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DI:
-Deficit della cura di sè
-ansia correlata alla patologia che si manifesta con irritabilità, agitazione e insonnia
-intolleranza all'attività o astenia correlata alla patologia che si manifesta con riduzione di
deambulazione e paura
-eccessivo volume di liquidi correlata alla patologia che si manifesta con aumento di peso, dieta non
attenta, lesioni cutanee
-senso di impotenza correlata alla patologia che si manifesta con limitazioni nelle proprie decisioni
Ipertensione arteriosa
La pressione arteriosa è il prodotto della gittata cardiaca per la resistenza vascolare periferica,
mentre la gittata cardiaca è G=FCxV di eiezione. Nella circolazione sanguigna normale la
pressione viene esercitata dal flusso ematico sul cuore e sui vasi.
L'ipertensione arteriosa è una condizione caratterizzata dall'elevata pressione del sangue nelle
arterie, che è determinata dalla quantità di sangue che viene pompata dal cuore e dalla resistenza
delle arterie al flusso del sangue. Interessa circa il 31% della popolazione adulta di entrambi i sessi
e, nelle donne, è più frequente dopo la menopausa. Il 90% soffre di ip primaria, il 10% di ip
secondaria. Spesso i pazienti sono asintomatici, viene scoperta per caso, ed è condizione
permanente.
L'OMS ha classificato la pressione arteriosa:
Ottimale 120-80
• Normale 130-85
• Preipertensione: 120-139/80-89
• Ipertensione I stadio: 140-159/90-99
• Ip II stadio: >160/ >100
•
L'ipertensione arteriosa secondaria è secondaria a stenosi delle arterie renali, patologie del
parenchima renale, iperaldosteronismo, assunzione di alcuni farmaci, gravidanza.
Per l'ipertensione arteriosa primaria invece non è possibile identificare una causa responsabile.
Che cosa comporta? L'ipertensione arteriosa non è una malattia, ma un fattore di rischio, ovvero
una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie cardiovascolari (per
esempio: angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebrale). Per questo, è importante individuarla
e curarla: per prevenire i danni che essa può provocare.
Si parla di ipertensione arteriosa sistolica quando solo la pressione massima è aumentata; al
contrario, nell'ipertensione diastolica, sono alterati i valori della pressione minima. Si definisce
ipertensione sisto-diastolica la condizione in cui entrambi i valori di pressione (minima e
massima) sono superiori alla norma.
Classicamente, e come conseguenza delle modificazioni che avvengono nell'organismo per effetto
dell'invecchiamento, gli anziani e i grandi anziani (ultranovantenni) soffrono più spesso di
ipertensione arteriosa sistolica isolata, con valori di pressione massima anche molto alti, e pressione
minima bassa. Le forme di ipertensione diastolica isolata, al contrario, sono più frequenti nei
soggetti più giovani.
Quali son le cause dell'ipertensione? L'ipertensione arteriosa può essere classificata in primaria e
secondaria. ! 11
Nell'ipertensione arteriosa primaria (o essenziale), che rappresenta circa il 95% dei casi di
ipertensione, non esiste una causa precisa, identificabile e curabile: gli elevati valori pressori sono il
risultato dell'alterazione dei meccanismi complessi che regolano la pressione (sistema nervoso
autonomo, sostanze circolanti che hanno effetto sulla pressione).
L'ipertensione arteriosa secondaria è secondaria a stenosi delle arterie renali, patologie del
parenchima renale, iperaldosteronismo, assunzione di alcuni farmaci, gravidanza.
Per l'ipertensione arteriosa primaria invece non è possibile identificare una causa responsabile.
A differenza dell'ipertensione arteriosa essenziale, che classicamente interessa la popolazione
adulta, l'ipertensione secondaria interessa anche soggetti più giovani e spesso si caratterizza per
valori di pressione più alti e più difficilmente controllabili con la terapia farmacologica.
È importante sottolineare che in alcuni casi l'aumento dei valori di pressione arteriosa dipende
dall'uso (talvolta dall'abuso) di alcune sostanze tra cui, per esempio, la liquirizia, gli spray nasali, il
cortisone, la pillola anticoncezionale, la cocaina e le amfetamine. In questi casi, sospendendo
l'assunzione di queste sostanze, i valori pressori tornano alla normalità.
Quali sono i sintomi dell'ipertensione?
L'aumento dei valori pressori non sempre si accompagna alla comparsa di sintomi, specie se
avviene in modo non improvviso: l'organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po'
più alti, e non manda segnali al paziente. Per questo, molte delle persone affette da ipertensione non
lamentano sintomi, anche in presenza di valori pressori molto elevati.
In ogni caso, i sintomi legati all'ipertensione arteriosa non sono specifici, e per questo sono spesso
sottovalutati o imputati a condizioni diverse. Tra i sintomi più comuni rientrano:
Mal di testa, specie al mattino
• Stordimento e vertigini
• Ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti)
• Alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi)
• Perdite di sangue dal naso (epistassi)
•
Nei casi di ipertensione secondaria, ai sintomi aspecifici possono associarsene altri, più specifici,
dovuti alla malattia di base.
La scarsità dei sintomi e la loro aspecificità sono il motivo principale per cui spesso il paziente non
si accorge di avere la pressione alta. Per questo è fondamentale controllare periodicamente la
pressione: fare diagnosi precoce di ipertensione arteriosa significa prevenire i danni ad essa legata e,
quindi, malattie cardiovascolari anche invalidanti. L'ipertensione si manifesta in triplice valenza.
