disfagia per i liquidi e quasi mai per i solidi

un’ottima igiene del cavo

Uno dei principali interventi infermieristici sarà quello di eseguire

orale, unita alla somministrazione di cibi adeguati al grado di disfagia.

Disturbi visivi e dell’equilibrio

8.

Quali possono essere altre diagnosi infermieristiche tipiche della persona con ictus?

1. Rischio di insufficiente introduzione del volume dei liquidi

2. Rifiuto da parte della persona del piano di attività per il recupero psico-fisico

3. Rischio di frattura del femore, dovuta ad un disorientamento della persona (molto spesso, infatti,

questi soggetti tendono a dimenticarsi della loro patologia e si alzano dal letto, cadendo e

fratturandosi il femore)

Fra il decimo e il quindicesimo giorno, la fase acuta è, generalmente, superata e la persona può entrare

in un percorso riabilitativo. Il tempo utile per stabilizzare un emiplegico è di circa 2-3 mesi, in cui

bisogna sapere intervenire in maniera più corretta possibile, così da evitare che la persona assuma dei

vizi che poi si porterà inesorabilmente dietro per il resto della sua vita.

Per prima cosa dovremo andare a curare l’equilibrio fra flaccidità muscolare ed automatismi della

Dovremo, quindi, andare a curare la corretta sequenza di commino con l’ausilio di un tetrapode

persona.

o di un bastone; la corretta sequenza è: ausilio, gamba plegica e poi gamba sana. In salita è il contrario,

ossia: ausilio, arto sano, arto malato.

Ricorda: che l’eminegligenza spaziale influenza negativamente il recupero delle prestazioni motorie.

L’emiplegico, nel suo recupero, dovrebbe vivere una parte della giornata in terapia occupazionale.

Questa è un’ambiente nel quale la persona in modo protetto dovrebbe provare a fare tutte le attività

di vita quotidiana, sia quelle casalinghe che quelle dell’ambito lavorativo (dal semplice abbottonarsi

una camicia, al mangiare autonomamente).

È importantissimo sottolineare infatti che loro sono sì menomati, tuttavia, il loro grado di disabilità

dipende dalla difficoltà di eseguire certe attività nella vita di tutti i giorni. Agendo quindi sullo

sviluppo di queste abilità, si riduce il grado di disabilità.

Morbo di Parkinson

In questo caso, il danno è a livello del sistema extrapiramidale. Le 3 caratteristiche della persona con

Parkinson sono:

1. Tremore a riposo

2. Ipertono (aumento della tonicità) e rigidità

3. Bradicinesia e ipocinesia (non si muove, se non obbligato)

Questi pazienti sono detti, “on – off”, in quanto, quando utilizzano farmaci riescono a

RICORDA:

muoversi, mentre, senza farmaci, risultano immobili.

Queste persone tendono ad assumere una postura con anteropulsione (stanno tutti in avanti col busto),

col capo reclinato, braccia che non accompagnano i movimenti del corpo. La marcia è rapida, a piccola

passi, senza oscillazione delle braccia. C’è una grande difficolta ad iniziare la marcia, a cambiare

direzione e ad attraversare le porte. Per questo motivo non bisogna mai dare un bastone ad un

parkinsoniano, ma un rollator, con le ruote posteriori bloccanti.

La facies è generalmente amimica.

Elementi fondamentali del piano di assistenza

Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ®

Ricordarsi che la terapia di un parkinsoniano deve essere data in relazione a:

1. A.D.L.

2. Fenomeni On-Off

3. Discinesie e tossicità dei farmaci

4. Sintomi legati al Morbo di Parkinson

Eseguire, poi, un aiuto nella deambulazione, in relazione a:

1. Bradicinesia

2. Affaticamento

3. Ipotensione

4. Difficoltà al passaggio di ostacoli e porte

5. Anteropulsione e camminamento a piccoli passi

NB: il tremore parkinsoniano è a riposo e non quando la persona è in movimento!

