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EMERGENZA:
crisi. È possibile evidenziare diversi livelli di coinvolgimento che vanno dall’interno verso l’esterno
(famiglia, vicini, istituzioni ecc.)
CRISI: è espressione di eventi intrapsichici ed evolutivi, in essa sono contenuti elementi di rottura e
tentativi di soluzione
L’intervento sulla crisi deve tener conto:
- Del soggetto ed i suoi sintomi
Del contesto ambientale: Dove? Con chi? Qual è l’atteggiamento dei familiari? Quale è la loro
- tolleranza? Quali conflitti?
- Anamnesi e storia del soggetto: eventi recenti stressanti, situazioni di disagio, conflitti?
dell’acuzie, ma deve essere inserito in una «cornice di
NON si tratta di semplice tamponamento
senso» all’interno della storia del paziente e opportunità di ripensare il progetto terapeutico
Aspetti della relazione terapeutica paziente-operatore in situazione di crisi
dell’individuo in genere caratterizzata da profonda
Contenere la tensione emozionale
angoscia, sentimenti estremi di paura e di minaccia alla propria integrità fisica e psichica
Mantenere un atteggiamento attento, calmo rassicurante, fermo
Saper gestire aspetti di vicinanza/distanza nella relazione attraverso un ascolto attento e non
invasivo
Rispettare la sua sofferenza con accettazione temporanea delle sue limitazioni
Evitare ambiguità ed incertezze
A volte «azioni» apparentemente insignificanti dell’infermiere aiutano a ridurre l’ansia
Cercare di «tradurre» alla famiglia o persone significative ciò che sta accadendo (sintomi =
richiesta di aiuto), rassicurandola
Somministrare i farmaci prescritti, valutando eventuali effetti collaterali
Da parte dell’operatore:
Gestire la propria ansia
Evitare di dare risposte immediate che il più delle volte rappresentano un tentativo di risposta
alla propria ansia terapeutica
Lasciare uno spazio interno per la «comprensione» piuttosto che chiedersi «che fare?» ed
arrivare subito a delle conclusioni/decisioni
Cercare il confronto ed il sostegno dei colleghi e del gruppo di lavoro
Urgenze psichiatriche
• Crisi di agitazione
• Crisi deliranti-allucinatorie
• Crisi depressive
• Crisi di ansia
Nursing nel paziente in crisi
Ansia acuta
L’ansia rappresenta una mancata risposta di adattamento della persona ad uno stimolo percepito come
stressante. Vissuto di allarme e di paura rispetto ad un pericolo sconosciuto nei confronti del quale il
paziente non è in grado di attivare difese efficaci. La North American Nursing Diagnosis Association
International (NANDA) nel definirne le caratteristiche include: Il comportamento: agitazione,
comportamenti di vigilanza; Affettività: può manifestarsi angoscia, apprensione, irritabilità, ecc.;
Reazioni neurovegetative: da stimolazione simpatica e/o parasimpatica; Cognitive: blocco del
pensiero, compromissione dell’attenzione e concentrazione.
Obiettivo: contenere, rassicurare-mantenere il controllo della situazione tranquillizzare pz ed ambiente.
Interventi: Essere tranquilli-smorzare la tensione/Dare spiegazioni chiare/Controllare i parametri
vitali/Non svalutare ciò che il pz sta provando/Osservare ed intervenire sulle relazioni del contesto.
Agitazione psicomotoria
Stato di agitazione interiore che può arrivare ad una eccessiva attività motoria non finalizzata. Il
paziente ha perso il controllo del proprio corpo e dei movimenti. Spesso rappresenta l’apice di un
climax che parte da uno stato di ansia e che diventa via via angoscia, panico, fino anche ad
aggressività e/o violenza. Le cause possono essere svariate: neurologiche, cardiovascolari,
respiratorie, da uso di sostanze, nelle demenze senili. Negli episodi maniacali e nelle schizofrenie è
necessario intervenire con strategie specifiche su: AMBIENTE: creare un setting ideale necessario
per stemperare il clima di tensione, evitare confusione, stanza appartata, impedire che il paziente
faccia male a sé ed a gli altri; RELAZIONE: contenere, tranquillizzare. Tentare di utilizzare canali
comunicativi diversi dall’azione. Atteggiamento fermo, calmo, deciso. Rispettare lo spazio del
paziente. Comunicare le decisioni in modo chiaro senza aggressività o sensi di colpa. Somministrare
farmaci se prescritti.
Crisi dissociativa acuta
Problema: Il paziente vive un’esperienza di derealizzazione e depersonalizzazione drammatica.
Obiettivi: contenere l’angoscia del pz-fungere da io sostitutivo-stabilire una relazione di fiducia.
Interventi: maternage e direttività-riconoscere e soddisfare i bisogni primari del pz-far presente la
realtà senza imporla e senza contrastare il delirio-avvicinarsi al pz trovando la giusta distanza.
Crisi depressiva
Problema: il paziente arriva ad un punto in cui la depressione, il “dolore morale” e l’inibizione sono
tali da bloccare il flusso vitale “vivo”
Obiettivo: evitare il suicidio-mantenere il pz, permettergli un funzionamento mentale, aiutare i
familiari ad interagire correttamente.
