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A
• Cercare di «tradurre» alla famiglia o persone significative ciò che sta accadendo ( sintomi
= richiesta di aiuto), rassicurandola
• Somministrare i farmaci prescritti, valutando eventuali effetti collaterali
Da parte dell’operatore, inoltre, è richiesto di:
✓ Gestire la propria ansia
✓ Evitare di dare risposte immediate che il più delle volte rappresentano un tentativo di
risposta alla propria ansia terapeutica
✓ Lasciare uno spazio interno per la «comprensione» piuttosto che chiedersi «che fare?» ed
arrivare subito a delle conclusioni/decisioni
✓ Cercare il confronto ed il sostegno dei colleghi e del gruppo di lavoro
Quali sono le principali urgenze psichiatriche?
1. Crisi di agitazione psicomotoria
2. Crisi deliranti-allucinatorie (per esempio, nelle psicosi)
3. Crisi depressive
4. Crisi di ansia Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ® 17
Il ricovero in SPDC
Il ricovero deve rappresentare, per il paziente, anche un momento di pausa importante e delicato
in cui è possibile ridiscutere con il paziente i suoi equilibri interni, le sue fragilità ,ripensare i
motivi che hanno portato alla rottura e opportunità di rimodulare il progetto terapeutico non solo
farmacologico. Può essere considerato anche come un momento di stacco dal mondo esterno, in
cui il soggetto può trovare un’attenzione maggiore da parte di chi gli sta accanto.
Il ricovero, inoltre, può rappresentare anche:
✓ Opportunità di esprimere le proprie parti frammentate all’interno di un contenitore
relazionale non «invasivo» ma nemmeno «assente»
✓ Possibilità di sedare sintomi che sono diventati troppo disturbanti nella vita del paziente
✓ Possibilità, se necessario, di semplificare relazionalità troppo coinvolgenti ( es. forte
conflittualità nel contesto familiare )
Il paziente violento
Il problema dell’aggressività e della violenza si presenta non solamente in salute mentale, ma
anche nei PS o in alcuni reparti.
L’aggressività, in psichiatria, è rappresentata da momenti acuti di esplosione di impulsività non
contenibile, che richiedono un intervento fermo che non lascia spazio al dialogo (infermiere
come funzione di guida adulta).
Generalmente, questi comportamenti sono dovuti a vissuti di minaccia da parte della realtà
ricerca di una distanza da sentimenti di invasione da parte dell’altro o da
esterna, alla
un’immersione in una paura diffusa di tutto (atmosfera delirante).
Bisogna tener conto che, in molti casi, l’espressione dell’aggressività rappresenta ua modalità
comunicativa di un bisogno o di una perturbazione del contesto.
Le condizioni più frequentemente associate alla violenza sono:
1. Stato confusionale acuto
2. Psicosi organica acuta
3. Abuso, dipendenza, intossicazione da alcool o da sostanze
4. Disturbo antisociale di personalità
5. Disturbo bipolare, mania
6. Disturbo borderline di personalità
7. Disturbo delirante
8. Demenza
9. Traumi cranici
10. Ritardo metnale
11. Schizofrenia
In situazioni di crisi, biogna prevenire e gestire i comportamenti aggressivi:
✓ Favorire un contesto ambientale tranquillo e rassicurante
✓ Utilizzare atteggiamento e tono della voce calmo.
✓ Parlare lentamente ed evitare comportamenti bruschi
✓ Garantire al paziente la giusta distanza
✓ Evitare incertezza ed ambiguità
✓ Utilizzare la mediazione dell’oggetto concreto
✓ Non alimentare la loro sospettosità, non provocare
✓ Non contro-agire alla rabbia
Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ® 18
✓ Se un dialogo è possibile incoraggiare a verbalizzare la rabbia piuttosto che esprimerla
con le azioni
✓ Saper gestire la paura, non entrare nel panico
✓ l’aiuto di altri colleghi
Chiedere
✓ Lavorare in sicurezza
La contenzione fisica
L’attuazione di tale provvedimento assistenziale è giustificata dal solo interesse terapeutico, per
evitare che un paziente arrechi danni a sé ed a gli altri. Non deve assolutamente avere valenza
punitiva o custodialistica. Pone non poche problematiche etiche, deotologiche, legali
L’art.13 della Costituzione italiana esprime: « La libertà personale è inviolabile, non è ammessa
nessuna forma di detenzione, perquisizione personale..nè altra restrizione della libertà personale,
se non per atto motivato dell’Autorità Giudiziaria..»
L’art. « L’infermiere si adopera affinchè il ricorso alla
30 del Codice Deontologico dice:
contenzione sia un evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica (atto medico) o
documentato da valutazioni assistenziali»
D’altra parte, l’art. «..non impedire un evento, che si ha l’obbligo
40 del Codice Penale afferma:
giuridico di impedire, equivale a cagionarlo»
L’infermiere è dunque chiamato comunque in causa, in termini di competenze e responsabilità.
Il ricorso alla contenzione fisica è giustificato solo in casi eccezionali, quando non è possibile
contenere il paziente attraverso la relazione o con l’utilizzo di farmaci. Ci deve essere sempre
prescrizione medica in cui vengono indicati la motivazione, il tipo di contenzione e la durata. Nel
reparto ci devono essere delle linee guida e/o delle procedure. Il paziente va osservato ogni 10-15
minuti, controllo dei parametri vitali, o altre eventuali complicanze (abrasioni, circolatorie ecc.).