Nell'accertamento infermieristico al paziente con ipertensione si distinguono una fase di raccolta
della storia clinica e una fase di esame fisico/obiettivo.
Storia clinica: dolore anginoso, dispnea, alterazioni della visa e dell'eloquio, vertigini, cefalea,
compliance terapeutica
Esame fisico: valutazione del polso apicale, FC e ritmo cardiaco, epistassi, nicturia, edemi
I principali problemi collaborativi saranno dunque:
-Angina pectoris e cardiopatie ischemiche: squilibro tra fabbisogno di O2 e quello che puo
sostenere il miocardio, con l'ipertensione vengono perfuse il circolo periferico ma non le coronarie,
che vengono perfuse durante la diastole. Con l'ipertensione le coronarie non ricevono abbastanza
afflusso ematico per essere perfuse, non hanno abbastanza O2 e il muscolo soffre.
-Emorragie cerebrali: rottura di vasi e arteriole che non sostengono la pressione che gli viene
inviata. La pressione arteriosa in caso di emorragia cerebrale è altissima (+200) e il paziente non
deve essere tenuto supino ma semifowler o fowler.
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-TIA: anomalia temporanea di irrorazione sanguigna ad una parte limitata del cervello
-Rimodellamento cellule miocardiche: quando le cellule vengono sollecitate, la parete sx si
rimodella e queste cellule diventano più grandi, ingrossando ancora di piu il ventricolo peggiorando
il circolo.
-Embolie:Il ventricolo non si svuota completamente, aumenta la FC, con l'ipertensione il sangue
puo essere tamponato (coagulato) e partono degli emboli
-Emorragia retinica: versamento ematico nei tessuti retinici
DI:
-Ansia
-Alterazioni dello stato di coscienza correlato alla patologia manifestata con vertigini, sincopi,
lipotimie, allucinazioni
-Gestione inefficace del regime terapeutico correlato a insufficiente conoscienza della patologia che
si manifesta con uno stile di vita inadeguato
-Rischio elevato di non adesione al regime terapeutico correlato a effetti collaterali della terapia vs
convinzione che non è necessario trattamento in assenza di sintomi
Farmaci antiipertensivi più utilizzati sono:
-ACE inibitori, antagonisti del recettore per l'angiotensina II (Angiotensin II receptor Blocker -
ARBs) o sartani, inibitori diretti della renina: abbassano la pressione interferendo con la produzione
di alcune sostanze circolanti che compongono il cosiddetto sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Ogni classe di farmaci è attiva in un punto di verso di questo sistema.
-Calcio antagonisti: controllano la pressione inducendo vasodilatazione.
-Diuretici: aiutano l'organismo a smaltire acqua e sali minerali (sodio)
-Alfa e beta bloccanti: agiscono a livello dei meccanismi nervosi di controllo periferico della
pressione arteriosa
-Simpaticolitici ad azione centrale: agiscono a livello dei meccanismi nervosi di controllo centrale
(sistema nervoso centrale) della pressione arteriosa.
Le epatiti virali
Si intende un'infezione del fegato a eziologia virale con interessamento sistematico con espressioni
di malattia variabili da forme asintomatiche a forme acute fulminanti con prognosi infausta.
I possibili agenti eziologici sono: HAV, HBV, HCV, HDV, HEV.
I microorganismi sono ben differenziati sia per caratteristiche molecolari antigieniche e sia per vie
di trasmissione.
HAV
Epatite infettiva (RNA della famiglia enterovirus), entra dalla bocca, si lega agli epatociti
replicandosi e viene rilasciato dalla bile nelle feci. Quindi se facciamo un esame delle feci prima
della sintomatologia possiamo già individuarlo. L'incidenza è maggiore nei paesi in via di sviluppo,
poiche la trasmissione è oro-fecale. L'infezione ha un alto grado di guarigione, ma si individuano
gradi di recidive e HAV fulminante. Conferisce immunità contro successive infezioni.
Le manifestazioni sono tipici sintomi di una leggera affezione
influenzale a carico del tratto respiratorio. Anoressia, ittero,
feci acromiche, urine ipercromiche, dispepsia, lieve dolore
epigastrico, nausea, forte avversione a gusto o odori forti. Per
diagnosticare HAV, si ricercano a livello sierico gli HAVAq e
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ani-HAV.
Gestione medica/infermieristica
Riposo a letto nella fase acuto con graduale ripresa della deambulazione
Dieta con pasti piccoli e frequenti
Nutrizione parenterale se persistono stati di anoressia, nausea e vomito
Terapia ev di glucosio, alternate alla somministrazione di SF
Controllo attento del BIE
Astensione dal consumo di bevande alcoliche durante la fase acuta e per 6 mesi dopo la guarigione
Evitare sostanze che potrebbero compromettere la funzionalità epatica
HBV
Trasmissione ematica, verticale madre-figlio con lungo periodo di incubazione (4-12 settimane). Il
90% sviluppa anticorpi e guarisce spontaneamente, mentre il 10% diviene portatore o sviluppa
epatite cronica con conseguente cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare. I soggetti anziani hanno
un rischio elevato di sviluppare un'estesa necrosi delle cellule epatiche o di insufficienza epatica
fulminante. Per diagnosticare a livello siero-ematico l