Interventi: misure di protezione, decolpevolizzare pz e familiari, elaborare la propria aggressività,
accudimento somatico del pz, permettere la regressione, informazione e mediazione con i familiari.
Aggressività e comportamento violento
- Momenti acuti di esplosione di impulsività non contenibile che richiedono un intervento
fermo che non lascia spazio al dialogo (infermiere come funzione di guida adulta)
- Nel paziente: Vissuti di minaccia da parte della realtà esterna, Ricerca di una distanza da
sentimenti di invasione da parte dell’altro, Immersione in una paura diffusa di tutto: atmosfera
delirante dell’aggressività rappresenta una modalità
- Tener conto che in molti casi l’espressione
comunicativa di un bisogno o di una perturbazione del contesto
In situazioni di crisi prevenire e gestire comportamenti aggressivi
Favorire un contesto ambientale tranquillo e rassicurante
Utilizzare atteggiamento e tono della voce calmo
Parlare lentamente ed evitare comportamenti bruschi
Garantire al paziente la giusta distanza
Evitare incertezza ed ambiguità
Utilizzare la mediazione dell’oggetto concreto
Non alimentare la loro sospettosità, non provocare
Non contro-agire alla rabbia
Se un dialogo è possibile incoraggiare a verbalizzare la rabbia piuttosto che esprimerla con le
azioni
Saper gestire la paura, non entrare nel panico
Chiedere l’aiuto di altri colleghi
Lavorare in sicurezza
TSO e ASO
La responsabilità professionale viene suddivisa tradizionalmente in 3 ambiti: penale, civile e
disciplinare. reato che l’ordinamento
In date circostanze il soggetto può commettere un giuridico considera non
punibile. Uno di questi è lo stato di necessità.
Per l’art. 54 C.p. “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di
salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non
né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionale al pericolo”
volontariamente causato,
Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO)
È stato istituito dalla legge 180/1978 e attualmente regolamentato dalla legge 833/1978 (articoli
33-35)[1], è un atto composito, di tipo medico e giuridico, che consente l'imposizione di
determinati accertamenti e terapie a un soggetto affetto da malattia mentale. Il concetto di T.S.O.,
basato su valutazioni di gravità clinica e di urgenza, e quindi procedura esclusivamente finalizzata
alla tutela della salute, ha sostituito la precedente normativa riguardante il "ricovero coatto" (legge
36/1904)[2] basato sul concetto di "pericolosità per sè e per gli altri e/o pubblico scandalo",
fortemente orientato verso la difesa sociale.
Dal punto di vista normativo, il T.S.O. viene emanato dal Sindaco del comune presso il quale si
trova il paziente su proposta motivata di un medico. Qualora il trattamento preveda un ricovero
ospedaliero, è necessaria la convalida di un secondo medico appartenente ad una struttura
pubblica. La procedura impone infine l'informazione dell'avvenuto provvedimento al Giudice
Tutelare di competenza.
Sono indispensabili 3 condizioni:
1. Presenza di alterazioni psichiche che necessitano di interventi terapeutici urgenti
2. Mancata accettazione della cura (rifiuto ricovero)
3. Impossibilità di adottare idonee e tempestive misure sanitarie extra-ospedaliere
Pur non essendo esplicitamente citato nella legge, è opinione giuridica comune che sia possibile
effettuare anche un T.S.O. extraospedaliero (tipicamente la somministrazione obbligatoria di una terapia
a domicilio) qualora siano presenti i primi due criteri citati precedentemente, ma non il terzo.
Procedura:
I passo: proposta di un medico
II passo: convalida da parte di un medico del servizio sanitario nazionale
III passo: invio di entrambi i certificati al sindaco del comune dove viene effettuato il TSO
Sindaco:
1) emette la ordinanza
2) notifica entro 48 ore al Giudice Tutelare (che verifica le motivazioni e vigila sui diritti del malato)
Organi deputati all’esecuzione: 118 e Forza Pubblica (Polizia Municipale, Carabinieri ecc.)
DURATA DEL TSO: ha una durata temporale di sette giorni. Può essere cessato o prorogato se il
medico lo ritiene necessario.
Durante il TSO la persona conserva tutti i suoi diritti, ivi compresi, ove possibile la scelta del medico e
del luogo di cura. Tuttavia per il TSO ospedaliero la legge restringe la scelta del luogo di ricovero ai
reparti di psichiatria esistenti negli ospedali di zona (SPDC). Il tso può anche cessare prima dei sette
giorni e trasformarsi in ricovero volontario.
Nel determinare la necessita di un ricovero in regime di TSO possono giocare un ruolo fondamentale i
fattori sociali olte alla gravità sintomatologica. È stato osservato che non è la gravita del quadro
psicopatologico la psincipale caratteristica del paziente in TSO.
Il fallimento delle capacità di contenimento del soggetto, in un ambiente familiare e/o microsociale con
scarsa accettazione della disabilità della persona, sembra direttamente correlato al ricovero coatto.
Nella gestione della persona, con problemi psichici, è importante operare provvedimenti volti ad un
dell’adattamento
miglioramento sociale del soggetto, sia attraverso un adeguato trattamento
psicofarmacologico, sia con interventi di supporto psicosociale, in modo da assicurare una continuità
assistenziale, al soggetto ed alla sua famiglia.
I fattori che influiscono, a volte in modo determinante sulla decisione di adottare un provvedimento
estremo come