Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 13
Infermieristica in area urologica Pag. 1 Infermieristica in area urologica Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Infermieristica in area urologica Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 13.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Infermieristica in area urologica Pag. 11
1 su 13
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Ischemia e necrosi dello stoma

•   Retrazione dello stoma

•   Peritonite (riconosciuta attraverso l’esame obbiettivo: al tocco la pancia risulta dura)

•  

In questo caso gli obiettivi saranno il mantenimento dell’integrità della cute peristomale, l’aumento

dell’autostima con strategie di adattamento (alcuni pazienti dopo l’intervento hanno un

atteggiamento di rifiuto). Importante perché dovrà autogestirsi a domicilio.

E infine il miglioramento delle competenze della persona nel prendersi cura della funzionalità

urinaria.

Urolitiasi

Per calcolosi urinaria o urolitiasi si intende la presenza di formazioni cristalline, denominate calcoli,

derivati dalla precipitazione o dall’aggregazione di soluti presenti nelle urine (dal rene alla vescica).

I calcoli possono essere di vari tipi, in base al materiale di cui sono composti: ossalato e/o fosfato di

calcio, struvite (fosfato di ammonio e magnesio), acido urico e cistina.

Possono formarsi in tutto il tratto urinario ma principalmente si formano nella pelvi e nei calici

renali e bloccano la diuresi manifestando una sintomatologia variabile a seconda del tratto colpito.

La formazione di calcoli è dovuta a stasi urinaria e aumento della concentrazione sierica di calcio

dovuta a decalcificazione ossea non fisiologica (perdita di calcio dalle ossa) che comporta

l’aumento di questo all’interno delle urine. La disidratazione e l’immobilità aumentano l’incidenza

della calcolosi renale.

I fattori di rischio sono la stasi urinaria e quindi la precipitazione di calcoli: questo avviene quando

aumenta il punto di concentrazione della sostanza, cioè quando raggiungono la concentrazione

massima nel soluto e precipitano. Poi abbiamo le infezioni urinarie e infine periodi di immobilità.

La sintomatologia viene influenzata anche dalla presenza di infezioni, ostruzioni ed edemi.

Possiamo avere anche calcolosi silente, altrimenti il dolore è la prima manifestazione. Il dolore è

violento, trafittivo al fianco omolaterale in base a dove è il calcolo. Non esiste posizione antalgica.

Poi abbiamo nausea/vomito, oliguria/anuria, febbre a causa dell’infezione (se presente) e infine

ematuria. Il dolore è cutaneo e se prende l’uretere questo segue il decorso avvolgendo il fianco con

irradiazione anteriore e inferiore fino al testicolo/grandi labbra omolaterali. È intermittente perché

sono le contrazioni che l’uretere fa per espellere il corpo estraneo che sente all’interno. C’è anche

macro ematuria perché scendendo l’uretere si restringe e quindi il corpo estraneo causa lesioni alla

parete.

Per quanto riguarda la diagnosi si fonda sui seguenti accertamenti: esame delle urine (per studiare

la concentrazione e definire la tipologia di calcolo), esami ematochimici, ecografia renale, rx diretta

reni e vescica, rx urografia perfusionale: questo esame ci permette di studiare le vie urinarie, dalla

pelvi alla vescica, attraverso la somministrazione di mezzo di contrasto per via endovenosa. Infatti

qualora il calcolo fosse piccolo attraverso questo esame si nota la diminuzione del flusso riuscendo

a stabilire il punto esatto in cui è presente il calcolo. Infine viene anche usata la cistografia che

attraverso l’uretra permette l’accesso alla vescica così da poter controllare eventuali formazioni

anomale.

La terapia può essere effettuata attraverso un trattamento medico attraverso la somministrazione di

analgesici per il dolore e successivamente, in base alla sintomatologia, antibiotici e antispastici,

diuretici per cercare di far spostare il calcolo in vescica e allopurinolo.

Il trattamento chirurgico può essere effettuato a cielo aperto per grandi calcoli, oppure endoscopico

se il calcolo è di misura più piccola.

Esiste anche un trattamento fisico che consiste nell’introduzione nell’uso clinico di apparecchi per

litotrissia (frammentazione di calcoli) e si applica in modalità extracorporea attraverso onde d’urto

trasmesse al corpo con l’acqua (la persona viene fatta posizionare in una vasca).

Questo trattamento non sempre funziona.

Accertamento infermieristico.

Dobbiamo valutare il dolore, come urina, quanto beve durante il giorno, l’alimentazione (per vedere

se è predisposto alla formazione di calcoli). Importante il controllo e filtraggio della diuresi (ad

esempio con una garza che trattiene il materiale estraneo), la valutazione delle conoscenze delle

cause della calcolosi e infine dobbiamo attuare alcune misure di prevenzione (far bere di più il

paziente, magari acqua povera di calcio, evitare con la dieta sostanze che precipitano e l’attività

fisica).

Tra le diagnosi infermieristiche troviamo:

Dolore acuto per ostruzione, infiammazione e abrasione del tratto urinario: dobbiamo

•   collaborare con il paziente per identificare metodi per ridurre l’intensità del dolore e per

ridurre paure e correggere informazioni sbagliate. Se necessario somministrare analgesici

prescritti e controllarne gli effetti.

