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INFERMIERISTICA GENERALE
NASCITA DELL'ASSISTENZA INFERMIERISTICA
L'assistenza infermieristica ha fondamenta ancestrali (metà del XIX secolo). Assistere significa curare, aiutare, soccorrere, mentre assistenza rappresenta l'opera prestata a chi ha necessità. Assistito è colui che beneficia dell'assistenza.
L'essere umano viene da sempre considerato un animale sociale, che vive in un gruppo, quindi da sempre l'uomo assiste l'altro uomo. L'assistenza rappresenta quell'insieme di eventi che in particolari situazioni, hanno bisogno di un intervento esterno per essere portati a compimento, come i riti di passaggio (nascita e morte), la malattia, il processo di acquisizione delle capacità di far fronte alle necessità della vita (infanzia) e l'esaurirsi di tali capacità (vecchiaia); e si basa soprattutto sul principio di solidarietà.
Dobbiamo considerare la donna come attore della scena
Il ruolo dell'assistenza è sempre stato fondamentale nella società. La figura materna, in particolare, è chiamata ad assistere i figli e le persone bisognose, unendo l'affetto alla solidarietà.
Nel periodo del Neolitico, si aggiunge anche l'assistenza al morente, che diventa importante a causa della paura del ritorno vendicativo dei morti. Inizia a concretizzarsi l'idea di sopravvivenza dopo la morte, basata sul concetto che lo spirito si allontani dal corpo. La donna svolge il suo primo ruolo pubblico assistenziale come ostetrica, quando la matrona Maia diventa madre e viene riconosciuta per aiutare altre donne nello stesso processo, assistendole poi nell'accudimento dei bambini.
Con l'avvento del Cristianesimo, anche gli uomini vengono chiamati ad assistere. Il cristiano deve offrire assistenza non perché uomo o donna, ma perché seguace di Cristo. Successivamente, si ha una differenziazione tra le donne che si occupano di assistenza: possono essere laiche o consacrate (diaconesse).
Lo stato laicale è rappresentato da vedove e vergini, che nel prestare soccorso fanno capo alle diaconesse. Il consolidarsi della chiesa porta alla diffusione di luoghi di assistenza organizzati, e ai primi ospedali, come quello fondato da Fabiola nel 390 in occidente (NOSOCONIUM); questo viene poi reso obbligatorio dal concilio di Nicea nel 325. Nel V secolo, nasce con Benedetto da Norcia, il monachesimo occidentale. In questo periodo l'assistenza si lega ai monasteri, dove assistere i malati è un dovere della comunità. Questo dovere passa infatti dall'obbligo verso i confratelli, verso tutti coloro che sono fratelli nella fede; passa dai malati a tutti i bisognosi, come i poveri, gli stranieri e i pellegrini, in quanto provenendo da movimenti di massa si ha una maggiore probabilità di contagio delle malattie infettive. Il monachesimo, al contrario, si affida prima all'assistenza maschile, e solo dopo a quella femminile; in questi luoghi.L'assistenza non è fornita dai monaci ma da coloro che ruotano attorno al monastero, che sono a metà tra lo stato laicale e quello di consacrazione, che vengono chiamati conversi e converse. La figura deputata al controllo e alla direzione di tutte le funzioni assistenziali è la badessa: non tutte le monache possono diventare badesse; spesso sono legate alla famiglia regnante o sono addirittura regine.
Nel 1298 Bonifacio VIII, con la bolla papale Periculoso, rende obbligatoria la clausura a tutte le monache; toglie dalla scena assistenziale le donne consacrate e l'assistenza diviene monopolio di personale laico, prevalentemente galeotti ed ex prostitute. Essi prestano assistenza in locali sovraffollati, in condizioni di scarsa igiene, e gli infermi spesso vengono maltrattati e non accuditi, con un crescente aumento della mortalità.
In seguito a questo, Vincenzo de Paoli, nel 1617 fonda la Confraternita della Carità, formata da donne sposate, vedove.
O nubili, che prendono il nome di serve, non per indicare una condizione di dipendenza gerarchica, ma sta ad indicare "servitore di infermi", dove gli infermi sono i "poveri di nostro signore". Inoltre, Vincenzo afferma che il malato deve essere rispettato e lasciato nel proprio ambiente, non deve essere recluso e allontanato dalla società, per cui propone l'assistenza al domicilio. (legato allo spirito vincenziano, in America nasce il primo ordine religioso ospedaliero fondato da Elisabeth Seton).
Nel settecento si comincia a vedere l'istituzione e la gestione degli ospedali come un dovere dello stato, la salute come diritto/dovere e l'affermarsi dei principi di uguaglianza, fraternità, e libertà.