Ricordarsi di supportare e comprendere le emozioni ed i sentimenti del paziente in quella
condizione.
Il TSO
Il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio) può essere applicato in 3 sole condizioni:
✓ Presenza di alterazioni psichiche che necessitano di interventi terapeutici urgenti
✓ Mancata accettazione della cura
✓ Impossibilità di adottare idonee e tempestive misure sanitarie extra-ospedaliere
La procedura prevede:
✓ I passo: proposta di un medico
✓ II passo: convalida da parte di un medico del servizio sanitario nazionale
✓ III passo: invio di entrambi i certificati al sindaco del comune dove viene effettuato il
TSO
La riabilitazione in salute mentale di tecniche e di interventi utili a
La riabilitazione, in salute mentale, riguarda quell’insieme
diminuire gli effetti della cronicizzazione del disagio psichico e a promuovere attivamente il
reinserimento del paziente nel contesto sociale e lavorativo di riferimento. La riabilitazione
presuppone la multidisciplinarietàin quanto i contesti in cui il disagio psichico si manifesta sono
diversi. Quando si parla di disabilità psichica non è sufficiente prendere in esame la disabilità del
paziente, ma è indispensabile considerare anche la reazione dell’ambiente alla disabilità del
soggetto, si opera quindi in un ambito relazionale. Essa coinvolge il paziente, la famiglia, la
comunità e il suo territorio.
Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ® 19
In psichiatria siamo passati da un modello riabilitativo lineare di tipo ortopedico (come risposta
protesica al deficit del paziente) ad un modello circolare in cui terapia e riabilitazione sono più
difficilmente distinguibili e legati ad un continuum nel processo terapeutico-riabilitativo.
Ma quali possono essere le aree di disabilità psichica?
• Difficoltà di relazione interpersonale familiare e sociale
• Difficoltà di integrazione all'ambientein relazione ai ruoli socialiche ci si aspetta vengano
svolti dal soggetto
• Difficoltà di riconoscere, esprimere, gestire e regolare il proprio potenziale affettivo ed
emotivo nelle relazioni oggettuali significative (emozioni)
• Dipendenza materiale ed emotiva nei confronti dell’ambiente che lo circonda
• Riduzione delle capacità logiche e conoscitive, scarsa curiosità, difficoltà di astrazione,
sintesi, ecc
• Riduzione dell'iniziativa motoria
• Deficit del sistema motivazionale con conseguente disinvestimento sia nei confronti della
propria realtà personale che della realtà esterna
• Difficoltà delle performances concrete
• Comportamenti disfunzionali che possono essere legati a sintomi specifici
Gli obiettivi del processo riabilitativo, quindi, sono quelli di identificare, prevenire e ridurre le
cause di inabilità e nello stesso tempo aiutare la persona a sviluppare ed usare le proprie risorse e
capacità in modo da acquisire più fiducia in se stessa ed aumentare il livello di autostima facendo
leva su ciò che vi è di sano e non sulla patologia.
per compensare l’inabilità,
La riabilitazione, in psichiatria, non è un aiuto ma ha lo scopo di
attivare processi di cambiamento finalizzati ad aumentare il potere contrattuale della persona
(empowerment), le sue possibilità di scambio di risorse ed affetti, la sua autonomia ed il senso di
responsabilità verso se stesso e gli altri.
in quanto si pone l’obiettivo non solo la soddisfazione dei
Non è nemmeno assistenzialismo,
bisogni , ma lo sviluppo di risorse perché il soggetto impari da sé a soddisfare i propri bisogni.
La cronicità della patologia
Il concetto di cronicità si riferisce sostanzialmente ad un processo progressivo di perdita di
funzioni e capacità con un progressivo appiattimento emotivo.
Apatia, disinteresse, noia, rallentamento psicomotorio , perdita di capacità cognitive, apparente
immobilismo ecc. sono spesso indici di una situazione di cronicità.
Coinvolge tre aspetti importati della vita del soggetto: il tempo, lo spazio, le relazioni.
Si pensi ad es. al tempo «immutabile», «vuoto» «ripetitivo» nelle psicosi o il tempo rallentato,
senza prospettive nelle gravi depressioni.
Lo spazio vissuto si altera nella schizofrenia , spesso senza confini, perdita della dimensione
affettiva , distanza-prossimità dalle relazioni alterate
Le relazioni sono vissute come perturbati e pericolose, perdita della dimensione relazionale
dell’incontro con l’altro, isolamento.
Per Spivakla cronicità è il risultato di un processo bidirezionale che si sviluppa nel tempo tra il
soggetto e l’ambiente (spirale viziosa) e che lo porta alla regressione.
Riassunto di Alessandro Gagliani e Mattia Sabatini ® 20
Questo processo è influenzato da fattori relazionali, ambientali e strutturali, quindi la cronicità
non è una caratteristica intrinseca della patologia,ma la risultante di diversi fattori legati:
• Alla persona e alla sua biografia
• emotivo familiare
All’assetto
•