Insufficiente conoscenza delle misure di prevenzione (molto importante è il bilancio idrico

•   con inclusa la perspiratio, in quanto perdendo liquidi dalla pelle e non dalle urine avremo

urine più concentrate). Qui è importante spiegare la relazione fra disidratazione e stasi

urinaria, dieta e formazione di calcoli. Molto importante garantire un’idratazione ottimale

che consiste nel bere 3 litri di acqua al giorno e 300 ml prima di coricarsi. Se il paziente si

sveglia durante la notte per mingere dovrebbe bere altri 200 – 300 ml di acqua.

Infezione e sepsi (che si manifestano con brivido e febbre, fisicamente vedremo urine

•   concentrate e torbide a cui deve seguire l’esame delle urine e l’urinocoltura con

antibiogramma)

Ostruzione del tratto urinario: in quanto la persona, talvolta, non riesce ad urinare.

•  

Gli obiettivi che si prefiggerà l’infermiere saranno, quindi, quelli di alleviare il dolore e malessere,

evitare le recidive e prevenire le complicanze.

Nefrectomia

E’ l’asportazione chirurgica parziale o totale di un rene, a seconda dell’estensione della patologia.

Questa pratica chirurgica è indicata per patologie neoplastiche, per malformazione oppure per

traumi che compromettono la funzionalità renale.

Nel periodo preoperatorio è importante valutare le conoscenze relative all’intervento, valutare il

livello d’ansia e la capacità di trattenere le informazioni ricevute.

Gli obiettivi dell’infermiere saranno quelli di ridurre ansia e paura, istruire la persona relativamente

a tutte le procedure preoperatorie e spiegare quelle postoperatorie.

Il paziente, al termine di tutti questi interventi presenterà una riduzione parziale o totale dell’ansia e

avrà compreso l’andamento di tutto il percorso peri - operatorio.

La chirurgia renale viene eseguita in base alla via d’accesso scelta.

Si suddividono interventi retroperitoneali (non viene inciso il peritoneo):

à

Lombotomia incisione laterale, a livello costale

•   à

Via toraco - addominale incisione che arriva anche dietro

•  

E interventi transperitoneali:

Sottocostale

•   à

Big - smile incisione che va da una parte all’altra del torace

•   Anteriore longitudinale

•   à

Incisione tipo Mercedes a tre punte

•  

Nel periodo postoperatorio dobbiamo prestare attenzione alle potenziali complicanze:

1.   Emorragia e shock: come in ogni intervento in quanto anche il rene è molto vascolarizzato.

2.   Polmonite: dato che il taglio è alla base del diaframma il paziente, per ridurre il dolore,

come atteggiamento di difesa avrà il respiro superficiale. Questo porta ad un ristagno di

secrezioni che possono infettarsi. Qui si può agire monitorizzando il dolore e controllandolo

per farlo respirare in modo più ampio e regolare. Utili anche insegnare esercizi di tosse

efficace. à

3.   Alterazioni del bilancio idro-elettrolitico in quanto è una delle funzioni renali principali

à

4.   Infezioni del sito chirurgico va guardato, controllato se sono presenti gonfiori, edemi e

sanguinamenti sottocutanei. La medicazione della ferita va cambiata quando è sporca o ogni

48 ore. Meno si cambia meglio è perché con l’apertura si facilita la formazione

dell’infezione.

5.   Tromboflebite venosa profondaà per intervento o per ipomobiltà. Se il paziente ha le varici

oppure danni a livello venoso viene fatta la prevenzione con le eparine e le calze elastiche

per favorire il ritorno venoso.

Dopo l’intervento frequentemente si manifestano sanguinamenti, emorragie e ipovolemia. Tutto ciò

rende importante la rilevazione di segni e sintomi per valutare la perfusione e il monitoraggio del

sistema di drenaggio con controllo della quantità e qualità del liquido drenato. Infine è importante la

somministrazione endovenosa di cristalloidi, sangue o emoderivati. Per capire il grado di

riempimento volemico si controlla PVC.

E’ importante la prevenzione della TVP attraverso una valutazione di precedenti eventi di

discoagulopatie, somministrazione di farmaci per la profilassi, utilizzo nell’immediato

postoperatorio di calze elastiche a compressione graduata per la prevenzione della stasi venosa e

accurato monitoraggio postoperatorio.

I segni di trombosi venosa profonda sono edema, calore, rossore, gonfiore e dolore.

Accertamento infermieristico.

Dobbiamo valutare lo stato respiratorio, il dolore, lo stato circolatorio e le eventuali perdite

ematiche ed infine il drenaggio urinario (per quantità, qualità e aspetto).

Tra le diagnosi infermieristiche troviamo:

Rischio di insufficiente pervietà delle vie aeree, dovuto alla posizione dell’incisione

•   chirurgica

Rischio di atti respiratori inefficaci, dovuto alla posizione dell’incisione chirurgica e

•   dell’anestesia

Dolore dovuto all’incisione, alla posizione forzata su tavolo operatorio e alla distensione

•   addominale

Ritenzione urinaria dovuta a dolore, immobilità e anestesia

•  

L’infermiere per raggiungere gli obiettivi prefissati dovrà somministrare analgesici per favorire una

buona ventilazione e una tosse efficace, effettuare una compressione della ferita per migliorare

l’espansione toracica e permettere la tosse (questa si effettua in due modi: o posizionando un

cuscino sulla ferita, per tenerla ferma potendo così tossire senza che il dolore sia eccessivo, oppure

con la fascia). Dovrà anche favorire un cambio d

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
13 pagine
SSD Scienze mediche MED/48 Scienze infermieristiche e tecniche neuro-psichiatriche e riabilitative

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher irehhh di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Infermieristica specialistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Pieri Paolo.