Il cammino di professionalizzazione per il gruppo infermieristico, nasce nell'ottocento, quando l'attività di prestare assistenza non è più occasionale ma assume il ruolo di funzione sociale, richiedendo
quindi il tempo pieno. L'assistenza infermieristica nasce con Florence Nightingale, che viene chiamata in Crimea ad assistere i soldati. Essa lo fa utilizzando l'aria, la luce, la pulizia e il calore, la tranquillità e la giusta dieta, con la minor spesa di energia da parte del malato. Attuando inoltre provvedimenti per prevenire le malattie e migliorare le condizioni di vita, in sei mesi la mortalità scende del 40%. In seguito a questa esperienza, essa afferma che per assistere gli ammalati, è indispensabile possedere conoscenze ed esperienza, quindi nel 1859 fonda la Nightingale Training School for Nurses, che in seguito a vari ostacoli posti dai medici, viene in realtà aperta nel 1860, ed è fondata su due principi: l'internato obbligatorio delle allieve nella casa dell'infermiere, e la formazione infermieristica fondata sul sapere, l'istruzione e la conoscenza. Questo perché aveva lo scopo di creare una professione autonoma.di formare delle leader in grado di riprodurre il pensiero formativo, e di avere del personale istruito per soddisfare le esigenze degli ospedali. In Italia la prima scuola per infermieri nasce a Napoli nel 1896 (Direttrice Grace Baxter), a Roma nel 1901, poi Milano, Firenze, Trieste. Vengono dette Scuole Convitto, in cui la Direttrice presiede all'istruzione delle allieve in ogni campo ospedaliero, vigila sull'educazione morale, sul rispetto degli orari e della disciplina, sull'ordine, la pulizia e l'igiene accertandosi che vengano rispettati e, in caso contrario, applica sanzioni regolamentari (ammonizione verbale e scritta, privazione della libera uscita, licenziamento dalla scuola). Per l'ammissione alla scuola convitto occorre il titolo di scuola media di primo grado; in mancanza di tale requisito possono essere accettate candidate aventi la licenza elementare. Alla domanda di iscrizione va allegata una dichiarazione attestante i buoni principi morali della candidata.e sono previste facilitazioni per le donne che hanno svolto il volontariato durante la guerra. Con il RD n.1310 del 2/5/1940 vengono pubblicate le mansioni dell'infermiera professionale e dell'infermiere generico. Dal 29 settembre 1954, con la legge n.1049, gli infermieri sono stati rappresentati dalla Federazione Nazionale Collegi IPASVI, che raccoglieva al suo interno 103 collegi provinciali; la struttura era gestita da un Comitato Centrale che deteneva l'Albo degli infermieri. La professione infermieristica è suddivisa tradizionalmente in tre figure: Infermiere Professionale, Assistente Sanitaria e Vigilatrice d'Infanzia. Nel 1965 viene anche istituita la prima scuola per DAI (Dirigente di Assistenza Infermieristica). Nel 1864 nasce la Croce Rossa con Henry Dunant: egli assiste nel 1859 alla battaglia di Solferino, e rimane colpito dalla scarsità di soccorsi prestati ai feriti in battaglia e alle vittime. Su questo egli scrive un libro raccontando la sua storia.esperienza; questo libro viene tradotto in molte lingue e scuote a tal punto l'opinione pubblica che nel 1864 a Ginevra verrà convocata una convenzione alla quale aderiranno 16 governi, e in occasione della quale viene creata la Croce Rossa Internazionale, società di volontari permanente che si occupa in tempo di guerra dei feriti, senza distinzione di nazionalità, di credo, di censo. I suoi principi fondamentali sono la neutralità territoriale degli ospedali e delle ambulanze, il rispetto dei feriti, la tutela del personale e della proprietà dei servizi sanitari. *1968 RIFORMA OSPEDALIERA La legge Mariotti 132 è il primo provvedimento di riordino del sistema ospedaliero. Nell'Ottocento, (legge 22 dicembre 1888, n.5849) la direzione generale della sanità pubblica veniva affidata al Ministero dell'interno, che stabiliva un ufficiale sanitario in ogni provincia, il medico condotto con obbligo di residenza e l'ufficio diigiene nei comuni con >25000 abitanti. L'architettura ospedaliera invece era costituita da padiglioni staccati uniti da tragitti sotterranei.
La legge Mariotti prevede il passaggio dei poteri sugli ospedali dal Ministero dell'Interno a quello della Sanità, e una divisione interna dell'ospedale in sezioni, servizi speciali e servizi generali, direzione sanitaria e amministrativa. Il personale si distingue in primario, aiuti primario (uno per sezione), assistenti, infermieri caposala, infermieri professionali, ausiliari.
L.124 del 25 febbraio 1971: anche gli uomini possono accedere alle scuole per infermieri, denominate non più scuole convitto ma scuole per infermieri professionali, la cui durata era di due anni. Per l'accesso occorre il diploma di scuola media superiore, un certificato attestante l'ammissione al terzo anno di scuola secondaria di secondo grado, aver compiuto il 16 anno d'età.
Nel 1972 la formazione infermieristica passa
dalla competenza statale a quella regionale con il DPR 15 gennaio 1972 n.10; rimangono di competenza statale la determinazione dei requisiti di ammissione ai corsi, la definizione dei programmi, della durata dei corsi e la regolamentazione degli esami di stato e dell'esercizio professionale. Nel 1974 la durata di studi passa da 2 a 3 anni con il DPR 225, e nasce un vero e proprio MANSIONARIO, che disponeva in un elenco preciso tutte le azioni lecite per l'infermiere professionale. Tutto ciò che non viera elencato risultava di competenza medica. Nel 1978 con la legge 883, nasce il SISTEMA SANITARIO NAZIONALE SSN che si fonda sui principi di: UNIVERSALITÀ (prestazioni sanitarie a tutti, senza distinzioni sociali e di reddito); UGUAGLIANZA (a parità di bisogno, tutti hanno diritto alle medesime prestazioni); GLOBALITÀ (non si prende in considerazione la malattia, ma la persona). INNOVAZIONI TECNICHE: priorità alla prevenzione (lemutue assicuravano solo l'assistenza ai malati e non la tutela della salute); potenziamento dei servizi sanitari di primo livello con la creazione del Distretto sanitario di base. INNOVAZIONI POLITICHE: decentramento dei