Importante è eseguire un aiuto nell’alimentazione con:

Altissima importanza nell’idratazione della persona (primo obiettivo, perché

1. queste persone

tendono a non bere)

2. Favorire un corretto transito intestinale

3. Permettere una dieta legata alla somministrazione dei farmaci

Utilizzare alimenti energetici per combattere l’affaticamento

4. Fondamentale è permette un’alimentazione in gruppo:

5. il parkinsoniano, avendo una patologia

che col tempo provoca una degenerazione del movimento, necessita di osservare ed interagire

con altre persone col suo stesso problema (dovremmo, infatti, creare i cosiddetti “gruppi

parkinson”, dove un fisioterapista segue questi soggetti al fine di insegnare loro a controllare al

meglio i propri movimenti, soprattutto quelli flessori ed estensori)

Dovremo, poi, aiutarli anche nel riposo e nel sonno:

1. Importantissimo è il posizionamento della persona, che favorisca un rilassamento dei muscoli e,

soprattutto, una corretta respirazione (in questi soggetti, infatti, la principale complicanza è una

broncopolmonite molto grave che può anche portare alla morte della persona)

un’interruzione della terapia farmacologica

2. Il sonno e il riposo deve anche essere visto come

Dunque, riassumendo, l’assistenza al paziente parkinsoniano prevede un aiuto in:

1. Posizionamento

2. Trasferimenti

3. Deambulazione

4. Ausili e criteri di sicurezza

5. Attività di gruppo (questi, oltre a tutto ciò che già abbiamo detto, aiutano molto a superare forme

di depressione)

NB: In generale nel parkinsoniano può essere utilizzato con ottimi risultati il tapis roulant, come

esercizio atto a mantenere la mobilità della persona.

Caso clinico

Signore di 71 anni affetto da malattia di Parkinson, ricoverato presso SOD di neurologia da 7 gg.

Appare bradicinetico e lamenta di riposare poco durante la notte. Ha difficoltà a mantenere

l’equilibrio e cerca il corrimano per muoversi verso il bagno. Parla pochissimo ed è disappetente.

Diabetico, presenta una lesione al tallone sx. Esegue terapia con Madopar 250 ½ compressa x 2.

Il rischio principale da tenere in considerazione è il rischio di caduta. E’ importante inoltre

analizzare la terapia, e valutare se è la stessa eseguita precedentemente o se è stata diminuita per

valutare meglio i sintomi; a seconda della suo essere on o off potremo capire quanta attenzione

Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ®

porre al soggetto, quanto è la sua autosufficienza o quanto invece avrà bisogno di un aiuto in

determinate attività.

Sicuramente è da considerare in questo caso anche la lesione al tallone sx, in quanto una lesione in

quella zona può rendere per la persona difficoltoso avere un tipo di scarpa che faciliterebbe il

cammino (il dover utilizzare una pantofola aumenta ulteriormente il rischio di cadute).

La sclerosi multipla

La persona affetta da sclerosi multipla presenta un’autoimmunità, in cui gli anticorpi vanno ad

attaccare la sostanza bianca (mielinica).

Gli elementi principali da considerare in una persona affetta da sclerosi multipla sono:

1. Affaticabilità

2. Cattiva coordinazione dei piani di assistenza in relazione alla sintomatologia dei movimenti

3. Aumento del tono-spasticità, non simile a quello del Parkinsoniano, in quanto, in questo

caso è costante e non solo a riposo.

4. Diminuita sensibilità, che rende la persona, in particolare nella fase avanzata della malattia,

più suscettibile a rischio di cadute. Si altera perlopiù la sensibilità propriocettiva, che rende

difficoltose le attività motorie.

5. Alterazione dello schema corporeo

Alterazione dell’immagine corporea

6.

7. Diminuita capacità di concentrazione sulle attività

Le attività della vita quotidiana devono essere programmate in relazione alla necessità di stimolare

la persona al recupero psico-motorio.

RICORDA: non dare mai bastoni ai soggetti con sclerosi multipla (come ai parkinsoniani), ma

utilizzare solo il rollator.

La riabilitazione dovrebbe prevedere un utilizzo di attività legate alla vita quotidiana, con

programmazione del carico e delle attività motorie.

Nella sclerosi multipla, cosa importante è aiutare la persona

Dettagli
A.A. 2015-2016
10 pagine
3 download
SSD Scienze mediche MED/48 Scienze infermieristiche e tecniche neuro-psichiatriche e riabilitative

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Riassuntiinfermieristica di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Infermieristica Clinica applicata alla Cronicità e alla Disabilità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Spotti Mauro.